Venite in
disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'.
Abbiamo tutti
bisogno di un po’ di vacanza per disporre del nostro tempo e delle nostre
scelte; abbiamo bisogno di un po’ di vacanza per riordinare la nostra vita e
verificare quali sono i nostri veri interessi. Di fatto il lavoro, la
professione, la stessa vita di famiglia e di casa, i rapporti obbligati con un
certo numero di persone, tendono a logorarsi per l’ansietà con cui sono vissuti
nell’incalzare delle urgenze. Nella fatica e nell’affanno il criterio del vero
e del giusto si offusca ed emergono quei criteri di profitto, di benessere
materiale, di successo che oggi si impongono prepotentemente.
LA
LITURGIA
Ger
23, 1-6
Dice
il Signore: Guai ai pastori che fanno
perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò
dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio
popolo: Voi avete disperso le mie pecore,
le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la
malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore
da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli;
saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le
faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne
mancherà neppure una. Oracolo del Signore. Ecco, verranno giorni – oracolo del
Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero
re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi
giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con
questo nome: Signore-nostra-giustizia.
Sal 22
Il
Signore è il mio pastore: / non manco di nulla. / Su pascoli erbosi mi fa
riposare, / ad acque tranquille mi conduce. / Rinfranca l’anima mia. / Mi guida
per il giusto cammino / a motivo del suo nome. / Anche se vado per una valle
oscura, / non temo alcun male, / perché tu sei con me. / Il tuo bastone e il
tuo vincastro / mi danno sicurezza. / Davanti a me tu prepari una mensa / sotto
gli occhi dei miei nemici. / Ungi di olio il mio capo; / il mio calice
trabocca./ Sì, bontà e fedeltà mi
saranno compagne / tutti i giorni della mia vita /, abiterò ancora nella casa
del Signore per lunghi giorni.
Ef
2, 13-18
Fratelli,
ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini,
grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha
fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè
l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta
di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo
nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo
corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è
venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano
vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al
Padre in un solo Spirito.
Mc
6, 30-34
30 31 Ed
egli disse loro: Venite in disparte, in
un luogo solitario, e riposatevi un po'. Era infatti molta la folla che
andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32 Allora partirono sulla
barca verso un luogo solitario, in disparte. 33 Molti però li videro partire e capirono, e
da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34 Sbarcando, vide molta
folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise
a insegnare loro molte cose.
COMMENTO
1. INTRODUZIONE
Giovanni
Battista era morto in carcere per volere di Erode Antipa, o meglio di Erodiade.
Il racconto di questa morte non ci viene proposto nella liturgia odierna, nella
quale si ritorna a parlare del ritorno dei Dodici presso Gesù.
Tutto
il gruppo se ne va in un luogo deserto per riposare un po’, ma la folla li
segue e questo diventa per Gesù una nuova occasione di insegnamento. L’episodio
apre al racconto della moltiplicazione dei pani che Marco racconta nei versetti
6,35-44 (che questa domenica non leggiamo). Ma domenica prossima lo leggeremo
nella versione di Giovanni, iniziando una lunga parentesi dedicata a
quest’ultimo evangelista e al discorso sul pane di vita, che ci porterà fino
alla XXI domenica del tempo ordinario.
Al centro delle letture odierne c’è la rivelazione su Gesù quale
autentico pastore assieme alle indicazioni su che cosa significhi esercitare il
ministero di pastore nella chiesa.
La denuncia profetica contro i
pastori malvagi, cioè contro i re, i capi politici e militari del popolo che
facevano della loro posizione di potere un’occasione, non di servizio. ma di
sfruttamento, esprime l’istanza della necessaria conversione del potere in
servizio da parte di chi detiene autorità.
Fondamento dell’azione pastorale di Gesù è la compassione. Come
aveva visto il bisogno dei suoi discepoli, ora Gesù vede il bisogno delle folle,
che non respinge: infatti vede la fame che esse hanno di parola di Dio. Gesù
accetta di mutare il proprio progetto (riposare un po’), di lasciarsi
scomodare, e si impegna nella faticosa predicazione.
La base della predicazione e dell’insegnamento evangelico non
può che essere la compassione.
Lo sguardo del pastore Gesù è abitato dalla luce della parola di Dio: così egli
sa vedere nella folla un’occasione per obbedire alla parola della Scrittura, la
quale chiedeva che il popolo non fosse un gregge senza pastore, ma avesse una
guida. Ed è questa obbedienza che, mentre rende Gesù stesso una pecora fedele
al Dio “pastore d’Israele” (come recita il salmo 80), lo abilita anche a
esercitare un ministero di guida, di pastore. L’Agnello è il Pastore!
2. ANALISI TESTUALE
30
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto
quello che avevano fatto e insegnato.
I Dodici, inviati in precedenza da Gesù, tornano molto
soddisfatti del loro lavoro. Ma Gesù decide di far capire loro l’errore in cui
si trovano, ma non ci riesce. L’errata focalizzazione dell’attività che hanno
svolto, contraria all’incarico dato da Gesù, si riflette sull’informazione che
gli danno, che non omette niente (tutto quello che avevano
fatto e quello che avevano insegnato), aggiungono il dato nuovo
dell’insegnamento: attività che non solo non era stata affidata loro da Gesù,
ma che in questo Vangelo è esclusiva di Gesù e che egli esercita solo con
ascoltatori giudei.
31 Ed egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario,
e riposatevi un po'. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non
avevano più neanche il tempo di mangiare.
Ritorna
l’annotazione della vita piena che Gesù conduceva: tante persone venivano da lui
e, né lui né i discepoli, riuscivano ad andare a mangiare. Quindi Gesù mostra
tenerezza nei confronti dei suoi discepoli e li porta in un luogo più
tranquillo per riposare.
32 Allora partirono sulla barca
verso un luogo solitario, in disparte.
Andarono con la barca (partirono):
Gesù viene inserito nel gruppo; non viene citato il suo nome, non figura come
centro, né si dice che i discepoli lo seguano.
Marco ripete la menzione del luogo deserto e in
disparte, sottolineando la necessità di correggere l’incomprensione.
33
Molti però li videro
partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e
li precedettero.
Quegli uomini non si
rassegnano a perdere il contatto con Gesù. L’espressione li videro partire inserisce nuovamente Gesù nel gruppo; Gesù e il gruppo appaiono
come un tutt’uno, cioè pensano che Gesù abbia gli stessi obiettivi che i Dodici
hanno esposto.
Marco
non specifica il luogo in cui si recano Gesù e i Dodici; salgono semplicemente
sulla barca e raggiungono un altro tratto di sponda del lago di Genezareth. La
folla li vide e li raggiunse da terra. (Non si capisce bene come potessero
delle persone a piedi giungere prima di una barca a vela. Comunque questo ci dà
idea del grande desiderio della folla di seguire e ascoltare Gesù, di ricevere
da lui guarigione).
34
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano
come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Scendendo
dalla barca Gesù si avvede della grande moltitudine. La sua compassione è più
di una
simpatia
umana; è, come nell’Antico Testamento, una qualità divina.
Nell’atteggiamento
di Gesù si riafferma l’interesse di Dio per gli esseri umani. Marco riprende la
figura del pastore che ha a cuore il suo gregge, un tema molto ricorrente nell’AT.
L’attività di pastore si esprime in Gesù principalmente con l’insegnamento. Ma
ancora purtroppo Marco non dice cosa insegna, lasciandoci nel vago di quel molte cose.
3. APPROFONDIMENTI
La compassione evangelica è un sentimento ricco, forte
e tenero, talora anche sdegnato per le situazioni tristi e di violenza. La
compassione fa muovere, non fa rassegnare; non permette chiusura e distrazione.
Nella compassione evangelica c'è anche l'inquietudine di Dio contro i cattivi
pastori, sino a prendere lui stesso la guida delle pecore. L'ultimo dei profeti,
Giovanni Battista, era stato ucciso da non molto témpo, e non c'era più nessun
profeta in Israele. E la Parola di Dio era davvero rara, anche se il tempio
continuava a raccogliere gente e le sinagoghe continuavano ad essere affollate.
Forse molti dicevano che la religione aveva comunque
vinto. Eppure la gente, e soprattutto i poveri e i deboli, non sapevano su chi
confidare, su chi riporre la loro speranza, verso quale porta andare a bussare
per avere una risposta, un aiuto, un conforto.
Nelle ultime parole del Vangelo di questa domenica
riecheggia tutta la tradizione vetero-testamentaria del tradimento dei
responsabili. Il profeta Geremia lo grida a chiare lettere ai capi di
Israele: Guai ai pastori che fanno perire
e disperdono il gregge del mio popolo. E aggiunge in modo ancor più
diretto: Voi avete disperso le mie
pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati
L'accusa e
grave. E certamente riguarda anzitutto i pastori; ma non va dimenticato che in
certo modo ogni credente è pastore del fratello. Tutti perciò debbono
esaminarsi su questo punto. Tutti debbono chiedersi se sentono la
responsabilità nei riguardi degli altri credenti, se sentono la comunità come
parte delle proprie preoccupazioni. Ogni credente, mentre è certamente
discepolo, è anche responsabile della vita degli altri. Il Signore ce ne dà
l'esempio.
Il profeta afferma che il Signore stesso si prenderà
cura del suo popolo: Radunerò io stesso
il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e
le farò tornare ai loro pascoli.
Il segreto da cui nasce tale cura è iscritto tutto
nella compassione divina.
E’ questa compassione che portò Gesù a inviare i
Dodici ad annunciare il Vangelo e a servire i poveri. Tale insopprimibile
amore, tale irresistibile passione, continua a spingerlo, appena sceso dalla
barca, a riprendere immediatamente il suo lavoro apostolico. Ed è quello che il
Maestro continua a chiedere ai discepoli di ogni tempo.
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