venerdì 3 agosto 2018

DOMENICA SEDICESIMA T. O. anno b


Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'.
Abbiamo tutti bisogno di un po’ di vacanza per disporre del nostro tempo e delle nostre scelte; abbiamo bisogno di un po’ di vacanza per riordinare la nostra vita e verificare quali sono i nostri veri interessi. Di fatto il lavoro, la professione, la stessa vita di famiglia e di casa, i rapporti obbligati con un certo numero di persone, tendono a logorarsi per l’ansietà con cui sono vissuti nell’incalzare delle urgenze. Nella fatica e nell’affanno il criterio del vero e del giusto si offusca ed emergono quei criteri di profitto, di benessere materiale, di successo che oggi si impongono prepotentemente.

LA LITURGIA

Ger 23, 1-6
Dice il Signore: Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.  Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia.
Sal 22
Il Signore è il mio pastore: / non manco di nulla. / Su pascoli erbosi mi fa riposare, / ad acque tranquille mi conduce. / Rinfranca l’anima mia. / Mi guida per il giusto cammino / a motivo del suo nome. / Anche se vado per una valle oscura, / non temo alcun male, / perché tu sei con me. / Il tuo bastone e il tuo vincastro / mi danno sicurezza. / Davanti a me tu prepari una mensa / sotto gli occhi dei miei nemici. / Ungi di olio il mio capo; / il mio calice trabocca./  Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne / tutti i giorni della mia vita /, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Ef 2, 13-18
Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Mc 6, 30-34
30  31 Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. 33 Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

COMMENTO

1. INTRODUZIONE
Giovanni Battista era morto in carcere per volere di Erode Antipa, o meglio di Erodiade. Il racconto di questa morte non ci viene proposto nella liturgia odierna, nella quale si ritorna a parlare del ritorno dei Dodici presso Gesù.
Tutto il gruppo se ne va in un luogo deserto per riposare un po’, ma la folla li segue e questo diventa per Gesù una nuova occasione di insegnamento. L’episodio apre al racconto della moltiplicazione dei pani che Marco racconta nei versetti 6,35-44 (che questa domenica non leggiamo). Ma domenica prossima lo leggeremo nella versione di Giovanni, iniziando una lunga parentesi dedicata a quest’ultimo evangelista e al discorso sul pane di vita, che ci porterà fino alla XXI domenica del tempo ordinario.
Al centro delle letture odierne c’è la rivelazione su Gesù quale autentico pastore assieme alle indicazioni su che cosa significhi esercitare il ministero di pastore nella chiesa.
La denuncia profetica contro i pastori malvagi, cioè contro i re, i capi politici e militari del popolo che facevano della loro posizione di potere un’occasione, non di servizio. ma di sfruttamento, esprime l’istanza della necessaria conversione del potere in servizio da parte di chi detiene autorità.
Fondamento dell’azione pastorale di Gesù è la compassione. Come aveva visto il bisogno dei suoi discepoli, ora Gesù vede il bisogno delle folle, che non respinge: infatti vede la fame che esse hanno di parola di Dio. Gesù accetta di mutare il proprio progetto (riposare un po’), di lasciarsi scomodare, e si impegna nella faticosa predicazione.
La base della predicazione e dell’insegnamento evangelico non può che essere la compassione. 
Lo sguardo del pastore Gesù è abitato dalla luce della parola di Dio: così egli sa vedere nella folla un’occasione per obbedire alla parola della Scrittura, la quale chiedeva che il popolo non fosse un gregge senza pastore, ma avesse una guida. Ed è questa obbedienza che, mentre rende Gesù stesso una pecora fedele al Dio “pastore d’Israele” (come recita il salmo 80), lo abilita anche a esercitare un ministero di guida, di pastore. L’Agnello è il Pastore!


2. ANALISI TESTUALE
30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
I Dodici, inviati in precedenza da Gesù, tornano molto soddisfatti del loro lavoro. Ma Gesù decide di far capire loro l’errore in cui si trovano, ma non ci riesce. L’errata focalizzazione dell’attività che hanno svolto, contraria all’incarico dato da Gesù, si riflette sull’informazione che gli danno, che non omette niente (tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato), aggiungono il dato nuovo dell’insegnamento: attività che non solo non era stata affidata loro da Gesù, ma che in questo Vangelo è esclusiva di Gesù e che egli esercita solo con ascoltatori giudei.
31 Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Ritorna l’annotazione della vita piena che Gesù conduceva: tante persone venivano da lui e, né lui né i discepoli, riuscivano ad andare a mangiare. Quindi Gesù mostra tenerezza nei confronti dei suoi discepoli e li porta in un luogo più tranquillo per riposare.
32 Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
Andarono con la barca (partirono): Gesù viene inserito nel gruppo; non viene citato il suo nome, non figura come centro, né si dice che i discepoli lo seguano.
Marco ripete la menzione del luogo deserto e in disparte, sottolineando la necessità di correggere l’incomprensione.
33  Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Quegli uomini non si rassegnano a perdere il contatto con Gesù. L’espressione li videro partire inserisce nuovamente Gesù nel gruppo; Gesù e il gruppo appaiono come un tutt’uno, cioè pensano che Gesù abbia gli stessi obiettivi che i Dodici hanno esposto.
Marco non specifica il luogo in cui si recano Gesù e i Dodici; salgono semplicemente sulla barca e raggiungono un altro tratto di sponda del lago di Genezareth. La folla li vide e li raggiunse da terra. (Non si capisce bene come potessero delle persone a piedi giungere prima di una barca a vela. Comunque questo ci dà idea del grande desiderio della folla di seguire e ascoltare Gesù, di ricevere da lui guarigione).
34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Scendendo dalla barca Gesù si avvede della grande moltitudine. La sua compassione è più di una
simpatia umana; è, come nell’Antico Testamento, una qualità divina.
Nell’atteggiamento di Gesù si riafferma l’interesse di Dio per gli esseri umani. Marco riprende la figura del pastore che ha a cuore il suo gregge, un tema molto ricorrente nell’AT. L’attività di pastore si esprime in Gesù principalmente con l’insegnamento. Ma ancora purtroppo Marco non dice cosa insegna, lasciandoci nel vago di quel molte cose.

3. APPROFONDIMENTI
La compassione evangelica è un sentimento ricco, forte e tenero, talora anche sdegnato per le situazioni tristi e di violenza. La compassione fa muovere, non fa rassegnare; non permette chiusura e distrazione. Nella compassione evangelica c'è anche l'inquietudine di Dio contro i cattivi pastori, sino a prendere lui stesso la guida delle pecore. L'ultimo dei profeti, Giovanni Battista, era stato ucciso da non molto témpo, e non c'era più nessun profeta in Israele. E la Parola di Dio era davvero rara, anche se il tempio continuava a raccogliere gente e le sinagoghe continuavano ad essere affollate.
Forse molti dicevano che la religione aveva comunque vinto. Eppure la gente, e soprattutto i poveri e i deboli, non sapevano su chi confidare, su chi riporre la loro speranza, verso quale porta andare a bussare per avere una risposta, un aiuto, un conforto.
Nelle ultime parole del Vangelo di questa domenica riecheggia tutta la tradizione vetero-testamentaria del tradimento dei responsabili. Il profeta Geremia lo grida a chiare lettere ai capi di Israele: Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio popolo. E aggiunge in modo ancor più diretto: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati
 L'accusa e grave. E certamente riguarda anzitutto i pastori; ma non va dimenticato che in certo modo ogni credente è pastore del fratello. Tutti perciò debbono esaminarsi su questo punto. Tutti debbono chiedersi se sentono la responsabilità nei riguardi degli altri credenti, se sentono la comunità come parte delle proprie preoccupazioni. Ogni credente, mentre è certamente discepolo, è anche responsabile della vita degli altri. Il Signore ce ne dà l'esempio.
Il profeta afferma che il Signore stesso si prenderà cura del suo popolo: Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli.
Il segreto da cui nasce tale cura è iscritto tutto nella compassione divina.
E’ questa compassione che portò Gesù a inviare i Dodici ad annunciare il Vangelo e a servire i poveri. Tale insopprimibile amore, tale irresistibile passione, continua a spingerlo, appena sceso dalla barca, a riprendere immediatamente il suo lavoro apostolico. Ed è quello che il Maestro continua a chiedere ai discepoli di ogni tempo.

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