venerdì 29 settembre 2017

DOMENICA XXVI T.O. ANNO A


DOMENICA XXVI T.O. ANNO A

Mt 21, 28-32
In quel tempo, disse Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28 Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. 29 Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. 30 Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, Signore. Ma non vi andò. 31 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?. Risposero: Il primo. E Gesù disse loro: In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 Giovanni infatti venne a voi nella via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

 

C O M M E N T O

 

1) PREMESSA

= I capp. 21-22 del vangelo di Matteo trasportano nel tempo in cui Gesù, dopo l’ingresso trionfale a Gerusalemme, consegna alle comunità nascenti i discorsi contenenti, attraverso parabole, gli insegnamenti più importanti e cruciali,  che debbono qualificare il discepolo di Cristo.

Nell’approssimasi della condanna e morte del Cristo, si intensifica il conflitto tra Lui che predica il Regno e l’establishement giudaico. Matteo ritrae a chiare lettere la posizione polemica della sua comunità (ma nelle altre avviene qualcosa di analogo) nell’atto di rompere i ponti con le istituzioni. Lui (che si può definire il più ecclesiale degli evangelisti), lascia delle testimonianze de visu sulla/e comunità dei discepoli. Il suo intento principale, come traspare dal suo vangelo, è dare ai primi aggregati della cristianità una consistenza morale fondata sulla fede che, nel fluttuare degli eventi, non potevano avere senza un’adeguata guida. Tra l’altro è lui il primo e il solo a denominare le comunità ekkLesía.

 

2) MATTEO

= E’ doveroso, nel commentare il suo vangelo, soffermarsi un po’ sulla figura di Matteo per delinearne alcune caratteristiche che abbiamo involontariamente trascurato durante l’anno liturgico che sta per tramontare. Tra non molto, con l’arrivo dell’Avvento, Matteo ci lascerà e passerà il testimone a Luca, l’evangelista dell’anno B.

Il suo Vangelo è stato ritenuto a lungo il primo, in ordine di tempo, dei quattro testi canonici. Ora gli studi mettono al suo posto il Vangelo di Marco, a cui attingerà ampiamente Matteo.

Diversamente dagli altri tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua ebraica ‘paterna’ (secondo gli scrittori antichi); e quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Egli, infatti, ha voluto innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. Naturalmente in seguito giungerà a noi la traduzione in greco.

= Il dipinto di Caravaggio  (collocato in copia qui sopra) identifica Matteo come l’altra ‘pietra’ fondante della Chiesa, assieme a Pietro. L’Artista, in questa sua celebre opera pittorica titolata La Vocazione di Matteo, mostra Cristo che, tendendo semplicemente il braccio, sembra voglia dire a coloro che in quel momento cercano Pietro: Eccolo lì Pietro, è lui, Matteo. La cosa si spiega bene. Se Pietro è destinato ad essere capo della chiesa, è Matteo col suo vangelo a dare il fondamento più valido alla chiesa nascitura.

= L’evangelista profonde tutto il suo impegno nello scrivere il suo vangelo. Il suo è un lavoro di 1) elaborazione e ricostruzione del materiale preesistente (la fonte Q); 2) raccordo tra l’ANNUNCIO EVANGELICO e la fonte giudaica, ancora basata sulla Torah nella sua rigida interpretazione; 3) impostazione dei principi di quella che sarà chiamata da molti la Chiesa.

Non è da trascurare l’attenzione dovuta alla sua capacità di esprimersi nella maniera più semplice e sobria, nonché ricca del nucleo essenziale degli insegnamenti di Gesù.

= In ogni brano è presente un Gesù che pone al centro dei suoi insegnamenti il Regno. Più degli altri evangelisti sottolinea che, attraverso Cristo, il vero Israele non passa più per l’Israele razzista; attraversa piuttosto l’interno del nuovo Israele aperto ai pagani, cioè coloro che erano considerati estranei al esso. Questo nuovo popolo non si sostituisce all’antico, ma lo porta a compimento.

Si deve soprattutto a Matteo l’aver ben precisato che, nonostante la chiara matrice ebraica, il cristianesimo ha compiuto uno iato, un taglio netto con essa (la matrice). I credenti ora avvertono, attraverso il suo vangelo, la presenza del Cristo nell’assemblea dei credenti, riunita nel suo nome e nel perdono dei peccati che viene elargito a tutti. Ed è significativo che al centro di ogni scena costruita dall’evangelista, sia presente quasi sempre, oltre che Gesù, anche Pietro.

= La parabola che leggiamo oggi è di una semplicità che potrebbe far cadere in una trappola. Molte volte, infatti, può verificarsi una specie di sintonia solo apparente. Da un certo punto di vista il discorso è lapalissiano: si può dire sì e fare no, e viceversa. Chi non direbbe subito, dopo aver letto la pericope, che il migliore dei fratelli è colui che, pur avendo detto un frettoloso no, si ricrede e fa. Le parole non costano, i fatti costano e… meritano.

Alla fine della parabola, nel v. 32, viene ripetuto tre volte il verbo credere. In questo contesto significa obbedire alla via della giustizia predicata da Giovanni, che è la stessa via di Dio insegnata anche da Gesù, cioè la volontà del Padre che è nei cieli. Gesù e Giovanni non sono in contrasto. Come non sono in contrasto giustizia ed equità nella pericope della scorsa domenica. DARE UN DI PIU’ non contraddice il DARE IL GIUSTO; lo perfeziona. Questo principio è di grande profondità. Chi vive l’amore del Padre e perciò vede negli altri dei fratelli, dovrà cambiare radicalmente mentalità e, di conseguenza, modo di agire. Ci vuole l’intera vita per capirlo sempre più. Alle volte le depressioni (caratteristica del nostro tempo!) si potrebbero curare con l’antidoto al vuoto esistenziale: l’AMORE che diventa il tutto, riempie senza mai saziare e non conosce inaridimenti, perché il suo Oggetto si attinge alla FONTE DELLA VITA.

Matteo, che ci presenta un Cristo senza sdolcinature di sorta, alquanto severo nel suo andare sempre all’essenza delle cose, chiuderà il suo vangelo, lanciando il suo unico messaggio: Dio è con noi.

Le ultime parole di Gesù lo confermano ancora: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.

 

3) ANALISI DEL TESTO DELLA PERICOPE

Matteo racconta la prima di tre parabole tremende, tutte e tre dirette contro i dirigenti religiosi (non contro il popolo di Israele): 1) la parabola dei due figli; 2) la parabola dei vignaioli omicidi;  3) la parabola del banchetto del Regno.

28 Gesù comincia con il chiedere il parere dei presenti, tra i quali stanno sacerdoti ed anziani. Altre volte Gesù ha chiesto il parere di Pietro e dei discepoli. Con questo cerca di interessare gli ascoltatori, chiedendo un parere sulla parabola. Un uomo, ricco proprietario, ha due figli. Al primo si rivolge con il dolce nome di figlio, téknon, e l'invita a recarsi sémeron, oggi, nella vigna.

29-30 (Per evitare possibili confusioni, ricordiamo che alcuni manoscritti presentano un ordine diverso).

La risposta del ‘figlio disobbediente’ è ossequiosa: Vado, Signore, ma non andò.

La risposta del ‘figlio obbediente’ è irrispettosa: Non mi va!. Poi avviene il ripensamento; all'ultimo si pente; ma c’è da notare che, mentre il padre l`ha chiamato: Figlio, lui ha risposto chiamandolo: Signore.

31 La parabola è finita. Chi dei due ha fatto la volontà del padre?

É la stessa parabola che spinge a compromettere gli ascoltatori perché prendano posizione in merito; sono

posti di fronte all'alternativa; e infatti danno una risposta (quella risposta che non avevano voluto dare sul battesimo di Giovanni). Non vi è dubbio. L'obbedienza non è fatta di parole sterili e disimpegnate, ma di fatti concreti e precisi.

32 Venne infatti a voi Giovanni... Molti autori concordano nell'attribuire questo versetto alla redazione di Matteo, che intende così collegare la parabola sia a Gesù sia a Giovanni Battista (di cui si era parlato poco prima); il rifiuto di Giovanni è il rifiuto di Gesù. L’evangelista accentua la sua denuncia affermando che i gruppi più disprezzati dall’élite religiosa (pubblicani e prostitute) la precederanno nel cammino verso il Regno. L’aspetto notevole è che il verbo greco proágousin sta al presente, cioè già ora i pubblicani e le prostitute vi precedono nel cammino verso il Regno. A giudizio di Gesù, quelli che sono più in ritardo nel cammino verso Dio sono proprio quelli che si sentono a posto, pensano di precedere gli altri, vedono se stessi come l’esempio da seguire.

 E qui il Gesù di Matteo non si lascia sfuggire l’opportunità di fare una specifica denuncia. Quando era venuto Giovanni Battista a chiedere la conversione, i peccatori pubblici si convertirono, mentre i sacerdoti e le autorità religiose non sentirono il bisogno di mutare comportamento, poiché la facciata era salva. Viva l’ipocrisia del potere!

 

4) PREGHIAMO - con sentimenti di amore profondo - IL SALMO 23

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
      Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
      e del tuo amore, che è da sempre.
      I peccati della mia giovinezza
      e le mie ribellioni, non li ricordare:
      ricòrdati di me nella tua misericordia,
      per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. 

 

E LEGGIAMO PAOLO CHE SCRIVE COSÌ AI FILIPPESI

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

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