sabato 23 giugno 2012

24 giugno 2012 il Precursore


NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Luca 1, 57-66.80
57 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. 59 Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
 80 Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Alcune note da commenti consultati
* Dare il nome significa riconoscere di fatto che il progetto di Dio su Giovanni (= Dono di Dio/Dio ha avuto misericordia”) è diventato realtà. Il “sordo/mutismo” di Zaccaria non era un castigo fisico. Fu conseguenza della sua incredulità e della sua opposizione al progetto di Dio. Ora può parlare, perché è in sintonia con il piano di Dio. La benedizione enunciata qui si espliciterà nel cantico di Zaccaria (cfr. Lc 1,68-79).
* Zaccaria, sacerdote, l’uomo della tradizione è d’accordo con Elisabetta? Perché questo figlio non si deve chiamare come il padre? “In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio”: è il cambiamento di Zaccaria: diventa profeta. Il nuovo che Gesù porterà con pienezza, si fa strada: diventare profeti!
* Il racconto su Giovanni si chiude con una sintesi/riassunto finale che serve da passaggio alla nascita di Gesù. Viene sottolineata la sua crescita fisica, il consolidamento della sua personalità e la sua vita solitaria, senza contatto con gli uomini, nel deserto, dove il bambino “cresceva e si fortificava nello spirito”.
* [Il contatto di Giovanni con la setta degli Esseni nella zona del Giordano e, più concretamente, come membro della comunità essena di Qumran rimane una semplice congettura. Potremmo riscontrare paralleli tra il pensiero e l’attività di Giovanni e la forma di vita e le aspettative della comunità di Qumran, ma è molto improbabile che Giovanni fosse membro di tale comunità, anche se poteva benissimo aver saputo della sua esistenza e aver subito la sua influenza.]

Riflessioni personali di Ausilia
Mi chiedo perché questo bambino dovrà sviluppare nel deserto il suo ‘essere dono’: proprio lui, il precursore di Gesù, le cui opere si realizzeranno sulla strada, tra gente di ogni tipo, tra cui si mescolerà occupandosi delle malattie nel corpo e nello spirito. Mi do la risposta che il deserto è, anche simbolicamente, idoneo al distacco dalle ‘regole’ del mondo, e cioè al lavoro ascetico di presa di distanza dalle cose della terra per lasciarsi scavare dal dono di Dio nell’interiorità.
La meraviglia, il timore, la consapevolezza di non capire pienamente, quale si deduce dal Vangelo di Luca, mettono in rilievo la necessità di
a) abbandonare poco a poco la fiducia nelle certezze sensibili offerte in soccorso provvisorio alle impazienze umane di possesso di una verità realizzata del tutto, ‘definita’ una volta per tutte;
b) stare attenti ai ‘segni’ dell’annuncio: e oggi a quelli dell’oggi;
c) continuare ininterrottamente a dare spazio al Mistero nell’interiorità e nel concreto quotidiano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Danese Di Nicola Prospettiva Persona:
Complimenti Ausilia per il blog. Mi pare bello, alla tua maniera!
Un abbraccio da me
Giulia Paola

Anonimo ha detto...

Perchè il deserto è sinonimo di presenza in se stessi... Ha molti altri significati, ma avere il deserto dentro da spazio all'essenziale.
Il deserto è anche uno stato di distacco dal caos dell'esistenza, anche dal caos di se stessi. Cristo stesso aveva bisogno del deserto di tanto in tanto. E' vitale!
Per quanto mi riguarda spesso cerco il deserto, anche come immagine mentale, per un totale distacco, anche da me stessa... Semplicemente "essere". Nel deserto c'è solo sabbia e sole, non ci sono convenzioni, non ci sono maschere, è un rientrare nella propria essenza, pura e semplice.
Ciao, Joelle