domenica 20 maggio 2018

DOMENICA DI PENTECOSTE


DOMENICA DI PENTECOSte  B
  Jean Restout  - 1732, Musée du Louvre, Paris     %%     In At2 leggiamo: “…erano stupiti e fuori di sé per la meraviglia”.
Questo dipinto evidenzia efficacemente lo stupore e l’abbaglio dei discepoli di Gesù di fronte ad un evento straordinario, sconvolgente ed incomprensibile. Risultano evidenti i simboli della teofania: colomba, lingue di fuoco sul capo di Maria e dei presenti. Mentre nelle teofanie bibliche l'elemento visivo è in genere marginale al fine di far concentrare l'attenzione sulla presenza di Dio nel suo rivelarsi, qua lo stile neoclassico del ‘700, fortemente decorativo, rende visibile e palpabile ogni elemento. Sembrano ritratti perfino il senso di dispersione, il rombo di tuono scagliato dal cielo, simile a forte vento: siamo di fronte all’anti-Babele, cioè al perfetto contrario dell-antica Babele. Lo sconvolgimento emotivo e la delusione, provati dai costruttori della torre che l’avevano elevata quale sfida contro il Cielo, ora, attraverso l’azione dello Spirito, si tramuterà presto nella riappacificazione degli spiriti e nell’Unità dei costruttori del nuovo popolo di Dio, la Chiesa.

a)  LE LETTURE LITURGICHE
At 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Salmo 103
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
      Togli loro il respiro: muoiono,
      e ritornano nella loro polvere.
      Mandi il tuo spirito, sono creati,
      e rinnovi la faccia della terra.
Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.
 
Gal 5, 16-25
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

b) IL VANGELO
26 Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27 e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

c) Il COMMENTO
Presso gli Ebrei la festa della Pentecoste era inizialmente una festa agricola di carattere religioso, chiamata festa della mietitura (Es 23,16) o festa dei primi frutti (Nm 28,26). Si celebrava il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua e indicava l’inizio della mietitura del grano.
In altri passi era detta anche festa dello Shavuot, delle Settimane (Es 34, 22; Dt 16,10; 2Cr 8,13), poiché cadeva sette settimane dopo la Pasqua. Le sette settimane corrispondono all’Omer, un periodo di lutto, in ricordo delle disgrazie accadute al popolo di Israele.
Nella lingua greca, utilizzata dagli Ebrei che non abitavano in Palestina, la festa dello Shavuot veniva tradotta con la parola greca Pentecoste che significa appunto 50ª giornata. Ce n’è memoria in Tobia 2,1 e in 2 Maccabei, 12,31-32.
Terminati i tempi biblici originari, gli Ebrei, a poco a poco diedero alla festa un significato nuovo. Nel giorno di Pentecoste s’iniziò a commemorare il dono della Legge sul Sinai.
La festa comportava un pellegrinaggio a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra, asereth o asartha, e particolari sacrifici.
In epoca cristiana la Pentecoste simboleggia la nascita della Chiesa.
Non ci sono prove certe della storicità dell'evento, ma diversi studiosi ritengono che alla base ci possa essere stato un fatto reale, come un’estasi collettiva verificatasi tra i discepoli di Gesù riuniti a Gerusalemme per la festa ebraica di Pentecoste.
Sull'interpretazione dei dettagli gli studiosi si dividono: alcuni cercano di ricondurli a fenomeni naturalistici, come bufere di vento o fenomeni elettrici, altri pensano che si tratti esclusivamente di aspetti simbolici, mentre altri ancora, senza scartare a priori la possibilità di fenomeni soprannaturali, ritengono che si debbano interpretare essenzialmente in modo simbolico, mettendone in rilievo il significato teologico.
La discesa dello Spirito Santo non è citata nelle Lettere Paoline, né nei vangeli più antichi, cioè quello di Marco (il più antico in assoluto), e quello di Matteo.
La Pentecoste cristiana è stata pensata sul modello del Sinai.
Ma il testo sacro non è da prendere come una cronaca dei fatti, bensì come il frutto dell'attenta riflessione dell'autore principale, Luca. Infatti egli ne parla negli Atti degli Apostoli, mentre i più antichi tra i Sinottici, Matteo e Marco (quest’ultimo è il più antico in assoluto), non fanno menzione della festa. E Giovanni riporta i discorsi di Gesù nei passi in cui promette ai discepoli la venuta dello Spirito per operarne la trasformazione spirituale e farli divenire strumenti di evangelizzazione.

d) ANALISI TESTUALE
15,26. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza;
Quando verrà il Paràclito: dispiace vedere nella nuova traduzione della CEI questo termine colto e tecnico, che non è comprensibile dalla gran parte della gente; nella vecchia traduzione dal greco questo termine era reso meglio con Consolatore. Consolare, diversamente da confortare, significa eliminare alla radice la causa della sofferenza.
15,27.  anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
L’espressione fin dal principio non può avere un semplice significato cronologico. Ciò che l’evangelista afferma è che, per rendere testimonianza a Gesù, è necessario accettare come norma tutta la vita di Gesù, senza separare il Gesù risuscitato dal Gesù terreno. Mettersi in rapporto unicamente con Gesù glorioso è la tentazione spiritualista e gnostica.
16,12.  Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando stavano per accadere dei fatti piuttosto difficili, i discepoli fuggirono. Solo il compimento del mistero di Cristo, la sua risurrezione e la discesa dello Spirito Santo permetteranno la piena comprensione di quanto Gesù ha detto e fatto. Soltanto chi è pronto a orientare completamente la propria vita verso il bene degli altri, può entrare in sintonia con l’onda crescente d’amore che il Signore comunica.
16,13. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Qui Gesù introduce in modo solenne lo Spirito Santo. E' Lui che permetterà ai discepoli di comprendere.
16,14. Egli mi  glorificherà perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Lo Spirito parlerà. E' attraverso la parola che lo Spirito potrà guidare alla verità coloro che lo seguono. Il verbo che traduciamo annunciare, in greco è anallegein, che con il prefisso ana dà l'idea di una cosa che viene ripetuta più volte, anche per chi sta già compiendo il cammino e deve essere introdotto a una verità sempre più profonda. Nell'annuncio dello Spirito vi saranno le parole che Gesù ha detto, e anche le cose future.
16,14. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Compito dello Spirito è la proposta continua alla comunità del messaggio di Gesù. Questa azione rende manifesto l’amore di Gesù verso i suoi.
Lo Spirito spinge sempre al nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte ai bisogni dell’umanità.
16,15. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Ciò che Gesù possiede in comune con il Padre è in primo luogo l’amore, concepito come rapporto dinamico con il Padre, comunicazione incessante e vicendevole, la quale fa sì che i due siano uno.

e) QUALE PENTECOSTE OGGI
Il mondo di oggi è unificato, ma l'unità raggiunta è la più deludente che si possa immaginare, in quanto a tenerci uniti è la forza meccanica della paura. La paura e i suoi equilibri sono l'antitesi del messaggio di Gesù: cercano di garantirci una tranquillità con l'uso della forza.
Quando l'unità è progettata dal Potere in vista di uniformare e rendere uguali tutti per paura della novità che potrebbe rompere l’unità imposta, diventa una maledizione perché è il rifiuto del nuovo e della diversità, che è benedizione di Dio.


interdipendenza senza libertà
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 armonia cosmica e personale
che ha un centro coordinatore, il quale unifica senza opprimere

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