venerdì 24 aprile 2015

IV DOMENICA di PASQUA - Il Buon Pastore


IV Domenica di Pasqua - Anno B

 I testi

At 4,8-12
In quei giorni, Pietro, pieno di Spirito Santo, disse: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
Sal 117
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.
      Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
      perché sei stato la mia salvezza.
      La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo;
      ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.

1Gv 3.1-2
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Gv 10,11-18
11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12 Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13 perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17 Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".

 Sguardo d’insieme sui testi

La prima lettura, tratta dagli Atti degli apostoli, presenta Pietro il quale, dopo una sintetica proclamazione dell’annunzio cristiano, afferma che Gesù è la pietra scartata, diventata testata d'angolo, con chiara allusione al salmo 117. L’apostolo vuole preparare la strada all’evangelizzazione dei gentili, nella convinzione che anche per loro la salvezza non può avvenire se non in base alla logica del vangelo. (Non sembra però che Pietro pensasse ad una conversione di tutta l’umanità al movimento giudeo-cristiano: il suo è un un invito ad aderire a Cristo come persona e non a una comunità religiosa specifica).
Il salmo 117, probabilmente scritto al tempo di Giuda Maccabeo, nel 165 a.C., dopo la vittoria su Nicanore e la purificazione del tempio di Gerusalemme, ha una struttura di tipo cultico. Inizia con l'invito a tutto il popolo a celebrare l'eterna misericordia di Dio e si conclude ripetendo lo stesso invito. E’ rimasto fondamentale nella riflessione evangelica, che leggiamo nel testo della pericope  del testo odierno di Giovanni, il simbolo della pietra, o rupe, che indica il sicuro sostegno che JHWH offre a chi si affida totalmente a Lui. Ciò è meraviglia da celebrare in ringraziamento, perché eterna è la sua misericordia.
La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di Giovanni, evoca il grande amore che Dio ha avuto per ciascuno di noi, tanto che possiamo chiamarci ed essere figli di Dio. Infatti l’esperienza di Dio che ha accompagnato Gesù in tutta la sua vita, è ora partecipata ai suoi.

Analisi del vangelo

11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
L’Io sono viene ripetuto in questo brano per ben tre volte (il numero tre significava, secondo la simbologia ebraica, ciò che è completo).
La frase richiama l’Io sono di Esodo, in cui YHWH rivela a Mosè la sua identità. Giovanni probabilmente vuole educare la comunità a riconoscere in Gesù colui che la comunica (l’identità)  ulteriormente, rispecchiando nella sua vita il volto amorevole di Dio. (La frase si trova anche nella letteratura di altre religioni per descrivere l'Essere supremo).
I profeti Isaia, Ezechiele, Geremia avevano attribuito il titolo di Pastore a Dio che si prende cura del suo popolo. Giovanni aggiunge un elemento: Egli (alla lettera pone) la propria vita, cioè la mette a repentaglio con un gesto di amore incondizionato.
12 Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13 perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Pare che l’evangelista non voglia entrare in polemica con il mondo ebraico, dal quale la comunità cristiana si è ormai distaccata; per questo si limita a rivolgere un monito ai suoi affinché non ripetano gli stessi errori del passato, e mette la figura del mercenario a confronto con quella del pastore, anziché a quella di un cattivo pastore, in modo da mettere in rilievo soltanto l’altruismo del vero Pastore.
14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,
Il verbo greco ginòsko indica una conoscenza sostanziata di amore, che coinvolge tutta l’esistenza. Come tale Giovanni la propone alla comunità con lo sguardo rivolto alle successive comunità (è da tener sempre presente l’intento pedagogico e catechetico del suo vangelo).
15 così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
Mentre per il Profeta Ezechiele il pastore si prendeva cura del suo gregge, Gesù si riferisce alla sua intima relazione col Padre, al fine di comunicarla ai suoi seguaci.
16 E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per un errore di traduzione, quasi sicuramente di Girolamo, si confuse il termine recinto con quello di gregge; infatti la traduzione latina era: et fiet unum ovile et unus pastor (e saranno un solo ovile e un solo pastore). Di conseguenza per secoli, fino al Concilio Vaticano II, la Chiesa si auto-considerava l’unico ovile nel quale trovare la salvezza; da qui lo slogan ‘fuori dalla Chiesa non c’è salvezza’. Certamente Giovanni pensa alle pecore che non sono del recinto ebraico. Ma fin dal Prologo egli non propone una chiesa tesa a conquistare tutti i popoli al cristianesimo; la sua è una visione universalistica in riferimento al disegno divino nei riguardi dell’umanità creata a Sua immagine e somiglianza (senza vie obbligate).
17 Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".
Qui si aggiunge un nuovo elemento: il rapporto tra Gesù e il Padre è legato al dono di sé che è pure il suo comando: Ho il potere. Gesù, mentre dona, riprende la vita donata; la sua morte è risurrezione, ingresso alla Vita. In queste righe, che riflettono la fede pasquale della Chiesa delle origini, brilla la piena signoria di Dio sulla morte, in Gesù come sarà in noi.
Una strana nota personale
Nella mia prima età mi ero fatta, come tanti, un’immagine incantata e alquanto dolciastra di un Gesù Buon Pastore, quale vedevo riprodotta in statuette e in ‘immaginette’.
A farmela smantellare è intervenuta, non una visione illuministica, bensì un banale accaduto.
Mi trovavo in montagna quando mi capitò di assistere alla transumanza. Ne ero interessata e… ne trassi una benefica delusione: vidi pastori rozzi e violenti nei riguardi delle pecore disubbidienti: le redarguivano con parolacce e non lesinavano nell’uso del bastone.
Però il fatto (certamente non quello solo) mi ha spinto a ripensare l’immagine del Buon Pastore sotto un altro profilo: quello della misericordia di Dio che ho pian piano vista risplendere in innumerevoli volti.
I volti degli oppressi bisognosi di aiuto e dei  loro soccorritori. Di un tale che mi sollevò da terra in una mia brutta caduta, di una mamma che mi parlava della sua fiducia in Dio pur avendo persa l’unica figlia, del giovane –episodio recentissimo- vestito in arancione, inginocchiato e in procinto di essere decapitato dai senza-volto dell’Isis, di qualcuno dei tanti assassini stravolti e devastati dal male, etc.
Quanti altri volti ho visto contrassegnati da tratti sconvolgenti!
Però, man mano che invecchio, ho sempre più compassione per i cattivi che non sanno vedere il dolore degli altri, che per le vittime innocenti; insomma i buonisti mi appaiono peggiori dei cattivi.
Avrò perso la bussola che tutti utilizzano, e me ne sto costruendo un’altra? Qualcuno mi aiuti a capire! Sono pronta ad affrontare il dialogo più feroce!

venerdì 17 aprile 2015

III DOMENICA di PASQUA - anno B

I testi

At 3, 13-15. 17-19
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
Salmo 4
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
      Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
      il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
      In pace mi corico e subito mi addormento,
      perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.
1 Gv 2, 1-5
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto
Lc 24, 35-48
35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!. 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?. 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44 Poi disse: Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. 45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46 e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni.
Premesse doverose
- Nei testi proposti dalla liturgia, e in particolare nella pericope del vangelo di Luca, le Scritture vengono evocate per avvalorare l’insegnamento fatto Gesù in persona al fine di affidare ai suoi discepoli il compito di testimoni. Ma i lettori consapevoli e comunicatori della Parola hanno il dovere di tener presente un dato incontrovertibile: le Scritture non parlavano esplicitamente della morte e della risurrezione del Messia, bensì del rinnovamento finale del popolo di Dio.
Per una interpretazione corretta bisogna sapere che al tempo di Gesù  si era sviluppata un’idea: alla fine dei tempi sarebbe avvenuta la risurrezione dei morti affinché i ‘giusti’, cioè gli eletti [non in quanto preferiti, ma perché avevano corrisposto al disegno di salvezza divina] potessero partecipare alla meritata felicità del godimento della Vita senza fine.
Nella elaborazione successiva, maturata in seno alle comunità proto-cristiane si era arrivati a concludere che a) Gesù è l’Unico Realizzatore del disegno di salvezza del Creatore per l’umanità, sicché la risurrezione diventa lo spartiacque tra Attesa e Compimento; b) i discepoli debbono farsi promotori di una società alternativa a quella ‘mondana’, annunziando il perdono dei peccati e la conversione, non solo ad Israele, ma a tutte le genti.
- Luca svilupperà tale tema nella successiva opera, gli Atti degli Apostoli, nella quale mostrerà la continuità tra le prime comunità, sorte in mondo greco e senza la pratica della Torah, e l’antico Israele rappresentato dalla comunità di Gerusalemme.
- Lo stesso evangelista nella liturgia odierna racconta un’apparizione collegata all’episodio dei discepoli di Emmaus, che ad occhio nudo presenta delle incongruenze: Gesù compierebbe un gesto che non ha più il significato della convivialità, fatta di condivisione, dello spezzare il pane, ma che rappresenterebbe una prova oggettiva della realtà fisica della sua presenza. Ebbene, questa ’insistenza’ sulla corporeità del Risorto si può comprendere soltanto nel contesto di un dibattito sviluppatosi verso la fine del I secolo [vedi commento al v.37].
Sguardo d’insieme sui testi
Prima lettura - In un importante discorso missionario Luca presenta Pietro che attribuisce a Gesù,  come sua caratteristica specifica, l’appellativo di servo, anche se la cristologia del Servo di JHWH (di cui parla in modo specifico Isaia) è presente in tutto il Nuovo Testamento. Tale titolo è accostato a quello tradizionale di Cristo e ad altri due non usati altrove: il Santo e il Giusto. Sullo sfondo c’è anche l’applicazione a Gesù dell’attesa riguardante il profeta degli ultimi tempi. In tal modo Pietro fa convergere sulla persona di Gesù tre attese fondamentali del giudaismo: il Servo di JHWH, il Messia e il Profeta.
Sal 4 – Il messaggio centrale di questo salmo contiene un vigoroso appello alla fiducia in Dio, la quale può vincere ogni tentazione di sbandamento. Esiste, infatti, il pericolo di restare avvinghiati dal nulla e dalle illusioni, due termini che nell’AT richiamano il vuoto e la morte insiti negli idoli. Ma il Signore aiuta chi lo implora e farà risplendere la luce del suo volto. La lirica si chiude con un quadretto dal sapore autobiografico del raggiungimento di una grande pace.  
1Gv 2,1-5Nell’affettuosa lettera pastorale, Giovanni ammonisce la sua comunità, richiamandola, attraverso parole poste in bocca a Gesù, a vigilare onde evitare il rischio dell’assurdo ottimismo, proprio di chi confida in un tipo di sapienza intellettuale. Nell’ottica cristiana l’atto del conoscere Dio (che si rivela nel Cristo) è un osservare, cioè un aderire a Lui, riproducendone nella propria vita i comportamenti concreti di amore.
Vangelo – La pericope di Luca ha un legame particolare con quella di Giovanni letta nella domenica precedente. In essa si ripropone, sia la verità della resurrezione di Gesù secondo le Scritture, sia la prospettiva della missione affidata ai discepoli.
Analisi essenziale di Luca, vv. 35-48
35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
I discepoli si dicono l'un l'altro di aver incontrato Gesù risorto, o meglio di averlo riconosciuto nello spezzare il pane, gesto che richiama la celebrazione dell’Ultima Cena, che le prime comunità rivivevano nelle riunioni  domenicali.
36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!.
Il saluto che Gesù rivolge ai discepoli -Pace a voi!- è il primo dei numerosi rimandi al testo a Giovanni. Non si tratta dell'abituale augurio ebraico shalom, ma dall'insieme dei beni messianici annunciati dai profeti.
37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
I presenti credono di vedere un fantasma, in greco pneuma, ossia quello che si riteneva rimanesse della persona dopo la morte. Possiamo intravedere qui una caratteristica della comunità a cui si rivolge l'evangelista e i primi indizi dell'eresia dei doceti, secondo la quale Gesù era uomo solo in apparenza.
38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho.
Il turbamento dei discepoli, comprensibile per la grandezza dell'evento di cui sono spettatori è indice della difficoltà a riconoscere Gesù (tratto tipico di tutti i racconti delle apparizioni). Da qui la rassicurazione posta in bocca a Gesù: sono proprio io!
40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Questo versetto è omesso dal codice di Beza, un testo donato da Teodoro di Beza (teologo francese successore di Calvino) alla Università di Cambridge nel 1581, ma attestato dagli altri codici antichi, che ha un riferimento importante al quarto vangelo.
L’insistenza sulla realtà del corpo di Gesù ha, in Luca, un chiaro scopo apologetico, ma non esclude un qualche riferimento storico, attestato anche negli Atti.
41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?.
Per rassicurarli ulteriormente, Gesù chiede loro qualcosa da mangiare per dare una conferma della realtà della sua resurrezione.
42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Il chiaro intento apologetico e l'interesse a mostrare la realtà della vita nuova del Cristo spinge l'evangelista sino al punto di mostrare Gesù risorto intento a mangiare ciò che i discepoli gli offrono. La scelta del pesce, a cui alcuni codici aggiungono un favo di miele, ha un riferimento allegorico a Gesù stesso e ai sacramenti dell'eucarestia e del battesimo.
44 Poi disse: Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
Dopo il momento del riconoscimento il brano passa a quello della missione, introdotto da un riferimento al compimento delle Scritture. Il versetto rimanda alle parole, logia, o detti di Gesù che presto si diffusero nella comunità primitiva, in cui Egli conferma e attesta la necessità di adempiere le antiche profezie: da qui l’insistenza sul verbo dei, bisogna. Il riferimento esplicito ai salmi potrebbe essere un rimando ai numerosi testi che nel salterio sono considerati messianici.
45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture
Gesù, come già con i due in cammino verso Emmaus, fa scorrere i testi delle Scritture per leggervi la sua vicenda come il compimento delle stesse e in cui la Pasqua di Cristo acquista il suo vero senso.
46 e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Questi due versetti riassumono l'annuncio della prima comunità cristiana, il kerigma, spesso ripetuto nel testo degli Atti: predicazione della vicenda di Cristo, conversione e perdono dei peccati. La sottolineatura, cominciando da Gerusalemme è tipica di Luca. Per lui la città santa non è solo un luogo geografico ma acquista un valore teologico.
48 Di questo voi siete testimoni.
In questo ordine finale è racchiusa la missione delle comunità cristiane: essere testimoni della risurrezione, in modo che sia manifestato l'amore di Dio, consistente nell’accogliere e perdonare
Riflessioni
- Un padre del deserto commenta così l’odierna pagina evangelica: Credere alla parola del Signore è molto più difficile che credere ai miracoli. Ciò che si vede solo con gli occhi del corpo, abbaglia; ciò che si vede con gli occhi della mente che crede, illumina.
- Invito a rileggere due passaggi:
a) «Chi ci farà vedere il bene, / se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?» - un versetto da non commentare per non sminuirne la pregnanza.
b) … saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. -Questa visione di una chiesa universalistica è da purificare attraverso la frase di Giovanni XXIII: non è l’umanità che si deve convertire al cristianesimo, ma è il cristianesimo che dovrà convertire all’umanità - e certamente il papa parla di un’umanità che non abbia smarrito tra mille idoli ciò che di divino c’è nell’umano.

venerdì 10 aprile 2015

II Domenica di Pasqua - anno B


I testi
At 4,32-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Sal 117
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
      La destra del Signore si è innalzata,
      la destra del Signore ha fatto prodezze.
      Non morirò, ma resterò in vita
      e annuncerò le opere del Signore.
      Il Signore mi ha castigato duramente,
      ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
1Gv 5,1-6
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
Gv 20,19-3119 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!. 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. 22 Detto questo soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati. 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa, e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: Pace a voi!. 27 Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!. 28 Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29 Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!. 30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo abbiate la vita nel suo nome.
Sguardo d’insieme sui testi
In questa domenica, che la chiesa dedica alla Divina Misericordia, il tema dominante della liturgia è il perdono cristiano.
La prima lettura, dagli Atti degli apostoli, opera attribuita a Luca, presenta così la prima comunità cristiana: la moltitudine... aveva un cuore solo e un'anima sola... e ogni cosa era fra loro comune. Lo stesso Luca non tarderà ad annotare che anche tra i cristiani esistono mediocrità, contrasti e tensioni. Qui dà un'immagine idealizzata  e teologica ai fini di spronare la comunità ad appianare i dissensi ed a realizzare la concordia.
Il salmo 117 è messianico, nel senso che profeticamente riguarda il Cristo. Inizia con l'invito a celebrare l'amore eterno di Dio. Tale invito è rivolto a tutto Israele, ai leviti e ai sacerdoti (Dica la casa di Aronne) e a tutti quelli che temono il Signore. Il solista, storicamente Giuda Maccabeo, ricorda che Dio lo ha aiutato nello sfidare i suoi nemici, fino al punto che la pietra scartata dai costruttori, cioè lui stesso e i suoi che prima si erano fatti conquistare dai costumi ellenistici, ora potevano considerarsi pietra d’angolo per Israele (espressione che evoca il ripristino, da loro promosso, del culto nel tempio).
La seconda lettura (dalla prima lettera di Giovanni, probabilmente lo stesso autore del quarto vangelo), esprime, attraverso la frase -chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio-, lo stesso pensiero espresso nel Vangelo: vincolo di unione è la fede nel Cristo, in quanto venuto a conferire ai credenti il suo stesso germe di vita divina.
Il vangelo propone il secondo racconto della resurrezione. La scena descritta si può chiamare la pentecoste di Giovanni (la cosa che incuriosisce è che l’evangelista la ponga nella sera stessa di Pasqua; infatti per lui tutto avviene nel giro di poche ore, mentre Luca la colloca cinquanta giorni dopo la risurrezione). Gesù compie un’azione simbolica: dona lo Spirito, cioè la forza interiore che il Padre gli ha comunicato e che deve trovare espressione nella realizzazione del perdono.
Analisi del Vangelo
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!
La scena si svolge a Gerusalemme, in un luogo non precisato; l'evangelista si limita a sottolineare che i discepoli erano riuniti in un solo luogo e ad affermare il carattere ecclesiale dell'apparizione. In altri passi del suo vangelo Giovanni aveva fatto la distinzione tra discepoli e apostoli e quindi avrebbe potuto farlo anche qui. Se non lo fa, è proprio in vista di evidenziare l’importanza della comunità nel rielaborare l’esperienza del proprio percorso di fede.
I discepoli avevano chiuso le porte per timore dei Giudei: la loro era una situazione di angoscia, che cambia radicalmente con l'arrivo di Gesù. Giovanni, trascurando di affermare che Gesù avesse attraversato le porte chiuse, intende dire che Egli è capace di rendersi presente ai suoi discepoli in ogni circostanza.
L’indicazione stette in mezzo è ricca di significato teologico. Il verbo stare, histemi, evoca la posizione eretta, il trionfo sullo stato del giacere che è invece evocato dalla morte. Qui evidenzia il porsi di Gesù al centro della comunità cristiana.
Il saluto Pace a voi! non è il semplice augurio giudaico, shalom; è il dono effettivo della pace promessa (lo stesso Giovanni aveva posto in bocca a Gesù la frase: E' la pace, la mia, che io vi do; non ve la do alla maniera del mondo).
20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Questo versetto costituisce la fase del riconoscimento: Gesù si mostra come Colui che è stato crocifisso (nel racconto di Luca Gesù mostra le mani e i piedi, rispondendo così al turbamento dei discepoli che si immaginavano di vedere un fantasma).
21 Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi.
E' la prima volta nel vangelo di Giovanni che Gesù invia esplicitamente i suoi discepoli.
Il come, in greco kathos, non pone un semplice confronto tra due atti di invio, ma mostra la forte continuità di un'unica missione, ricevuta dal Padre
Manca la precisazione "nel mondo", ma è sottintesa con il verbo apostello, che esprime l'invio. Usata al tempo perfetto -ha mandato- dà la connotazione di un mandato che ha una durata continua.
22 Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo.
Il gesto di Gesù del soffiare -il verbo greco è emphysao- riproduce il gesto primordiale della creazione dell'uomo: Gesù glorificato comunica lo Spirito che fa rinascere l'uomo, concedendogli di condividere la comunione con Dio.
23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati.
Giovanni parla del contenuto del mandato affidato ai discepoli riguardante il perdono dei peccati, dono dono della Misericordia, strettamente collegato al dono dello Spirito citato poco prima. Ed appare chiaro che si tratta di un incarico il quale non riguarda soltanto quelli della comunità, ma coloro che vogliono prolungare ciò che Gesù ha compiuto, sintonizzandosi con il suo modo di essere e di agire.
La formulazione in positivo e in negativo proviene dallo stile semitico che esprime attraverso una coppia di contrari –rimettere e trattenere- la totalità del potere misericordioso trasmesso dal Risorto ai discepoli.
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù.
La notizia della mancanza di Tommaso introduce la seconda parte del brano, che nella figura del discepolo Tommaso accentra il dubbio annotato anche dagli altri evangelisti nelle apparizioni del Risorto. Egli è anche simbolo di tutti i discepoli che non hanno visto direttamente il Signore risorto e che debbono fondare la propria fede sulla testimonianza degli apostoli.
25 Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".
Tommaso non è solo colui che dubita; è il discepolo che non ammette la testimonianza della comunità rimanendo nella propria convinzione, ma che poi, davanti all'evidenza, cede con lealtà.
La costruzione della frase detta da Tommaso è uguale a quella affermata da Gesù in tono di rimprovero in Gv 4,48: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete".
E' interessante che nella sua richiesta Tommaso faccia di nuovo riferimento ai segni della morte in croce di Gesù (piaghe alle mani e al costato).
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa, e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: Pace a voi!.
La scena è identica a quella del v.19: Gesù viene nuovamente a porte chiuse e di nuovo formula il suo saluto di pace.
La frase Otto giorni dopo, cioè la domenica seguente, sottintende che la comunità primitiva celebrava le assemblee eucaristiche ogni domenica.
27 Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!.
L'affermazione di Gesù gioca sulla contrapposizione incredulo-credente. Gesù accorda al discepolo la libertà di compiere il gesto richiesto, ma soprattutto lo invita ad agire da vero credente. In modo sotteso sembra voler dire a Tommaso che per credere è sufficiente la testimonianza e l'annuncio dei testimoni.
28 Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".
L’espressione di Tommaso è una conferma dell'alleanza di cui Gesù precedentemente ha proclamato la realizzazione.
In Giovanni la fede è confessare Gesù Cristo, in contrapposizione all'incredulità (vedi gli episodi degli ultimi tre vangeli del percorso quaresimale dove davanti di fronte a Gesù e ai suoi segni si formano due gruppi: chi crede in lui e chi lo rifiuta).
29 Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
L'evangelista ancora una volta mostra il legame tra vedere e credere che attraversa tutto il suo vangelo. Qui vuole raccomandare alla sua comunità di non rimpiangere il fatto di non aver vissuto al tempo di Gesù: bisogna superare la pretesa di vedere sensibilmente.
30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo abbiate la vita nel suo nome.
Questi due versetti sono la conclusione del vangelo di Giovanni, in cui egli non fa una dichiarazione di limitatezza e quindi di umiltà, ma afferma di avere ritenuto giusto riportare solo alcuni episodi della sua esperienza con l’unico fine di farsi tramite tra coloro che hanno visto e coloro che crederanno senza aver visto. Il perché crediate è rivolto alla comunità che si estenderà a tutti i lettori del suo vangelo.
Una riflessione
 La fede nella resurrezione non è un dato scientificamente dimostrato. D’altra parte accettare un sapere scientifico non costituisce in nessun modo un merito, mentre credere in qualcosa che non è comprensibile con la sola ragione, in quanto superiore ad essa, è in ultima analisi un atto di libertà. Altra cosa è l’irrazionalità, la quale è frutto di un cedimento istintivo.
Come fare un atto di libertà senza la preghiera? E’ questa che fa scoprire l’unico prezzo per ricevere tale dono, il PERDONO: nei riguardi delle nostre stesse debolezze (il senso di colpa è invece improduttivo, capace solo di tormentare) e, di conseguenza nei riguardi di chiunque…. E dal perdono scaturisce la PACE.

venerdì 3 aprile 2015

DOMENICA di PASQUA - messa del giorno


DOMENICA di PASQUA - RISURREZIONE del SIGNORE - Messa del giorno

I testi

At 10,34a.37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Sal 117
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
        La destra del Signore si è innalzata,
        la destra del Signore ha fatto prodezze.
        Non morirò, ma resterò in vita
        e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Col 3,1-4
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria
Gv 20,1-9
1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3 Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
Il cuore della liturgia odierna
Al cuore delle letture del giorno di Pasqua vi è l’annuncio e l’esperienza della resurrezione.
Vangelo - La scoperta della tomba vuota conduce Maria di Magdala a darne la notizia a Pietro e al discepolo amato: quest’ultimo, Giovanni, entrato nel sepolcro, vide e credette: è l’inizio della fede pasquale. Da quel primo giorno della settimana la resurrezione di Gesù diviene la parola per eccellenza che la chiesa è chiamata ad annunciare e a testimoniare:
I Lettura – E’ quello che fa Pietro nel suo discorso riportato dagli Atti.
II Lettura - La resurrezione di Gesù coinvolge il credente facendo del battezzato un uomo partecipe del mistero pasquale e la cui vita è ormai nascosta con Cristo in Dio.
Il salmo - Scritto probabilmente al tempo di Giuda Maccabeo dopo la vittoria su Nicanore e la purificazione del tempio di Gerusalemme, l’autore, riconoscente al Signore, si considera uno scartato in quanto è uno dei tanti di Israele che si erano fatti conquistare dai costumi ellenistici, ma che sono diventati pietra d'angolo”, per Israele. E’ da ricordare che questa riflessione è ripresa nell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme ed è diventata il famoso Osanna, caro anche alla tradizione cristiana.
 
Analisi del vangelo
 
1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Diversamente da quanto riferiscono i sinottici, Giovanni in questo versetto fa comparire Maria Maddalena da sola (mentre al v.2 usa il plurale).
L’espressione primo giorno è l’ottavo (la nostra domenica), che richiama il racconto della creazione, raccontato in Genesi 1,5: …E fu sera e fu mattina: primo giorno. infatti l’evangelista presenta la resurrezione di Gesù come azione creatrice di Dio con la quale inizia la nuova e definitiva creazione.
Maria si recò al sepolcro, in quanto, ancora condizionata dall’idea della morte come fine di tutto, cerca Gesù nel sepolcro. Lì vide: il verbo greco, espresso con blépo, indica il vedere fisico; infatti da questa percezione deriva alla donna una conclusione puramente umana: il cadavere non c'è più. Evidentemente Maria non pensa ancora a una possibile risurrezione di Gesù.
2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3 Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro.
L’altro discepolo, Giovanni, era stato presente alla sepoltura e vive gli stessi sentimenti di Maria.
4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Questo versetto è testualmente incerto: l’autore non vuole affermare un contrasto tra lui e Pietro; sembra invece che riconosca a Pietro, facendolo entrare per primo nel sepolcro, un primato nella guida dei discepoli.
5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là,
Questa volta il vide è la traduzione del verbo greco theoréin, che dice più del semplice vedere fisico; implica uno sguardo attento, interrogante. Infatti dal passo parallelo di Luca veniamo a sapere che Pietro era pieno di stupore per l'accaduto.
I teli (cioè le strisce di tela che avvolgevano il lenzuolo funerario o sindone), se prima erano rialzati perché all'interno c'era il corpo, ora sono posati, cioè non manomessi: è la prima traccia della Resurrezione poiché era impossibile che il corpo di Gesù fosse uscito dalle fasce semplicemente rianimato, o che fosse stato asportato, sia da amici che da nemici, senza svolgere quelle fasce o senza manometterle in qualche maniera.
7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria "crux" interpretativa: il sudario continuava ad essere avvolto, cioè arrotolato, conservando la sua forma ovale, come se si ostinasse a circondare ancora il volto del Signore. Se il cadavere fosse stato rubato, il fazzoletto si sarebbe dovuto trovare in altre condizioni, invece di continuare ad essere arrotolato, così come lo avevano lasciato la sera in cui seppellirono Gesù.
8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Questa volta il verbo greco tradotto con vide è éiden, il perfetto di horào, che significa guardare, percepire, prendere conoscenza (nel linguaggio biblico del NT il verbo indica anche la visione spirituale). Siamo cioè a un terzo gradino di profondità rispetto agli altri due verbi esaminati.
Il fatto che si parli solo della fede dell’altro discepolo non esclude che anche Pietro abbia creduto. Essi sono dunque i primi che hanno creduto perché hanno visto, se non proprio la persona del Risorto, almeno i segni della sua risurrezione.
9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
L’accenno alla Scrittura, che i discepoli non avevano ancora compreso, sottintende che essa, anche da sola, sarebbe bastata per portarli alla fede: forse l’evangelista, senza voler biasimare i due, sta già preparando l’affermazione di Gesù secondo cui sono beati quelli che pur non avendo visto crederanno.
 
Riflessioni
 
- La morte non ha l’ultima parola nel destino degli esseri umani, ma la speranza in un’altra vita al di là della morte può trasformarsi in una minaccia per questa vita. Tutti quelli che, lungo la storia delle religioni, sono morti uccidendo, sono arrivati ad essere assassini perché la speranza nell’altra vita ha fornito loro argomenti per uccidere ed uccidersi: i terroristi suicidi si sono immolati in tanti massacri perché convinti che, facendo questo, entravano nel paradiso dei risorti. Senza arrivare a questi eccessi di disumanizzazione, la speranza danneggia la vita terrena: ci sono persone che, per essere fedeli alle loro convinzioni di eternità, sottovalutano o persino disprezzano coloro che non la pensano come loro, coloro che hanno altre convinzioni religiose o non si adeguano alle esigenze di un determinato credo. Bisogna amare e rispettare gli esseri umani non perché in questo modo si conseguono premi eterni, ma perché gli esseri umani meritano rispetto etsi Deus non daretur, come se Dio non esistesse.
- La risurrezione di Gesù non è un privilegio concesso a qualche personaggio duemila anni fa, ma una possibilità per tutti i credenti. Non si crede che Gesù è risorto perché c'è un sepolcro vuoto, ma soltanto se lo si incontra vivo e vivificante nella propria vita.
- Cosa è per me la Pasqua? E’ canto alla Vita che trionfa sulla vita fisica. Ci vuole tutto il vissuto nell’arco dell’esistenza per rendersi conto della vanità di ogni cosa per la natura stessa di ciò che nasce – cresce – decresce - muore. Ma non è forse questa la via che conduce oltre il tempo?
Aiutami, o Dio, ad entrare in quest’ottica attraverso la semplice riflessione su tutto ciò che si agita ogni giorno in quest’angolo di terra che osiamo chiamare mondo. Fammi sorridere delle ingenuità nel ritenere che tutto si aggiusterà o si guasterà per colpa di questo o di quello. Strappa pian piano la benda che nasconde la Verità. Fa’ entrare poco alla volta quel tanto di Luce che sgomberi una ad una le illusioni di cui ancora mi pasco. E dammi la gioia di optare per la Vita che non finisce.