giovedì 30 giugno 2011

Questione celibataria

Carissima Ausilia, carissimi tutti,
                                                                   trovo finalmente un pò di tempo per intervenire nella interessante chiacchierata avviata tra noi. Lo faccio per punti, per essere più chiaro, per essere più leggibile.

1  Ho aggiunto l'indirizzo di Joelle perchè mi sembra giusto sentire anche il suo parere, lei che ha percorso un lungo tratto di strada nel sito DONNECOSI, lei che avrebbe certamente ancora tante cose da dire.

2  Ausilia, non so che significato dare alla tua affermazione che è quasi inutile lottare perchè '...la vera causa del disagio femminile nella Chiesa è il potere gerarchico...'. Mi domando se il nostro confronto è la lotta col potere gerarchico o se invece il nostro impegno non sia piuttosto un confronto col vangelo e con i suoi valori. Che mi importa dei paludati signori che pontificano...quando, come la statua di Nabuccodonosor dai piedi d'argilla, sono messi quasi quotidianamente di fronte a realtà che li richiama a terra, vedi Bagnasco col caso di don Seppia e di don Marengo, per parlare solo di Genova.
Non siamo qui per lottare contro qualcuno, siamo qui per vivere e far vivere il vangelo e sui valori di esso cerco il confronto con chi vuole impegnarsi per i preti sposati e per le donne coinvolte con preti.
A questo proposito ha tutta la mia stima Ernesto Miragoli: dice con la libertà dei figli di Dio (notevole la sua intervista sul due,intervistato dalla Balivo, lui e sua moglie Paola), scrive con bravura, senza accorgimenti, paure e tattiche (facendo tremare il potere gerarchico, se vuol capire-da leggere il suo articolo 'Bagnasco e don Seppia' sul sito WEBALICE), che io sappia, va anche in Svizzera ad aiutare preti, preti in difficoltà, preti sposati, trovando sempre il tempo tra i suoi molteplici impegni.
Bravo Ernesto, chi se ne f... del potere ecclesiastico, è il vangelo che ci interessa, è il fratello che ci chiama, è la carità di Cristo che ci spinge, senza della quale saremmo cembali squillanti!

3   Ausilia parli di 'rinnovamento spirituale' e di 'un soffio di spiritualità'. Ma certo che ci vuole anche spiritualità oltre la vita cristiana, ma non tiriamola in ballo adesso che stiamo lavorando tra noi  per i nostri fratelli e le nostre sorelle perchè potrebbe diventare anche un ostacolo. Quale spiritualità?
Padre Pio, Chiara Lubich, la Madonna di ....     Ognuno si tenga la sua, quasi per pudore, neanche parliamone. E già che mi hai stuzzicato ti dico che io, ex carmelitano, sono andato dai padri carmelitani di Brescia, per proporre, a nome della mia parrocchia e del relativo Consiglio parrocchiale, una tre giorni di spiritualità carmelitana: S.Teresina, S.Giovanni della Croce, S.Teresa di Avila. E con questo? Il mio impe-gno per la causa dei preti sposati neanche dovrebbe saperlo!

4    Ausilia, quandi dici che sei stata l'asse portante del sito DONNECOSI , non posso altro che riconoscerti tutto il merito di aver aperto una strada, di aver portato una parola di fiducia a tanti cuori infranti, di a-
ver raggiunto con una iniezione di fiducia evangelica  tante persone deluse.
E quando dici che 'si augura che altri possano continuare in maniera innovativa', io non vedo altri in Italia che il BLOG di Stefania Salomone, che va aiutata in tutti i modi, senza troppi distinguo, senza troppe sottigliezze teologiche, senza inutili remore. Lo so, il sito di Stefania è diverso del tuo, molto, ma io ti dico che mi sono trovato bene a lavorare con te (e Joelle) e che ora mi trovo bene a lavorare con Stefania!  

E basta perchè diventerei troppo pesante;attendo una tua, una vostra risposta.
                                                                   
                                                                                              Un saluto carissimo. ciao
                                                                                               Giuseppe Zanon

domenica 26 giugno 2011

Corpus Domini

Oggi è la festa del Corpus Domini. Chi se ne accorge se non i fedeli praticanti?Eppure oggi si fa tanto parlare del corpo, e la relazione con il cibo è avvertita quanto mai. La frase "Siamo quel che mangiamo" ha fatto testo; ma, anche se intrigante, è riduttiva se non si dà al termine 'mangiare' in signficato complessivo di integrazione del corpo con ciò che lo alimenta da ogni punto di vista.
Ebbene, è giusta l'identificazione del corpo con tutte le sue potenze; uno spirito avulso dal corpo non è umano; un corpo avulso dallo spirito che lo vivifica è inerte massa di cellule. Il corpo ètutto l'essere in continua assimilazione ed espansione, proprio come indica il rapporto col cibo.
Ma non voglio disquisire, bensì fare una sottolineatura. In questo blog torniamo spesso sul concetto di umano-divino che caratterizza l'umano integrale, totale. Cristo, perciò, è vero Uomo quanto è vero Dio, e tale suo essere offre a noi perché lo facciamo nostro. Nessuna paura di interpretazione, inaccettabile ai razionalisti puri, della carne di Cristo che si fa cibo. E parliamo, non di un cibo simbolico, bensì reale: della sostanza di Dio incarnato che vuole essere Ununm con noi.
Altro che tanta preoccupazione per la 'facciata'! E' questione di sostanza: siamo carne a contatto con la carne di Dio. Come sperimenta chi si incarna, facendolo proprio, nel dolore altrui.
Se proviamo a rileggere queste semplici frasi alla luce dello Spirito che illumina mente e cuore, ci rendiamo conto di quanta sete e fame abbiamo di Dio!
Ausilia 

martedì 21 giugno 2011

Sviluppare il sito Donne-cosi?

Mi è giunta la domanda sul perché della chiusura del sito Donne-Cosi. Ne sta nascendo un dialogo che riporto e spero si possa sviluppare.

2011/6/20 Ausilia Riggi Gmail <au.riggi@gmail.com>
Sono Ausilia Riggi e sono stata l’asse portante del sito, e ora non esclude, anzi si augura che altri possano continuare in maniera innovativa. Io non me la sento più per mancanza di “energie”, data la bella età di vicina-agli-ottant’anni condita di molte malattie. Il mio dedicarmi alla poesia ed a blog semplici è un modo per sentirmi viva
Ma mi pongo e pongo una domanda: a che pro lottare per le donne che sono coinvolte in svariati modi nella questione celibataria, se la vera causa del disagio femminile nella Chiesa è il sacerdozio gerarchico, che esclude dal potere (gestione verticale e prettamente maschile)? Ma chi vuole questo potere? Ci sono questioni di fondo che le redattrici e i redattori dovrebbero aver chiare e possibilmente nette, anche se da-esprimere in forma semplice.
Tutto il mondo implora inconsapevolmente un soffio di una spiritualità (non di genere!), in controtendenza alla deriva progressista, ecc. ecc. Se mi dice chi è Lei, e perché fa questa domanda, potremmo continuare a parlarne.Grazie, Ausilia Riggi
***
Da: A. ***  Oggetto: Re: risposta a chiusura DONNE C0SI

Gentile Ausilia Riggi, grazie per il suo messaggio. Condivido quanto lei mi scrive riguardo il disagio femminile nella Chiesa: insieme alla questione celibataria è davvero necessario mobilitarsi per decostruire la struttura di potere/controllo delle gerarchie ed il maschilismo alla base di questa. Capisco queste cose più di quanto immagina, perché tutte queste ingiustizie le ho vissute e le vivo sulla mia pelle: come donna, perché sono una donna, nonché come persona che non ha mai voluto rinunciare alla propria indipendenza di pensiero e libertà di parola, la Chiesa cattolica mi ha fatto soffrire davvero molto. Il mio è un caso particolare: sin da quando ero ragazzina ho sentito la vocazione al sacerdozio ed ho dovuto lottare con la crescente frustrazione di non poterla realizzare nella mia Chiesa. Poi, recentemente, mi è capitato di innamorarmi di un prete, anche se ho chiuso presto la questione che, come potrà immaginare, era senza speranza. In ambedue i casi, come donna, non posso competere con la Chiesa-struttura, con la Curia, con il suo potere di plasmare le menti e intrappolare le persone nelle sue logiche e nei suoi schemi. Da qualche tempo mi sono avvicinata all'associazione Women Priests, che si batte per il sacerdozio femminile e più in generale per affermare i diritti di uguaglianza e la dignità delle donne all'interno della Chiesa. Ci sono tante donne straordinarie impegnate in questa causa, ma il nemico è talmente grande che a volte temo che ci vorrà molto, molto tempo prima che tutti gli sforzi fatti portino ad un cambiamento effettivo. Se la questione dei preti sposati è ancora lungi dal realizzarsi, quella del sacerdozio femminile mi sembra ancor più lontana, lontana anni luce. Purtroppo. Questi, in estrema sintesi, sono i motivi e le vicende dietro la mia domanda. Credo ci sia una grandissima necessità di cambiamento....ma come fare...? E' una lotta che lascia spesso deluse ed abbattute
Cordialmente, A.***
Rispondo oggi:
Non ritengo che lottare – tout-cour – contro il potere sia una ricerca di soluzione dell’annosa questione femminile nella chiesa. Tenendo conto che il potere, ogni potere il quale sovrappone gli individui tra di loro vada smantellato pian piano, e che certamente il processo verso la liberazione è sempre, non solo lunga, ma interminabile, tranne che sopraggiunga un’apocalisse ad accelerarla.
Ma nella chiesa, che ha avuto in consegna il Vangelo, non si può tollerare che essa stessa si faccia struttura di potere. Allora, secondo il mio modesto parere, facciamone una questione di fede. E quindi di missione ad agire mediante la trasformazione delle coscienze in seno alla società. Il lato femminile della questione potrebbe prendere una buona piega se usasse strumenti diversi da quelli politici, e cioè attraverso il rinnovamento spirituale. Oh come ne sono convinta!
Che ne diresti (mi sbilancio a darti del tu) se continuassimo a parlarne nel blog Conversazioni, con la prospettiva di lanciarlo come sviluppo di “Donne Cosi”?
Intanto facciamo il tentativo di coinvolgere altre/i. Facciamo della pubblicazione di questo che può divenire un esordio.
Grazie per aver risposto, e, se puoi aggiungere qualche dato personale, come quello anagrafico, va meglio. Secondo me, l’età vetusta può dare frutti meno abbondanti, ma qualitativamente prosperosi…..
Asulia


venerdì 17 giugno 2011

“Il Regno di Dio patisce violenza”

A volte è difficile cogliere il giusto senso di frasi celebri, come questa che nella Bibbia conclude la narrazione dell’episodio fondamentale della storia di Israele, in cui vediamo Giacobbe in lotta con Dio per una notte intera, segnata alla fine da una ferita al femore che lo renderà zoppicante, ma che strapperà una benedizione per il nuovo popolo, fatto erede del ‘Regno’ e cioè dell’assidua presenza divina.
Certamente per capire la Bibbia bisogna entrare nell’atmosfera specifica, tramite una preparazione specialistica. Ma se si porge al popolo con correttezza la quintessenza del nocciolo della verità, forse non è difficile smarrire profondi significati in maniera semplice.
Cosa significa lottare con Dio?
Torna il tema della volontà, tanto malintesa oggi ancor più di ieri, in epoca che punta sulle potenzialità del soggetto da far emergere. Il nodo da sciogliere è proprio nella parte che spetta all’io. E’ Dio a volere una creatura in un certo senso in competizione con Lui. Ecco: il resistere nel progetto di realizzare un destino in cui l’io diventa un noi potenziato dal divino, trasforma il cammino storico, sempre tortuoso, in un itinerario sovra-storico.
La violenza di cui si parla è la resistenza, non l’attacco; che è di Dio stesso. Il duello ‘corpo a corpo’ dà l’idea di quella che mi piace chiamare voglia di incarnazione di Dio …
Una nota personale: a me, per entrare nello spirito della frase, basta puntare sul fatto che è Dio per primo a voler entrare dentro di me. So che non dà luogo a realizzazioni di sorta cedere alla mollezza della vita tranquilla, mentre mi ritrovo di fronte alla possibilità di essere più grande di me stessa, lasciandomi trasportare dal fascino dell’immortalità.
Ausilia  

giovedì 16 giugno 2011

Qualcuno (oh l'anonimato!) si chiede se le fede è "qualcosa a prescindere"?
Come al solito, si cercano definizioni dell'indefinibile, che è sempre legato al mistero. Ecco la mia risposta apertis verbis: la fede nasce dalle profondità del nostro essere, come aspirazione al Tutto, alla trascendenza in cui tutte le cose (e noi stessi) acquistano luce che non scaturisce da noi, altrimenti sarebbe un fattore intimistico o di adesione ad una verità codificata.
Come dire "cosa è" se non attingiamo alla Fonte? Quel che spetta all'essere umano è proprio l'uscita dal solipsismo, connesso ai luoghi comuni, e la ricerca, la disponibilità a ricevere luce.
Sant'Agostino per decine d'anni vagò in ricerca della verità, lasciando, senza saperlo, porte e finestre aperte perché la Luce lo inondasse.
Per avere un sì pieno  bisogna dire dei no a ciò che appare e che svanisce presto. Più che una questione di volontà, si tratta di predisposizione, favorita dalla messa in atto di uno stile di pensiero e di vita che... non si accontenta delle fatue credenze e sentimentalismi. Anche l'umile "ignorante" che ha buon senso, fa già più di un dotto se alza gli occhi al cielo e lo interroga: quante volte l'ho constato!
Ausilia 

giovedì 9 giugno 2011

Armando e il suo... peccato originale

Fa pensare (è il secondo limite di chi vorrebbe dire il proprio pensiero commentando il tuo) la tua percezione del paccato originale provocata dalla interpretzione del teologo Ravasi. Come non essere d’accordo con quella riflessione a cui certe se ne possono aggiungere molte altre!
Io in questi pensieri casco dentro ogni volta che tento di pregare. Al primo rivolgermi a Dio, scatta in me la percezione del mio essere, del mio essermi distanziato da Dio... e mi torna, rattristante ma non angosciante, la seguela del mio vissuto che non voglio dimenticare. Si tratta di questo (ecco il mio essere nel peccato originale): avere messo Dio dapparte, in riserva, non averlo buttato via ma averlo accantonato mentre io mi sceglievo la parte più comoda e alettante. Ecco la mia percezione del peccato originale.  E proprio in quei momenti avverto il bisogno di redenzione, sento che davvero ho bisogno che qualcuno mi rifaccia, mi riavvii, mi ridia il coraggio di avviinarmi a Dio...
E mi pare che senza questa percezione e convinzione del bisogno di redenzione e della sua possibilità non ci sia via per la consolazione...
Anch’io a volte sento il bisogno di dire queste cose e di trovare riscontro nel dialogo con gli smici... Che ne dici?
Armando Zecchin

lunedì 6 giugno 2011

Il peccato originale

La notte scorsa ho sentito una conferenza del grande teologo Ravasi,  sul peccato originale, con commento a Genesi 3.
Che pascolo! Altro che lettura miope che ridicolizza la realtà simbolica della parola biblica!
Il peccato originale è la nudità scoperta dall’essere umano (= Adamo) nel momento in cui si appropria del’albero della conoscenza (parola biblica ….) del bene e del male. Il giardino dove è posto tale albero, che rappresenta l’esistenza umana, è in custodia nostra, e tale albero suona come monito a che non perdiamo l’innocenza creaturale originaria.
Bisogna affidarsi, non alla consapevolezza conoscitiva quale la intendiamo dal punto di vista psicologico, e non ad una scelta coscienziale di libertà, nella quale si concentrano le energie vitali-mortali umane;
e fare
un’apparente rinunzia: alla propria soggettività malata di psicologismo, per lasciarsi riplasmare dallo spirito, soffio di vita divina senza fine.
Se ricostruiamo dentro di noi l'immagine di Di, non diveniamo dèi, ma  ci ritroviamo immersi nell’Unità dialogica di Dio stesso, la Trinità. Dalla trinità umana (corpo-anima-spirito) alla trinità divina, tramite Crsito incarnato nel seno di Maria.
Questa è la felicità sulla terra….
Parole difficili per chi non ha per maestro lo Spirito, come i discepoli che non capivano le parole di Gesù, e per chi non prega, adorando (da = ad os, mettere la mano davanti alla bocca, cioè tacere in modo da ascoltare).

sabato 4 giugno 2011

Dal sito delle teologhe

Riporto il fatto senza commenti immediati. Ma una domanda si fa insistente in me: consiste in questo il rinnovamento SPIRITUALE della Chiesa?

«La festa di Pisapia è l’inizio», ha detto, esaltando l’elezione del candidato di centrosinistra come una «primavera». Mancava solo l’immersione nel fonte battesimale della fascia tricolore e poi l’eresia sarebbe stata completa: «Io ti battezzo sindaco, nel nome del padre, del figlio e dell’antiberlusconismo». Amen. Andate e predicate il vangelo e i matrimoni gay.
La posizione della Curia ambrosiana, d’altra parte, era apparsa chiara già durante la campagna elettorale. Interventi di vicari episcopali, messaggi nemmeno troppo velati e la discesa in campo degli uomini di punta della diocesi, che facevano girare documenti di pieno sostegno al candidato rifondarolo: con il suo discorso ai cresimandi, il cardinale non ha fatto altro che esplicitare la scelta, anche se è difficile capire come mai tanto fervore di un uomo della Chiesa per un politico che sostiene le coppie di fatto, le unioni omosessuali, l’eutanasia e tutto ciò che è contrario ai valori cristiani. La Moratti, per dire, con tutti i suoi difetti, finanziava abbondantemente i centri aiuto alla vita per limitare il più possibile il ricorso agli aborti. Pisapia, benedetto da Tettamanzi, farà lo stesso?
Nel frattempo, i cattolici si possono consolare con una bella conquista: la stagione dei laici scandalizzati per «l’ingerenza della Chiesa nella politica», è finita in un batter d’occhio. Ci avete fatto caso? È bastato che l’ingerenza fosse a favore della sinistra, e zac, come d’incanto, ha smesso di essere un problema.