venerdì 16 gennaio 2015

II DOMENICA T.O.

I testi

Sam 3,10-19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
Sal 39
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
     Sacrificio e offerta non gradisci,
     gli orecchi mi hai aperto,
     non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
     Allora ho detto: «gli orecchi mi hai aperto».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
     Ho annunciato la tua giustizia
     nella grande assemblea;
     vedi: non tengo chiuse le labbra,
     Signore, tu lo sai.
1Cor 6,13-15.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Gv 1,35-42
35 In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, dice: «Ecco l’agnello di Dio!». 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì -che, tradotto, significa maestro- , dove dimori?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» –che si traduce Cristo– 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Sguardo d’insieme sui testi
- La pagina del Primo libro di Samuele racconta la vocazione di Samuele. Egli riceve da Dio un grande mandato (ungerà prima Saul e poi Davide re di Israele, dando così inizio alla monarchia). La liturgia puntualizza in maniera toccante la sua chiamata alla missione di profeta, per metterla in relazione con la chiamata di Pietro, di cui tratta il vangelo di oggi.
- Del salmo 39 la liturgia seleziona alcuni versetti, in cui il salmista scivola dal ringraziamento alla supplica, all’impegno nell’annunciare la verità che sente pulsare nel suo cuore, dopo avere ascoltato la chiamata divina. L’ascolto -gli orecchi mi hai aperto- diventa Annuncio quando scaturisce dall’adesione profonda alla volontà divina -la tua legge è nel mio intimo-.  
- Nel brano della Lettera ai Corinti viene delineata l’abissale distanza tra il rapporto puramente corporeo e quello nello spirito, nella sfera superiore della personalità, dove si realizza l’incontro vero, cioè non possessivo, con gli altri: voi non appartenete a voi stessi [o forse apparteniamo a noi stessi, proprio perché non ci facciamo assoggettare da pulsioni schiavizzanti]. L’espressione il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo specifica che non si raggiunge la completezza umana senza l’aiuto di Dio.
- Giovanni, nel brano del primo capitolo del suo vangelo, dopo il solenne prologo, presenta la settimana inaugurale della vita pubblica di Gesù, quando cominciò ad apparire come un rabbi predicatore. In quel momento, a circa trent’anni, Gesù era discepolo di Giovanni il Battista, poiché viveva con lui e con altri discepoli nei territori intorno al Giordano, là dove il fiume sfocia nel mar Morto.
Analisi del vangelo
Gv 1,35-42
35 In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, dice: «Ecco l’agnello di Dio! ».
Siamo di fronte ad uno dei racconti sulla prima formazione della comunità cristiana, a partire da una sorta di consegna o affidamento, da parte del Battista, dei suoi discepoli ad uno di loro, e cioè a Gesù. Il gioco dei verbi è importante: Giovanni stava (al passato), perché il suo compito è terminato, ma egli dice (al presente), indicando Gesù ai suoi discepoli.
Il fissare lo sguardo traduce il termine greco emblépsas, che mette in risalto un vedere intenso.
La locuzione Ecco l’agnello di Dio, detta in aramaico, lingua usata dal Battista, è talya’, che significa sia servo sia agnello (forse c’è un rimando all’agnello simbolico caro a quella letteratura popolare nota come apocalittica: l’agnello mite e indifeso che paradossalmente piega e sconfigge le belve del male).
37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
I discepoli comprendono immediatamente l’invito del Battista e lasciano il vecchio maestro per seguire il nuovo: la formazione della comunità avviene per contatto diretto.
38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?».
Gesù è in movimento -si voltò- e rivolge una domanda a coloro che lo seguono: Che cosa cercate? Sono queste le prima parole di Gesù nel vangelo di Giovanni e si ricollegano ad un testo importante verso il termine dello stesso vangelo, quando parla alla Maddalena.
Chiamandolo Rabbì, i discepoli dichiarano che intendono prenderlo per maestro e, chiedendo dove vive, si dimostrano pronti a seguirlo in maniera completa. Infatti il rapporto maestro-discepolo implicava non solo l’apprendimento di una dottrina, ma anche di un modo di vivere.
39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Il verbo della risposta di Gesù è all’imperativo presente, forse a voler rimarcare che vale per tutti i tempi. Gesù non si limita ad accogliere il loro desiderio, ma annuncia anche che vedranno, cioè diverranno suoi testimoni; infatti il verbo vedere in Giovanni ha uno stretto contatto con il verbo credere.
Il testo riporta l’ora decima, che viene tradotta con circa le quattro del pomeriggio: secondo il computo dell’epoca, il giorno iniziava al tramonto, l’ora dodicesima. La valenza di questa precisazione è simbolica: Gesù è giunto prima della fine del giorno per dare inizio al nuovo, che segnerà l’inizio della nuova umanità.
40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Dei due primi discepoli di Gesù l’evangelista ne identifica solamente uno (l’altro rimarrà anonimo in tutto il vangelo). Andrea, che in greco significa uomo adulto, viene segnalato per la parentela con Simone, suo fratello, del cui soprannome, Pietro, verrà data la spiegazione lungo il corso del vangelo.
41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» -che si traduce Cristo-
La sottolineatura per primo (a differenza della tradizione sinottica che attribuisce questo fatto a Pietro), indica che l’attività di Andrea non si limita al fratello, ma prosegue.
Interessante notare la divulgazione della notizia su Gesù per contatto diretto. Ancora più interessante il fatto che Gesù sia ora designato come il Messia o Cristo, quando appena due versetti prima era un semplice rabbì, maestro.
42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
La parola che Gesù rivolge a Pietro ribadisce comunque la priorità di quest'ultimo tra i suoi discepoli. E’ suggestiva la precisazione -Fissando lo sguardo su di lui- emblépsas autò: è lo sguardo che penetra dentro l’intimo della persona. Inoltre Gesù sa  vedere in anticipo la missione di Pietro: -sarai chiamato- in tempo futuro.
L’uso dell’articolo determinativo, il figlio di Giovanni, è in relazione a Giovanni Battista: tra maestro e discepolo, il secondo veniva definito figlio.
 Riflessioni
- I motivi ricorrenti dei testi liturgici sono la chiamata di Dio e la risposta di ciascuno.
- La precisazione dell’ora nel v.39 del brano evangelico è un dettaglio in apparenza superfluo che però sottolinea il contesto quotidiano in cui avviene l’incontro con Dio: si tratta di un’esperienza possibile a chiunque ed in ogni situazione.
- Nella domanda «Che cosa cercate?» emerge la caratteristica di Dio, ben riprodotta in  Gesù, di andare incontro all’inquietudine degli uomini. Chi non la sente echeggiare dentro di sé attraverso l’insoddisfazione che danno tutte le cose? L’importante è sapersi dare una risposta, leggendo nel profondo del proprio cuore.
- Interessante è la risposta che Gesù dà alla domanda dei due discepoli dove dimori?. Gesù non fa alcuna affermazione: bisogna che ciascuno cerchi dentro di sé.
- L’evangelista sembra voler segnalare l’anomalo comportamento di Simone nel non accennare ad alcuna sua reazione di fronte all’annuncio del fratello e nel non prendere alcuna iniziativa; infatti deve essere condotto da Andrea a Gesù, e, in tutta la scena dell’incontro con il Messia, non pronuncia neanche una parola. [Neanche mia mamma mi ha parlato molto di Gesù; mi ha dato il suo esempio di credente, praticante soprattutto attraverso le sue costanti visite alle persone ammalate e sole]. E come non pensare alla sovrabbondanza delle nostre parole quando ci facciamo trasmettitori della Parola di Dio?

 

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