domenica 1 maggio 2011

Ma da dove viene il male del mondo?

Alla domanda si risponde in tanti modi. Perfino nel mondo laico si risponde che tutto dipende da noi. Non c'è teologia o buon senso che possa dare una risposta adeguata. E' vero che l'essere umano è un gran 'guastatore' qunando agisce secondo il proprio egoismo (quasi sempre, anche in maniera mistificata), ma accollargli la colpa di generare il male è... un po' troppo.
Io cerco una risposta quando mi trovo di fronte alle vittime innocenti colpite da atroce dolore, come fa scuola Dostoevjskij. Il dato di fatto è che in noi c'è la speranza ad alimentare una via di uscita, forse anche cercando qualche consolazione. C'è la fede per chi si abbandona al mistero con la fiducia che il senso del male, pur nella sua inesplicabilità, può trasformare la disperazione in  ricerca profonda di senso oltre il sentire umano, nella certezza che tutto, anche dolore e male non significano impossibilità di costruire pezzo per pezzo un'umanità affratellata anziché abbandonata al destino (non sono le parole che aiutano, ma l'aiuto reciproco concreto). E' soprattutto la capacità di mettere a posto dell'odio l'amore.
Anche il Dio in cui crediamo in diversi modi (anche negandolo), non può non essere che dalla nostra parte. Il male non può venire da Lui. E la nostra fratellanza non può escludere Lui, presente in chi subisce il male, regalandoci uno squarcio per scorgere in seno al mistero un seme di verità al di là dei nostri poveri ragionamenti.
Ausilia 

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