martedì 29 maggio 2018

TRINITA'


Antonello da Messina, Visita dei tre angeli ad Abramo, 1460-65 circa  - Reggio Calabria, Museo Civico Molte sono le opere d'arte che si concentrano sulla descrizione del passo della Genesi (18,1-3), al quale è stato dato un significato trinitario. [ecco il passo: “L'Eterno apparve ad Abrahamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda durante il caldo del giorno. Abrahamo  alzò gli occhi ed ecco, tre uomini stavano in piedi accanto a lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse: Signor mio, se ho trovato grazia davanti a te, ti prego non passare senza fermarti dal tuo servo!”]. Questa tavola non è integra, infatti della figura di Abramo è rimasta solo la macchiolina rossa del cappello abbandonato a terra insieme al bastone. L’insieme trasporta in un’atmosfera surreale.
Ma sarebbe bene capire l’alta spiritualità trasfuse da Antonello nelle sue opere. Esse sanno condurre in un mondo non detto, ma sottinteso, vivo e palpitante; permettono l’approccio ad una raffigurazione insolita della realtà, in cui la dimensione dello spazio si dilata e la narrazione prende respiro.


1) LETTURE LITURGICHE
Dt4,32-34.39-40
Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? Chi ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».
Sal32
Retta è la parola del Signore / e fedele ogni sua opera. /  Egli ama la giustizia e il diritto; / dell'amore del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, / dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. / Perché egli parlò e tutto fu creato, / comandò e tutto fu compiuto.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, / su chi spera nel suo amore, / per liberarlo dalla morte / e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore: / egli è nostro aiuto e nostro scudo. / Su di noi sia il tuo amore, Signore, / come da te noi speriamo.
Rm8,14-17
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Mt28,16-20
16. Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.18 Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20. insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

2) LA SOLENNITÀ E IL MISTERO
a) INTRODUZIONE
Questa solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste. Ma  il passo del vangelo che leggiamo non parla esplicitamente della Trinità. Matteo si limita a centrare il discorso (messo in bocca a Gesù) sul mandato missionario affidato ai discepoli, assieme all’impegno specifico a battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Non si parla di tre persone divine, unite in un solo Dio; piuttosto si affermano i principi essenziali su cui fondare la fede: in Dio come Padre, in Gesù come Figlio, e nello Spirito Santo come dono di Amore tra Padre e Figlio; e, per mezzo del Figlio, tra il Padre e l’umanità.
b) CRONISTORIA DELLA SOLENNITA’
Sebbene il dogma trinitario fosse stato formulato (ma non definito) nella Chiesa a partire dall'epoca del Simbolo apostolico, la Chiesa non celebrava nessuna ricorrenza in suo onore fino all'VIII secolo. La prima testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la celebrazione di una Messa privata come ausilio alla devozione personale. Nel 920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì nella sua diocesi una festa dedicata alla Trinità. Il suo successore, Richiero, mantenne tale festività, che iniziò a diffondersi soprattutto grazie all'appoggio dell'Ordine monastico. Nella seconda metà dell'XI secolo, Papa Alessandro II, pur rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa universale, per il fatto che ogni  giorno l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
Visto il riconoscimento de facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella metà del secolo XI, sancì con un decreto che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali.
c) IL MISTERO DELLA TRINITA’
Il mistero della Trinità, in quanto mistero, non può essere compreso; la ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente non possono esistere più assoluti.
Nel popolo di Dio esistono soltanto labili tracce del contenuto di questo mistero, così come è stato definito nei concili del secolo IV (Nicea e Costantinopoli). Si utilizzava, piuttosto, il testo di Genesi 1,27, dove si dice che Dio creò l’adam a sua immagine, ricorrendo ad un’analogia: siccome YHWH si definisce Io sono, cioè quale Essere assoluto, in Lui è compresa una  mente che pensa; mente che genera il pensiero. Mente, pensiero e amore sono tre entità ben distinte fra loro, ma inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire siano una cosa sola nella persona. Nella Trinità il Padre è mente che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero, il Logos, il Verbo; questi, generato eternamente dal Padre, sussiste come persona distinta, e ciò avviene per opera dello Spirito Santo.
Nell’Angelus del 2009 papa Ratzinger volle dare una spiegazione a questa solennità: Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando, sia il macro-universo (la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie), sia il micro-universo (le cellule, gli atomi, le particelle elementari). In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il ‘nome’ della Trinità, perché tutto l’essere è in relazione, traspare l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio genoma la traccia profonda del Dio-Amore.

3) COMMENTO ANALITICO
16.  Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Per sperimentare il Cristo risuscitato bisogna andare in Galilea su to oros, il monte. Quella dell’Evangelista non vuole essere un’indicazione topografica ma teologica; cioè non viene indicato un luogo, ma una realtà. Il monte, luogo della terra più vicino al cielo, nelle culture antiche, da sempre è stato ritenuto dimora della divinità. Salire sul monte significa poter aver accesso alla divinità o avere la condizione divina (negli apocrifi il monte della Galilea viene chiamato Luogo di Maturità e di Gioia). L’uso dell’articolo determinativo il, in Matteo era apparso al capitolo 5, quando Gesù proclamò le beatitudini. L’evangelista vuol dire che situarsi in Galilea su il monte significa situarsi nel cuore del messaggio di Gesù, le beatitudini, che invitano a orientare la propria esistenza al bene dell’altro.
17. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gli Undici videro Gesù. Il verbo non indica il semplice il vedere dal punto di vista fisico, ma l’avere una profonda percezione della realtà. Tale percezione fa comprendere agli Undici che, pur trovandosi di fronte al Gesù da essi conosciuto, in lui si manifesta la pienezza della condizione divina. I discepoli si prostrano, in un segno di adorazione riservato alla divinità, lo stesso compiuto a Betlemme dai Magi (Mt 2,11) e richiesto a Gesù dal satana nel deserto: Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai (Mt 4,9). (La seduzione del tentatore consisteva nel proporre a Gesù la condizione divina attraverso l’uso del potere; invece Gesù ha raggiunto la pienezza della condizione divina attraverso un servizio totale, che è giunto fino al dono di se stesso.
Però stranamente, scrive l’evangelista, essi dubitarono. Ma di che cosa dubitano? Dubitano di se stessi; non sanno se saranno anch’essi capaci di affrontare la persecuzione, la sofferenza e il martirio per arrivare alla condizione divina.
19. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
L’unico imperativo che appare nel brano è: fate discepoli tutti i popoli. Con la stessa autorità, potere, del Padre, Gesù invia i discepoli a tutta l’umanità: il regno di Dio si estende a tutti i popoli!
All’inizio della sua missione Gesù era stato indicato da Giovanni Battista come colui che battezzerà in Spirito Santo (Mt 3,11). Il verbo battezzare significa immergere. La missione di Gesù è stata quella di immergere ogni persona nella forza vitale di Dio, con l’uso simbolico dell’acqua, comunicandole la stessa energia di Vita del Padre.
20. insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Matteo aveva iniziato il suo Vangelo con l’espressione che Gesù è ‘il Dio con noi’ e ora termina con questa stessa espressione: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Dispiace vedere ritornare nella nuova traduzione della CEI il termine inesatto fine del mondo. Ma non si tratta di fine del mondo come si intende comunemente. Era migliore la vecchia traduzione, nella quale si parlava di fine dell’epoca, fine del tempo (come dice la Bibbia di Gerusalemme). Non si tratta di una scadenza, ma di una qualità di presenza; non c’è nessuna fine del mondo, Gesù non mette paura. Gesù assicura che, se si va tra la gente a predicare comunicando amore, Lui sarà sempre presente nella sua comunità e nel cuore dei singoli.

4) PERSONALE


Mio Dio, mio tutto!

Solo Tu-Tutto potevi ideare una realtà fuori di Te che non fosse Te, che fosse simile e diversa da Te,
 non più Una ma molteplice, fatta di diversità.

Eppure io che sono fuori di Te, Ti assomiglio e sono Una come Te e molteplice nel creato; e sono io che
         concorro alla mia creazione, sicché Tu, nel crearmi,
 hai bisogno che io mi crei.

E ogni entità del creato si aggiunge a Te, restando se stessa, pur non sapendo né pregare né amare Te.
 Io non posso fare a meno né di Te, né del creato,
gioisco con Te, gemo col creato.

e anche Tu gioisci con me e gemi col creato. Né Tu potresti essere Dio senza di me e senza tutto il creato.
Siamo entrambi illimitati nel desiderio, e di fatto ci limitiamo l’Uno con l’altro:
Tu sei l’Oltre, io il limite

O Dio bisognoso del mio bisogno, mio Tutto che ami la mia parzialità come io amo la Tua Totalità,
Stringimi a Te. Non voglio staccarmi da te neanche per un minuto.
Il resto non m’interessa
…………….

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