domenica 4 gennaio 2015

EPIFANIA 2015 anno B


EPIFANIA 2015 anno B

I testi
 
Is 60, 1-6
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore,la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.
Sal 71
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
  Nei suoi giorni fiorisca il giusto
  e abbondi la pace,
  finché non si spenga la luna.
  E dòmini da mare a mare,
  dal fiume sino ai confini della terra.
I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.
  Perché egli libererà il misero che invoca
  e il povero che non trova aiuto.
  Abbia pietà del debole e del misero
  e salvi la vita dei miseri.
Ef 3, 2-3. 5-6
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. Abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorare il Signore.
Mt 2, 1-12
1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: 2 «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3 All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"». 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

 Introduzione

- Nelle varie culture la celebrazione dell'Epifania si accompagna a simboli e tradizioni diverse di derivazione molto antica, frammiste a contaminazioni più recenti come l'accensione di fuochi augurali, lo scambio di doni ecc. (portati, in Italia, dalla Befana, in ricordo dei doni portati a Gesù dai Magi).
- Il termine Epifania deriva dal greco epipháneia, che può significare apparizione, venuta, presenza divina.
- I Magi sono stati interpretati come Re per l'influsso di Isaia. Nel 1985 durante una campagna di scavi nel deserto egiziano delle celle a ovest del delta del Nilo, è venuta alla luce la più antica testimonianza dipinta (VII-VIII sec.) dei nomi, ignoti al Vangelo, dei Magi. Sull'intonaco bianco del muro di una cella un monaco aveva tracciato in rosso questi tre nomi: "Gaspare, Belchior, Barthesalsa". Si tratta di una delle tante deformazioni o variazioni che derivavano dai cosiddetti Vangeli apocrifi, testi nati dalla pietà popolare del cristianesimo primitivo, le cui pagliuzze d'oro di verità storica e di fede si nascondono in un magma di fantasie folcloristiche.
- Secondo Matteo i Magi (non precisati nel numero), guidati in Giudea da una stella, portano in dono a Gesù bambino, riconosciuto come "re dei Giudei": oro come omaggio alla regalità messianica, incenso come omaggio all’attesa figura profetica del ‘figlio di Dio’, mirra in anticipazione della Passione. Con questo episodio Matteo ribadisce l'origine davidica di Gesù ed evoca la profezia di Isaia, che descrive il gioioso pellegrinaggio delle nazioni verso Gerusalemme per inebriarsi della luce divina. La vicenda storica in sé non è impossibile, come invece alcuni critici sostengono, proprio perché il segno astrale era un codice culturale tipico di quell'epoca e poteva essere connesso con la diffusione delle speranze messianiche che l'ebraismo aveva favorito con la sua diaspora nel mondo. Ma è certo che l'evangelista vuole sorpassare il fatto storico e vuole far brillare significati ulteriori in questi uomini dell'Oriente.
- La storia dei Magi deve essere letta come una riflessione teologica che l’autore ha fatto sulla salvezza portata da Cristo ai popoli stranieri (non solo Israele). L’intenzione dell’evangelista è quella di esporre i fatti in modo da accentuare l’incredulità dei Giudei.
Analisi di Mt2,1-12
1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
Il termine Magi è la traslitterazione del termine greco magos.
I magi sono personaggi misteriosi, forse studiosi di astrologia o una casta sacerdotale e spesso nell'antichità funzionari reali; nel libo di Daniele (2,4) sono chiamati caldei. Erodoto li ricorda come interpreti dei sogni.
L’evangelista non si lascia condizionare dai pregiudizi religiosi e considera i “maghi”, quelli che la religione dichiara esclusi dalla salvezza, come i primi a rendersi conto della salvezza che Dio offre a tutta l’umanità.
L’indicazione -vennero da oriente- è piuttosto vaga: potrebbe indicare la Persia o la Mesopotamia o l'Arabia, o il deserto siriano.
2 «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
La stella di cui parlano i magi ha soprattutto un significato simbolico (vedi la profezia di Balaam nel libro dei Numeri (24,17): la luce che ne promana è un elemento associato spesso alla nascita di personaggi famosi sia nella cultura profana sia nell'AT.
Nel compilare il suo racconto l'evangelista può essersi ispirato al viaggio della regina di Saba, o a quello del re di Armenia Tiridate che si recò a Roma nel 66 d. C. e rese omaggio a Nerone come a un Dio.
Il verbo proskynéin utilizzato dall'evangelista significa adorare, prostrarsi, rendere omaggio; dalle parole utilizzate pare che i magi indirizzino un omaggio ad un re terreno, ma Matteo rileggendo cristologicamente l'episodio, ne modifica il senso.
3 All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.
Una notizia del genere, con un possibile rivale che rivendica il trono del regno, non poteva che preoccupare Erode e la classe dirigente, nonché il popolo su cui si riversava la crudeltà del re.
Matteo anticipa il tema dell'ostilità che il sinedrio mostrerà verso Gesù e anche il capo d'accusa, la rivendicazione del regno. E’ da ricordare che gli scribi conoscevano la Scrittura e la esponevano al popolo. Il fatto che vengano ulteriormente definiti come del popolo sta ad indicare il forte influsso che essi esercitavano sulla popolazione.
5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"».
Le Scritture (Michea 5,1) avevano preannunciato il luogo della nascita del Messia, che però Matteo adatta alla sua narrazione. Egli collega l’espressione: “re dei Giudei”, causa del turbamento di Gerusalemme, con il titolo che verrà appeso alla croce. Mentre il testo di Michea parla di un “dominatore” Matteo corregge questa immagine aggiungendo il testo di Samuele dove si accenna a un pastore. Il re Messia non dominerà sul proprio popolo, ma lo pascerà, si curerà di lui.
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Il comportamento di Erode è freddo e calcolatore. Di nuovo sono i magi i veri cercatori di Dio: solo i pagani in questa pagina seguono le indicazioni divine, espresse nella natura e nel testo sacro.
9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Il movimento della stella sorprende poiché si muove da nord a sud (trovandosi Betlemme a pochi chilometri da Gerusalemme verso sud), come pure per la sua riapparizione.
L’espressione li precedeva ricorda l’esperienza degli israeliti nel deserto quando Dio camminava davanti al suo popolo.
Parlando di gioia grandissima Matteo sottolinea la certezza della vicinanza di Dio a chi persevera nella ricerca della fede. Tra l'altro è l'unica nota di gioia in tutto il vangelo dell'infanzia di Matteo (anche in questo molto diverso dal clima del testo lucano).
11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
L'evangelista parla di casa per sottolineare la dignità del nuovo nato, a differenza di Luca che invece evidenzia la sua povertà; entrambi però indicano anche la presenza di Maria.
I magi poi compiono i gesti usuali nell'antico oriente per una visita ufficiale ad un re ed offrono doni. Il testo si ispira chiaramente ad Isaia 60,6, e al salmo 71,10, mentre gli oggetti offerti sono quelli più apprezzati in Oriente. Il gesto di omaggio dei magi è importante come riconoscimento offerto dai popoli pagani al Cristo. L’oro simboleggia la divinità, l’incenso l’offerta tipica dei sacerdoti nel tempio (ora da estendere a tutta l’umanità), la mirra il profumo della sposa nel Cantico dei Cantici, o anche l’unzione di Cristo, che espia i peccati tramite la sofferenza e la morte corporale.
12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Matteo vuole invitare i suoi lettori, anch'essi alla ricerca di Dio, a percorrere un'altra strada, simbolo di un modo nuovo d vivere.
Zibaldone
- Il significato di questa festa dell’Epifania è la manifestazione dell’amore universale di Dio.
- Il Vangelo non dice che i Maghi di Oriente si convertiranno o cambieranno religione. Senza dubbio quegli uomini hanno continuato a conservare le credenze ed i costumi che portavano dai loro paesi lontani. L’aspetto che rincresce è che la diversità di culture e religione è servita più per dividere e far scontrare i popoli e gli esseri umani che per unirci tutti; per questo le religioni hanno causato tanta violenza. La festa dell’Epifania è la festa dell’Accettazione della diversità. Il Dio di Gesù non è escludente, ma includente.
- Il racconto, superficialmente letto come una fiaba orientale, piena di profumi esotici, è in realtà denso di simbolismi che il lettore attento della Bibbia subito sapeva riconoscere. E’ carico di riferimenti teologici allusivi, un intarsio di citazioni e di temi legati all'Antico Testamento, e si riferisce alla storia del bambino Gesù in modo molto originale e libero. Non siamo quindi in presenza di una novella dolcissima per piccoli, quanto piuttosto davanti ad una vera e propria sintesi cristologica, distribuita sui fili sottili di una trama storica dalle maglie molto larghe e allentate e sui fili più robusti di uno schema di pensiero molto fitto e profondo.
- In un frammento del perduto Vangelo degli Ebrei, assegnabile alla prima parte del II secolo, i Magi, "indovini dal colorito scuro e dai calzoni alle gambe", sono un vero e proprio stuolo, guidato però da una terna di capi: Melco, Caspare e Fadizarda. Ancor più vivace è il Vangelo arabo dell'infanzia del V-VI secolo che considera i Magi come discepoli di Zarathustra, il profeta della religione iranica, e li fa protagonisti di un delizioso apologo sulle fasce di Gesù Bambino. Ascoltiamo l'ignoto autore: "La signora Maria prese una delle fasce del bambino e la diede loro in ricordo. Essi si sentirono onoratissimi di prenderla dalle sue mani". Rientrati nel loro paese, durante una festa in onore del fuoco sacro, gettarono quella fascia nelle fiamme del grande falò liturgico. Ma, spento il fuoco, ecco riapparire tra le ceneri, la fascia intatta. "Presero, allora, a baciarla e a imporsela sulla testa e sugli occhi".
- Un contadino aveva un campo infestato dai denti di leone. Egli provò invano di liberarsene. Infine, disperato, scrisse a colleghi agricoltori per conoscere i loro rimedi. Questa fu la risposta: noi ti suggeriamo di iniziare ad amarli.
- L’artista francese Renoir era afflitto da reumatismo acuto e per molti anni fu costretto a dipingere seduto su di una sedia. Un amico un giorno notò come si sforzava nel dipingere avendo dolori lancinanti. Gli disse: Adesso hai dipinto abbastanza, ora sei uno dei migliori artisti di Francia. Perché devi andare avanti torturandoti in questo modo? Renoir, senza quasi rimuovere lo sguardo dal quadro, gli rispose: i dolori passano, ma la bellezza rimane.
Nel suo celebre L'uomo senza qualità Robert Musil sottolineava: non è vero che il ricercatore insegua la verità. È la verità che insegue il ricercatore.
La poetessa ottocentesca americana Emily Dickinson scriveva: Silenziosamente una stella gialla raggiunse / il suo seggio elevato, / la luna sciolse l'argenteo cappello / che copriva il suo volto lustrale. / Tutta la sera si accese dolcemente / come un'astrale sala di festa. / "Padre", io dissi al Cielo / "sei puntuale".
Francis Jammes, tenero poeta francese morto nel 1938, amante dei valori cristiani e dei sentimenti semplici e delicati: O Signore, non ho, come i Magi che sono dipinti sulle immagini, / dell'oro da offrirti. / "Dammi la tua povertà!". / Non ho neppure, Signore, la mirra dal buon profumo né l'incenso in tuo onore. / "Figlio mio, dammi il tuo cuore!

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