venerdì 6 gennaio 2017

Battesimo di Gesù


BATTESIMO DI GESU’ anno A
 
Mt 3,13-17
In quel tempo, 13 Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. 15 Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia. Allora egli lo lasciò fare. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.
 
PREMESSA
- Con la celebrazione odierna si chiude il Tempo di Natale e inizia la vita pubblica di Gesù.
Sembra strano il contrasto tra la liturgia di sette giorni fa quando abbiamo trovato Gesù ancora Bambino adorato da persone importanti come i Magi, e la liturgia di oggi con Gesù ormai adulto e in compagnia di meno favolosi personaggi.
- La redazione del vangelo di Matteo corrisponde a quella di Marco, fatta eccezione per il dialogo tra Gesù e il Battista e qualche altro dettaglio minore. Precisamente in tale dialogo tra i due c’è il significato teologico dell’evento: Gesù si assoggetta al battesimo di Giovanni per compiere ogni giustizia (3,5), cioè per aderire al progetto di salvezza del Padre, il quale prevedeva la sua missione di solidarietà con il mondo peccatore, fino ad arrivare al sacrificio della sua vita.
- L'immersione nelle acque del Giordano per il battesimo che lo associa ai comuni mortali, prefigura il suo destino di sofferenza e di morte e la sua sepoltura.
 
ANALISI ESSENZIALE DEL TESTO
13 venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni stava amministrando un battesimo nella forma simile a quello delle varie ritualità pagane, visto che anche nel mondo extrabiblico le abluzioni erano segno esteriore di iniziazione e di ingresso in una nuova realtà e in una nuova dimensione di appartenenza.
L’espressione per farsi battezzare da lui,  è quanto mai problematica, visto che poco prima lo stesso Matteo aveva affermato la superiorità di Gesù (vedi Mt 3,1-12 nella II domenica Avvento). La notizia di questo battesimo era imbarazzante per la prima comunità cristiana che sosteneva la messianicità di Gesù. Il testo di Matteo è un tentativo di risposta a questo imbarazzo, pur lasciando aperte molte questioni sull’identità di Gesù.
14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. 15 Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia. Allora egli lo lasciò fare.
I vv. 14-15 sono il contributo originale di Matteo rispetto agli altri evangelisti.
Al centro della sua attenzione non è il rapporto tra il battesimo di Gesù e quello di Giovanni o il battesimo cristiano, ma lo stile di vita da praticare da parte dei battezzati. In questo senso possiamo comprendere l'affermazione conviene che adempiamo ogni giustizia: il termine giustizia, sia nell’Antico sia nel NT è assiduo richiamo ed ammonimento a corrispondere alla fedeltà di Dio all'alleanza stipulata col suo popolo. Gesù si pone su questa linea ed invita alla fedeltà coloro che lo seguono; da ciò l’uso dell’esortativo alla prima persona plurale. 
L’'espressione egli lo lasciò si trova solo due volte nel vangelo di Matteo, qui e alla fine delle tentazioni nel deserto, quando si legge che il diavolo allora lo lasciò. La frase è completata da alcuni traduttori con l’inserimento dell’aggiunta fare per sottolineare che c’è una forma di efficacia connessa, non all’intraprendenza o all’agire, bensì al non agire, al lasciar fare, all’acconsentire al Signore.
Non è fuori luogo applicare la frase, che fa risaltare l’esperienza di filialità vissuta da Gesù al momento dell’immersione, al battesimo cristiano. Questo dovrà essere per gli adepti evento di spazio allo Spirito di Vita.
16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.
L’acqua è simbolo di morte; quindi l'evangelista anticipa quella che sarà la risurrezione di Gesù. I cieli che si aprono rappresentano il farsi presente di Dio. Nell’articolo determinativo de lo Spirito di Dio è da notare l’articolo determinativo, c’è l’indicazione della totalità, della pienezza dell'amore di Dio. L’apparire della colomba è in riferimento al libro della Genesi nel racconto della creazione, dove si legge che “lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque”; e l’elaborazione comunitaria presto vedrà tale richiamo come segno della creazione definitiva. Altro riferimento lo si trova in un proverbio biblico, nel quale si richiama l'amore fedele della colomba al suo nido, che preferisce ad altri nidi più belli e più nuovi.
17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento.
Dopo il segno dei cieli aperti e dello Spirito di Dio ecco la voce dal cielo: Dio si fa sentire più che vedere, cioè manifestarsi sensibilmente. La voce del Padre appare solo qui e nell'episodio della trasfigurazione (Mt 17,1-13, in particolare v. 5); al battesimo per confermare il Figlio nella sua scelta di servo; nella trasfigurazione per rivelare a noi la gloria di questo Figlio, perché lo ascoltiamo e diveniamo anche noi come lui.
La frase in lui ho posto il mio compiacimento è una citazione del profeta Isaia, che prevede l'attività del messia in corrispondenza alla volontà di Dio.
Notiamo a mo' di conclusione che questo testo di Matteo ha molti elementi in comune con il racconto che farà lui stesso della morte di Gesù sulla croce (cfr. Mt 27,51-54). Là Gesù si immergerà nella morte come qui nelle acque; là si squarcerà il velo del tempio come qui il cielo; là darà a tutti lo Spirito che qui riceve; là si rivolgerà al Padre che qui lo chiama; là sarà riconosciuto Figlio dal fratello più lontano come qui dal Padre.
 
PREGHIERA PERSONALE
= O Dio, so di non doverti pregare per chiedere, ma di dover innalzare l’inno di un riconoscente confido in Te, cantato mentre mi immergo nel tuo Oceano di grazia.
In esso ritrovo uno sterminato numero di deprivati del necessario materiale e di dimezzati della propria identità.
Grazie, o Dio che tutti e tutto rigeneri senza mai stancarti.

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