domenica 20 maggio 2018

ASCENSIONE DEL SIGNORE

ASCENSIONE DEL SIGNORE

               Musée des Beaux-Arts, Lione
La grande pala dell'Ascensione di Cristo, dipinta per la chiesa abbaziale del monastero camaldolese di Giovanni Evangelista di Sansepolcro - oggi cattedrale - rappresenta l'unico dipinto realizzato in terra aretina da Pietro di Vannucci detto il Perugino, figura insigne e ricercata dai committenti dell'epoca..
Perugino fu l'iniziatore di un nuovo modo di dipingere, le cui caratteristiche principali sono la purezza formale, la serena misura delle ampie composizioni, il disegno ben definito ed elegante, il colore chiaro, ricco di luce e steso con raffinate modulazioni del chiaroscuro, i personaggi liberati dalle caratteristiche terrene e investiti di un'aria “angelica e molto dolce”. La sua arte è fatta di armonie e silenzi, di colori dolcemente sfumati, di prospettive attentamente studiate, di figure cariche di grazia delicata e dolce melanconia. Restò però ancorato a schemi mentali quattrocenteschi, ad esempio come gli onnipresenti angeli in volo.
[A noi  interessa riscontrare il bisogno che ha l’essere umano di trovare nell’arte uno strumento idoneo ad allontanarci da ogni tipo di realismo superficiale].

Mc 16, 15-20
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: 15 Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. 19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
At 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Salmo 46
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.
      Ascende Dio tra le acclamazioni,
      il Signore al suono di tromba.
      Cantate inni a Dio, cantate inni,
      cantate inni al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
Ef 4, 1-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
C o m m e n t o
a) PREMESSA
L’Ascensione segna il termine della presenza visibile di Gesù e inaugura l’era della sua presenza invisibile. Per chi non ha fede, l’invisibilità equivale a non-realtà di Dio, cioè all’ateismo; per chi crede, la sua presenza è più reale e più forte di quella visibile. Paradossalmente la festa dell’Ascensione di Cristo fa comprendere che il Vangelo è più grande della persona di Cristo: infatti egli nasce, agisce e muore per dare testimonianza dell’eu-anghelion, buona/bella notizia. Ora egli lascia posto a chi crede, al discepolo, a cui spetta camminare con le sue gambe, senza attaccarsi nemmeno all’esperienza religiosa.
Per capire il senso di quanto detto, è cosa utile confrontarsi con altre esperienze religiose.
Durante lo zazen giapponese (derivato dalla corrente buddhista cinese), il praticante molla tutti i pensieri che passano per la sua mente, quelli cattivi come quelli buoni, compresa l’immagine di Cristo o di Budda. Il cammino di fede non consiste nell’inseguire una immagine sacra prodotta dalla mente umana, ma nel convertirsi a Dio. Un antico motto dice: se incontri Budda, uccidilo! Budda non è un idolo che si può incontrare lungo la strada, ma è l’energia che permette di continuare a camminare facendo tesoro di ogni incontro. Come il Vangelo è la bocca del maestro che l’annuncia e l’orecchio del discepolo che l’ascolta, nel buddismo il Darma è il principio vitale che, nascosto in tutto, suscita in ogni cosa il senso dell’esistenza; il suo significato è più ampio e complesso di quello cristiano, ed è meno giuridico delle attuali concezioni occidentali che privilegiano la consapevolezza e la libertà piuttosto che il concetto di obbligo. Nell’uno e nell’altro caso, al centro c’è il Messaggio, non la Persona.
[Si  può avanzare l’ipotesi che Cristo, ascendendo al Cielo, abbia voluto lasciare in eredità a tutti gli esseri umani della terra, una visione del vangelo dilatata aldilà di quella che le prime comunità (chiamate chiese) ritenevano ormai l’unica e giusta eredità, tanto che si sentivano ormai staccate dalla religione ebraica. Cristo invece lancia il suo messaggio salvifico estensibile a tutti gli esseri umani. Egli lo propone ai suoi, ma non lo impone né lo sovrappone ad altre fedi, culture, religioni]
Il vangelo di Marco termina col versetto 8 del cap.16.
I codici offrono diverse finali, e quella canonica (che leggiamo) probabilmente non è di Marco; è un’aggiunta operata dalle comunità per non concludere il racconto col v.8 dove si parla ancora di paura: … non dissero niente, perché avevano paura.
Il brano che si legge in questa domenica originariamente era forse un testo kerygmatico, nel quale venivano presentati in modo succinto gli eventi pasquali. Si tratta di un testo molto antico, noto già a Taziano e a Ireneo (II sec.), che a ragione è stato definito un’autentica reliquia della prima generazione cristiana. In esso è evidenziato come la risurrezione di Gesù comporti, per una esigenza intrinseca, la missione universale. Gli altri evangelisti, ne hanno fatto il contenuto essenziale del mandato consegnato dal Risorto agli undici discepoli; mandato che il vangelo di Marco, nella stesura originaria, non menzionava nemmeno. Invece nella finale canonica questo mandato viene esplicitato da tutti e quattro i vangeli.
La collocazione dell’episodio è nello stesso luogo dell’Ultima Cena, mentre per Luca è un luogo non precisato …fuori, verso Betania; negli Atti degli Apostoli si parla del banchetto nel cenacolo, e in Matteo viene evocato ancora il contesto del cenacolo e viene evidenziata la scena e i sentimenti degli apostoli con tre verbi: Videro… si prostrarono…dubitarono
Tutti e tre i sinottici convergono nel dire che Gesù si è congedato dai suoi in una teofania, che va letta in due dimensioni: quella eucaristica (Marco e Atti) e quella cosmica (Matteo e Luca). Ecco perché i grandi iconografi orientali hanno dato a questa scena una solennità cosmica (generalmente l’icona è costruita lungo un asse verticale che ha al centro, nel riquadro più grande, la Croce di Gesù, con alcune scene laterali, a commento e completamento del racconto evangelico. In uno scomparto distinto, si vede la Vergine Maria, circondata dagli angeli).
In sintesi, dobbiamo leggere l’Ascensione come una pagina di vita della prima Chiesa e la rielaborazione dell’evento da parte delle tre comunità e in tempi diversi. Ci vorrà la Pentecoste perché la prima Chiesa imbocchi la via della missione. Allora i discepoli comprenderanno che, per ritrovare il Maestro, dovranno partire per la Galilea (Matteo 28,7): la Galilea delle genti, cioè il mondo. E proprio di questo ‘esodo’ Marco è testimone negli ultimi versetti del suo Vangelo.

b) ANALISI TESTUALE
15 [In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro]: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
In questo versetto è importante notare che non viene utilizzato il titolo di apostoli e che il mandato missionario è universale. Ma in questo contesto non si può far riferimento all'idea di vangelo propria di Marco, bensì ad altri testi del NT.
Mentre il versetto precedente (che in questa domenica non viene letto) riprendeva il tema dell'incredulità degli undici circa la resurrezione di Gesù, ora invece l'incarico di predicare sembra indicare che essi sono ormai credenti.
Andare in tutto il mondo significa più cose: 1) non esiste più un luogo geografico determinato, nemmeno la Palestina, dove il Signore è circoscritto, e quindi Lui non va cercato qua o là; 2) il Vangelo non è riservato ai discepoli, ma è di tutti, e quindi va annunciato fino agli estremi confini della terra; 3) il discepolo, che parte per evangelizzare e portare il grande Annunzio, ha la stessa grandezza e autorevolezza del Maestro (anzi in Gv14,12 si racconta che Gesù abbia detto: Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre).
16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
La reazione all'annuncio, fede o incredulità, con i corrispettivi salvezza e condanna, richiama Gv 3,18. [La condanna per chi non crederà può urtare la sensibilità di chi legge: è mai possibile in un Dio misericordioso la condanna categorica di chi non crede? Si può essere d’accordo con la perplessità di fronte a tale frase, ma non bisogna mai dimenticare che quanto è stato scritto forse è nato dal timore delle prime comunità di fronte al lassismo che s’insinuava in esse (ancor oggi, o soprattutto oggi, di fronte alla verità, è facile scambiare la libertà con l’indifferenza o con un vago senso di libertarismo)     
17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove; 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno.
L'annuncio è accompagnato da segni che, a differenza di quanto affermava lo stesso Marco al cap.8, hanno un significato positivo in quanto sono una conferma per coloro che già credono e mettono in luce il potere di Cristo.
Ed ecco quali sono i segni.
- scacciare i demoni: è combattere la forza del male che distrugge la vita. La vita di molte persone migliora perché sono entrate nella comunità e hanno cominciato a vivere la Buona Novella della presenza di Dio nella loro vita.
- parlare nuove lingue: vuol dire cominciare a comunicare con gli altri in modo nuovo. A volte ci incontriamo con una persona che non abbiamo mai visto prima, ma sembra che l'abbiamo conosciuta da tempo; questo avviene perché parliamo la stessa lingua, la lingua dell'amore.
- vincere il veleno: ci sono molte cose che avvelenano la convivenza. Molti pettegolezzi che distruggono la relazione tra le persone. Chi vive alla presenza di Dio riesce a non essere disturbato da questo terribile veleno.
- cureranno i malati: in chi ha una coscienza chiara e viva della presenza di Dio, dimostra di avere una cura speciale verso le persone escluse ed emarginate, soprattutto verso i malati.
19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. L'ascensione di Gesù è narrata come nel libro degli Atti: ha sullo sfondo l'immagine biblica del mondo e un riferimento alla salita al cielo di Elia.
A Gesù viene attribuito il titolo di Kyrios; l'espressione Signore Gesù è tipica di Paolo e degli Atti. L’indicazione sedette alla destra di Dio fa supporre che l'autore si sia riferito ad un testo in uso nella prima comunità, nella quale si professava la fede nella glorificazione e intronizzazione del Risorto.
20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
Anche questa conclusione (che ha dei collegamenti con un testo del Padre della chiesa Giustino) induce a pensare che sia stata scritta dalla prima comunità dopo un certo periodo di predicazione; una comunità che ha constato la presenza e l'aiuto del Risorto e ora si sente chiamata a fare ‘le sue veci’ (i Padri della chiesa affermavano: noi siamo le mani e le braccia di Dio.
La fede in Gesù risorto ed asceso al Cielo è lo spazio di azione della grazia e della sua fecondità. La chiesa evangelizzatrice è, semplicemente, una chiesa credente.
Marco non ricorda esplicitamente il dono dello Spirito, ma è evidente che la testimonianza dei credenti e la perenne presenza del Risorto sono il frutto dell'effusione dello Spirito Santo (che celebreremo solennemente la prossima domenica a conclusione del ciclo celebrativo pasquale).

c) FEDE e PREGHIERA
La fede è dono di Dio, dono da invocare. La preghiera non è recitazione di formule, nasce da un cuore che impara giorno dopo giorno a meditare, a cogliere in ogni situazione motivo per porsi di fronte alla presenza di Dio, a vivere la fede. Dio la dona a chi si impegna instancabilmente a stabilire un rapporto di unione con Lui.
Le citazioni qui riportate possono aiutarci a pregare ed a vivificare la nostra fede.

= Un testo rabbinico usava questa bella immagine: "La Torah rassomiglia a una bella ragazza nascosta in una stanza del suo palazzo. Per amore di lei, l'innamorato osserva tutta la casa, guardando in tutte le direzioni, in cerca di lei. Lei sa tutto questo e apre un po’ la porta e lui solo la vede. Così è la parola della Torah: che rivela se stessa agli innamorati che la cercano. Quindi la chiave di interpretazione e di incontro è l'amore".
= Bruno Secondin: Questo è il mistero divino che anima e riempie la nostra esistenza. Il mistero ci viene consegnato in un libro dove c’è la descrizione parziale, frammentaria e lacunosa di un'esperienza intensa e inesprimibile, anzitutto vissuta, e poi solo in parte raccontata e scritta. Ed è trasmessa non solo perché sia conosciuta, ma perché diventi nuova esperienza e nuova comunione.
= Bernanos :Tutto è grazia.
= A. de Saint-Exupery: Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi.
= Giovanni della Croce: Fuori da Dio, tutto è stretto - Il Padre pronunciò la Parola in un eterno silenzio, ed è in silenzio che essa deve essere ascoltata … Il luogo della Parola, l'origine della Parola è il Silenzio -
= Gregorio I: Eloquia Dei crescunt cum legente, ma tanto più crescono se i lettori si confrontano.
= Meister Eckart: Poiché il mio occhio non ha colore, può discernere il colore.
Passò [Dio] per questi luoghi con sveltezza, e soltanto effondendo / lo sguardo con mitezza / li lasciò rivestiti di bellezza.
= Maritain: L’uomo è come un mendicante del cielo.
= Gandhi: Dio non è complicato: è semplice. Non occorre difficoltà a raggiungerlo: ci vuole semplicità.
= Pier Damiani: L'amicizia è un gradino della scala dell'amore per Dio; nel viso dell'amico si riflette il volto di Cristo.
= Ez 36,26: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
= Gv 4,21-23: Credimi, donna - dice Gesù alla donna samaritana - è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.
= Rm 12,2: Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.
= Luca 6,26: Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, allo stesso modo, infatti, facevano i loro padri con i falsi profeti.
= Sal 4. 2: Nella tribolazione mi hai allargato!
= Sal 46, 8: Beato colui che conosce il giubilo. –
= Sal 76, 3-4. L’anima mia rifiuta ogni consolazione: mi ricordo di Dio e trovo gioia
= Sal 44,11: Siate liberi [dalle altre cose] e vedete quanto è soave il Signore.


Per chi crede, la presenza divina è più reale e più forte di quella visibile

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