Antonello da Messina, Visita dei tre angeli ad Abramo,
1460-65 circa - Reggio Calabria, Museo
Civico Molte sono le opere d'arte che si concentrano sulla
descrizione del passo della Genesi (18,1-3), al quale è stato dato un significato
trinitario. [ecco il passo: “L'Eterno apparve
ad Abrahamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda
durante il caldo del giorno. Abrahamo
alzò gli occhi ed ecco, tre uomini
stavano in piedi accanto a lui. Appena li
vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e
disse: Signor mio, se ho trovato grazia
davanti a te, ti prego non passare senza fermarti dal tuo servo!”]. Questa
tavola non è integra, infatti della figura
di Abramo è rimasta solo la macchiolina rossa del cappello abbandonato a terra
insieme al bastone. L’insieme trasporta in un’atmosfera surreale.
Ma sarebbe bene
capire l’alta spiritualità trasfuse da Antonello nelle sue opere. Esse sanno
condurre in un mondo non detto, ma sottinteso, vivo e palpitante; permettono
l’approccio ad una raffigurazione insolita della realtà, in cui la dimensione
dello spazio si dilata e la narrazione prende respiro.
1) LETTURE LITURGICHE
Dt4,32-34.39-40
Interroga pure i tempi antichi, che
furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da
un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì
mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare
dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? Chi ha mai tentato un dio
di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni,
prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come
fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi
dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e
quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi
comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché
tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».
Sal32
Retta è la parola del Signore / e fedele ogni sua opera.
/ Egli ama la giustizia e il diritto; / dell'amore
del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, / dal soffio
della sua bocca ogni loro schiera. / Perché egli parlò e tutto fu creato, / comandò
e tutto fu compiuto.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, / su chi spera
nel suo amore, / per liberarlo dalla morte / e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore: / egli è nostro aiuto e
nostro scudo. / Su di noi sia il tuo amore, Signore, / come da te noi speriamo.
Rm8,14-17
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio,
costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per
ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo
del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro
spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi
di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per
partecipare anche alla sua gloria. Tutti quelli infatti che
sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete
ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno
spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo
Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo
figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente
partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Mt28,16-20
16. Gli undici
discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro
indicato. 17. Quando lo videro, si
prostrarono. Essi però dubitarono.18 Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e
sulla terra. 19. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20. insegnando
loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti
i giorni, fino alla fine del mondo.
2) LA SOLENNITÀ E IL MISTERO
a) INTRODUZIONE
Questa
solennità ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste. Ma il passo del vangelo che leggiamo non parla esplicitamente
della Trinità. Matteo si limita a centrare il discorso (messo in bocca a Gesù)
sul mandato missionario affidato ai discepoli, assieme all’impegno specifico a battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Non si parla di tre persone divine, unite in
un solo Dio; piuttosto si affermano i principi essenziali su cui fondare la
fede: in Dio come Padre, in
Gesù come Figlio, e nello Spirito Santo come
dono di Amore tra Padre e Figlio; e, per mezzo del Figlio, tra il Padre e
l’umanità.
b) CRONISTORIA DELLA SOLENNITA’
Sebbene il dogma trinitario fosse stato formulato (ma non
definito) nella Chiesa a partire dall'epoca del Simbolo apostolico, la Chiesa
non celebrava nessuna ricorrenza in suo onore fino all'VIII secolo. La prima
testimonianza in merito ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la
celebrazione di una Messa privata come ausilio alla devozione personale. Nel
920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì nella sua diocesi una festa
dedicata alla Trinità. Il suo successore, Richiero, mantenne tale
festività, che iniziò a diffondersi soprattutto grazie all'appoggio dell'Ordine
monastico. Nella seconda metà dell'XI secolo, Papa Alessandro II, pur
rilevando la sua ampia diffusione, non la ritenne obbligatoria per la Chiesa
universale, per il fatto che ogni giorno
l'adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole:
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
Visto il riconoscimento de
facto di tale festività in tanta parte della Chiesa, Papa Giovanni XXII, nella metà del secolo XI, sancì con un decreto che
la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la
estendeva a tutte le Chiese locali.
c) IL MISTERO DELLA TRINITA’
Il mistero della Trinità, in quanto mistero, non può essere
compreso; la ragione conduce all’unicità di Dio: Dio è assoluto e logicamente
non possono esistere più assoluti.
Nel popolo di Dio esistono soltanto labili tracce del contenuto di questo
mistero, così come è stato definito nei concili del secolo IV (Nicea e Costantinopoli). Si utilizzava, piuttosto, il testo di Genesi 1,27, dove si dice
che Dio creò l’adam a sua immagine, ricorrendo ad un’analogia: siccome YHWH si definisce Io sono,
cioè quale Essere assoluto, in Lui è compresa una mente che pensa;
mente che genera il pensiero. Mente, pensiero e amore
sono tre entità ben distinte fra loro, ma inseparabili l’una dall’altra, tanto
che si può dire siano una cosa sola nella persona. Nella Trinità il Padre è
mente che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero, il Logos, il Verbo; questi, generato eternamente dal Padre, sussiste
come persona distinta, e ciò avviene per opera dello Spirito Santo.
Nell’Angelus del 2009 papa
Ratzinger volle dare una spiegazione a questa
solennità: Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno.
Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita
che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura
intuire osservando, sia il macro-universo (la nostra terra, i pianeti, le
stelle, le galassie), sia il micro-universo (le cellule, gli atomi, le
particelle elementari). In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il
‘nome’ della Trinità, perché tutto l’essere è in relazione, traspare l’Amore
creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto
dall’amore. Usando un’analogia suggerita
dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio genoma la traccia
profonda del Dio-Amore.
3) COMMENTO ANALITICO
16. Gli undici discepoli, intanto,
andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Per sperimentare il Cristo risuscitato bisogna andare in Galilea
su to oros, il monte. Quella dell’Evangelista non
vuole essere un’indicazione topografica ma teologica; cioè non
viene indicato un luogo, ma
una realtà. Il
monte, luogo
della terra più vicino al cielo, nelle culture antiche, da sempre è stato ritenuto
dimora della divinità. Salire sul monte significa poter aver accesso alla
divinità o avere la condizione divina (negli apocrifi il monte della Galilea
viene chiamato Luogo di Maturità e di Gioia). L’uso dell’articolo
determinativo il, in Matteo era apparso al capitolo 5, quando Gesù proclamò le
beatitudini. L’evangelista vuol dire che situarsi in Galilea su il monte significa situarsi nel
cuore del messaggio di Gesù, le beatitudini, che invitano a orientare la
propria esistenza al bene dell’altro.
17. Quando lo videro,
si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gli
Undici videro Gesù. Il verbo non
indica il semplice il vedere dal punto di vista fisico, ma l’avere una profonda
percezione della realtà. Tale percezione fa
comprendere agli Undici che, pur trovandosi di fronte al Gesù da essi
conosciuto, in lui si manifesta la pienezza della condizione divina. I
discepoli si prostrano, in un segno di adorazione riservato alla divinità, lo
stesso compiuto a Betlemme dai Magi (Mt 2,11) e richiesto a Gesù dal
satana nel deserto: Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi
adorerai (Mt 4,9). (La seduzione del tentatore consisteva nel proporre a
Gesù la condizione divina attraverso l’uso del potere; invece Gesù ha raggiunto
la pienezza della condizione divina attraverso un servizio totale, che è giunto
fino al dono di se stesso.
Però stranamente, scrive l’evangelista, essi dubitarono. Ma di che cosa dubitano? Dubitano
di se stessi; non sanno se saranno anch’essi capaci di affrontare la
persecuzione, la sofferenza e il martirio per arrivare alla condizione divina.
19. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
L’unico
imperativo che appare nel brano è: fate discepoli tutti i popoli. Con la stessa autorità,
potere, del Padre, Gesù invia i discepoli a tutta l’umanità: il regno di Dio si
estende a tutti i popoli!
All’inizio della sua missione Gesù era stato indicato da Giovanni
Battista come colui che battezzerà in Spirito Santo (Mt 3,11). Il verbo battezzare significa immergere.
La missione di Gesù è stata quella di immergere ogni persona nella forza vitale
di Dio, con l’uso simbolico dell’acqua, comunicandole la stessa energia di Vita
del Padre.
20. insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Matteo aveva iniziato il suo Vangelo con l’espressione che Gesù è
‘il Dio con noi’ e ora termina con questa stessa espressione: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Dispiace vedere ritornare nella nuova traduzione della CEI il
termine inesatto fine del mondo. Ma
non si tratta di fine del mondo come si intende comunemente. Era migliore la
vecchia traduzione, nella quale si parlava di fine dell’epoca, fine del tempo (come dice la Bibbia di Gerusalemme).
Non si tratta di una scadenza, ma di
una qualità di presenza; non c’è nessuna fine del mondo, Gesù non
mette paura. Gesù assicura che, se si va tra la gente a predicare comunicando
amore, Lui sarà sempre presente nella sua comunità e nel cuore dei singoli.
4) PERSONALE
Mio Dio, mio tutto!
Solo Tu-Tutto potevi
ideare una realtà fuori di Te che non fosse Te, che fosse simile e diversa da
Te,
non più Una
ma molteplice, fatta di diversità.
Eppure io
che sono fuori di Te, Ti assomiglio e sono Una come Te e molteplice nel creato;
e sono io che
concorro alla mia creazione, sicché
Tu, nel crearmi,
hai bisogno che io mi crei.
E ogni entità del creato si aggiunge a Te, restando se
stessa, pur non sapendo né pregare né amare Te.
Io non posso fare a
meno né di Te, né del creato,
gioisco con Te, gemo col creato.
e anche Tu gioisci con me e gemi col creato. Né Tu potresti essere Dio
senza di me e senza tutto il creato.
Siamo entrambi illimitati nel desiderio, e di fatto ci limitiamo l’Uno con
l’altro:
Tu sei l’Oltre, io il limite
O Dio
bisognoso del mio bisogno, mio Tutto che ami la mia parzialità come io amo la
Tua Totalità,
Stringimi
a Te. Non voglio staccarmi da te neanche per un minuto.
Il resto
non m’interessa
…………….