venerdì 2 giugno 2017

PENTECOSTE 2017


Gv 20.19-23

 

19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". 22 Detto questo soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".

 

Commento

Nella tradizione ebraica, la Pentecoste, o festa delle Settimane, commemorava la stipulazione dell’alleanza tra Dio e Israele e dunque anche il dono della Legge, la Torah; legge che Dio aveva dato a Mosè scrivendola su due tavole di pietra. La festività è legata alle primizie del raccolto. Le sette settimane corrispondono al periodo di disgrazie accadute al popolo di Israele; alla fine di tale periodo luttuoso si celebrava una festa gioiosa.
- Matteo e Marco non parlano esplicitamente della Pentecoste, ma ne accennano indirettamente. In particolare Marco parla dello Spirito nel cap.13,11, dove Gesù dichiara: E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non sarete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.
Lo stesso Marco pone al centro del suo vangelo la trasfigurazione, che sostituisce i racconti della risurrezione. Egli focalizza un concetto: seguire Gesù significa lasciarsi trasformare da Lui, come chi incontra il fuoco, si infiamma.
- Giovanni allude alla Pentecoste attraverso il ricordo del giorno in cui Maria di Magdala incontrò per prima il Risorto. L’evangelista aveva già ritratto Gesù nel momento della morte con una frase incisiva: Chinato il capo, consegnò lo spirito, aggiungendo che subito dopo fuoriuscì dal costato aperto sangue e acqua, segni, anch’essi dello Spirito.
- E’ Luca negli Atti degli Apostoli a parlare specificamente della Pentecoste; termine, questo, che deriva dal greco pentēkostḗ (hēméra) = cinquantesimo (giorno) dopo la pasqua.
La differenza tra gli evangelisti nella narrazione ha poca importanza. Centrale, invece, è la comprensione del significato profondo dell’essere e dell’agire dello Spirito. Gesù, morendo e risorgendo (nello stesso momento), non solo rivela il suo vincolo di amore col Padre, ma anche lo offre in dono a chi lo segue.
- Si può trovare una motivazione a questo raccontare in maniera diversa soprattutto tra Giovanni e Luca. Questi, infatti fa intercorrere cinquanta giorni mentre Giovanni la risurrezione di Gesù coincide con effusione dello Spirito. Egli, vedendo la Pentecoste come l’attuazione della nuova Alleanza attraverso il dono dello Spirito, propone come unica legge quella interiore, scavata nel cuore e nella vita dei credenti; secondo la profezia di Geremia 31,33: Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore – porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Per Giovanni pone l’accento sullo Spirito donato in pienezza.
Si può anche trovare una seconda motivazione alla diversità tra i due evangelisti. Per Luca, con la Pasqua tutto è stato donato. Egli con la comunità sa che, se tutto è stato donato, non Tutto è immediatamente accolto. C’è bisogno di tempo per interiorizzare il dono al fine di farlo maturare e fruttificare a vantaggio degli altri. Cinquanta (giorni) è cifra simbolica, usata per indicare che ci va tempo per assimilare dl dono. [E tutti coloro che fanno tale esperienza, sanno che, in realtà, ci va tutta una vita].
Nella liturgia odierna il dono dello Spirito celebrato a Pentecoste è intravisto come linguaggio della comunità cristiana, la quale riesce a comunicare ad extra le opere di Dio (I lettura), come principio ordinatore che regola i doni e i ministeri all’interno della comunità secondo il principio dell’utilità comune (II lettura), come forza escatologica che stabilisce la pace nella comunità e consente ai discepoli di rimettere i peccati (vangelo).
E’ questo mandato del perdono dei peccati il fulcro del vangelo di oggi.
Nella frase i discepoli gioirono nel vedere il Signore è compendiato il forte  senso della liberazione dai peccati. Anziché la Legge che punisce la comunicazione del dono che tocca il cuore, e la pace che Gesù invoca ripetutamente nell’annunziarla, cancella la paura e dà il via all’opera di evangelizzazione.
Al versetto 20 leggiamo: Detto questo, soffiò. L’evangelista ripete le stesse azioni di Dio sul primo uomo, come si legge nel Libro del Genesi: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere dal suolo, soffiò nelle sue narici, un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente.
Gesù completa la creazione [e tale compito spetta anche a noi], comunicando all’essere umano la capacità d’amore che il Padre ha comunicato a Gesù e che ora Gesù comunica a quanti accolgono il suo invito a prolungare con il loro amore, l’amore che hanno ricevuto.
Nella frase del v.23 si dice: A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati… In verità nel testo non si usa il verbo perdonare, ma liberare dai peccati. E ciò perché il peccato è frutto di una direzione sbagliata di vita.
La Pentecoste è la festa di questa liberazione che la Pasqua ci ha donato; liberazione che raggiunge le nostre vite quotidiane.
 

PENSIERI che possono aiutare

Panikkar: Perdonare significa decreare il male.
G. Vannucci: Lo Spirito consolidi in ciascuno di noi la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace, alla gioia, alla vita, all'amore.
L. Pozzoli: La fede non è un fatto crepuscolare, umbratile, da vivere solo nella penombra delle chiese. La fede è un fuoco. La fede la si gioca allo scoperto, nella città, nelle piazze, nella vita di tutti i giorni.
A. de Saint-Exupery: Non ti chiedo, o Signore, miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. -  Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. -  Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno.- Insegnami l’arte dei piccoli passi.
Gioele 3,1 sgg.: Dopo questo, sopra ogni carne / Io effonderò il mio Spirito / I vostri figli e le vostre figlie profeteranno / I vostri vecchi avranno dei sogni / I vostri giovani avranno visioni. / Anche sopra gli schiavi e le schiave / in quei giorni effonderò il mio Spirito.
Sal 4. 7: Sopra di noi è impressa la luce del tuo volto, o Signore.
Giovanni della Croce: Fuori da Dio, tutto è stretto.
Rm 12,2: Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.
J.Maritain:  L’uomo è come un mendicante del cielo.

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