sabato 24 marzo 2018

III DOMENICA DI QUARESIMA


a) IL VANGELO

Gv2,13-25

13. Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16. e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!. 17. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. 18. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose?. 19. Rispose loro Gesù: Distruggete questo santuario e in tre giorni lo farò risorgere. 20 Gli dissero allora i Giudei: Questo santuario è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?. 21. Ma egli parlava del santuario del suo corpo. 22. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 23. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25. e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

 

b) LE LETTURE

Èsodo (20, 1-3.7-8.12-17)

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: - Non avrai altri dèi di fronte a me. -   Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. - Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. - Non ucciderai. - Non commetterai adulterio. - Non ruberai. - Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. - Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

Sal 18

La legge del Signore è perfetta, / rinfranca l’anima; / la testimonianza del Signore è stabile, / rende saggio il semplice. / I precetti del Signore sono retti, / fanno gioire il cuore; / il comando del Signore è limpido, / illumina gli occhi. /  Il timore del Signore è puro,  / rimane per sempre; / i giudizi del Signore sono fedeli, / sono tutti giusti. / Più preziosi dell’oro, / di molto oro fino, / più dolci del miele /  e di un favo stillante.

1Cor1,22-25
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Commento

breve premessa

- Oggi si celebra la terza domenica di Quaresima e il cammino verso la Pasqua diventa più impegnativo per ogni cristiano, in considerazione di ciò che propone la Parola di Dio.

- Mentre per i sinottici questo episodio dà inizio alla settimana conclusiva della vita di Gesù (cfr. Mc11,15-17), per Giovanni dà inizio all’esercizio del suo ministero. Il confronto con il Tempio rappresenta il primo e più significativo compito del Messia (cfr. Mal3,1-3). Al tempo stesso l’episodio pone tutto il ministero di Gesù nella prospettiva della sua morte e risurrezione.

- Secondo i primi tre vangeli, Gesù, scacciando i venditori e i cambiavalute che fornivano quanto era necessario per i sacrifici e le offerte, blocca l’esercizio del culto, reso illegittimo dal mercimonio, e ne preannunzia la distruzione.

Nel quarto vangelo l’opposizione ai profanatori del Tempo, rispecchia, sì, il disagio di Gesù di fronte al modo in cui il Tempio era utilizzato, ma di riflesso fa intravedere l’urgenza di una nuova prospettiva, cioè di un modo nuovo di concepire il culto da rendere a Dio.

LE LETTURE

– L’Esodo nella parte che ascoltiamo nella prima lettura, fa riferimento ai Dieci Comandamenti, al fine di denunziare in termini espliciti tutto ciò che era in contraddizione con la fede e col culto vero.

- Il Salmo 18 snoda un inno sapienziale alla TORAH, tratteggiata con attributi solari. Bene commenta, nel Medio Evo, l’esegeta rabbinico Kimchì: come il mondo non s’illumina e vive se non per opera del sole, così l’anima non si sviluppa se non attraverso la TORAH.

Il salmo sembra gettare uno sguardo di amore su quanto i Comandamenti impongono con rigore e perciò parla di precetti che fanno gioire il cuore… perché sono retti, / il comando del Signore è limpido, / illumina gli occhi. /  Il timore del Signore è puro,  / rimane per sempre.

- Paolo Apostolo, scrivendo ai cristiani di Corinto nella sua prima lettera (di cui in questa domenica si ascolta un breve brano), usa questa espressione: ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini. Ciò significa che Dio ha scelto deliberatamente lo scandalo della croce perché il suo amore potesse raggiungere anche le persone cadute nel peccato.

analisi testuale del brano

13. Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

- Il brano si apre con una indicazione cronologica: Gesù, mostrandosi in linea con le feste liturgiche di Israele, sale a Gerusalemme in quanto  la Pasqua si avvicinava. Ma Giovanni non precisa in quale momento delle celebrazioni pasquali l’episodio narrato nella pericope ha avuto luogo: i sinottici lo collocano nel lunedì santo, mentre lui lo sposta intenzionalmente all'inizio della predicazione di Gesù; il suo scopo è quello di porre un avvenimento significativo all'inizio dell'attività di Gesù.

C’è un altro elemento temporale in cui gli evangelisti divergono: mentre i sinottici parlano di una sola Pasqua, quella della croce e resurrezione, il Vangelo di Giovanni parla di tre feste, celebrate da Gesù durante il periodo della sua vita pubblica. Esse sono legate, la prima alla purificazione del tempio, la seconda alla moltiplicazione dei pani, la terza alla morte e resurrezione.

- Nell’AT la Pasqua era detta del Signore; ora diventa dei Giudei: segno che, quando Giovanni scriveva, le comunità erano già staccate dal culto ebraico.

14. Trovò nel Tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

- Rispetto al racconto dei sinottici, Giovanni mette in scena alcuni elementi come l'indicazione degli animali, che rendono la scena più viva.

La presenza delle persone dedite al commercio degli animali  era funzionale ai sacrifici, e, anche se risultava indecorosa, era tollerata. Poiché non si poteva entrare al tempio con monete romane che avevano l’effige dell’imperatore, esse venivano scambiate con i sicli, monete di rame. I sommi sacerdoti sfruttavano la situazione mettendo dei cambiavalute; e così, nel cambio, potevano trarre guadagno. Comunque era normale il fatto che ci fosse qualcuno che facesse questi scambi.

- Gesù quindi trova gente che vende cose necessarie al culto; solo che, a causa degli scambi, il Tempio di Gerusalemme diventava la banca centrale di Palestina. Se si pensa che per la festa di pasqua si calcolava la presenza di circa centomila persone, doveva esserci un commercio piuttosto fiorente nei dintorni e dentro il tempio. C’è da osservare che, se il tempio diventa mercato è altrettanto vero che il mercato diventa il tempio e Gesù ha motivo di adirarsi, come vediamo nel seguente versetto

15. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi,

- A differenza dei sinottici, il racconto giovanneo riferisce la reazione al gesto di Gesù da parte dei presenti, che è duplice: positiva per i discepoli che la interpretano come un'azione coraggiosa; negativa per i giudei, secondo i quali è un gesto criticabile. Ma non è l'atto in se stesso al centro dell'attenzione, bensì la persona di Gesù che lo ha realizzato.

- Certamente Gesù compie un’azione che appare inaudita. Non sappiamo se il testo riferisca un fatto accaduto nei termini che leggiamo. Possiamo soltanto affidarci a varie interpretazioni:

a) Egli fa un atto profetico come quello di molti Profeti nell’A.T.; il suo gesto, allora, sarebbe simbolico, oltre che di denunzia della corruzione.

b) La tradizione presentava il Messia come armato di un flagello, con il quale avrebbe dovuto castigare i peccatori.

c) Gesù, scacciando prima di tutto le pecore, lascia intravedere l'immagine del pastore che libera le pecore dall'ovile in cui sono state racchiuse.

15. e sparse le monete dei cambiavalute

Le monete restano nel tempio, non sono state scacciate insieme alle pecore e ai buoi, perché è chiamato in causa solo il falso dio adorato in quel luogo.

La reazione di Gesù (che ad una prima lettura del teso risulterebbe in dissonanza con il rispetto che egli dimostra sempre nei vangeli per il luogo santo, dedicato alla preghiera e alla lode di Dio) sarebbe motivata esplicitamente dal concetto di casa del Padre (di cui è scritto nel versetto successivo).

16. e a chi vendeva colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!.

Sembra strano che Gesù, dopo aver cacciato via tutti, rimproveri solo i venditori di colombe, dal momento che la colomba era l'animale che si potevano permettere i poveri per il sacrificio di purificazione ed era simbolo del popolo di Israele.

Non fate un mercato. Mercato corrisponde al greco emporio, em poros, luogo di passaggio, dove si entra e si esce per fare movimenti economici.

Padre mio è un termine tipicamente giovanneo che non richiama, come invece fanno i sinottici, il testo di Isaia 56,7 (probabilmente un aggiunta della comunità primitiva), bensì si  riferisce al  testo di Zaccaria 14,21: Non vi saranno più mercanti nella casa di JHWH degli eserciti in quel giorno.

In sintesi, il Gesù di Giovanni non si riferisce solo al culto e ai sacrifici, ma al rapporto vivo con la persona di Dio.

17. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

L'evangelista cita letteralmente il salmo 69 al versetto 10: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Lo zelo era quello che animava il profeta Elia nel difendere la causa del Signore.

Il verbo non è né al passato (lo zelo per la tua casa mi ha divorato), né al presente come fa la traduzione italiana, ma al futuro: mi divorerà, sollecitando il lettore a leggere nel gesto di Gesù la motivazione della sua condanna a morte.

18. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose?.

- I discepoli, prevenuti nei confronti di Gesù, reagiscono con diffidenza e chiedono un segno. Essi leggono, sì, come un'azione profetica il suo gesto, ma vogliono la conferma che egli ne abbia l'autorità. (Anche nei sinottici a Gesù è richiesto un segno a giustificazione dei suoi gesti di autorità, ma egli non li fornisce. Ricordiamo però quando riferisce Matteo 12,39: In quanto al segno non le sarà dato altro che il segno di Giona).

- Tutti i vangeli, anche se in modi diversi, mostrano un legame tra il gesto compiuto nel tempio e la morte di Gesù. La comprensione dei discepoli è guidata dalla scrittura; ma il riferimento al salmo 69 può essere un'aggiunta della prima comunità cristiana dopo la resurrezione.

19. Rispose loro Gesù: Distruggete questo santuario e in tre giorni lo farò risorgere.

Giovanni a mo' di risposta, mette sulla bocca di Gesù l'accusa che gli verrà mossa durante il processo e la combina con il racconto della cacciata dei venditori, dandogli un senso nuovo, con un riferimento sia alla sua resurrezione che al significato del santuario.

Prima si parlava di tempio, che comprende tutto l’edificio -1500 metri di perimetro-; ora di santuario, la parte del tempio riservata e segreta dove sta il santo dei santi con l’arca dell’alleanza.

- I capi di Israele accuseranno Gesù per avere usato l’espressione e in tre giorni lo farò risorgere; e per questo sarà deriso anche ai piedi della croce (Mc15,29).

Ma qual è questo nuovo santuario? E che cosa sarà rinnovato?

L'unica indicazione è il riferimento temporale in tre giorni dal sapore escatologico, cioè tale che fa presagire il tempio definitivo promesso dai profeti. Gesù sembra indicare se stesso come autore di questo tempio escatologico, facendo passare il discorso dal tempio di pietra al luogo della Presenza divina.

Il verbo utilizzato (egeiro) (differente da quello scelto dai sinottici) si adatta bene sia alla resurrezione dei corpi, sia all'edificazione di un edificio. Se la distruzione del tempio di Gerusalemme è segno della morte del corpo di Gesù, la sua ricostruzione mantiene il gioco simbolico ma anche lo rovescia. E' il Risorto che illumina ciò che sarà il tempio escatologico di Dio.

Gesù non distrugge, né abolisce, né sostituisce il Tempio: lo farà risorgere, anche se i falsi testimoni gli fanno dire ne edificherò un altro (Mc 14,58)]. Riedificando il santuario di Gerusalemme, Gesù potrà realizzare l’unità tra Antica e Nuova Alleanza.

20. Gli dissero allora i Giudei: Questo santuario è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?. 

Questo versetto è un intervento dell'evangelista al fine di poter chiarire il senso della risposta che darà Gesù nel versetto seguente.

Ricostruire il tempio era stata l’idea geniale di Erode per dare un risveglio religioso ed economico straordinario a Gerusalemme. Il tempio cominciò, secondo l’opera Antichità di Giuseppe Flavio, il 18° anno del regno del re Erode il Grande cioè il 20 circa a. C.; contando 46 anni, si arriva alla Pasqua del 28 d.C., 15° anno di Tiberio. Questo è uno dei dati cronologici più solidi della vita di Gesù.

- Quando Gesù era in vita, il tempio era ancora in costruzione; verrà finito intorno al 60 d.C. e poi raso al suolo.

21. Ma egli parlava del santuario del suo corpo.

Cosa dire della spiegazione fornita dell'evangelista?

Gli interlocutori diretti di Gesù non potevano fare il collegamento tra il Tempio di pietra e il suo corpo. Il collegamento sarà possibile solo dopo la sua resurrezione, infatti il seguito del brano si riferisce chiaramente al Tempio di pietra.

Gesù probabilmente parlava sia del Tempio sia del suo corpo. Come avviene spesso nel testo giovanneo, le grandi figura bibliche sono usate da Gesù per indicare se stesso, segnalando il segreto collegamento tra A.T. e N. T. Gesù chiede quindi ai suoi interlocutori di riconoscergli il potere e la capacità di edificare il tempio escatologico e definitivo che i profeti avevano annunciato.

Naturalmente anche i discepoli non potevano cogliere il significato profondo dell'affermazione di Gesù (lo compresero dopo la sua resurrezione). La loro disponibilità però li poneva in una posizione favorevole ad accogliere anche questo nuovo elemento relativo al tempio definitivo.

22. Quando dunque risorse dai morti, si ricordarono i suoi discepoli che questo voleva dire e cedettero alla Scrittura e alla parola che Gesù disse loro.

Abbiamo una continuazione dell'interpretazione dell'evangelista che precisa la fede post-pasquale dei discepoli. Essi si ricordarono: Giovanni utilizza lo stesso verbo del v. 17 in modo da attuare un parallelo tra la funzione della Scrittura e quella dello Spirito: entrambi illuminano e fanno comprendere gli eventi che Dio opera per il suo popolo e le opere che Gesù compie.

In un senso più ampio anche Paolo parlerà spesso del corpo dei credenti come tempio dello Spirito della chiesa come edificio spirituale.

23. Mentre era a Gerusalemme nella festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome vedendo i suoi segni che faceva.

La pericope continua con alcuni versetti che costituiscono un piccolo sommario di introduzione al capitolo terzo, che mette in luce la fede di molti che videro i segni di Gesù a Gerusalemme. Si tratta però di una fede iniziale, basata sui segni, sul vedere, che deve ancora crescere e sarà messa alla prova, come vedremo nell'episodio di Nicodemo.

24. Gesù però non si fidava di loro poiché conosceva tutti

25. e perché non gli era necessario che alcuno gli testimoniasse sull’uomo; egli infatti conosceva cosa c’era nell’uomo.

Gesù sottolinea la dimensione superficiale di coloro che identificano la fede col miracolismo. Egli ne è consapevole e agisce di conseguenza non fidandosi (pisteuein) di loro.

PERSONALE

 

L’espressione - egli infatti conosceva cosa c’era nell’uomo - è per me la più toccante.

La lascio ai lettori perché la sviluppino interiormente, con l’aiuto della preghiera.

Ci possono aiutare a meditare la Parola di Dio anche i versetti del salmo che leggiamo oggi:
I precetti del Signore sono retti,/fanno gioire il cuore;/il comando del Signore è limpido,/ illumina gli occhi./ Il timore del Signore è puro,/rimane per sempre;/i giudizi del Signore sono fedeli,/sono tutti giusti./Più preziosi dell’oro,/di molto oro fino,/più dolci del miele… 

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