PREMESSA
C’è
tanto contenuto evangelico in questi giorni prima di Pasqua che non si possono
non fare delle scelte. E la più opportuna è quella di mettere in chiaro a quale
fonte attingiamo leggendo i vangeli, da dove essi provengono. L’esame (sia pure
sommario) dei termini testuali può essere un modo per rintracciare tale
origine.
La pasqua
La
pasqua era, ed è tuttora per il popolo ebraico, celebrazione dell’Esodo da una
terra d schiavitù verso la terra promessa.
Quando
il kerigma ( = ricordo vivo dell’esperienza diretta dei seguaci di Gesù) ha
preso forma nella ricostruzione operata in seno alle prime comunità cristiane,
che diedero alla pasqua un significato tutto incentrato sulla morte e
risurrezione del Maestro, ritenendo che in lui si erano adempiute
definitivamente le profezie messianiche.
Le
molte perplessità dei contemporanei di Gesù circa l’aspetto di un messia non
trionfatore cominciarono ben presto a dividere coloro che accettarono il suo
annichilimento da coloro che lo rifiutarono. D’altra parte su tale duplice
aspetto anche la tradizione ebraica aveva aveva visto la divisione tra il
filone mistico-profetico e quello
istituzionale.
I
redattori dei vangeli sostengono di riportare fatti e parole di Gesù che
potessero giustificare il salto dalla pasqua ebraica a quella cristiana, e
perciò vedono definirsi il suo compito messianico durante i riti della pasqua
ebraica celebrati per l’ultima volta con i suoi. Essi (i redattori) si basano sul
racconto dell’esperienza vissuta assieme a Gesù dai diretti seguaci; la filtrano
attraverso l’ottica della chiesa nascente, che aveva l’urgenza di dare un fondamento
saldo al suo stesso costituirsi-chiesa, e perciò ritengono di poter parlare di novità
pasquale definitiva, consumata attraverso la sua passione e morte.
A noi
oggi interessa riconoscere l’esistenza e la portata di tali vari filtri
attraverso i quali ci giunge la narrazione evangelica. E ciò, non con l’intento
di riscrivere una storia del cristianesimo purificata da ogni filtro, ma di
trovare, in seno alle stesse stratificazioni sovrapposte al kerigma, quel seme
di verità che resiste ad ogni de-formazione storica.
La
percezione del messaggio evangelico come cosa del tutto inedita nella storia,
non aiuta a capire il vero senso dei termini usati nei testi evangelici. Mettere
alla luce i sensi nascosti dentro le parole può essere d’aiuto per evitare le
approssimazioni esegetiche sulle quali è comodo riposare pigramente; per riscoprire
il Gesù autentico, che ha fatto della sua vita e della sua fine una via maestra
verso la Verità di Dio nella ed oltre la storia.
A partire dalle “palme”
Inizia l’ora suprema di Gesù,
nella quale passione e morte sono tutt'uno con la risurrezione. Per dimostrare
questo assunto percorriamo attraverso i vangeli – sia pure sommariamente - le
tappe finali del compimento messianico.
Punto di partenza è
l’episodio dell’ultimo ingresso a Gerusalemme [qui solo un velocissimo sguardo
al vangelo delle Palme].
Luca 19, 28-40]
Sia nella folla, sia nelle autorità, sia nei discepoli di Gesù, si
acuisce il contrasto tra le aspettative
messianiche e la loro realizzazione in Gesù. Egli dà subito un segno della sua
vera missione facendo ingresso in Gerusalemme con la semplicità del re che
viene a servire il suo popolo. 1) Non manca chi stende i mantelli
sulla strada che lui percorre (come nell’incoronazione di Ieu in 2Re 9,11-33).
2) Anziché la mula regale lo trasporta un puledro. ll termine pólos usato nel
testo significa “cucciolo di mammifero”: l’uso di un mezzo da contadino
simboleggia un messianismo povero. 3) I quattro vangeli convergono nel
riportare l’inno della folla: v.38
“Benedetto colui che viene, il re, nel
nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!” L’acclamazione del
popolo richiama la situazione pericolosa e disperata già presente in Sal 118, 5‐14: da essa si apre uno spiraglio di rinnovata
speranza. 4)
Vengono gettati mantelli sull’asinello e sul terreno del
percorso (come si usava nell’investitura regale). In fondo c’è la
percezione che sotto le forme umili di questo messia di pace si riveli una
grandezza di segno opposto a quello dei potenti istituzionali. 5)
Nel vangelo
di Giovanni, 12,12-15, si narra che la popolazione abbia
usato solo rami di palma, a detta di molti commentari simbolo di trionfo. Ma sembra
che alle palme fossero subentrati rami di ulivo a causa della scarsità di
piante di palma. 6) Torniamo a Luca
v.40 “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le
pietre” . E’ come dire: anche le forze del
male mi riconosceranno; infatti le pietre sono un elemento prediletto da tale
evangelista in riferimento agli antivalori, incarnati nel tentatore per
eccellenza, come in precedenti occasioni.
vv.21-30 il boccone: nel contesto di un pranzo beduino, il
capo-famiglia permetteva all’ospite gradito di intingere il boccone (la lattuga
amara) nella marmellata posta al centro della tavola; la ripetizione
di tale gesto da parte di Gesù permette a Giovanni di mettere in evidenza la sua
benevolenza (divina) verso chi stava per tradirlo.
v.30 “Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era
notte”. La notte rappresenta l’oscurità del male contro lo splendore della luce,
come nel prologo al vangelo dello stesso Giovanni. Non c’era modo migliore per
evidenziare la dimensione cosmica che stava assumendo il messianismo di Gesù
nella
comunità per la quale egli scriveva.
b) I DISCORSI DI GESU’ capp.14-17 (rivestiti
della voce di Giovanni e della sua chiesa)
vv.20 ss. “Non prego solo
per questi [i discepoli] ma anche per quelli che per la loro parola crederanno
in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai
mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano
come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me. Perché siano perfetti nell’unità
e il mondo sappia che che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”.
Si
disegna un progetto di unificazione fondato sulla manifestazione dell’amore
unificante del Padre verso Gesù. Unificazione che abbraccia tutti, fino a
dilatarsi al mondo intero.
preghiera
Gesù, rivelaci ancor oggi il vero volto di dio, nascosto dietro le
illusorie verità con le quali la superbia umana vuole soppiantare la tua’:
unica, perenne, trascendente, vivificatrice.
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3 commenti:
Mi vado convincendo che mi è sempre mancata la pazienza di studiare il vangelo,ho preferito seguire le spiegazioni che mi venivano date,che pigrizia!!!
Oggi il papa esorta a non perdere la speranza... poi leggo la notizia che una donna viene messa fuori casa perchè deve scegliere tra il pagare l'affitto o curare la figlia malata di leucemia. La Speranza che non vada persa, dipende da noi! Troppe chiacchiere e pochissimi fatti!
Indignata
La speranza è frutto della fede, e come tale, è avvolta nel mistero: come il dolore e il male...
Fatti? E' vero che "non dipende da noi" trasformare la speranza nella sua realizzazione; ma dipende ANCHE da noi!
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