martedì 21 giugno 2011

Sviluppare il sito Donne-cosi?

Mi è giunta la domanda sul perché della chiusura del sito Donne-Cosi. Ne sta nascendo un dialogo che riporto e spero si possa sviluppare.

2011/6/20 Ausilia Riggi Gmail <au.riggi@gmail.com>
Sono Ausilia Riggi e sono stata l’asse portante del sito, e ora non esclude, anzi si augura che altri possano continuare in maniera innovativa. Io non me la sento più per mancanza di “energie”, data la bella età di vicina-agli-ottant’anni condita di molte malattie. Il mio dedicarmi alla poesia ed a blog semplici è un modo per sentirmi viva
Ma mi pongo e pongo una domanda: a che pro lottare per le donne che sono coinvolte in svariati modi nella questione celibataria, se la vera causa del disagio femminile nella Chiesa è il sacerdozio gerarchico, che esclude dal potere (gestione verticale e prettamente maschile)? Ma chi vuole questo potere? Ci sono questioni di fondo che le redattrici e i redattori dovrebbero aver chiare e possibilmente nette, anche se da-esprimere in forma semplice.
Tutto il mondo implora inconsapevolmente un soffio di una spiritualità (non di genere!), in controtendenza alla deriva progressista, ecc. ecc. Se mi dice chi è Lei, e perché fa questa domanda, potremmo continuare a parlarne.Grazie, Ausilia Riggi
***
Da: A. ***  Oggetto: Re: risposta a chiusura DONNE C0SI

Gentile Ausilia Riggi, grazie per il suo messaggio. Condivido quanto lei mi scrive riguardo il disagio femminile nella Chiesa: insieme alla questione celibataria è davvero necessario mobilitarsi per decostruire la struttura di potere/controllo delle gerarchie ed il maschilismo alla base di questa. Capisco queste cose più di quanto immagina, perché tutte queste ingiustizie le ho vissute e le vivo sulla mia pelle: come donna, perché sono una donna, nonché come persona che non ha mai voluto rinunciare alla propria indipendenza di pensiero e libertà di parola, la Chiesa cattolica mi ha fatto soffrire davvero molto. Il mio è un caso particolare: sin da quando ero ragazzina ho sentito la vocazione al sacerdozio ed ho dovuto lottare con la crescente frustrazione di non poterla realizzare nella mia Chiesa. Poi, recentemente, mi è capitato di innamorarmi di un prete, anche se ho chiuso presto la questione che, come potrà immaginare, era senza speranza. In ambedue i casi, come donna, non posso competere con la Chiesa-struttura, con la Curia, con il suo potere di plasmare le menti e intrappolare le persone nelle sue logiche e nei suoi schemi. Da qualche tempo mi sono avvicinata all'associazione Women Priests, che si batte per il sacerdozio femminile e più in generale per affermare i diritti di uguaglianza e la dignità delle donne all'interno della Chiesa. Ci sono tante donne straordinarie impegnate in questa causa, ma il nemico è talmente grande che a volte temo che ci vorrà molto, molto tempo prima che tutti gli sforzi fatti portino ad un cambiamento effettivo. Se la questione dei preti sposati è ancora lungi dal realizzarsi, quella del sacerdozio femminile mi sembra ancor più lontana, lontana anni luce. Purtroppo. Questi, in estrema sintesi, sono i motivi e le vicende dietro la mia domanda. Credo ci sia una grandissima necessità di cambiamento....ma come fare...? E' una lotta che lascia spesso deluse ed abbattute
Cordialmente, A.***
Rispondo oggi:
Non ritengo che lottare – tout-cour – contro il potere sia una ricerca di soluzione dell’annosa questione femminile nella chiesa. Tenendo conto che il potere, ogni potere il quale sovrappone gli individui tra di loro vada smantellato pian piano, e che certamente il processo verso la liberazione è sempre, non solo lunga, ma interminabile, tranne che sopraggiunga un’apocalisse ad accelerarla.
Ma nella chiesa, che ha avuto in consegna il Vangelo, non si può tollerare che essa stessa si faccia struttura di potere. Allora, secondo il mio modesto parere, facciamone una questione di fede. E quindi di missione ad agire mediante la trasformazione delle coscienze in seno alla società. Il lato femminile della questione potrebbe prendere una buona piega se usasse strumenti diversi da quelli politici, e cioè attraverso il rinnovamento spirituale. Oh come ne sono convinta!
Che ne diresti (mi sbilancio a darti del tu) se continuassimo a parlarne nel blog Conversazioni, con la prospettiva di lanciarlo come sviluppo di “Donne Cosi”?
Intanto facciamo il tentativo di coinvolgere altre/i. Facciamo della pubblicazione di questo che può divenire un esordio.
Grazie per aver risposto, e, se puoi aggiungere qualche dato personale, come quello anagrafico, va meglio. Secondo me, l’età vetusta può dare frutti meno abbondanti, ma qualitativamente prosperosi…..
Asulia


1 commento:

Anonimo ha detto...

Quello che colpisce di più è il silenzio delle donne che avrebbero qualcosa da dire, tra le quali mi metto anche io- Un po' perchè distratte dai problemi di tutti i giorni, un po' perchè forse stanche di vedere un sistema che va avanti sempre nella stessa maniera... Però la mia più cara amica mi ha sollecitato ad intervenire scavalcando tutti questi "limiti" e se ciò può essere utile a qualcuno, o a cambiare la mentalità di fondo allora ecco il mio modesto intervento. "La donna è mobile qual piuma al vento, muta d'accento e di pensier". In questa nota aria si riassume un po' la mentalità di fondo per quanto riguarda l'utilità della donna in ambito ecclesiale, o forse è meglio dire "ecclesisastico". L'importante in questo contesto che la donna "scelga" di non restare "muta d'accento" ma, al di là delle rivendicazioni, ricordare la sua "dignità" di essere umano al pari dell'uomo, cosa che in qualsiasi contesto democratico sarebbe ovvia, ma che in ambito ecclesiale incredibilmente stenta ad essere riconosciuta se non a parole...e si sa, che quando le parole non sono avallate dai fatti, lasciano il tempo che trovano. Come può una chiesa che parla di diritti umani, trascurare concretamente la donna, vista non come persona ma come intralcio alla vita dell'uomo-prete?
Spero che anche altre donne dicano la loro, perchè questi argomenti non siano come "piuma al vento!"...
Ciao,
Joelle