venerdì 25 agosto 2017

DOMENICA XXI T.O. anno A


DOMENICA XXI T.O. anno A

 

Mt 16, 13-20

In quel tempo, Gesù, 13 giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?. 14 Risposero: Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti. 15 Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia?. 16 Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. 17 E Gesù gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

C o m m e n t o

 

1) UNO SGUARDO D’INSIEME

Nella liturgia del 29 giugno per la solennità di Pietro e Paolo è già stato presentato il brano che rileggiamo in questa domenica, in cui è messa in risalto la figura di Pietro, ritratto a Cesarea di Filippo, città edificata in onore a Cesare (venerato come divino), nel momento in cui viene investito da Gesù della più grande responsabilità nei riguardi della comunità (chiamata da Matteo ekklesia, chiesa).

Gli altri passi liturgici sono molto pertinenti rispetto al tema centrale, in quanto, pur non parlando direttamente di Pietro, pongono al centro la sua figura nell’atto di professare la sua fede, come si legge nel passo del vangelo di oggi. Le sue parole ardenti non meravigliano dato il  suo carattere immediato ed impulsivo. Piuttosto fanno avanzare qualche dubbio, perché si potrebbe ripetere la situazione di quando, subito dopo aver detto di essere pronto a morire con il suo Maestro, alla sua cattura lo segue da lontano e lo tradisce per tre volte.

Subentra subito una domanda che non possiamo trascurare di porci: come mai Gesù sceglie  Pietro? Di primo acchito questa scelta, dati i precedenti, sembrerebbe non appropriata. La scelta dovrebbe rispecchiare sia la figura di Pietro sia quella degli altri appartenenti alla comunità. Si potrebbe dire, con un po’ di buon senso, che tutti sono chiamati ad assolvere un compito più grande di loro e della situazione in cui si trovano: all’esterno vivono in un mondo ostile (pagano e dominatore) e all’interno la comunità è ancora disintegrata.

Ma chi avrebbe il coraggio di dire che Gesù avrebbe dovuto scegliere l’uomo forte e dare corso ad una società di perfetti? Invero c’è tutto un mondo nuovo da costruire; ma soprattutto si tratta di rompere le fila dell’osservanza ottusa alla Torah perché i profeti non sono stati ascoltati e ora che il Messia-Cristo ha esaurito il suo compito con la fine da crocefisso, non è ancora nemmeno riconosciuto dai suoi:

La situazione è complicata. Come costruire quell’Israele nuovo e nello stesso tempo in perfetta continuità con l’Antico tanto da esserne il compimento, come Matteo cerca di dimostrare nel suo vangelo?

[Qui debbo esprimermi in maniera personale]

Mi chiedo chi capisse Matteo quando  scriveva il suo vangelo dalle idee nette e precise, ma che resta… tutto da capire se non lo si studia.

… Sennonché, rileggendo tutte le letture della liturgia, incontro Paolo che mi offre il miglior commento all’investitura di Pietro e mi fa fare marcia indietro; e la faccio fare anche a chi legge.

 

2) PAOLO NELLE LETTERA AI ROMANI

Paolo nella lettera ai Romani esclama: O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! / Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! / Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?/ O chi mai è stato suo consigliere? / O chi gli ha dato qualcosa per primo / tanto da riceverne il contraccambio? / Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. /  A lui la gloria nei secoli.

La trascendenza che Paolo evidenzia nei riguardi di Dio non ritrae una sua presunta incomunicabilità. Dio, al contrario, si apre e comunica la sua vita in tutte le dimensioni, poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose; e il miglior modo di entrare in dialogo con Dio è il vivere in comunione con tutte le altre creature, innalzando canti di lode e di gratitudine: A lui la gloria nei secoli.

In Paolo la prospettiva iniziale si capovolge subito. Le vie di Dio sono insondabili, non perché oscure, ma perché troppo luminose (il mistero è abbagliante e perciò nelle vie della conoscenza esso rimane accecante per troppa luce) e l’agire di Dio è più radicale della nostra speranza.

Quando Pietro si apre a questa dimensione, Gesù gli cambia il nome da Simone in Kefâs, Pietro.

Saranno la fragilità e la debolezza nella sequela di Gesù che permetteranno a Pietro di parlare da esperto della misericordia del Signore? Egli infatti, mentre gli altri non sanno rispondere, confessa l’identità di Gesù Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

In ebraico l’espressione figlio di Dio, ben Elohim, era un titolo applicato quasi sempre al Messia e al popolo di Israele; ma qui Pietro confessa nellidentità di Gesù un ulteriore significato: i primi significati potevano essere usati ad uso politico, mentre Matteo accenna ad un significato spirituale più profondo.

Quel che Pietro conosce di Gesù non è frutto di percezione umana. E’ dono di Dio, frutto della Luce che si irradia da Lui. Dono che esige alcune caratteristiche da parte di chi lo riceve. Matteo ne ricorda alcune: docilità a lasciarsi interrogare, ad approfondire ogni giorno di più il senso dell’appartenenza a Lui; e perseveranza contro l’immancabile tendenza a riposare su certezze scontate.

Sono doti che si addicono proprio a Pietro, benché egli non si vanti di averle; la sua debolezza, unita alla sua impulsività hanno bisogno soltanto di essere sorrette dalla mano del Gesù così entusiasticamente seguito, e altrettanto poco ‘meritato’.

 

3) COSA DICE LA GENTE DI GESU’

Ma Gesù, prima di chiedere a Pietro come lui Lo percepisse, aveva voluto conoscere l’opinione della gente.

E’ facile dare le stesse risposte della folla e confondere Gesù con un rigido asceta come poteva essere Giovanni Battista. E' facile anche vedere associata la figura di Gesù a quella di Elia, il grande profeta che per difendere la purezza della fede, fece uccidere tutti i sacerdoti di Baal. Facile anche vedere in Gesù un nuovo Geremia -VI sec. a.C.-, il profeta che non si limitava a denunciare il peccato, ma voleva scoprirne la causa, e riuscì a capire che la conversione vera richiede il cambiamento del cuore.

Eppure ciascuno di questi tre precursori esaspera uno degli aspetti che troviamo in Gesù, sia pure molto ridimensionati.

Ed ecco un altro tipo di risposta, ottenuta attraverso la relativa domanda fatta al gruppo dei discepoli: Ma voi, chi dite che io sia?. L’intuizione di Pietro si esprime nel riconoscere che in quell’Uomo di Nazareth si rivela il Mistero di Dio.

L’espressione utilizzata da Simone per parlare di Gesù è Figlio del Dio vivente. Questa parola la troviamo nell’Antico Testamento in Osea 2,1 ed è riferita al popolo degli Israeliti: Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare ne contare. E avverrà che invece di dire loro: Voi non siete mio popolo si dirà loro: Siete figli del Dio Vivente.

Gesù considera che questa intuizione non è solo derivata dalla percezione e dalla ricerca, ma è frutto della grazia. E in nome di questa fede, a Pietro viene assegnato il compito di essere punto di riferimento per la comunità. La fede che gli è richiesta non si può trasformare in autoritarismo. E in realtà Pietro, col suo pentimento radicale, si propone il servizio umile e disinteressato alla comunità, fino a dare - questa volta sì - la propria vita.

La chiesa non sarà mai né di Pietro, né di altri, ma del Signore (Kýrios). E Pietro ne sarà il servo [non posso nascondere la mia paura di fronte al termine servizio, usato, com’è di fatto, per coprire il termine potere….]

 

4) QUALE AUTORITA’ E’ CONFERITA A PIETRO

Non c’è chi non possa dedurre, da quanto detto, che l’autorità conferita a Pietro deve dissociarsi dal potere; deve, anzi, opporre la massima resistenza al fascino che la carne e il sangue potrebbero subdolamente introdurre nel momento di assolvere un compito tanto prestigioso.

I limiti di Pietro sono rispondenti alla logica divina: Gesù sceglie Pietro, o meglio, Pietro si lascia scegliere per le sue debolezze, vera pagella per definire un’identità tutta e unicamente fondata sulla relazione con Gesù. A Pietro che professa la sua fede in Cristo, Lui risponde confessando la sua fiducia in Pietro. Più che preoccuparsi di definire con esattezza il suo nome e il suo mistero, Pietro  deve continuare a fidarsi di Lui, senza sapere bene il perché.

E' decisivo il legame tra Gesù e Pietro. Il rapporto tra i due genera la reciproca conoscenza, genera la chiesa. Il legame tra i due è il sfondamento della chiesa.

La chiesa non sarà mai né di Pietro, né di altri, ma proprietà del Signore (Kýrios), in cui opera il popolo di Dio, guidato da Pietro, a cui sono consegnate le chiavi. C’è subito da dire che si tratta di immagini semitiche, di cui troviamo traccia nell’Antico Testamento (cf,per esempio, Is 22,22), il cui significato è che Pietro sarà abilitato ad interpretare la Legge e i Profeti, quale rappresentante di Cristo.

- Colpisce alla fine del brano, che Gesù scongiuri i suoi discepoli di non divulgare la notizia di essere lui il Messia, poiché avrebbe potuto essere fraintesa. E colpisce ancor più che, nei versetti seguenti,  debba ancora spiegare ai discepoli che cosa significhi veramente la sua messianicità, cioè che la gloria debba passare attraverso la sofferenza, la passione e la morte fino alla risurrezione, quando Cristo apparirà veramente in tutta la sua pienezza. Davvero Pietro ha da fare con discepoli dalla testa dura più della sua, che, almeno, lo fanno esplodere in frasi esaltanti…

venerdì 18 agosto 2017

DOMENICA XX T.O. anno A


DOMENICA XX T.O. anno A

 


Mt 15,21-28
In quel tempo, 21 partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone.
22 Ed ecco, una donna cananea che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!».
24 Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25 Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
  28 Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
 
C o m m e n t o

 

1) PREMESSA
*Noi, esseri umani, siamo tentati di pensare, con una punta di meschina e falsa religiosità mista a gelosia, che il Dio da noi conosciuto e adorato nella fede, appartenga a noi, e non possa e non debba appartenere ad altri. Esigiamo una specie di esclusiva e non ammettiamo intrusi ed interferenze.
Le letture In questa domenica rivelano una verità esattamente contraria: Gesù, di fronte alla fede grande, viva e sincera di una donna Cananèa, estranea quindi al mondo giudaico, le accorda il miracolo di potersi affidare a Lui e quindi di ottenere il miracolo della guarigione della figlia. Infatti la fede fa spazio a Dio ed annulla ogni confine; consente a Dio di entrare anche là dove Lui non è esplicitamente conosciuto e adorato. Non è sufficiente etichettarsi credenti se non si è guidati, sorretti ed illuminati dalle fede vera.
* Isaia, profeta dell’VIII secolo a.C., afferma che gli stranieri, anche se pagani infedeli, quando aderiscono a Dio, non soltanto non vengono esclusi, al contrario Lui pronunzia per bocca del profeta la frase: la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli.
Il salmo 66 della liturgia odierna recita così: Popoli tutti lodate il Signore…
E Paolo, nel brano della sua lettera, spazia ormai nella luce della redenzione e della risurrezione, parlando di salvezza universale.
* I giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire così commentano: Ormai questo messaggio di ecumenismo è giunto a tutti i cristiani, anche se essi purtroppo sono ancora lontani dal formare, come vuole Cristo, un solo ovile sotto un solo pastore. Questa comunque è stata la preghiera di Gesù: perché siano tutti uno.
2) A n a l i s i di versetti fondamentali
21 si ritirò: con questo verbo, prediletto da Matteo, viene indicato il ritiro e, alla lettera, l’inoltrarsi in una regione (chòra, appartata; da qui proviene la parola anacoreta, che indica chi si ritira in una zona ignota.
Tiro e Sidone: questa coppia di nomi di città ricorre spesso nell'AT in oracoli di sventura; sventura relativa, perché la loro rovina è funzionale alla conversione al Signore, proprio come accadrà alla cananea e come era stato profetizzato da Zaccaria. Da queste regioni proviene un tipo di rovina religiosa e morale per il loro “adulterio fornicatore” contro il Signore. Ma, come rileva Ilario di Poitiers, “bisogna esaminare la figura della cananea a partire dall'efficacia dei termini usati da Matteo. Lei che esce dal suo territorio, abbandonando i pagani di un altro popolo, sarà giustamente considerata come l'immagine dei proseliti, e la figlia per la quale prega come l’immagine del popolo dei pagani.
Inoltre la cananea è donna, ed è noto quale fosse la mentalità giudaica del tempo nei riguardi di esse: “Yossè, figlio di Yochanan soleva dire:… non intrattenerti a lungo con una donna; e se ciò è inteso per la propria moglie, lo è tanto più per la moglie degli altri.. Per questa considerazione i dotti hanno detto che chiunque conversi molto con le donne, causa del male a se stesso, perché si distrae dallo studio e finisce per meritarsi la Gehenna.
Ma l'Autore sacro da questi presupposti più che negativi fa spiccare la virtù della donna, che implora: Pietà di me, Signore, figlio di Davide!
Questa formula è come il background culturale della cananea: all'uso ellenistico di rivolgersi con la parola kùrios a un personaggio avvertito come divino, si accompagna l'acclamazione strettamente giudaica al Messia figlio di Davide. Commistione che non deve stupire più di tanto se teniamo in considerazione l'esegesi di Ilario, il quale ritiene la cananea una proselita, cioè una pagana già convertita al giudaismo.
24  rispose: Gesù parla solo rispondendo; ogni sua affermazione è la risposta ad un'interpellanza. In greco ciò appare ancor più evidente per il ripetersi del medesimo verbo, apokrìnomai, rispondere, ai vv. 23.24.26.28. Ciononostante, è sempre il Signore ad avere l'iniziativa, dal momento che è Lui a volere che noi domandiamo.
Non sono stato inviato - dice Cristo, riferendosi alla cananea - se non alle pecore sperdute della casa d'Israele. Ma lei insisteva gridando, continuava a pregare, a bussare, come se già avesse sentito dire: Domanda e riceverai, cerca e troverai, bussa e la porta ti verrà aperta..
La qualificazione pecore perdute è anch'essa ricca di richiami vetero-testamentari
La prima lettura di questa Domenica ci dà un ottimo esempio di come comprendere le parole di Gesù alla luce dell'AT (e non solo viceversa!): è infatti la profezia di Isaia a rivelare l'intima portata dell’espressione  casa, òikos di Israele: li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. Ed ecco l’analogia con la frase della donna: eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. E’ da notare la volontà di addolcire, tramite la scelta della forma diminutivo-vezzeggiativa, il termine kùon, che significa cane, animale impuro che nella Bibbia è sovente termine di paragone per i pagani.
* 25 La preghiera della cananea, si prostrò...aiutami, si rivela la preghiera perfetta di una pia israelita. Oltre all'atto del prostrarsi (da proskunèo), in cui abbiamo visto coinvolti i discepoli la Domenica scorsa, oltre che il modo di invocare aiuto a Dio delle donne e dei discepoli alla Resurrezione, sono di sapore fortemente islamico. Ciò è una spia linguistica per comprendere come ci sia un disegno d'amore anche dietro le dure parole del Signore: Cristo si mostrò indifferente verso di lei, non per rifiutarle misericordia, ma per infiammare il suo desiderio; e non solo perché esso fosse più ardente, ma anche perché fosse messa in risalto la sua umiltà; virtù dipinta a più vivi tratti nel versetto 27:
27 … le briciole che cadono… Il verbo pìpto, richiama fortemente i temi affrontati nella seconda lettura di questa Domenica. In Rm 11,22 leggiamo infatti: Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti (pìpto); verso di te invece la bontà di Dio, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai tagliato via.
Con questo confronto comprendiamo in termini chiari che quanto Paolo afferma nella seconda lettura è già in nuce nel vangelo di questa domenica: se il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti? L'Apostolo è andato a scuola da questa umile e disprezzata donna cananea, la quale, grazie all’incontro con Gesù, si scopre teologa e maestra di preghiera.
28 La nobiltà dell’animo della cananea è ora additata da Gesù stesso, quando la chiama γύναι, gùnai, donna: titolo di nobiltà, che si usava per le regine e per le grandi personalità.
Ma la glorificazione di questa donna si spinge ancora oltre. C’è un richiamo alla parola di Genesi: E la luce fu!  L’equivalente è: E da quel momento sua figlia fu guarita.
In questo racconto la protagonista resta la donna straniera. E’ lei che con la sua parola fa apparire il Vangelo come la buona notizia che Gesù annunzia, anzi è Lui la buona notizia. Attraverso l’immagine dei cagnolini, o meglio dei cani domestici, la donna spezza ogni confine ideologico e indica una possibile realtà da salvare.
Ciò che qui avviene è il miracolo dell’incontro. A causa di questo Gesù inaugura una nuova fase: la pagana mette ‘al mondo’ Gesù, gli fa scoprire l’universalità della sua missione (Élian Cuvillier).
Non possiamo non mettere in evidenza come per Gesù l’incontro con un’altra persona è vero nella misura in cui non solo Egli cambia chi incontra, ma subisce anche Lui un cambiamento in se stesso proprio a causa dell’incontro. Gesù si sente un ebreo, un figlio di Israele, appartenente al popolo delle promesse e delle benedizioni, al quale è destinata in primo luogo la sua missione. E tuttavia sa anche che la storia della salvezza riguarda tutta l’umanità e che l’ascolto della sofferenza dell’altro - un ascolto mai escludente - fa parte della sua identità di Servo del Signore che si addossa fragilità e malattie delle moltitudini.
 
3) Il significato profondo della Parola odierna
attraverso una trama costruita da Matteo
* L’incontro di Gesù con la samaritana serve a Matteo per porre il problema dell’ancestrale inimicizia tra Giudei e Cananei. Dal momento che Israele e Canaan abitavano nelle stesse regioni, la loro opposizione veniva da antica data. Mentre per i pagani era possibile diventare proseliti dei Giudei, per gli abitanti di Canaan era cosa assolutamente proibita. Nei confronti dei popoli come gli Amorrei, Gebusei, Cananei, la Legge aveva dato degli ordinamenti precisi: tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia (cfr. Deteuteronomio 7).
Nonostante tutti quei pregiudizi basati su differenze sociali e religiose che comportavano il disprezzo reciproco, la donna cananea (cioè fenicia) si rivolge a Gesù come Signore, figlio di Davide, e chiede pietà. La donna vede in Gesù un inviato di Dio (Signore) che può soccorrerla, ma, allo stesso tempo, chiamandolo figlio di Davide vede in lui il successore del re di Israele, il quale, mediante la violenza, aveva costituito il suo regno.
La cananea, riconoscendo in Gesù il figlio di Davide, re dominatore dei pagani, stabilisce in anticipo la delimitazione della sua attività nei confini di Israele. Lei si considera, pertanto, inferiore e esclusa dalla salvezza portata dal Messia, ma, nonostante questo, chiede a Gesù che intervenga per guarire sua figlia.
Nel vangelo di Matteo il titolo figlio di Davide era stato adoperato da due ciechi (Mt 9) per rivolgersi a Gesù. La loro cecità è figura della mentalità tradizionale sulla supremazia di Israele, che impedisce di percepire la novità del messaggio di Gesù (cfr. Mt 12,23).
*Se leggiamo attentamente il testo di Matteo, che leggiamo oggi, ci accorgiamo come la costruzione del brano sia ricalcata sui testi dell’AT. L’episodio, il racconto, è tutta una esplicitazione di quanto troviamo nei Profeti – primo fra tutti Isaia, sec. VIII a.C. – e nel Salterio; mentre Paolo, nutrito di cultura biblica prima della sua fulminea conversione al cristianesimo, mette in evidenza (sempre nel nostro brano) che bisogna lavorare su più fronti, perché l'ecumenismo non è un processo unilaterale di una religione rispetto ad un'altra. infatti ci vuole dialogo e tempo necessario per maturare e andare nella direzione giusta: la grande speranza che nutre l'apostolo delle genti nel suo cuore di missionario del vangelo è quella della salvezza per tutti. Per l’evangelista coloro  i quali costituiscono il vero Israele sono i giudei che, prima si riferivano al Messia nella speranza, mentre ora lo incontrano nella fede e nella certezza. Il Regno di Dio è per i chiamati a riconoscere il Cristo come Colui che svolge la sua azione all’interno di una situazione concreta, con la quale ci sarà un confronto-scontro, ma anche l’incontro con la sua persona.
Allora chi studia il suo vangelo, deve necessariamente conoscere l’Antico Testamento e riconoscere in Cristo il catecheta che guida i giudei e gli altri popoli a farsi suoi discepoli.
 
P e r s o n a l e
E’ bello imparare da un maestro come Gesù. Sento il bisogno di riconoscerlo in tutti gli eventi e in tutti gli incontri della mia vita. Sapere che la figura della Cananea è costruita dall’Autore, non solo non mi disturba, anzi mi aiuta a riconoscere la presenza di Cristo anche nei fatti più laceranti: tutti sono serviti a farmi conoscere me stessa, e a farmi sentire guidata dalla mano di Dio. Senza questa mi sarei smarrita.
- Aiutami, e fa’ che possa, a mia volta, aiutare gli altri…   

domenica 13 agosto 2017

Festività di Maria Assunta in cielo


a) PASSI BIBLICI INTORNO A MARIA

E’ Luca l’evangelista che maggiormente dipinge la figura di Maria  nel suo vangelo

 

Quando ancora Maria era all'oscuro di tutti gli avvenimenti che di lì a poco le sarebbero accaduti un angelo del Signore andò a far visita a Zaccaria. Costui era un sacerdote ed aveva per moglie una donna di nome Elisabetta, ma non avevano figli perché lei era sterile ed inoltre erano già piuttosto avanti con l'età.

Un giorno, mentre Zaccaria prestava servizio nel tempio, gli toccò in sorte di fare l'offerta dell'incenso. Questa consisteva nel portare l'incenso offerto nel "Santo", la parte più segreta del Tempio, mentre tutto il popolo pregava al di fuori.

Ad un certo punto gli apparve un angelo del Signore alla destra dell'altare dell'incenso. Zaccaria nel vederlo si spaventò, ma l'angelo gli disse: Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d' Israele al Signore loro Dio. Lui gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto.  

Zaccaria si stupì di tale messaggio perché sapeva bene che Elisabetta era sterile ed inoltre erano anche anziani; perciò rispose all'angelo esponendogli questi timori. Ma l' angelo  disse: Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo.

Intanto il popolo che aspettava fuori stava iniziando a preoccuparsi perché non vedevano più uscire il sacerdote. Quando Zaccaria finalmente uscì, cercò di far capire quello che era accaduto, ma non poteva perché era diventato muto e poteva solo gesticolare (per riprodurre)l'accaduto. Poco tempo dopo Elisabetta capì di essere in attesa di un figlio e per cinque mesi stette nascosta alla vista del popolo.

L'ANGELO GABRIELE SI PRESENTA A MARIA

Quando Elisabetta era ormai al sesto mese di gravidanza, l'angelo Gabriele si presentò in una città della Galilea chiamata Nazareth, ad una vergine. Questa vergine si chiamava Maria ed era promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe. Entrando nella sua casa l'angelo disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. Maria, ascoltando queste parole e vedendo l'angelo, si spaventò e si domandava quale fosse il senso di quelle parole. Ma l'angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre  e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.

Allora Maria disse all'angelo: Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile : nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l'angelo partì da lei. 

MARIA IN VISITA DA ELISABETTA

Dopo l'annuncio dell'angelo Maria si mise in viaggio verso la montagna per raggiungere una città di nome Giuda dove vivevano Zaccaria ed Elisabetta. Quando vi giunse, andò in cerca della loro casa e nel momento in cui vi entrò salutò Elisabetta; in quel momento Elisabetta sentì il bambino sussultarle nel grembo e, piena di Spirito Santo, esclamò: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell' adempimento delle parole del Signore.

Il MAGNIFICAT

Allora, a queste parole, Maria disse:

L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l' Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Maria rimase da Elisabetta circa tre mesi e poi tornò a casa sua.

NASCITA DI GIOVANNI

Giunse, quindi, il giorno del parto per Elisabetta, la quale partorì un figlio. Tutti i vicini ed i parenti alla notizia si felicitarono con lei ringraziando il Signore per quell' atto di misericordia che le aveva concesso.

Secondo la legge del tempo all' ottavo giorno, dopo la nascita di un bimbo maschio, lo si doveva circoncidere; quando alla casa di Zaccaria arrivarono le persone preposte a questo atto, dissero che avrebbero chiamato il bimbo con il nome di suo padre. Ma Elisabetta intervenne dicendo che lo si sarebbe chiamato Giovanni. A quelle parole rimasero tutti stupiti perché nella sua famiglia non c' era nessuno con tale nome e dargli il nome di Giovanni non avrebbe avuto senso.

A questo punto iniziarono a domandare a Zaccaria, con dei cenni, come voleva che si chiamasse suo figlio. Egli fece capire di volere una tavoletta per scrivere il nome del figlio e quando gliela diedero scrisse: "Giovanni è il suo nome". Ci fu chiaramente lo stupore generale, ma in quel momento a Zaccaria gli si sciolse la lingua ed iniziò a nuovamente a parlare benedicendo Dio.

Tutti capirono che era accaduto qualcosa di soprannaturale e la notizia si sparse per tutta la regione montuosa della Giudea. Tutti si ponevano la stessa domanda nel proprio cuore: "Chi sarà mai questo bambino?"

Il Signore stava semplicemente preparando i suoi piani. 

IL "BENEDICTUS"

Zaccaria fu pieno di Spirito Santo e profetò dicendo:

Benedetto il Signore Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d' un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace.

Giovanni cresceva e si fortificava nello spirito. Egli visse in regioni deserte sino al giorno della sua manifestazione in Israele.

LA NASCITA DI GESÙ

In quei giorni, un decreto di  Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

All'epoca era governatore della Siria Quirinio. Tutti andavano a farsi registrare nella città più vicina. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth in Galilea salì in Giudea nella città di Davide chiamata Betlemme per farsi registrare insieme alla sua sposa, che era in attesa di partorire. Accadde che, mentre si trovavano a Betlemme si compirono per lei i giorni del parto. Diede così alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non avevano altro luogo dove andare e per loro non c'era posto nell'albergo.

I PASTORI IN VISITA DA GESÙ

In quella regione c'erano dei pastori che di notte vegliavano il loro gregge per paura dei ladri. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi si spaventarono, ma l'angelo disse loro: Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama.

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose nel suo cuore.

I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

GESÙ È PRESENTATO AL TEMPIO

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo

vada in pace secondo la tua parola;

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli,

luce per illuminare le genti

e gloria del tuo popolo Israele.

LE PROFEZIE DI SIMEONE ED ANNA

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano su di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima. C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova ed ora aveva 84 anni. non si allontanava mai dal Tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

LA VITA NASCOSTA DI GESÙ A NAZARETH

Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

GESÙ DODICENNE AL TEMPIO

I suoi Genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?. Ma essi non compresero le sue parole.

Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

 

b) LA FESTIVITA’ DI MARIA ASSUNTA IN CIELO

 

* Le feste che celebrano Maria Assunta in Cielo sono numerose e presentano immagini sempre diverse di Maria; una realtà che induce spesso ad un'obiezione, quasi che Lei non fosse sempre la stessa o assumesse un look diverso per ogni occasione. La soluzione non è difficile: è arduo ricordare senza richiami visivi e simbolici; Maria sembra voler associare i suoi messaggi, che sono richiami al Vangelo, ad un'immagine di sé ogni volta diversa, ricca di valore simbolico, quasi a facilitare visivamente, la comprensione. Anche l'arte trova nuove chance figurative.

* La festa dell'Assunta del 15 agosto, richiama alla mente una tradizione artistica molto popolare. In realtà questa è una delle feste mariane più antiche e accomuna cattolici e ortodossi.

Dedicata alla fine dell'esistenza terrena della Madre di Gesù, la festa ha assunto il nome di Assunzione nel mondo occidentale e di Dormizione di Maria nelle Chiese d'Oriente.

Venne definita dogmaticamente da Pio XII solo nel 1950, dopo un'ampia ricerca storica sulla fede della chiesa antica e sul modo di sentire del popolo cristiano.

* La dottrina - dice il padre De Fiores insigne teologo e mariologo - si basa su un testo apocrifo che si fa risalire al VI secolo, al cui interno però si può trovare un nucleo essenziale del II secolo. Si tratta di materiale antichissimo. Ciò vuol dire che già le prime comunità cristiane si interrogavano sulla sorte di Maria. Un tema su cui i Vangeli tacciono perché sono concentrati su Cristo: e allora, a supplire, arriva la fede dei primi cristiani, rivestita di devozionalità.

* Già nel V secolo infatti, il 15 agosto si celebrava solennemente a Gerusalemme, la festa della Divina Maternità, Theotokos, cui l'Assunzione è direttamente collegata.

* Con il diffondersi della letteratura apocrifa sul Transito di Maria, che annovera tra gli autori il vescovo Melitone di Sardi del II secolo, numerosi pellegrini affluivano sulla tomba della Vergine nella valle del Getsemani (una tomba vuota, ancora visibile oggi a Gerusalemme) su cui Teodosio avrebbe costruito la basilica del Getsemani. Secondo studi recenti qui sarebbe cominciata, il 15 agosto agli inizi del VI secolo, la commemorazione della morte e glorificazione della Vergine col nome Dormizione della Vergine Maria.

*Nel corso del VII secolo, la festa venne accolta a Roma col nome di Assunzione e divenne la più importante festa mariana dell'anno.

* Le prime raffigurazioni del Transito di Maria, posteriori alle distruzioni iconoclaste, risalgono in Oriente al sec.VII, in Occidente all'XI. Nel museo Nazionale di Monaco di Baviera c'è un avorio dell'VIII secolo, che rappresenta l'Assunzione corporea di Maria, la quale, con le braccia alzate nell'atteggiamento dell'Orante, è in piedi sulla lastra sepolcrale in procinto di sollevarsi alla presenza degli Apostoli.

L'iconografia più diffusa, quella orientale, si compie di due momenti: la Dormitio (la morte) e l'Assumptio Animae e Assumptio Corporis (Assunzione corpo e anima).

* A Sampeyre di Stroppo, nella piccola stupenda cappella della Natività del sec.XIV a destra dell'abside, troviamo, in mirabile sintesi, i momenti salienti del racconto apocrifo dello pseudo Giuseppe d'Arimatea, che ricalca specularmente il racconto della morte e risurrezione di Gesù.

Narra che l'arcangelo Gabriele avrebbe annunciato a Maria la sua morte porgendole un palmizio, simbolo di vittoria. Nella notte Maria, circondata dagli Apostoli giunti miracolosamente a Gerusalemme dai loro luoghi di missione, si addormenta nel sonno della morte. Cristo accoglie l'anima di sua madre diventata come un bambino e la consegna agli angeli. Durante la sepoltura Pietro e Paolo accompagnano il feretro, Giovanni col palmizio precede la processione. Ecco che molti non credenti cercano di profanare il feretro, il sommo sacerdote l'afferra per ribaltarlo, ma ha le mani tagliate e il popolo è accecato. Il sacerdote si converte, prega Maria e guarisce insieme al popolo. La Vergine è posta nel sepolcro. Il terzo giorno, riportata da Michele, l'anima di Maria si ricongiunge al corpo, viene Cristo con le legioni celesti: la Madre è assunta in cielo anima e corpo. Tommaso che non aveva assistito ai funerali, l’incredulo del racconto degli apostoli, apre il sepolcro e lo trova vuoto e profumato. Maria, ascendendo al cielo, gli getta la sua cintura e Tommaso crede.

Il dipinto di Stroppo presenta i due momenti; la Dormitio: Maria muore sul cataletto circondata dagli apostoli e Gesù in mandorla accoglie la sua anima; l'Assumptio: Maria in anima e corpo viene portata, secondo il modulo medioevale, dagli angeli in cielo e lascia cadere la cintura a Tommaso.

Nel XIV secolo la scuola di Giotto, a Padova , sviluppa la propria forma iconografica con una scena dell'Assunzione di Maria, nella Cappella degli Scrovegni ricca di umano afflato e insieme di un dinamismo coinvolgente

* Significativo poi, il ciclo dipinto nel santuario dell'Assunta a Piani di Imperia da Tommaso Biazaci nel 1488.

La narrazione, oggi incompleta, presenta, come un racconto per immagini, il testo dello pseudo Giuseppe d'Arimatea, suddiviso in scene racchiuse in riquadri e illustrate da didascalie. Il racconto è preceduto, nel loggiato sottostante, da una teoria di Sibille, profetesse pagane che avevano presagito il ruolo di Maria quale madre divina

Dal Rinascimento in poi la raffigurazione dell'evento si concentra sempre più sul momento dell'Assunzione corporea della Vergine con raffigurazioni fortemente coreografiche.

Tra quelle più note l'opera grandiosa del Correggio nella cupola del Duomo di Parma (1530); qui l'ascesa gloriosa della Vergine si diffonde su tutta la superficie della cupola e si realizza in quel roteare lento e grandioso del corteo angelico che trova soluzione in un tripudio di armonia colore e luminosità infinita.

Tiziano nella splendida collocazione della chiesa di S.Maria dei Frari di Venezia interpreta l'Assunta(1518), con le note altissime e vibranti del rosso contrapposte alla cromatismo terreste degli apostoli.

* In contrapposizione con queste opere, protagoniste del rinascimento maturo, si pone la Morte della Vergine, raffigurazione tutta umana, realistica e trasgressiva, che Caravaggio, pochi decenni più tardi, dipingerà a Roma per S.Maria della Scala in Trastevere.

L'opera di Correggio e di Tiziano sarà il punto di riferimento per la grande stagione pittorica settecentesca.

La nostra provincia è ricchissima, di chiese con affreschi dedicate all'Assunta.

Basti ricordare il ciclo che nel 1775 Carlo Scotti realizzava nel presbiterio della parrocchiale di Busca. Un'opera dalla grandiosa risonanza spaziale che sintetizza il ciclo dell'Assunzione: nella zona inferiore dell'abside, gli Apostoli guardano pieni di stupore e di sbigottimento il sepolcro vuoto e Maria che sale al cielo portata dal Figlio e da miriadi di angeli; in alto il corteo luminoso apre l'architettura sull'infinito dove la SS. Trinità attende la Vergine per incoronarla. L'opera si compie nel dinamismo plastico e spaziale dei grandi artisti del rinascimento, il cromatismo è settecentesco, mentre l'impianto compositivo è già neoclassico.

* Al termine della sua vita terrena, Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. La definizione che Pio XII volle fare nel giorno di tutti i santi il I° novembre 1950, spoglia il dogma dalle raffigurazioni apocrife e artistiche: Maria è assunta, cioè presa da Dio. La Madre di Gesù non  poteva essere soggetta alla corruzione. Cristo unì alla sua, la resurrezione della Madre e il suo corpo glorioso - anticipazione del nostro destino - ci rivela che nel piano di Dio nulla è vanificato: Gesù è il salvatore dell'intera persona umana.

 

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c) [UN AUTORE che non le manda a dire, così si esprime]

 

Cercherò di essere breve, ma voglio chiamare il vostro cervello a un piccolo sforzo. Sarei curioso e vorrei sapere come ognuno di voi, soprattutto chi ha la propensione all'analisi, cosa pensate quando sentite una frase come questa. "La Madonna è stata assunta in cielo". Cosa immaginate?

Il suo corpo, non abbiamo ancora deciso se morto o meno, è stato assunto… Da chi? Dagli Angeli, perché se fosse andata su da sola sarebbe stata un'ascensione come quella di Gesù.

Ecco come sarebbe nata tutta la questione. La Madonna è morta o no? Qualcuno si stupirà, ho riguardato il testo papale in cui si definisce il dogma e non trovo il problema della morte, che resta dunque un dibattito aperto.

Ora vi dirò il perché non voglio sbagliare e vi citerò le esatte parole: Terminato il corso della vita terrena, Maria fu assunta alla Gloria Celeste in corpo ed anima.

‘Terminato’ vuole dire che è morta? Non è definito.

Perché vi dico questo? Perché la definizione papale ha tenuto conto di tutto il movimento storico del pensiero attorno a questo fatto. É vero che un luogo sicuro della morte della Madonna non c'è. Andate a Gerusalemme, come sono andato io. Vi fanno vedere la chiesa in cui c'è la tomba della Madonna, tomba per modo di dire; andate a Efeso e vi dicono: ecco qui c'è la casa della Madonna, dove sarebbe vissuta gli ultimi anni della sua vita. A chi credere? Il principio di non contraddizione dice che non è possibile che sia morta in due luoghi, e poi non è possibile stabilire che sia morta o meno.

Ecco, ora ho messo lì il problema nella sua crudezza e vediamo come i nostri antichi avevano risolto il problema. Quando si andò a cercare il corpo di questa donna, nessuno lo trovò; allora gli orientali sapete cosa dicono: non è in terra, e allora sarà in cielo... Ma per andare lassù come ha fatto? Per andare lassù ci sono soltanto gli Angeli in grado di poterlo fare.

Ma hanno portato sù il corpo morto o il corpo vivo?

Se voi guardate tutta la storia dell'arte fino al 1518, anno in cui Tiziano dipinge la famosa Madonna dei Frari a Venezia, chi è andato l'ha vista e gli altri l'hanno vista sui testi d'arte. Ora qual è la disobbedienza o l'eresia di Tiziano, se così possiamo chiamarla, è quella di avere deciso pittoricamente che la Madonna è stata portata in cielo dagli Angeli, viva, avete capito. (Se non lo sapete, ve lo dico: quando i frati si sono trovati davanti questo quadro hanno detto che non lo volevano perché questo quadro non rispettava la dottrina dell'Assunzione della Vergine. Era presente l'ambasciatore dell'imperatore, che, visto il quadro, disse: lo prendo io. I frati allora hanno detto: probabilmente sarà un opera d'arte; quindi teniamola come tale.

Ritorniamo alla questione della morte o meno della Madonna. Se uno accetta la tesi che viene espressa nel quadro di Tiziano diciamo così: "questo quadro non rappresenta il dogma, ma lo simboleggia". Altro è rappresentare il dogma, altro è simboleggiare il dogma. Ormai ci si mette d'accordo anche con i teologi che quel quadro, mal che vada interpretazione fisicistica che si voglia fare, in ogni caso simboleggia e non rappresenta il dogma.

Guardate nel foglietto che avete è rappresentata la Dormizione della Madonna e per dire che lei è andata in Paradiso c'è Gesù che ha in mano una bambina, e quella bambina rappresenta l'anima della Madonna. Ecco come la pittura anteriore al Tiziano rappresenta questa dormizione "Morte della Madonna".

Ora per stupirvi un po' vi dico cosa ne pensava S. Tommaso: la Madonna, dopo la morte (quindi accetta la tesi della morte) fu risuscitata e portata in cielo. Per quanto rispetto abbia per S. Tommaso vi rendete conto, è come il pensare che Gesù asceso al cielo sia andato in un luogo quando la parola cielo vuole solo indicare la trascendenza, un'altra dimensione che non ha più nulla a che fare con qualche cosa di fisico. Se noi immaginiamo che Gesù sia andato in un certo luogo, rischiamo grosso perché mettiamo in dubbio la Resurrezione, la quale non è una riesumazione di cadavere, ma è il passaggio in una nuova dimensione che sarà quella di tutti quando noi moriremo.

San Tommaso in una maniera semplicistica la fa morire e poi la fa portare in cielo. Gli ortodossi addirittura dicono che la Madonna morta è stata portata in cielo ed è lassù in attesa della Resurrezione.

Tutto questo per farvi capire come attorno a questo dogma il cervello umano abbia elaborato teorie e teorie.

Vi ho rotto il cervello abbastanza ora andate avanti da soli e se avete delle obbiezioni me le viene a dire in privato.

* C'è un piccolo errore: non si deve usare la parola cielo. La Madonna fu Assunta in cielo, perché questo fa pulsare nella nostra testa il cielo fisico dove i pagani mettevano le loro divinità. Lasciamo correre: è un linguaggio liturgico e non sto lì a fare delle guerre, però dico solo che le parole della definizione papale sono molto semplici, ve le ripeto: “Terminato il corso della vita terrena fu assunta alla gloria celeste". Ma la gloria celeste non è il cielo, cioè non è un luogo, ma uno stato.
* Termino: Assunta non vuol dire Trasportata, ma Glorificata. C'è una bella diversità tra un concetto e una descrizione.

Personale

Ho la convinzione che tutto quanto è definito va accettato, ma commisurato con la vera fede. Questa consiste nell’aderire alla Verità, che è sempre detta in maniera umana, mentre la Verità è soltanto Dio.

Chi lavora seriamente per credere oltre ogni definizione, non ha disprezzo alcuno per la stessa (definizione), perché lo stato di esseri umani condiziona le parole. E Dio è aldilà delle parole, ma si manifesta anche attraverso le parole.

Nutrire la fede, significa avere il senso della trascendenza; non affidarsi alla ragione, ma non ignorarla. Dio ci trascende, ma ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Allora Egli ci attira  a  Sé, e noi dobbiamo apprendere giorno per giorno cosa fare per distaccarci dal transeunte e vivere aspirando alla Vita senza fine. Dio è Vita e Verità. La parola Amore è il risultato di questi primi due aspetti, altrimenti è emozione peritura.

Maria. Per me su di Lei sono state scritte le parole che più mi incantano: conservava tutto nel suo cuore. Cos’altro di più ci poteva lasciare in eredità la madre di Gesù?