giovedì 9 giugno 2011

Armando e il suo... peccato originale

Fa pensare (è il secondo limite di chi vorrebbe dire il proprio pensiero commentando il tuo) la tua percezione del paccato originale provocata dalla interpretzione del teologo Ravasi. Come non essere d’accordo con quella riflessione a cui certe se ne possono aggiungere molte altre!
Io in questi pensieri casco dentro ogni volta che tento di pregare. Al primo rivolgermi a Dio, scatta in me la percezione del mio essere, del mio essermi distanziato da Dio... e mi torna, rattristante ma non angosciante, la seguela del mio vissuto che non voglio dimenticare. Si tratta di questo (ecco il mio essere nel peccato originale): avere messo Dio dapparte, in riserva, non averlo buttato via ma averlo accantonato mentre io mi sceglievo la parte più comoda e alettante. Ecco la mia percezione del peccato originale.  E proprio in quei momenti avverto il bisogno di redenzione, sento che davvero ho bisogno che qualcuno mi rifaccia, mi riavvii, mi ridia il coraggio di avviinarmi a Dio...
E mi pare che senza questa percezione e convinzione del bisogno di redenzione e della sua possibilità non ci sia via per la consolazione...
Anch’io a volte sento il bisogno di dire queste cose e di trovare riscontro nel dialogo con gli smici... Che ne dici?
Armando Zecchin

1 commento:

Baumiao ha detto...

Dissento fortemente da questa idea del doversi sempre ingraziare la benevolenza degli dei. E' il leigh motiv di tutte le religioni organizzate, purtroppo anche la cattolica. Il Dio di Cristo è padre e madre, e una madre non aspetta che il figlio ne sia degno per amarlo, ma lo ama per primo!
Joelle