giovedì 19 gennaio 2017

DOMENICA III T.O. anno A


DOMENICA III T.O. anno A

 

Mt 4, 12-23

12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13 lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, / sulla via del mare, oltre il Giordano, / Galilea delle genti! / 16 Il popolo che abitava nelle tenebre / vide una grande luce, / per quelli che abitavano in regione e ombra di morte / una luce è sorta. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19 E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel  popolo.

 

Commento

 

PREMESSA SU MATTEO

= Il vangelo secondo Matteo non è opera scritta da una sola persona, ma proviene dall'insieme di diverse tradizioni, dapprima orali e confluite nel corso di parecchi anni in un testo, la cui iniziale sistemazione sarebbe stata, secondo la tradizione, opera dell'apostolo Matteo-Levi. Il primo racconto che era scritto in aramaico, è andato perduto. L'attuale testo greco è invece opera di un giudeo-cristiano della seconda generazione (cioè della seconda metà del I° sec.), il quale parlava bene il greco ed aveva assimilato le tradizioni e i problemi della sua comunità. Questa si trovava quasi certamente in Siria, ad Antiochia. Egli utilizzò il vangelo di Marco, che è del 65-70 d.C., nonché una fonte di detti del Signore proveniente dal testo aramaico, e stese un racconto della vita di Gesù dando ampio spazio ai suoi discorsi. Quel che egli si proponeva era una catechesi post-battesimale destinata a neoconvertiti, la cui stesura definitiva si colloca tra l'80 e il 100 d.C.

= Due particolari di questo testo sono propri del modo in cui Matteo scrive il suo Vangelo e meritano attenzione. a) Il primo è il frequente riferimento all'Antico Testamento, cosa che non era certo un’invenzione di Matteo; infatti lo stesso Gesù viene presentato dai vangeli come un Maestro che insegna ai suoi discepoli. b) Il secondo consiste nel fatto che l’evangelista, per aiutarci a conoscere meglio Gesù, accanto alle citazioni dell'AT, impiega anche immagini simboliche, le quali riassumono ed unificano intere sezioni del vangelo e della vita di Gesù. E' come se attraverso queste immagini ci fosse dato un titolo sintetico, che aiuta a leggere il tema centrale di tutta una parte di Vangelo.

 

Il BRANO ODIERNO

= Dopo aver annunciato con le tentazioni nel deserto l’opera di salvezza sul Male e sulla morte, ora la memoria evangelica – concorde nei tre evangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca – proclama in modo semplice e diretto la dimensione universale della missione di Gesù, rivolta non solo a Israele ma a tutte le genti. Questa è la ragione del piccolo spostamento di residenza che Gesù compie: da Nazaret a Cafarnao, città posta al confine del territorio di Israele.

Ora che Giovanni è in carcere, consegnato, Gesù avrebbe potuto prendere il suo posto nella predicazione e nel battezzare ed essere lui come punto di riferimento per la fede e il cammino di conversione di tutto il popolo che prima accorreva attorno a Giovanni. Invece il trasferimento in Galilea indica la sua scelta di allontanarsi e scomparire, perché si adempisse così la profezia di Isaia, nella quale si parla di un mistero di umiliazione e di gloria. La versione molto libera della profezia di Isaia dilata l’attesa del Messia, Salvatore di tutta l’umanità, accomunata da quelle tenebre e da quell’ombra di morte che Israele ha ben conosciuto per la sua elezione e per la parola dei profeti, e quindi in attesa, quasi sempre inconsapevole, della salvezza.

= E’ molto interessante che il primo annuncio di Gesù sia letteralmente identico a quello che è scritto nel cap. terzo di Matteo, con la sola  differenza che, mentre il Battista invitava a volgersi verso l’evento salvifico reso presente in Gesù nel suo affacciarsi alla storia dell’umanità, Gesù annuncia la sua stessa persona come fonte di salvezza universale.

= Il nostro brano, che apre una lunga sezione nelle quale Gesù annuncia la venuta del Regno di Dio, ci propone l'immagine della luce che si accende nel buio e guida il popolo nel suo difficile cammino. Il brano di oggi ne contiene una, tratta dalla prima lettura del profeta Isaia: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce… Ebbene, la predicazione del Nazareno ha inizio in un luogo povero e oscuro: Egli reca a coloro che abitavano ai margini della storia una parola di grande consolazione e speranza, che supera ampiamente le aspettative del tempo circa il regno di Dio.

= Fino ad ora ci sono diverse versioni sul compito che il Messia si sarebbe assunto: secondo alcuni avrebbe restaurato la dinastia di Davide sottomettendo le nazioni nemiche al popolo eletto; secondo altri, il dominio del male era così potente che il regno di Dio sarebbe giunto solo in un mondo futuro, trascendente rispetto al mondo presente; secondo altri avrebbe realizzato ciò che la Legge considerava possibile a chi obbediva alla legge.

= Il testo greco dice che il regno enghiken, cioè è vicino, viene; c'è e non c'è ad un tempo; è manifesto, ma è anche misterioso. Esso è infatti presente nella persona stessa di Gesù, ma richiede, da parte di chi l’avrebbe visto brillare nella storia, la conversione, cioè il cambiamento di mentalità, la disponibilità ad accogliere una logica diversa da quella mondana, la capacità di relativizzare tutto rispetto all'Assoluto.

= Subito dopo, il vangelo-catechesi di Matteo offre due concreti esempi di questa conversione. Mentre cammina sulle rive del lago di Galilea, il Maestro vede due coppie di fratelli intenti al lavoro di pescatori e dice loro: 19 Seguitemi, vi farò pescatori di uomini. 20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Il racconto è certamente schematico, non vuole presentare il fatto così come sarebbe avvenuto in concreto (probabilmente ci furono più incontri tra i pescatori e Gesù); si propone di tracciare una narrazione esemplare in cui risalti ciò che veramente conta: l'incontro con Gesù non ammette tentennamenti o mezze misure, lo stacco dalla vita precedente deve essere netto. Nel v.22 leggiamo un laconico Lo seguirono (senza esitazioni); al contrario della scuola dei rabbini, dove si imparava a interpretare la Legge, qui non è richiesto lo studio, ma la sequela, la condivisione della vita del Maestro, l'apprendimento dei contenuti del Regno così come Gesù li aveva espresso e realizzato. Certo, tutto il vangelo di Matteo sarà un'esplicitazione di tali contenuti, ma già il v.23 (l'ultimo del brano evangelico di questa domenica) presenta un sintetico sommario dell'attività di Gesù: predicava la buona novella e curava ogni sorta di malattie e di infermità del popolo. La prima manifestazione del Regno è dunque l'amore compassionevole con cui Gesù si china su chi soffre e lo libera dalla schiavitù della malattia.

 

RIFLESSIONI

Mi limito a ribadire il concetto più importante circa quella che è ripetutamente chiamata conversione

Non è un caso che Matteo stia facendo iniziare il ministero di Gesù nella città di Cafarnao. Secondo la profezia di Isaia, il Messia doveva cominciare la sua missione in un territorio avverso e in una situazione poco rassicurante, perché avrebbe incontrato un popolo refrattario e duro di cuore. Da ciò deriva il fatto che il primo messaggio di Gesù è un invito perentorio alla conversione: convertitevi. Con questo verbo così denso e impegnativo si vuole indicare la radicale trasformazione del senso della propria vita, il mutamento della forma mentis, cioè dei propri punti di vista e orientamenti personali. Matteo commenta tale comando-invito attraverso la pronta risposta dei pescatori, i quali l’hanno sicuramente sentito risuonare nel cuore e sono stati fiduciosi in Colui che li ha ‘chiamati’.

La conclusione del brano di oggi è una sintesi affascinante della vita di Gesù. Egli cammina verso e con noi, gen­te dalla vita ordinaria e mostra con ogni suo gesto che Dio è presente in chi manifesta con i fatti la propria fede. Non è quello che chiede anche a noi?

PERSONALE

Mentre medito ciò che scrivo, mi chiedo se non sia il caso di applicareanche a Maria, di cui si parla così poco, la stessa conclusione del brano odierno, dove si ritrae il fare ordinario della vita di Gesù. Chi meglio di lei, nel  silenzio della parola e nel nascondimento dei gesti, sintetizza meglio l’essenza del fare la verità?

Per personalizzare quanto sto affermando, mi affido ad una modesta poesiola scritta tanti anni fa:

 

ormai ti vedo

mamma sorella amica

tra tante e tanti

incontrati nel tempo fugace

 

ormai ti vedo accanto

all’umanità che attende

segretamente la salvezza

con il peso del dolore e la gioia

della fiducia

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