venerdì 22 marzo 2013

Verso la pasqua cristiana - prima parte


PREMESSA

C’è tanto contenuto evangelico in questi giorni prima di Pasqua che non si possono non fare delle scelte. E la più opportuna è quella di mettere in chiaro a quale fonte attingiamo leggendo i vangeli, da dove essi provengono. L’esame (sia pure sommario) dei termini testuali può essere un modo per rintracciare tale origine.
La pasqua
La pasqua era, ed è tuttora per il popolo ebraico, celebrazione dell’Esodo da una terra d schiavitù verso la terra promessa.
Quando il kerigma ( = ricordo vivo dell’esperienza diretta dei seguaci di Gesù) ha preso forma nella ricostruzione operata in seno alle prime comunità cristiane, che diedero alla pasqua un significato tutto incentrato sulla morte e risurrezione del Maestro, ritenendo che in lui si erano adempiute definitivamente le profezie messianiche.
Le molte perplessità dei contemporanei di Gesù circa l’aspetto di un messia non trionfatore cominciarono ben presto a dividere coloro che accettarono il suo annichilimento da coloro che lo rifiutarono. D’altra parte su tale duplice aspetto anche la tradizione ebraica aveva aveva visto la divisione tra il filone mistico-profetico  e quello istituzionale.
I redattori dei vangeli sostengono di riportare fatti e parole di Gesù che potessero giustificare il salto dalla pasqua ebraica a quella cristiana, e perciò vedono definirsi il suo compito messianico durante i riti della pasqua ebraica celebrati per l’ultima volta con i suoi. Essi (i redattori) si basano sul racconto dell’esperienza vissuta assieme a Gesù dai diretti seguaci; la filtrano attraverso l’ottica della chiesa nascente, che aveva l’urgenza di dare un fondamento saldo al suo stesso costituirsi-chiesa, e perciò ritengono di poter parlare di novità pasquale definitiva, consumata attraverso la sua passione e morte.
A noi oggi interessa riconoscere l’esistenza e la portata di tali vari filtri attraverso i quali ci giunge la narrazione evangelica. E ciò, non con l’intento di riscrivere una storia del cristianesimo purificata da ogni filtro, ma di trovare, in seno alle stesse stratificazioni sovrapposte al kerigma, quel seme di verità che resiste ad ogni de-formazione storica.
La percezione del messaggio evangelico come cosa del tutto inedita nella storia, non aiuta a capire il vero senso dei termini usati nei testi evangelici. Mettere alla luce i sensi nascosti dentro le parole può essere d’aiuto per evitare le approssimazioni esegetiche sulle quali è comodo riposare pigramente; per riscoprire il Gesù autentico, che ha fatto della sua vita e della sua fine una via maestra verso la Verità di Dio nella ed oltre la storia.
A partire dalle “palme”
Inizia l’ora suprema di Gesù, nella quale passione e morte sono tutt'uno con la risurrezione. Per dimostrare questo assunto percorriamo attraverso i vangeli – sia pure sommariamente - le tappe finali del compimento messianico.
Punto di partenza è l’episodio dell’ultimo ingresso a Gerusalemme [qui solo un velocissimo sguardo al vangelo delle Palme].
Luca 19, 28-40]
Sia nella folla, sia nelle autorità, sia nei discepoli di Gesù, si acuisce il contrasto tra le aspettative messianiche e la loro realizzazione in Gesù. Egli dà subito un segno della sua vera missione facendo ingresso in Gerusalemme con la semplicità del re che viene a servire il suo popolo. 1) Non manca chi stende i mantelli sulla strada che lui percorre (come nell’incoronazione di Ieu in 2Re 9,11-33). 2) Anziché la mula regale lo trasporta un puledro. ll termine pólos usato nel testo significa “cucciolo di mammifero”: l’uso di un mezzo da contadino simboleggia un messianismo povero. 3) I quattro vangeli convergono nel riportare l’inno della folla: v.38 “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!” L’acclamazione del popolo richiama la situazione pericolosa e disperata già presente in Sal 118, 514: da essa si apre uno spiraglio di rinnovata speranza. 4) Vengono gettati mantelli sull’asinello e sul terreno del percorso (come si usava nell’investitura regale). In fondo c’è la percezione che sotto le forme umili di questo messia di pace si riveli una grandezza di segno opposto a quello dei potenti istituzionali. 5) Nel vangelo di Giovanni, 12,12-15, si narra che la popolazione abbia usato solo rami di palma, a detta di molti commentari simbolo di trionfo. Ma sembra che alle palme fossero subentrati rami di ulivo a causa della scarsità di piante di palma. 6) Torniamo a Luca v.40 “Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” . E’ come dire: anche le forze del male mi riconosceranno; infatti le pietre sono un elemento prediletto da tale evangelista in riferimento agli antivalori, incarnati nel tentatore per eccellenza, come in precedenti occasioni.
vv.21-30 il boccone: nel contesto di un pranzo beduino, il capo-famiglia permetteva all’ospite gradito di intingere il boccone (la lattuga amara) nella marmellata posta al centro della tavola; la ripetizione di tale gesto da parte di Gesù permette a Giovanni di mettere in evidenza la sua benevolenza (divina) verso chi stava per tradirlo.
b) I DISCORSI DI GESU’ capp.14-17 (rivestiti della voce di Giovanni e della sua chiesa)
vv.20 ss. “Non prego solo per questi [i discepoli] ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me. Perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”. Si disegna un progetto di unificazione fondato sulla manifestazione dell’amore unificante del Padre verso Gesù. Unificazione che abbraccia tutti, fino a dilatarsi al mondo intero.
preghiera
Gesù, rivelaci ancor oggi il vero volto di dio, nascosto dietro le illusorie verità con le quali la superbia umana vuole soppiantare la tua’: unica, perenne, trascendente, vivificatrice.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi vado convincendo che mi è sempre mancata la pazienza di studiare il vangelo,ho preferito seguire le spiegazioni che mi venivano date,che pigrizia!!!

Anonimo ha detto...

Oggi il papa esorta a non perdere la speranza... poi leggo la notizia che una donna viene messa fuori casa perchè deve scegliere tra il pagare l'affitto o curare la figlia malata di leucemia. La Speranza che non vada persa, dipende da noi! Troppe chiacchiere e pochissimi fatti!

Indignata

Ausilia ha detto...

La speranza è frutto della fede, e come tale, è avvolta nel mistero: come il dolore e il male...
Fatti? E' vero che "non dipende da noi" trasformare la speranza nella sua realizzazione; ma dipende ANCHE da noi!