venerdì 9 gennaio 2015

Battesimo di Gesù

I testi
Is 55, 1-11
Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l'ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d'Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».
Is 12
Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
1 Gv 5, 1-9
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.
Marco 1,7-11
7 In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».  10 E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11 E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Analisi esenziale del vangelo
 7 In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Marco, rispetto agli altri evangelisti, accentua l’asimmetria del confronto proclamato da Giovanni tra se stesso e Gesù; a tal fine, usa il verbo chinarsi, gesto di inferiorità rispetto a chi è superiore.
8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
In questa pericope è messa in luce la differenza sostanziale tra il battesimo di Giovanni e quello che darà Gesù (è omessa l'indicazione del "fuoco" presente in Matteo ed in Luca). Utilizzando il verbo al passato -vi ho battezzato- l’evangelista indica alla sua comunità che l’opera del Precursore è terminata ed ha avuto inizio quella di Gesù.
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
L'incipit del versetto -
Ed ecco- evidenzia una possibile indipendenza della pericope dal brano precedente. La formula -in quei giorni- era usata dai profeti per annunciare la nuova alleanza o l’effusione dello Spirito, e per annunziare l’avvento di un’epoca in cui le promesse saranno adempiute.
La precisazione -venne da Nazaret, un villaggio sperduto della regione più nazionalista di Galilea, forse serviva all’evangelista per sottolineare la differente provenienza di coloro che andavano da Giovanni, ligi ai loro riti di carattere penitenziale e coloro che seguiranno Gesù, consapevoli della novità evangelica; potrebbe anche essere un segno che Gesù non è stato mai discepolo di Giovanni.
10 E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
Dopo il battesimo si verifica una teofania: i cieli si aprono (riferimento a Is 63,19b), ossia Dio si fa vicino, superando la barriera posta tra cielo e terra. E’ da ricordare che anche alla morte di Gesù Marco evidenzierà questo aspetto parlando dello scindersi del velo nel tempio di Gerusalemme.
Lo Spirito è presentato sotto forma di colomba, simbolo di Israele (Osea 11,11; Salmo 68,13; 74,19; 56,1); infatti con questa investitura Gesù può rappresentare il nuovo popolo di Dio.
1 E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
La voce, cioè una rivelazione (Ap 4,1), è palese esclusivamente a Gesù; invece nei testi di Matteo e di Luca la parola trascendente investe tutti i presenti.
La frase sembra avere un aggancio anche ai testi di vocazione (Is 42,1; Sap. 2,13.16.18; Gn 22,2.12.16) e a Gv 1,34. Qui però non compare la parola servo, rivolta al ‘chiamato’, bensì quella di Figlio, di grande rilevanza nel vangelo di Marco, il quale sottolinea il legame unico di Gesù con Dio. Alcuni esegeti affermano che Marco, usando tale denominazione, vuole mostrare la piena acquisizione, da parte di Gesù, dell’autocoscienza della sua missione.
 
Puntualizzazioni
Il battesimo di Gesù al Giordano rappresenta il culmine del racconto evangelico su Giovanni Battista, e insieme l'inizio del ministero messianico di Gesù.
Dal punto di vista letterario, l'intera scena del Battesimo viene narrata nel linguaggio simbolico dell'Antico Testamento, come immersione in riferimento al passaggio del mar Rosso e del Giordano. Gesù, presentandosi come uno dei tanti, ha una condotta che deve essere sembrata così scandalosa alle prime generazioni cristiane, da essere riportata in tutto il suo realismo solo da Marco (che, secondo un’esegesi aggiornata, risulta il primo evangelista).
La Parola di Dio nel cuore [personale e discutibile]
 Non sono riuscita a commentare in maniera esauriente la liturgia odierna. I passi che precedono il vangelo, li ho visti attraversati da entusiastica fiducia nell’abbondanza che Dio concede a chi è fedele al Patto stabilito con il suo popolo. Allora mi ha assalito il dubbio di un’interpretazione sbagliata, poiché la predilezione divina non è arbitraria, ma concessa a chiunque si fa suo popolo.
Leggendo la pericope di Marco, un altro possibile inganno, poiché l’apparente semplicità del suo racconto nasconde una complessità, che è bene affidare soprattutto alla meditazione (mai da fare attraverso una lettura letteralistica) e al conseguente impegno a convertirsi.
Ecco la mia:
Conversione è mutazione del proprio orizzonte esistenziale, per aprirlo radicalmente fino ad acquisire l’ottica divina. L’ostacolo ad una vera conversione è una falsa concezione del divino, il quale è completezza dell’umano, dal momento che siamo stai creati ad immagine di Dio. Quando pensiamo alla santità come fenomeno eroico che si realizza in persone eccezionali ed eroiche, cadiamo nell’idolatria: ci illudiamo di potenziare le nostre capacità, superando i propri limiti attraverso il ricorso al santo (idolo) di turno; e, così facendo, ci avvitiamo ancor più ai nostri limiti. Perfino di Gesù facciamo un idolo quando lo adoriamo con riti usati in modo esteriore (per nostra colpa e non perché i riti siano da escludere), senza ascoltare Dio dentro di noi e senza tradurre l’ascolto nella propria vita.

Nessun commento: