venerdì 5 giugno 2015

FESTA del CORPUS DOMINI - anno B


I testi
Es 24, 3-8
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Sal.115
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
      Agli occhi del Signore è preziosa
      la morte dei suoi fedeli.
      Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
      tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Eb 9, 11-15
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio e purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.
Mc 14, 12-16. 22-26
12 Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. 14 Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi. 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 22 Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Prendete, questo è il mio corpo. 23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. 25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio. 26 Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Breve premessa
- La festa del Corpus Domini è stata istituita nel XIII secolo, e nel secolo seguente ha faticato a imporsi in occidente, restando invece sempre sconosciuta nella tradizione ortodossa.
- La scena dell’istituzione dell’Eucarestia è diversa nei quattro racconti, di cui tre sono dei sinottici e il quarto è di Paolo.
- Nel proporre il racconto di Marco (il cui vangelo è tutto una lunga introduzione al racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù) la liturgia invita a conoscere bene la Pasqua ebraica, per vedere l'eucaristia cristiana quale compimento di ciò che nell'Esodo era prefigurato.
Uno sguardo ai testi
Prima lettura - Mosè, portavoce del Signore, sancisce la rinnovata alleanza tra Dio e il suo popolo, Israele. «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi!»: uno stesso sangue e una stessa vita circolano d'ora innanzi tra Dio e Israele, un patto che li lega in un'unica esistenza di fedeltà e d'amore.
Salmo - Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. A causa di questo versetto, il salmo veniva proclamato dalla liturgia pasquale giudaica: un commensale passava all’altro la terza coppa di vino, quella del ringraziamento.
Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Il ringraziamento del salmista è attraversato da grande fiducia nella potenza divina sulla morte fisica e sul male storico (senza che che il discorso si apra all’oltre-vita).
Seconda lettura -  Paolo ricorda ai fratelli che Cristo è sommo sacerdote. Egli, a differenza di Mosè, non fa la sua celebrazione in una tenda, ma in quella del suo corpo, e sostituisce alla prima alleanza la nuova, che richiede un’adesione totale. Inoltre ricorda loro (ai discepoli) che, non più Mosè né altri mediatori conducono a Dio attraverso gesti umani, ma Cristo stesso è l'unico mediatore, il nuovo santuario non costruito da mani d'uomo.
Vangelo  - Marco racconta l'istituzione dell'Eucarestia. Due cose semplici, il pane ed il vino, che l'uomo ottiene dal grano e dall'uva coltivati con amore e cura, nelle mani di Gesù si trasformano in segni efficaci attraverso i quali viene alimentata la vita spirituale; segni della grazia che penetra l’anima come un raggio di luce pervade un cristallo per dargli il suo splendore, o come il fuoco penetra il ferro e lo rende malleabile.
Analisi del vangelo

12 Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Per Azzimi si intende il pane non fermentato (le focacce) che gli Ebrei, fuggiti in fretta dall’Egitto per tornare alla terra promessa, erano costretti a mangiare per non ave avuto il tempo di farlo lievitare. Giunti alla propria terra, mangiavano (e mangiano ancora) tale pane per tutta la settimana di Pasqua.
Immolare o mangiare la pasqua è espressione che era usata dai giudei in quanto consumavano l’agnello pasquale, ma che nelle comunità cristiane acquistava un senso tipologico, cioè alludeva alla passione di Cristo nel suo significato salvifico
13 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo.
Tutto l’episodio ha un significato figurato: l’uomo che porta l’acqua allude a Giovanni Battista, colui che battezzava con acqua. Gesù, dicendo ai suoi seguitelo, li invita a rompere con la mentalità del passato.
14 Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi.
La dovizia dei particolari che Gesù profonde -la stanza, cioè l’alloggio, e in particolare il  piano superiore etc.- evidenzia che tutto deve essere ‘celebrato’ con cura perché la nuova Pasqua ha un grande significato: la liberazione definitiva ed universale.
16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Sul piano narrativo, si tratta della preparazione della cena; su quello teologico, della disposizione personale al dono di sé, sulle orme di Gesù.
22 Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Prendete, questo è il mio corpo.
Questo versetto rappresenta Gesù nell’atto di pronunziare parole profetiche e rivelative, che segnano il rapporto di continuità tra l’Alleanza Antica e Nuova.
Anzitutto si parla del pane che nell’AT aveva un significato simbolico ed un uso sacrale.
Nella frase -Prendete, questo è il mio corpo- c’è da osservare che il pronome questo, nel greco touto non è di genere maschile. Tale sarebbe stato se si fosse strettamente trattato del pane in sé; invece il neutro è destinato a ricapitolare l'azione globale di Gesù sul pane. La dimensione profetica è palese nel verbo essere che, riferito alla parola pane, non stabilisce una corrispondenza materiale immediata fra il pane e il corpo: Gesù non intende parlare del corpo che egli ha, ma del corpo che egli è. Conformemente all'antropologia biblica, egli considera la propria persona nel rapporto che assume nei confronti degli altri e con l'intera creazione. [Tutto ciò non ha impedito gli eccessi cosificanti che, per reazione, hanno poi condotto ad altri eccessi di segno contrario.] Si può concludere affermando che il riferimento al pane apre il discepolo ad una comunione piena con Gesù e con i fratelli; in quanto nutrimento, il pane conserva la sua funzione ordinaria, ma attraverso la parola di Gesù acquista la funzione di cibo soprannaturale, destinato ad alimentare i credenti.
23 Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. Prendete, questo è il mio corpo.
Gesù vuole trasportare le parole che sigillavano l’alleanza tra Dio e Israele al monte Sinai, verso la stipulazione della nuova Alleanza, grazie al dono della sua vita, non più in favore di un solo popolo, ma per molti, cioè per tutti.
25 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio.
Il pasto eucaristico prelude dunque al banchetto nuziale del Regno, dove il vino sarà nuovo, cioè altro, ultimo e definitivo, proprio della vita in Dio.

Una riflessione

Il piccolo principe, tenero e indimenticabile protagonista del famoso romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, incontra una volpe che gli chiede di essere da lui addomesticata. E lui: «Che cosa vuol dire addomesticare?». La volpe gli risponde: È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ’creare dei legami’.
Applicando questa narrazione al cibo eucaristico, si può trovare la chiave per capirne il significato in modo accessibile a chiunque. Il cibo consumato insieme agli altri crea legami: comunione di interessi sentimenti aspirazioni pensiero. I legami con gli altri, di cui parla il romanzo citato, sono come il cibo che, mangiato, si trasforma, e trasforma chi lo mangia, alimentandone la vita [attenzione! non bisogna figurarsi una magia o una teofagia].

SEQUENZA [di Tommaso d’Aquino]
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere gettato.
      Con i simboli è annunziato,
      in Isacco dato a morte,
      nell'agnello della Pasqua,
      nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
      Tu che tutto sai e puoi,
      che ci nutri sulla terra,
      conduci i tuoi fratelli
      alla tavola del cielo
      nella gioia dei tuoi santi.

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