sabato 29 dicembre 2012

commenti evangelici


Da natale all’epifania
PREMESSA
Che la Bibbia non sia un aerolito piombato dal cielo della trascendenza, ma sia piuttosto un seme deposto nel terreno della storia è ormai un dato storico-critico e teologico rigettato solo dal fondamentalismo. Come diceva suggestivamente S. Weil, "i beni più preziosi non devono essere cercati, ma attesi come dono". D'altro lato, gli autori ispirati del Nuovo Testamento, che hanno di fronte ai loro occhi la figura del Cristo, rileggono le parole antiche, ancora sfumate, incerte ma "aperte", attraverso la luce della realtà che essi vivono con Gesù di Nazaret. Intuiscono che sotto gli scritti e il pensiero dei profeti si muove il disegno di Dio stesso, il quale compone in un'unica trama di salvezza tutta la vicenda dell'uomo. I passi dell'Antico Testamento si allargano oltre il loro primo significato, rivelano nuove risonanze, acquistano valori inediti. I Vangeli dell'infanzia, invece, sono testi per adulti nella fede, i cui segreti storici e teologici si aprono solo a chi vuole comprendere autenticamente le Scritture. Al centro c'è un uomo e quindi una storia che è l'antipodo del mito. Un uomo reale, segnato dalle frontiere del tempo che si chiamano nascita e morte. Un uomo come tutti, contrassegnato da una sua identità spaziale, culturale, temporale e linguistica. Ma su questo uomo si proietta la luce della Pasqua e del mistero. - La prova più grande di Gesù Cristo, il Messia atteso, sono le profezie. Esse sono la preparazione della nascita di Gesù Cristo. Tra i profeti eccelle Isaia: già nel II secolo, in uno sbiadito ma suggestivo affresco nelle catacombe romane di Priscilla sulla via Salaria, Maria siede tenendo in grembo il piccolo Gesù nudo si volge con vivacità verso il profeta Isaia. In alto, una stella, verso la quale accenna il profeta, evoca l'oracolo messianico del mago Balaam, la cui storia è narrata nel libro biblico dei Numeri 24,17 "Una stella spunta da Giacobbe, uno scettro sorge da Israele". Lo scopo, infatti, era quello di far rilevare l'unità tra i due Testamenti e dimostrare come il Cristo fosse il sigillo ultimo dell'attesa e della speranza dell'Israele di Dio. Per questo motivo qualche studioso "radicale" ha immaginato che gli eventi dell'infanzia di Gesù secondo Matteo siano stati "inventati" proprio a partire dalle profezie dell'Antico Testamento così da esaltare il Cristo. – Noi non avalliamo nessuna tesi: ci limitiamo a registrare fatti e interpretazioni, tendendo ad additare la via dell’accoglienza dello Spirito illuminante e vivificante di Dio dentro l’interiorità attraverso la preghiera, con lo sguardo distaccato di chi è consapevole e serenamente com-passionevole verso la precarietà temporale nonché verso l’ineliminabile bisogno umano della verità di Dio.
ALCUNE INFLUENZE CULTURALI
a) L’ellenismo - stoicismo, platonismo, epicureismo, cultura alessandrina… - b) l’orizzonte greco-romano: attraverso l’epistolario apocrifo tra Paolo e Seneca i culti misterici, con il pasto sacro dionisiaco, incidono sul tema della koinonia cristiana; e ancora la parousia delle ‘graziose’ visite imperiali entrano  nella prospettiva cristiana dell’euanghelion e della nuova venuta finale di Cristo - c) le raccole bibliche scritturali: sono famosi i manoscritti del Mar Morto, trovati nel 1947 dallo studioso inglese J. H. Harris nella quarta delle undici grotte di Qumran, usate dalla comunità giudaica del I secolo avanti Cristo e I secolo dopo Cristo - e) l’esperienza protocristiana, folgorante, a partire dal contatto col Cristo risorto.
LE INTERPRETAZIONI
Il nucleo storico di eventi è avvolto in un velo di interpretazioni, di approfondimenti, di rielaborazioni teologiche, di simboli, di allusioni bibliche (donde le diverse catalogazioni degli esegeti: racconto omiletico cristiano, storia simbolica, storia popolare, e così via). Sono ardui e spesso vani, allora, gli sforzi di quelli che vogliono dimostrare e documentare storicamente ogni asserto. Tuttavia sono da evitare a) il privilegiare assoluto della sponda mitico-allegorica: il testo sarebbe solo un "pretesto" per illustrare tesi cristologiche o per rivestire di consistenza fantasie popolari o per rielaborare miti antichi o per suscitare emozioni spirituali e morali; b) l’uso improprio di florilegi di testi biblici di taglio messianico e la loro storicizzazione mitica; c) la melassa religiosa, sentimentale, infantilistica, che ha favorito la creazione di un certo "clima natalizio", complice il consumismo interessato; d) le suggestioni natalizie radicate nella stessa NOSTRA umanità.
NEI VANGELI
Marco, nel suo vangelo, il più antico, non ci racconta niente della nascita di Gesù. - Il riferimento scontato degli altri evangelisti sono i vangeli apocrifi, in particolare il ‘Protovangelo di Giacomo’ del III secolo nonché ad uno scritto gnostico egizio: “Io divenni piccolo perché attraverso la mia piccolezza potessi portarvi in alto donde siete caduti. – Matteo in 1,23 "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio", si riallaccia ad Isaia 7,1 "Ecco, la giovane donna concepirà e partorirà un figlio". Il vocabolo ebraico usato dal profeta non è quello preciso della verginità (betulah), ma quello generico della donna abilitata al matrimonio ('almah). Ma la menzione della "vergine" come può essere giustificata? La risposta è probabilmente nel fatto che Matteo rimanda, come spesso avviene nei Vangeli, alla celebre versione greca della Bibbia del III-II secolo avanti Cristo detta "dei Settanta". In essa la "giovane donna" di Isaia è resa col termine greco parthènos, che significa appunto "vergine". Questo non implica che il giudaismo di quel tempo attendesse un concepimento verginale del Messia, ma solo che "una donna, che ora è vergine, concepirà" un bambino provvidenziale e straordinario. A proposito dell'Emmanuele leggiamo nello stesso Isaia 11,1-2 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse [il padre di Davide], un virgulto germoglierà dalle sue radici e su di lui si poserà lo Spirito del Signore" [Continuiamo lo stesso argomento nel seguente paragrafo].
L’INCARNAZIONE E LA MADRE DI DIO
a) Giovanni rappresenta il cardine del senso dato alla venuta di Cristo sulla terra. Leggiamo in 1,14 “Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi”. Il termine 'Verbo' era già presente in 1,4 “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”, dove si afferma che il Verbo eterno e divino assume la sarx, la carne [=la caducità temporale]; la tenda col suo valore simbolico nel mondo giudaico è tradotta in greco  col verbo ‘skenoun’ che allude all’arca dell’alleanza, le cui tre consonanti radicali esprimono una presenza divina nascosta, che accompagna l’esodo, il cammino verso la libertà; il tema della vita zwh indica la qualità di vita non soggetta alla morte, in contrapposizione al greco bi,oj, indicante la vita animale - L‘espressione in 20,19 “E i discepoli gioirono al vedere il Signore” vuole essere un invito a cogliere i segni della rivelazione di Dio. Quale? E’ famosa l’iscrizione greca di Priene che usa il termine ‘evangelo’ per la nascita di Augusto. La gloria osannata dagli angeli è l’adorazione di Dio che si manifesta attraverso la ‘eudokia’, cioè il desiderio ardente del bene della sua creatura; da questo nasce lo ‘shalom’ biblico, che abbraccia prosperità, gioia, serenità, pienezza di vita come già in Es 40,34-38) - b) Matteo 8,11 “Molti verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli” vedeva raffigurati nei Magi i popoli che incontrano Cristo dopo averlo cercato, guidati dalla rivelazione naturale. La stella che li guida è rivelazione delle tracce di Dio nel creato - c) In Luca i pastori, considerati impuri dal giudaismo ufficiale di allora e quindi esclusi dalla vita religiosa pubblica, servono a tracciare l’itinerario verso la fede: la loro decisione interiore si traduce in gesti concreti di vita. Circa la successiva definizione di Maria come Madre di Dio la frase più significativa è nel v. 19 “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” [per commentare rimandiamo alla conclusione]. La gloria osannata dagli angeli è l’adorazione di Dio che si manifesta attraverso l‘eudokia’, cioè il desiderio ardente del bene della sua creatura; da questo nasce lo ‘shalom’ biblico, che abbraccia prosperità, gioia, serenità, pienezza di vita. La gloria di Dio, splendore della presenza divina, era già presente in Esodo 40,34-38, a manifestare visibilmente il suo echeggiare nella storia.
CONCLUSIONE CONCRETA
Che senso può avere per ogni essere umano, oltre i confini di una chiesa, l’incarnazione? Maria genera il Figlio di Dio, cioè la sua maternità tocca Dio stesso; in lei Dio si rivela quale centro dell’esistenza umana e cosmica; in Gesù divino ed umano si sono fusi in maniera tale che non si possono separare. Forse il concetto sostanzialista di questa fusione va superato da chi ascolta la verità dentro di sé. Affinché la divinizzazione umana, sogno camuffato in mille modi in ogni essere umano, non sia vacua esaltazione o pedissequo comodo uniformismo, possono valere anche in questo caso le parole di Paolo ai Tessalonicesi 5,21; “esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono e bello”; e quelle in 1 Corinzi; “I Greci cercano la sapienza… noi predichiamo Cristo crocifisso… stoltezza per i pagani”. Chi si può rifiutare di camminare verso la direzione dell’amore oltre ogni limite perché ci sia ancora speranza in questo mondo?

venerdì 14 dicembre 2012

III Avvento annoC


16 dicembre 2012 - III DOMENICA DI AVVENTO Anno C
Sofonia 3, 14-17, Filippesi 4, 4-7
Luca 3, 10-18
In quel tempo, 10 le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». 15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo:«Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento del suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». 18 Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
PREMESSA
Chiunque si avvicina alla lettura dei vangeli a partire dall’orizzonte mentale e spirituale tradizionale, può avanzare parecchie perplessità quando si trova di fronte ad una semplice arida analisi testuale, che può scombussolare parametri storici inveterati. Altrettanto non convincente è l’entusiasmo per studi storico-critici che si limitano a decostruire ogni elemento tradizionale, dando aggio alla foresta dei lettori superficiali di avvalersi dell’autorevolezza scientifica degli studiosi, senza sviluppare seri e fondati strumenti di discernimento personale. E’ facile cadere dall’estremo polo di un ossequio sviscerato per l’assoluto del dogma all’ossequio per un opposto assoluto. In tal modo si passa da un’ingenuità ad un’altra. Anche la pretesa liberazione da ogni inquadramento definito e circoscritto in una chiesa, non tiene conto di nuove possibili idolatrie, subdole, sdrucciolevoli, socialmente pericolose, nella pretesa di liberarsi una volta per tutte da un passato di inganni. C’è da invocare un equilibrato, assiduo, appassionato e ragionevole senso del limite, nutrito di vissuto, di preghiera, di confronto; nonché di compassione per gli errori a cui l’umano non si può sottrarre del tutto.
QUALE VERITÀ STORICA NEL TESTO DI OGGI
Lo storico Giuseppe Flavio ha lasciato scritto nelle sue Antichità Giudaiche questo ritratto di Giovanni Battista: "Era un uomo buono, e diceva ai Giudei di esercitare la virtù, così come la giustizia gli uni nei confronti degli altri e la devozione verso Dio, e poi di venire al battesimo". Basterebbe questa sintesi per commentare correttamente i vv. 10-15. Mi limito ad aggiungere che il testo (il termine textus significa tessuto, costruzione), nel sottolineare la differenza tra il profetismo di Giovanni ed il messianismo di Gesù, riproduce gli elementi di travaglio e di responsabilità dei diffusori del vangelo: i redattori mettono assieme i vari pezzi dei ricordi mescolandovi l’entusiasmo carismatico attinto all’esperienza della Pentecoste, sicché presentano in Giovanni un credente ante litteram nel messianismo singolare di Gesù che “battezzerà in Spirito Santo” v.16.
LE FOLLE, I PUBBLICANI, I SODATI vv. 10-13
Le varie scuole rabbiniche piegano la risposta di Giovanni al quesito “che cosa dobbiamo fare”, verso il senso di una perfezione da conseguire attraverso l’osservanza della Torah mediante pratiche, preghiere e digiuni. Al contrario nella comunità di Luca c’era già posto per una risposta nuova: la vera conversione si dimostra dal posto dato all’uomo bisognoso, povero, anche da parte di persone tutt’altro che praticanti, come gli esattori delle tasse. Intanto una sottile distinzione faceva breccia già tra i primi cristiani ai tempi in cui Luca scriveva: i consigli del Battista sono ben differenti da quelli di Gesù, pregni di senso dello Spirito [vedi qui di seguito].
“EGLI VI BATTEZZERA’ In SPIRITO SANTO E FUOCO” v.16
Questa domenica reca una ventata di gioia nel centro dell’avvento. Il senso di questa gioia è nella percezione cristiana che è vicino l’ingresso dello Spirito nella vita umana tramite Gesù. - Come possiamo farlo nostro oggi? – Forse, anziché guardare grettamente alla lettera dei vangeli, bisogna ricorrere alla via dei mistici di ieri e di oggi. Sono questi a rileggerli attraverso la luce del trascendente radicata nell’interno del cuore umano. Il percorso è segnato dal passaggio dalla superficialità delle apparenze alla verità che Gesù ci incoraggia a penetrare. Percorso aperto a ciascun essere umano. - Il termine Spirito risale all’espressione greca soma pneumatikòn =corpo spirituale, la quale risolve ogni antitesi tra tempo ed eterno. Nel linguaggio paolino, come in tutta la Bibbia con termini analoghi, lo Spirito è un tutt’uno col corpo, col suo limite e la sua mortalità; infatti è costitutivo della persona nella sua essenza, in sintonia ed in sincronia con la sostanza di tutto il creato. Non è detto che tale realtà sia preclusa ai non-credenti. Anzi è verso questi ultimi che i credenti sono chiamati a lanciare un ponte (e non per miope proselitismo). – Chi legge il vangelo deve risolvere l’enigma del Gesù storico alla luce di una fede quale apertura alla Verità, quale trascendenza nell’immanenza. E lo potrà soltanto alla condizione di scoprire le tracce dell’eterno nel tempo. Per commentare mi servo delle parole di un esegeta della tempra di G. Ravasi: “Per compiere il riconoscimento del Cristo risorto non basta essere stati con lui per qualche anno lungo le strade palestinesi, aver mangiato con lui, averlo ascoltato mentre parlava nelle piazze. E' necessario avere un "canale" di conoscenza e di comprensione superiore”.  “Dio non entra solo nel nostro spazio, entra nella stessa nostra carne, nel nostro limite, la morte; egli percorre tutta la nostra miseria per redimerla, purificarla e per riportare l’umanità a tutto il suo splendore di stirpe di Dio”. 

venerdì 7 dicembre 2012

Sabato 8 e domenica 9 dicembtre


Sabato e domenica due annunci da liberare…..
Il divino accosta l’umano
8 dicembre 2012 SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
Genesi 3, 9-15.20; Efesini 1, 3-6.11-12
Luca 1, 26-38
In quel tempo, al sesto mese, 26 l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34 Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
PREMESSA
L’argomento attorno a cui mi muovo riguarda l’immacolata concezione, i cui corollari sono la verginità di Maria e la divinità di Gesù. E’ doveroso specificare le linee della mia ricerca esegetica, qui riassunta in castigati stralci. a) Un criterio di sano discernimento interpretativo senza sottostare a quello divenuto ormai di pubblico dominio (non essendone esclusi i non-credenti). b) L’esame dell’inquadramento storico dei fatti offerto da Luca, il più attento (ad essi) tra gli evangelisti; senza dimenticare che lui non intende riportare letteralmente il racconto. c) La ricerca di altri confronti: con la religiosità del mondo pagano in seno al quale prese forma l’affermazione del cristianesimo, con le vedute tendenti a comprimere il Mistero di Dio nell’ambito di una fede illimitata nella ragione umana, con la tendenza antropologica alla divinizzazione di ogni oggetto del desiderio umano, con quel che è rimasto di alcune tracce riscontrate in qualche reperto storico.    
v.26 “in una città della Galilea chiamata Nazaret
L’annuncio a Maria della festività di sabato segue a quello rivolto a Zaccaria nella seconda domenica di Avvento. Il messaggero è lo stesso (Lc 1,19.26) ma, il primo messaggio era rivolto all’istituzione religiosa, nel Tempio, al cui culto accudiva Zaccaria in qualità di sacerdote; il secondo ad una ragazza del popolo, abitante a Nazaret, città mai nominata nel corso dell’Antica Alleanza, in quanto non legata ad alcuna promessa o aspettativa messianica.
v.27 “a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide”
Una donna, l’adolescente Maria promessa sposa a Giuseppe, in ottemperanza alle regole giudaiche doveva restare vergine, altrimenti sarebbe stata considerata adultera o prostituta da punire. La costruzione lucana rispecchia fedelmente la profezia di Isaia: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7,14; cfr. Mt. 1,22-23). Luca non esplicita alcuna ascendenza genealogica di Elisabetta, moglie di Zaccaria, al quale spettava di imporre il nome al figlio “Giovanni”, anzi dà rilievo al fatto che nell’annuncio a Maria debba essere lei, contro ogni usanza, a dare a suo figlio il nome di “Gesù” (=Dio salva)”. Ciò fa pensare ad una sua ben precisa intenzione teologica: Maria rappresenta ‘i poveri’ di Israele, l’Israele fedele a Dio (=vergine).
v.28 “Entrando da lei disse: “Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te”
L’angelo ‘entra’ nell’abitazione di Maria, mentre nel tempio non era entrato. La saluta con un buon auspicio in nome della sua pienezza di grazia . Questa formula nell’Antica Alleanza significava il godimento del favore divino in ordine alla fedeltà alla promessa fatta da Dio a Israele. Più avanti si dirà di Gesù che “la grazia [=il favore] di Dio era su di Lui” (2,40); ma lo stesso evangelista nel libro degli Atti chiamerà pieno di grazia anche altri, come Giuseppe figlio di Giacobbe e soprattutto Stefano. Nel v.30 leggiamo “Hai trovato grazia presso Dio”; sempre in riferimento a Gesù Messia-Unto-Cristo.
v.30 “verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre”; v.35 “la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”
Anche se nel testo si parla di Figlio dell’Altissimo, nel suo “essere figlio” si specifica che gli sarà dato il trono di Davide, alla cui stirpe apparteneva Giuseppe. Ed ecco affacciarsi nel v.35 la prospettiva teologica a chiarimento del dubbio mariano: tutto avverrà a dimostrazione della presenza attiva di Dio in mezzo al suo popolo (Sal 91,4); ne è indice il  tabernacolo dell’assemblea israelita (Es 40,38), chiamato gloria-di-Dio’ e ombra-nube-di-Dio.
v.38 “Ecco la serva del Signore”
L’umiltà delle parole di Maria v.38, non consiste in un suo umiliarsi, ma nell’identificarsi quale rappresentante dell’Israele fedele a Dio (Is 48,10.20; 49,3; Ger 46,27-28). Il suo sì è un semplice adeguamento al progetto di Dio.
QUALCHE REPERTO ARCHEOLOGICO
a) Leggiamo dal francescano Bellarmino, famoso archeologo scomparso nel 1990: «Nell’intonaco dell’edificio-sinagoga si trovò un’iscrizione in caratteri greci. Essa recava in alto le lettere greche XE e, sotto, MAPIA [la P greca equivale alla R]. È ovvio riferirsi alle parole greche che il Vangelo di Luca mette in bocca all’angelo annunziatore: Cháire Maria (Ave Maria). L’ignoto autore di quell’iscrizione aveva insomma voluto ripetere il gentile saluto. b) Nell’intonaco di un’altra pietra, che contiene molti graffiti, ce n’è uno in armeno, nel quale si legge la parola keganuish, la quale è il titolo «bella ragazza» [=vergine] che gli armeni sogliono dare a Maria. c) Nella stessa casa di Maria si praticava il culto di lei fin dalle origini della Chiesa, perché lì essa era stata scelta a «madre di Cristo». Sullo sfondo di questa grotta che aveva accanto a sé una povera residenza, la «bella ragazza» riceve quell’annunzio assolutamente sorprendente c) Dall’umanista francese Postel è stato scoperto il Protovangelo di Giacomo, risalente al II secolo. d) Nella casa di Maria si praticava il culto di lei fin dalle origini della Chiesa, perché scelta a ‘madre di Cristo’». – Tracce concrete di una realtà storica, sulla quale aleggia sempre il mistero. Il quale è più grande di ogni sua prigione ideologica, forse inevitabile nella storia umana.