sabato 2 luglio 2016


Luca 10,1-12.17-20
 
In quel tempo, 1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11 “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12 Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». - - - - -
17 I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18 Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20 Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
 
Premessa per capire correttamente il linguaggio del testo

- Luca è l’unico a menzionare questa seconda missione che viene affidata a 72 discepoli, dopo quella dei 12 apostoli. Il numero 72 è usato in riferimento alla tavola delle nazioni di cui parla la Genesi. La missione dovrà effettuarsi al di là della Palestina. E’ chiaro che la visione di Luca è universalistica e perciò in tutto il suo vangelo la missione di Gesù e, di seguito, dei discepoli, appare protesa verso i grandi orizzonti.
La pericope che leggiamo oggi riguarda ancora il periodo pre-pasquale. Gesù, ormai consapevole dell’avvicinarsi della Sua passione e morte, si preoccupa di formare i continuatori della Sua missione, in modo che essi, dopo la Sua risurrezione, si facciano missionari del nuovo corso, inaugurato, sì, da Lui, ma che dovrà avere la dimensione di storia universale.
La missione è presentata come un pellegrinaggio concreto e, nello stesso tempo, spirituale. Luca si serve di questa struttura letteraria soprattutto per mettere in bocca a Gesù parole rivolte ai Suoi e a tutti, credenti e non credenti: parole in cui è adombrata una grande verità, poco comprensibile allora ai Suoi, e perciò espressa attraverso immagini sotto forma di raccomandazioni per il viaggio da intraprendere. Forse i discepoli non le capirono nel loro significato, ma è certo che esse furono trasmesse, altrimenti Luca non avrebbe potuto raccontarle a noi; e noi forse siamo ancora più distratti e più superficiali, o, comprendendole attraverso lo studio, non siamo capaci di farle diventare sostanza della nostra vita.
- Ecco cosa dovremmo fare per dare spazio nel nostro intimo ad una verità di fondo, da imprimere nel nostro orizzonte concettuale e sentimentale: L’ESISTENZA TEMPORALE È CAMMINO VERSO UN PUNTO OSCURO, DIETRO IL QUALE C’È LA LUCE. INFATTI LA MORTE NON È FINE DEFINITIVA, BENSÌ PUNTO NODALE NEL QUALE VITA TEMPORALE E VITA IMPERITURA SI INTRECCIANO FINO A SFOCIARE NELLA RISURREZIONE, INIZIO DELLA VITA VERA.
 
Commento sotto forma di puntualizzazioni frammentarie
 
- La missione è delineata ai discepoli in imperativi essenziali: precarietà nelle vesti (non compaiono nemmeno i calzari), sparuto numero di missionari (sono pochi gli operai!), situazione costante di pericolo (vi mando come agnelli in mezzo a lupi), non indugiare più del tempo necessario presso chi li ospita (non fermatevi…)… Sono tutti elementi che li abiliterà ad essere credibili nel farsi portatori di una pace poco conosciuta perché di carattere interiore.
- L’andare a due a due è dovuto, non solo al fatto che la legge riconosceva come valida in tribunale solo la testimonianza concorde di due o tre persone, ma anche alla necessità di dare un segno evidente della solidarietà di cui il regno di Dio è portatore.
- Il Pregate e l’Andate, imperativi esortativi, dimostrano tutta la sollecitudine di Gesù perché i ‘mandati’ si facciano missionari intrepidi della Buona Novella della Salvezza.
- La direttiva di mangiare quello che viene offerto da che li ospita deriva dalla necessità di superare la distinzione mosaica tra cibi puri e impuri, la cui osservanza avrebbe reso impossibile la missione tra i gentili.
- Al rifiuto da parte di una città i discepoli dovranno reagire scuotendo sui responsabili la polvere dei loro piedi; inoltre l’atto di scuotere la polvere dei piedi (non dei sandali, perché i discepoli, secondo Luca, non ne avranno) equivale a un gesto profetico che indica l’esclusione dalla salvezza escatologica e la minaccia di un giudizio di condanna senza sconti.
 
Commenti personali
 
I toni del testo circa il giudizio e la condanna, con tanto di riferimenti biblici, riescono duri e anche ostici per noi moderni; e di fatto li troviamo incompatibili con la misericordia di Dio.
Ma noi ormai sappiamo che la novità del vangelo non è contrapposta alla Scrittura dell’AT. Il contrasto dipende da una lettura miope della Legge Antica; invece, ad esempio, anche in tempi lontani i salmi cantavano l’esperienza dell’adorazione di Dio in un cuore purificato; anche il salmo 65 adottato dalla liturgia odierna, recita: Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!» (con l’aggettivo ‘terribile’ si esalta lo splendore dell’azione divina).
Tanti episodi, detti ecc. della vita di Gesù sono ricalcati su quelli dell’AT, con il semplice scopo di ancorare il dire e il fare di Gesù alla storia della salvezza, che è disegno divino fin dalla creazione del mondo
Quel che il credente non esperto di Bibbia non deve rinunciare a capire è un concetto di fondo: il regno di Dio, cioè il cambiamento di rotta che si inaugura con la predicazione di Gesù (e in seguito dei discepoli) e che avrà il suo culmine con la Sua passione e morte, non deve dipendere più da strette osservanze, ma da una mentalità nuova, impostata sulla priorità da dare al rapporto filiale tra Dio e l’essere umano, e al rapporto fraterno di tutti gli esseri umani tra di loro. Rapporto di comunione, che si realizza mediante la grazia, cioè il dono della partecipazione alla Vita divina, che Dio vuol concedere a tutti, aspettando il nostro sì.
-  L’espressione: v.18 Vedevo Satana cadere… è ricalcata su Isaia 14,12, a riguardo della caduta di Nabucodonosor. Qui significa: su chi disprezzerà gli ambasciatori di Gesù, cadrà il giudizio negativo di Dio (lo stesso di quello che segnò, secondo il racconto leggendario della genesi, la decadenza di Lucifero (o Astro, o Angelo di luce), ad Angelo delle tenebre.
L’annunzio che compare al v.11, Il Regno di Dio è vicino vuole assicurare che è ancora possibile la conversione, ma che è l’ultima possibilità [Noi, invece, sappiamo che per Dio c’è sempre un’ulteriore possibilità…. Diceva il santo curato d’Ars, citato dal teologo Balthasar: “credo nell’inferno, ma sono sicuro che è vuoto”. Sì, anche i mostri attuali di cui parlano le cronache, ci piaccia o ci faccia raccapriccio,  dovranno convertirsi e salvarsi].

 

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