martedì 12 giugno 2018

DECIMA DOMENICA T.O. anno B


                Dipinto del pittore Rudolf Yelin – 1912 - Stoccarda

Mc 3, 20-35  
20 Gesù tornò in casa, ma si radunò di nuovo tanta folla che lui e i suoi discepoli non riuscivano più nemmeno a mangiare. 21 Quando i suoi parenti vennero a sapere queste cose si mossero per andare a prenderlo, perché dicevano che era diventato pazzo. 22 Certi maestri della legge che erano venuti fin da Gerusalemme dicevano: "Beelzebùl, il diavolo, è dentro di lui. È con l'aiuto del capo dei demoni che egli ha il potere di scacciare i demoni". 23 Allora Gesù si rivolse alla gente e si mise a parlare servendosi di parabole: Come è possibile che Satana scacci via Satana? 24 Se gli abitanti di una nazione si dividono e si combattono tra loro, quella nazione non può continuare a esistere. 25 Se in una famiglia manca l'accordo e ci si divide, quella famiglia non potrà più durare. 26 Se dunque Satana si mette contro se stesso e non è più unito, non può andare avanti: il suo potere è finito. 27 Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rubare i suoi beni, se prima non riesce a legarlo; ma quando l'ha legato, può vuotargli la casa. 28 In verità, di una cosa vi assicuro: potranno essere perdonati tutti i peccati che gli uomini avranno commesso e tutte le bestemmie che diranno; 29 ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà mai perdonato, perché ha commesso un peccato irreparabile. 30 Gesù dichiarò tutto questo perché qualcuno aveva detto: "Uno spirito maligno è dentro di lui". 31 La madre e i fratelli di Gesù erano venuti dove egli si trovava, ma erano rimasti fuori e lo avevano fatto chiamare. 32 In quel momento molta gente stava seduta attorno a Gesù. Gli dissero: “Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e ti cercano”. 33 Gesù rispose loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?  34 Poi si guardò attorno, e osservando la gente seduta in cerchio vicino a lui disse: Guardate: sono questi mia madre e i miei fratelli. 35 Perché, se uno fa la volontà di Dio, è mio fratello, mia sorella e mia madre.  miei fratelli. 35 Perché, s
C o m m e n t o
PASSAGGI FONDAMENTALI SU CUI RIFLETTERE

1) PREMESSA
Il Vangelo di Marco, il più antico e il più breve di tutti, in passato era considerato di secondo ordine, perché disadorno, quasi rozzo e, soprattutto, aspro. Soltanto circa quarant’anni fa gli studiosi hanno fatto riscoprire alla Chiesa la sua straordinaria bellezza e hanno colto nell’evangelista la stoffa di un grande teologo e letterato.
Nel testo di oggi, Marco mette in rilievo  la dedizione di Gesù verso la folla che si stringe attorno a lui nonostante la durezza e la diffamazione di cui era oggetto da parte di sacerdoti, scribi e farisei, i quali non accettavano di buon grado questo Messia che metteva in crisi istituzioni, tempio, tradizioni.

2) GESU’ E SATANA
Per ridicolizzare e mettere in difficoltà Gesù, gli scribi invitano il popolo a stargli alla larga attraverso questa argomentazione: anche se Lui apparentemente libera e guarisce le persone, in realtà opera in virtù di Belzebul (il più popolare e il più temuto dal popolo).
Gli scribi non negano che Gesù compia opere di guarigione delle persone incontrate di cui si prende cura. Pensano, però, che Gesù scacci i demoni da indemoniato: in lui agisce il capo dei demoni, Belzebul (forma dispregiativa di Baal Zebul, da Baal, Signore e Zebuh, mosche = Signore delle mosche). Il suo nome deriva da quello di una divinità filistea, causa di malattie veicolate dalle mosche, che s’affollavano sia sulle carogne, sia sugli animali sacrificati al tempio di Gerusalemme, e che erano perciò considerate dèmoni.
E’ da notare che Marco è l’unico evangelista a preferire al termine greco diavolo la definizione ebraica Satan, in aramaico Śaanâ, che significa avversario, accusatore e  contraddittore.
Talvolta Gesù apostrofa Satana come se fosse una persona. Nelle guarigioni che opera, quasi dimentica il malato e parla con lui; e quindi Satana risulta una realtà che ruota attorno al mistero. Ratzinger, in un suo saggio di alcuni anni fa, affermava: il diavolo è una persona al modo della non-persona. Cioè egli è l’antipersona, la deformazione, la scimmia della persona, ed è questo il grande inganno diabolico per tanti: ne fanno un idolo, sia pure per esorcizzarlo.
In verità, Satana rappresenta il limite negativo  dell’umanità e della storia, non separabile dalla libertà umana. Non è un anti-Dio, ma una forza contraria al bene, alla quale lo stesso Gesù si è sottoposto affinché, sia Lui, sia l’umanità, si facciano creatori della propria salvezza. La libertà, dono preziosissimo fin dalla creazione del mondo, non sarebbe tale senza la possibilità di scegliere. Libertà  è non-necessità, cioè possibilità, sicché la persona degna di questo nome, è invitata ad essere creatrice del suo destino. Come dice Ravasi, siamo sospesi tra la possibilità di avere all’interno dei nostri lineamenti il volto di Dio e la possibilità di raffigurare il volto del satanico. Anche il padre della chiesa Ambrogio (IV secolo), nell’esamerone conclude una sua bella meditazione, affermando che Dio, a differenza di quando si riposava dopo aver creato ogni cosa, si è riposato davvero quando ha fatto l’Adam (umanità maschile e femminile) perché aveva ormai qualcuno a cui perdonare i peccati.
Il vero anti-satana è lo Spirito Santo; tanto che non c’è via di mezzo tra i due: o si sceglie l’uno o si sceglie l’altro. Discorso, questo, allegorico per commentare la difficile frase del versetto 29: chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà mai perdonato, perché ha commesso un peccato irreparabile.
I tanti commenti (letti per capire) sono anch’essi poco convincenti. Comunque citiamone alcuni: a) L’imperdonabilità non è da parte di Dio, ma da parte dello stesso essere umano. b) Come una malattia vien detta insanabile quando il malato respinge l’uso della medicina, così c’è una specie di peccato che non si rimette né si perdona perché rifugge dalla grazia di Dio, che è il rimedio suo proprio. c) Tommaso d’Aquino afferma: Questo non impedisce all’onnipotenza e alla misericordia di Dio di trovare la via del perdono e della guarigione che talora sana spiritualmente anche costoro in una maniera quasi prodigiosa. d) Il peccato contro lo Spirito Santo è una sfida cosciente scagliata contro Dio, il rifiuto consapevole della verità conosciuta come tale, è il rigetto cosciente della parola e dell’opera di Gesù, pur sapendola vera e santa, per proprio interesse.
[alla fine del commento, un pensiero personale].

3) LA FAMIGLIA DI GESU’
Secondo Marco, la madre  e i fratelli di Gesù furono inizialmente scettici riguardo al ministero di Gesù, e soltanto in seguito divennero parte del movimento cristiano.
È inutile ricordare che fin dai primi secoli, nella Chiesa cristiana, si è cercato di attenuare un giudizio negativo sulla famiglia di Gesù, sia per difendere la figura di Maria che per riabilitare i fratelli di Gesù i quali, come sappiamo dal libro degli Atti, ebbero un ruolo di rilievo nella prima comunità cristiana a Gerusalemme.
Ma chi sono i fratelli di Gesù?
Nell’ebraico moderno, ancora oggi, non esiste un termine per distinguere il fratello dal cugino, e quindi gli israeliani devono ricorrere ad espressioni del tipo: “figlio della stessa madre” (o dello stesso padre). Nell’Antico Testamento sono innumerevoli i casi in cui la parola fratello, in ebraico ah, è usata per indicare le parentele o i legami più svariati. Nella Genesi (13,8) Abramo chiama il nipote Lot fratello e così fa anche Labano col nipote Giacobbe (Gn 29,15). Anche Paolo usa spessissimo il termine fratello per indicare una comunanza spirituale o un legame che non è quello carnale e familiare.
Il noto biblista Gianfranco Ravasi considera l’espressione fratelli del Signore, che troviamo in Atti 1, 14, oppure in 1 Corinzi 9, 5, come la designazione di un gruppo ben definito, ossia i cristiani di origine giudaica legati al clan nazaretano di Cristo.
Un altro noto biblista, Josè Miguel Garcia, esperto di testi in aramaico, fa notare che la particella greca kai traduce l’aramaico waw, che significa cioè, ossia. Nei vangeli ricorre spesso il termine kai con tale significato. Ad esempio, nell’episodio delle nozze di Cana, se Gesù è accompagnato da sua madre e dai discepoli, come mai ritorna a Cafàrnao con la madre, e,  kai, i suoi discepoli? Per congruenza narrativa tra l’inizio e la fine del racconto, il testo andrebbe letto: con sua madre e i suoi fratelli, cioè i suoi discepoli”. Se fossero stati veri fratelli di Gesù, allora sarebbe stato più logico un ritorno a Nazaret, loro città natale; invece si dirigono a Cafàrnao, il luogo scelto da Gesù per il suo operato in Galilea. Quindi questi fratelli sono in realtà i suoi discepoli.

4) PERSONALE
 Raffaello e Giulio Romano: la favola di San Michele che sconfigge Satana, 1518, Parigi-Louvre
Ci siamo nutriti di favole, anziché di Parola di Dio, cioè di quanto può orientare la nostra esistenza a fare le scelte giuste.
Ancora ci confortano le devozioni, i fanatismi di vario tipo, il culto dell’opinione, anziché della verità. Dimentichiamo che tocca a ciascuno di noi coltivare lo spirito, evitando ogni superficialità. Satana non dovrà essere bandito con vari tipi di esorcismi. Satana è il male che ha sembianza di bene; è la noncuranza nel lasciarci distogliere dall’approfondire gli scritti biblici e nello scoraggiare una cultura robusta che impedisca il relativismo imperante.
Non voglio fare la Cassandra del momento elencando i mali di questa nostra società allo sbando. Preferirei fare l’elogio della speranza. A patto che sia una speranza impetrata con la preghiera…..

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