venerdì 29 giugno 2012


La fede e la vita

Marco 5, 21-43
In quel tempo, 21 essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22 E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23 e lo supplicò con insistenza: "La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva". 24 Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 25 Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28 Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata". 29 E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. 30 E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi ha toccato le mie vesti?". 31 I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "chi mi ha toccato?"». 32 Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Ed egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". 35 Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga, vennero a dire: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, soltanto abbi fede!". 37 E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39 Entrato, disse loro: "Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40 E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41 Prese la mano della bambina e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico: Alzati!". 42 E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

NOTE COL CONTRIBUTO DI PARECCHI AUTORI
a) La folla e Gesù: Gesù torna da Gerasa; la folla che accorre a lui, accettando il suo contatto con gli oppressi pagani, mostra che anch’essa vede in Gesù una speranza di liberazione. Ma quale ruolo gli attribuisce? Certamente la folla è una "presenza" molto ambigua, tanto da costituire un "muro", una "barriera" che non permette una relazione con il Maestro. Ed ecco perché Gesù, prima di compiere il miracolo, crea una certa intimità… un clima di silenzio.
b) Il popolo dei credenti. La cifra ‘dodici’ indica l’età della figlia del capo della sinagoga, e altrettanto indicano gli anni di malattia della donna: è chiara l’allusione alle dodici tribù di Israele, cioè al popolo di Israele. Sia Giairo, [= “Dio illumina/erà” oppure “Dio risveglia/erà” (Nm 32,41; Gdc 10,3)], uno dei capi della sinagoga,  sia la donna emorragica, l’impura, emarginata per principio dal  popolo a cui non appartiene, vogliono da Gesù l’impossibile per l’istituzione; in certo qual modo volgliono eluderla. Gesù risponde cercando di arrivare alla persona perché a Lui preme offrire il segno (il miracolo funziona come segno!) di un nuovo significato da dare alla vita. Segno che ristabilisca l’ordine della creazione: la perennità della vita.  
c) Cosa significa scegliere la vita. Tutto il brano si gioca sul contrasto tra la passività rumorosa della folla e il contatto personale con Gesù, il quale propone all’umanità tutta una fede, non nel miracolo e nemmeno nel suo carisma, nella sua proposta di dare un nuovo senso alla vita. "Due sono le vie, una della vita e una della morte, e fra queste due vie la differenza è grande", così si apre un catechismo della chiesa antica (Didaché 1,1). La Sapienza ammonisce: "distingui bene, respingi la morte, prendi la via della vita". 

Personale
Il brano è pregnante della novità evangelica. Cerco di andare oltre il fascino che esso desta in me e preferisco pormi alcuni interrogativi di fondo.
a) Quale orientamento ha la fede che Gesù focalizza nei due i quali lo cercano? c’è in essi il desiderio di trovare il carismatico, o agiscono dietro la scarsa fiducia nell’istituzione? Le parole e i gesti di Gesù [rileggerli!!!!] vanno anzitutto liberati dalle facili impressioni che poterono ricavare i più vicini alla sua sequela e che ci giungono attraverso i trasmettitori dell’accaduto. Bisogna rileggere attraverso la luce  che proviene dal sentire Dio dentro di sé.
b) Premesse per una risposta: Gesù chiede di avere una vicinanza personale con i due e a tal fine crea un’atmosfera di silenzio e di dialogo. A Lui preme giungere al cuore di chi lo implora. E lo trasporta verso il mistero nascosto al di dentro delle situazioni cruciali di questa vita precaria ed intessuta di morte.
c) Unica risposta: La fede di cui parla Gesù è quel seme di Vita che è in noi fin dal momento della creazione, e ribadito tramite un patto d’amore: l’Alleanza  Antica e la Nuova.
d) Quale metodo per nutrirci di vera fede? Ricordarsi che la fede non è volontà di assicurarsi la vita, ma è risposta di amore al dono di Dio. Per chi crede la vita non finisce perché è tutt’uno con la VTA DI DIO. Ausilia
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  Oggi si può, giustamente, parlare di fede e di coerenza con la fede, cioè si distingue il credere (convinto) dalla condotta che può contraddire la fede stessa. Il linguaggio evangelico, invece, è diverso, almeno in questo caso. L’”abbi fede” significa “aderisci totalmente al me, abbandonati a me, consegnati a me... “, in cui è implicito tutto l’operare cristianamente. Quel linguaggio evangelico offre un significato pregnante di fede, lontano in quel contesto, dal supporre la possibilità di credere e disattendere nello stesso momento. Una conclusione? La semplice constatazione di un linguaggio diverso, che mi aiuta a comprendere meglio il vangelo. Armando

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nella mia esperienza attuale non posso dire di sentire Dio dentro di me in qualità di persona... Ma posso percepire coloro che amo, che sono ancora in questa presunta realtà e coloro che sono nelle VITA VERA. Credo che il vivere in questa dimensione spirituale interiore può significare avere Dio dentro di se" o forse essere parte del Tutto che è Dio. A mio parere Gesù invita ad uno sguardo che vada oltre, paradossalmente anche alla Sua persona. E' un dialogo personale tra il mondo spirituale e quello razionale che spesso trova il suo significato nei momenti più bui dell'esistenza terrena. Proprio in quei momenti che in realtà sono di "grazia" perchè aprono la nostra finestra interiore su nuovi spazi e nuove consapevolezze... Sopratutto la parola "amore" inizia ad avere un significato pieno perchè percepito, in tutta la sua portata, come elemento fondamentale per il pieno sviluppo della persona umana "tutta" e della società.
Ciao, Joelle