venerdì 17 aprile 2015

III DOMENICA di PASQUA - anno B

I testi

At 3, 13-15. 17-19
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».
Salmo 4
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
      Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
      il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
      In pace mi corico e subito mi addormento,
      perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.
1 Gv 2, 1-5
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto
Lc 24, 35-48
35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!. 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?. 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44 Poi disse: Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. 45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46 e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni.
Premesse doverose
- Nei testi proposti dalla liturgia, e in particolare nella pericope del vangelo di Luca, le Scritture vengono evocate per avvalorare l’insegnamento fatto Gesù in persona al fine di affidare ai suoi discepoli il compito di testimoni. Ma i lettori consapevoli e comunicatori della Parola hanno il dovere di tener presente un dato incontrovertibile: le Scritture non parlavano esplicitamente della morte e della risurrezione del Messia, bensì del rinnovamento finale del popolo di Dio.
Per una interpretazione corretta bisogna sapere che al tempo di Gesù  si era sviluppata un’idea: alla fine dei tempi sarebbe avvenuta la risurrezione dei morti affinché i ‘giusti’, cioè gli eletti [non in quanto preferiti, ma perché avevano corrisposto al disegno di salvezza divina] potessero partecipare alla meritata felicità del godimento della Vita senza fine.
Nella elaborazione successiva, maturata in seno alle comunità proto-cristiane si era arrivati a concludere che a) Gesù è l’Unico Realizzatore del disegno di salvezza del Creatore per l’umanità, sicché la risurrezione diventa lo spartiacque tra Attesa e Compimento; b) i discepoli debbono farsi promotori di una società alternativa a quella ‘mondana’, annunziando il perdono dei peccati e la conversione, non solo ad Israele, ma a tutte le genti.
- Luca svilupperà tale tema nella successiva opera, gli Atti degli Apostoli, nella quale mostrerà la continuità tra le prime comunità, sorte in mondo greco e senza la pratica della Torah, e l’antico Israele rappresentato dalla comunità di Gerusalemme.
- Lo stesso evangelista nella liturgia odierna racconta un’apparizione collegata all’episodio dei discepoli di Emmaus, che ad occhio nudo presenta delle incongruenze: Gesù compierebbe un gesto che non ha più il significato della convivialità, fatta di condivisione, dello spezzare il pane, ma che rappresenterebbe una prova oggettiva della realtà fisica della sua presenza. Ebbene, questa ’insistenza’ sulla corporeità del Risorto si può comprendere soltanto nel contesto di un dibattito sviluppatosi verso la fine del I secolo [vedi commento al v.37].
Sguardo d’insieme sui testi
Prima lettura - In un importante discorso missionario Luca presenta Pietro che attribuisce a Gesù,  come sua caratteristica specifica, l’appellativo di servo, anche se la cristologia del Servo di JHWH (di cui parla in modo specifico Isaia) è presente in tutto il Nuovo Testamento. Tale titolo è accostato a quello tradizionale di Cristo e ad altri due non usati altrove: il Santo e il Giusto. Sullo sfondo c’è anche l’applicazione a Gesù dell’attesa riguardante il profeta degli ultimi tempi. In tal modo Pietro fa convergere sulla persona di Gesù tre attese fondamentali del giudaismo: il Servo di JHWH, il Messia e il Profeta.
Sal 4 – Il messaggio centrale di questo salmo contiene un vigoroso appello alla fiducia in Dio, la quale può vincere ogni tentazione di sbandamento. Esiste, infatti, il pericolo di restare avvinghiati dal nulla e dalle illusioni, due termini che nell’AT richiamano il vuoto e la morte insiti negli idoli. Ma il Signore aiuta chi lo implora e farà risplendere la luce del suo volto. La lirica si chiude con un quadretto dal sapore autobiografico del raggiungimento di una grande pace.  
1Gv 2,1-5Nell’affettuosa lettera pastorale, Giovanni ammonisce la sua comunità, richiamandola, attraverso parole poste in bocca a Gesù, a vigilare onde evitare il rischio dell’assurdo ottimismo, proprio di chi confida in un tipo di sapienza intellettuale. Nell’ottica cristiana l’atto del conoscere Dio (che si rivela nel Cristo) è un osservare, cioè un aderire a Lui, riproducendone nella propria vita i comportamenti concreti di amore.
Vangelo – La pericope di Luca ha un legame particolare con quella di Giovanni letta nella domenica precedente. In essa si ripropone, sia la verità della resurrezione di Gesù secondo le Scritture, sia la prospettiva della missione affidata ai discepoli.
Analisi essenziale di Luca, vv. 35-48
35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
I discepoli si dicono l'un l'altro di aver incontrato Gesù risorto, o meglio di averlo riconosciuto nello spezzare il pane, gesto che richiama la celebrazione dell’Ultima Cena, che le prime comunità rivivevano nelle riunioni  domenicali.
36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!.
Il saluto che Gesù rivolge ai discepoli -Pace a voi!- è il primo dei numerosi rimandi al testo a Giovanni. Non si tratta dell'abituale augurio ebraico shalom, ma dall'insieme dei beni messianici annunciati dai profeti.
37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
I presenti credono di vedere un fantasma, in greco pneuma, ossia quello che si riteneva rimanesse della persona dopo la morte. Possiamo intravedere qui una caratteristica della comunità a cui si rivolge l'evangelista e i primi indizi dell'eresia dei doceti, secondo la quale Gesù era uomo solo in apparenza.
38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho.
Il turbamento dei discepoli, comprensibile per la grandezza dell'evento di cui sono spettatori è indice della difficoltà a riconoscere Gesù (tratto tipico di tutti i racconti delle apparizioni). Da qui la rassicurazione posta in bocca a Gesù: sono proprio io!
40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Questo versetto è omesso dal codice di Beza, un testo donato da Teodoro di Beza (teologo francese successore di Calvino) alla Università di Cambridge nel 1581, ma attestato dagli altri codici antichi, che ha un riferimento importante al quarto vangelo.
L’insistenza sulla realtà del corpo di Gesù ha, in Luca, un chiaro scopo apologetico, ma non esclude un qualche riferimento storico, attestato anche negli Atti.
41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?.
Per rassicurarli ulteriormente, Gesù chiede loro qualcosa da mangiare per dare una conferma della realtà della sua resurrezione.
42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Il chiaro intento apologetico e l'interesse a mostrare la realtà della vita nuova del Cristo spinge l'evangelista sino al punto di mostrare Gesù risorto intento a mangiare ciò che i discepoli gli offrono. La scelta del pesce, a cui alcuni codici aggiungono un favo di miele, ha un riferimento allegorico a Gesù stesso e ai sacramenti dell'eucarestia e del battesimo.
44 Poi disse: Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
Dopo il momento del riconoscimento il brano passa a quello della missione, introdotto da un riferimento al compimento delle Scritture. Il versetto rimanda alle parole, logia, o detti di Gesù che presto si diffusero nella comunità primitiva, in cui Egli conferma e attesta la necessità di adempiere le antiche profezie: da qui l’insistenza sul verbo dei, bisogna. Il riferimento esplicito ai salmi potrebbe essere un rimando ai numerosi testi che nel salterio sono considerati messianici.
45 Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture
Gesù, come già con i due in cammino verso Emmaus, fa scorrere i testi delle Scritture per leggervi la sua vicenda come il compimento delle stesse e in cui la Pasqua di Cristo acquista il suo vero senso.
46 e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Questi due versetti riassumono l'annuncio della prima comunità cristiana, il kerigma, spesso ripetuto nel testo degli Atti: predicazione della vicenda di Cristo, conversione e perdono dei peccati. La sottolineatura, cominciando da Gerusalemme è tipica di Luca. Per lui la città santa non è solo un luogo geografico ma acquista un valore teologico.
48 Di questo voi siete testimoni.
In questo ordine finale è racchiusa la missione delle comunità cristiane: essere testimoni della risurrezione, in modo che sia manifestato l'amore di Dio, consistente nell’accogliere e perdonare
Riflessioni
- Un padre del deserto commenta così l’odierna pagina evangelica: Credere alla parola del Signore è molto più difficile che credere ai miracoli. Ciò che si vede solo con gli occhi del corpo, abbaglia; ciò che si vede con gli occhi della mente che crede, illumina.
- Invito a rileggere due passaggi:
a) «Chi ci farà vedere il bene, / se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?» - un versetto da non commentare per non sminuirne la pregnanza.
b) … saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. -Questa visione di una chiesa universalistica è da purificare attraverso la frase di Giovanni XXIII: non è l’umanità che si deve convertire al cristianesimo, ma è il cristianesimo che dovrà convertire all’umanità - e certamente il papa parla di un’umanità che non abbia smarrito tra mille idoli ciò che di divino c’è nell’umano.

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