venerdì 27 giugno 2014

Festività di Pietro e Paolo

Domenica 29 giugno 2014 – Festività di Pietro e Paolo

SGUARDO D’INSIEME
- In questa XIII domenica del tempo ordinario, che cade dopo le recenti Solennità di Pentecoste, del Corpus Domini e della ss. Trinità, subentra la Festa di Pietro e Paolo.
- Cosa può unire due figure tanto diverse?
La risposta è da trovare nei loro errori, ai quali, in maniera contraria a come ci si aspetterebbe, consegue l’investimento ad una grande missione: Pietro ha rinnegato il Maestro e ha ricevuto in consegna le “chiavi del regno dei cieli”, mentre Paolo che ha perseguitato la chiesa è assimilato a Pietro nelle comunità cristiane, tanto che lo conosciamo come “apostolo delle genti” [ genti sta per gentili, cioè i pagani in quanto non-credenti].
- Ciascuno dei due ci mette del suo  nella missione: Simone il pescatore, offre a Gesù, con la sua professione di fede, l’occasione per divenire Cefa (pietra o roccia) su cui costruire il futuro del gruppo dei suoi seguaci; così, come più tardi, la veemente passione di Saulo, tradotta in zelo pastorale, sarà motivo perché egli venga riconosciuto quale l’apostolo per eccellenza.
- La considerazione fondamentale da fare è che la logica umana, di sua natura punitiva, è subissata dalla logica divina, incomprensibile, ma luminosa per il credente.
Nel salmo 33, espressione delle ‘angustie’ umane e della loro dissoluzione attraverso la preghiera, si compendia l’intreccio misterioso tra umano e divino: entrare nello spirito della preghiera salmica è cosa meravigliosa, da sperimentare...

UNO SGUARDO AL PASSO EVANGELICO
Propongo uno sguardo al passo evangelico proposto dalla liturgia:
Mt 16. 13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?. Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia?. Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli.
- A Gesù interessa sapere cosa i suoi pensano di lui. Soltanto Pietro risponde sicuro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Ma egli stesso comprenderà soltanto successivamente la portata della sua dichiarazione, e cioè dopo avere attraversato l’esperienza del tradimento ed essere stato coinvolto nel mistero della passione e della risurrezione di Gesù: è stato lo Spirito che, illuminandolo, gli ha fatto pronunciare quelle parole.
- Le chiavi del regno dei cieli affidate alla chiesa, di cui Pietro viene eletto come rappresentante, non vanno intese come potere sulle coscienze; sono strumenti di servizio perché i credenti sappiano distinguere ciò che giova o danneggia in ordine alla salvezza, e quindi sappiano agire di conseguenza.

Una nota
La pietra è immagine che indica saldezza e stabilità e perciò suggerisce l'idea dell'edificio.
Gesù, che in altri punti del vangelo attribuisce l'immagine a se stesso (cfr. Mt 21, 42), in questo passo la applica anche a Simone, al quale cambia il nome in Cefa, cioè pietra, roccia, sulla quale egli intende trasformare il piccolo manipolo dei seguaci in suo nuovo popolo di credenti.

SALMO 33
[Premetto che l’umile è la persona semplice e fiduciosa in Dio]
   

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.


Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.

venerdì 20 giugno 2014

Pentecoste

Festività del Corpus Domini - 22 giugno 2014

RILIEVI sulla festività del Corpus Domini
a) La vita umana è popolata di presenze. Presenze che procurano quiete, soddisfazione, sicurezza, e presenze tempestose, che incombono come una minaccia.
Sul piano dell’esperienza umana profonda, c’è la presenza di Dio, che ha assunto, spesso, nella storia, forme tangibili. Di queste l’esemplare primo, per noi cristiani, è Cristo.
La presenza di Cristo, non solo viene affidata al ricordo, ma se ne fa memoria. Si tratta di una memoria che, attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi nella comunità, rende presente Cristo nella sua realtà misteriosa. La memoria, allora, diviene viva ed efficace, sostenuta dalla fede. L’Eucaristia è, quindi, una memoria basata sulla fede.
b) J. Castillo per delucidare alcuni aspetti (o nodi) cruciali per entrare nel cuore della festività:
Come è noto, la festività del Corpus Domini si iniziò a celebrare nella città di Leja nel 1246. E fu istituita per la Chiesa universale nel 1264 dal papa Urbano IV. Nella festa del Corpus Domini, come è ovvio, quello che si vuole è esibire con solennità e sfarzo l’ostia consacrata per la venerazione e l’adorazione dei fedeli. Quello che ha rappresentato il passaggio definitivo verso una concezione dell’Eucaristia che aveva oramai poco a che vedere con quella che è stata la sua origine: i pasti di Gesù che ci raccontano i vangeli, specialmente la cena d’addio prima della passione. Questo processo di cambiamento teologico e di esperienza cristiana è iniziato alla fine del secolo VIII, quando la preghiera eucaristica iniziò ad essere recitata dal prete a voce bassa. Inoltre, i preti iniziarono a celebrare di spalle alla comunità, si moltiplicarono le messe solitarie. Nel secolo X il prete ed il suo altare si allontanano dalla comunità, che assiste passiva e si limita a vedere ed a ascoltare la messa, ma non vi partecipa più. Tutto ciò ha supposto una nuova teologia della Chiesa, che aveva il suo centro principalmente nei preti, visto che i fedeli erano semplici clienti e sudditi. Di più, a partire dal teologo Pietro Lombardo, l’aspetto specifico del sacramento dell’«ordine» è il potere di convertire il pane ed il vino nel corpo e nel sangue di Cristo. Ma, siccome in questo potere non esiste differenza tra il semplice prete ed il vescovo, la conseguenza è stata che da allora fino al Concilio Vaticano II molti teologi hanno difeso l’idea che l’episcopato non è sacramento, ma una dignità ed una potestà giuridica. In questo modo si è deformata la teologia dell’Eucaristia e la teologia della Chiesa. Il Vaticano II ha recuperato in buona parte il significato originale della teologica del primo millennio”.
P. Curtaz si pone queste domande: Cosa ci è successo? Perché è così difficile partecipare ad una celebrazione in cui si respiri la fede? Perché i nostri preti, invece di parlare della Parola, ci inondano di inutili parole e di astratti concetti teologici, o giocano a fare gli intrattenitori simpaticoni? Perché le persone che abbiamo intorno, troppo spesso, sono solo degli anonimi spettatori con i quali non abbiamo nulla da spartire?
Altri rilievi
a) Una mia nipote ha messo l’accento sulla fede: chi  si riconosce in Gesù e gli crede deve aver fiducia assoluta nell’aiuto divino, altrimenti affonda nelle acque, come rischiavano di affondare i discepoli quando, volendo raggiungere Gesù in barca, non si fidarono del suo invito a raggiungerlo. Io sperimento nella mia vita che debbo fidarmi dell’aiuto divino per non affondare. b) Una mia amica mi ha dichiarato di essere sconcertata di fronte ai problemi di carattere teologico: io credo, ma non sono convinta da alcun ragionamento c) Una persona dotta mi ha detto le sue perplessità sull’aspetto miracolistico collegato alla festività del C. D.; mi ha citato Dostojevski: “Tu, o Cristo avevi sete di fede libera, non di una fede fondata sui prodigi”. d) Personalmente mi collego all’esperienza di bambina, quando ricevevo l’eucaristia. Non pensavo ad altro che al divino che mi raggiungeva; nel medesimo tempo m sentivo collegata con tutti i sofferenti ed oppressi. Ecco cosa è tutt’oggi per me l’eucaristia: mezzo di comunione con Dio, attraverso Gesù, e con i bisognosi: tutti, compresa me stessa …