I testi
Così dice il
Signore Dio: Un ramoscello io prenderò
dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò
sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà
rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico Sotto di lui tutti gli uccelli
dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti
gli alberi della foresta che io sono il Signore che umilio l’albero alto e
innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero
secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò.
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Sal 91
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore
la tua fedeltà lungo la notte. Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia: in lui non c’è malvagità.
2Cor 5,6-10
Fratelli, sempre pieni di fiducia e
sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo –
camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e
preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò,
sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui
graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per
ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo,
sia in bene che in male.
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26 In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli
stesso non lo sa. 28 Il terreno produce spontaneamente prima lo
stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29 e quando il frutto è
maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura. 30 Diceva: A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola
possiamo descriverlo? 31 È come un granello di senape che, quando
viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul
terreno; 32 ma, quando viene seminato, cresce e diventa
più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli
del cielo possono fare il nido alla sua ombra. 33 Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la
Parola, come potevano intendere. 34 Senza
parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni
cosa.
Uno sguardo ai testi
Prima lettura – Ezechiele, nello svolgere la sua missione profetica durante
l'esilio babilonese, rincuora Israele che vacilla nella fede. Parlando al
‘resto’ fedele, lo simboleggia in un ramoscello spuntato dal vecchio cedro
insterilito. Il cedro rappresenta la discendenza di Davide, da cui Dio prende
personalmente un ramoscello per piantarlo sul monte di Gerusalemme: raffigura
in esso il Messia, discendente di Davide, in cui troveranno riparo e potranno
prosperare tutti coloro che riconosceranno incondizionatamente la sovranità
del Signore. Gli alberi della foresta, stupiti dell’accaduto, sperimenteranno
che Egli ha il potere di innalzare l’albero basso e il potere di
abbattere quello alto, e che non c’è nessun altro Onnipotente al di fuori di
Lui [espressioni che si ritroveranno nel Magnificat].
Salmo - L’uso sinagogale ha
destinato questo salmo al tramonto del sole del venerdì, in preparazione al
sabato. Il salmista, probabilmente un levita, riflette sulla grandezza delle
opere di Dio: la liberazione dall'Egitto, l'alleanza del Sinai, la conquista
della Terra Promessa, la costruzione del tempio. Attorno alla figura centrale
dell’Altissimo delinea un mondo armonico e pacificato. L’immagine della palma
e quella del cedro sono come lo stemma dei giusti radicati nella
frequentazione del tempio, e che grazie a ciò nella vecchiaia daranno ancora frutti.
Seconda lettura
- Alcuni greci entrati a far parte della comunità cristiana traevano coraggio
di fronte alla morte in forza della persuasione di possedere un'anima
immortale. Paolo, invece, di fronte alla morte professa di essere sereno,
anzi di rallegrarsene, perché la dipartita da questo mondo non significa per
lui altro che andare ad abitare presso il Signore,
come chi, dopo l’esilio, può finalmente tornarsene a casa con i suoi cari.
Per il cristiano questo mondo è la città dove vive temporaneamente con
impegno, ma non è veramente casa sua.
Vangelo -
Gesù espone due aspetti del suo messaggio sotto forma di parabole: la prima,
del seme, di carattere individuale,
rappresenta la genesi del Regno di Dio nell’interiorità umana; la seconda,
del granello di senape,
di carattere universale, rappresenta
la sua (del Regno) espansione senza confini. E’ da notare che Gesù sta
polemizzando con la descrizione grandiosa fatta dal profeta Ezechiele sul
Regno (prima lettura).
Analisi del vangelo
26 In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno;
L’inizio consiste sempre di una formula spiegata con
la frase successiva. In questa è posto al centro il regno di Dio.
Gesù, nel ricorre ad un paragone -come un uomo…-,
specifica che le realtà del Regno non appartengono solo all’aldilà, ma si
proiettano sulla vita terrena.
La figurazione della parabola è tratta dall’opera
della semina, dalla quale il contadino si attende tutto. Gesù è molto
sensibile alla vita dei campi, la osserva e ne parla con simpatia evidente,
come un fine osservatore e anche, come è dato di vedere analizzando i testi,
con elevato senso poetico.
27 dorma o vegli, di notte o di
giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
Lo schema di questo versetto sottolinea l’azione
abituale e distaccata del seminatore, che è alquanto irrealistica poiché la
normale prassi contadina, rispecchiata in Matteo nella parabola del
seminatore e in quelle della zizzania e del grano, comporta che i campi
coltivati vengano tenuti d’occhio e curati. Ma Marco, indugiando a narrare
che il comportamento del contadino non è preoccupato, vuole stimolare la
comunità a contare sull’attesa fiduciosa nel Dio della Vita, anziché sul
merito delle proprie opere.
Nell’affermare che il seme germoglia
e cresce, Marco usa due verbi che ripetono lo stesso concetto,
come quando, nello stesso brano, parla del dormire
e dello svegliarsi, quasi a voler creare un senso
del passare del tempo senza alcuna fretta.
28 Il terreno produce
spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga;
Le quattro fasi della crescita (compresa la
maturazione, di cui si parla nel v. seguente) sono un altro esempio della
ripetizione di parole, usata per creare lo stesso senso.
29 e quando il frutto è maturo,
subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura.
Il verbo greco apostellei,
che normalmente significa inviare, qui viene tradotto con manda (cioè
mette mano a) la falce, poiché il versetto è una
citazione adattata in un contesto missionario, data l’urgenza escatologica
che vigeva nelle prime comunità cristiane.
30 Diceva: A che cosa possiamo
paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
Questo linguaggio è tipico anche delle parabole
rabbiniche più tardive ed è usato nel senso ebraico generico di illustrazione
o anche di indovinello.
31 È come un granello di senape
che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che
sono sul terreno;
La pianta della senape, i cui semi sono usati per il
loro aroma, lungo le sponde del mare di Galilea può raggiungere l’altezza di
circa tre metri. Nei trattati di Plinio è una pianta resistente che cresce
rapidamente e tende ad invadere il giardino. Qui, con l’immagine della
crescita intensa, si allude al Regno, destinato a resistere ed a svilupparsi
sempre più.
32 ma, quando viene seminato,
cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così
grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra.
Date le dimensioni effettive della pianta della
senape, si coglie una esagerazione parabolica, quasi ironica, ma che qui
rimarca la prosperità a cui è destinato il Regno quando è predicato senza
ambizioni, e che forse vuole evidenziare il contrasto con la concezione
propria dell’AT, quando i grandi alberi qualche volta erano presi a simbolo
del potere nazionale; questa tesi è confermata dal detto -gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra-
usato nel celebrare la persona e il potere di
Nabucodonosor.
33 Con molte parabole dello stesso genere annunciava
loro la Parola, come potevano intendere.
Gesù
lavora pazientemente con la folla e continua a esporre il messaggio con altre
parabole. Il gruppo dei discepoli che non abbandona l’ideologia del
giudaismo, continua a non capire, ma che Gesù non abbandona, e perciò non si
stanca di spiegare a ciascuno il significato. L’espressione come potevano intendere
non significa affatto che le parabole siano per i semplici o i bambini. Esse
sono dense e complesse; anche se offerte attraverso immagini immediate,
rimandano sempre al Disegno divino sull’umanità, e mostrano come bisogna
attuarlo.
34 Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai
suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Nei versetti che precedono questo brano (e che oggi
non leggiamo), non si parlava di spiegazione, ma ricorreva la frase rivolta
agli Apostoli: a voi è dato il mistero.
Ma qui i destinatari non sono più i Dodici, bensì i suoi discepoli, cioè i seguaci, in modo che
potessero interpretare insegnamenti ed eventi enigmatici. [Bisogna tenere
presente che Marco scrive in riferimento alla sua comunità, alla quale si
proponeva di dare spiegazioni riguardanti la condotta morale onesta, i
divorzi, il pericolo della ricchezza etc.].
Qualche riflessione
- Trovo pregnante di verità la frase di Paolo nella
seconda lettura: camminiamo infatti nella fede e non nella visione.
- Forse oggi, proprio quando le suggestioni dei
credenti si intensificano attorno alle apparizioni e ai fenomeni
straordinari, c’è quanto meno da esitare: la tv, per ricordare il mezzo più
diffuso, ne è infestata.
- Chi ricorda la parabola del seme? che tutto è nato
da quel misterioso [non misterico e non miracolistico] seme evangelico,
piccolo e umile, eppure pieno di vitalità? Abbiamo bisogno di centrare la
fede in Dio, senza lasciarci distrarre dalle suggestioni che colpiscono la fantasia
e stuzzicano la curiosità per il sensazionale. Non è bene alimentare
devozioni e credenze che distraggono e non fanno guardare dentro, e attorno: là dove molti
aspettano di incontrare qualcuno che sappia investire in amore con spirito di
(non millantato) servizio.
- Precise e forti sono le parole di papa Francesco: Alla fede non servono veggenti.
- Mi permetto di commentare: questa umanità non ha bisogno di
fedi, ma di fede, al singolare. Che è capacità di vedere
l’invisibile all’interno del visibile-concreto-normale quotidiano… E’ questa
fede il piccolo seme evangelico, che potrebbe espandersi, sottraendo spazio
al Male.
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2 commenti:
Sono perplessa di fronte alla negazione delle apparizioni e dei miracoli, perché??
Rosy
Ma ti sei chiesto cosa è la FEDE? Se vuoi, telefonami.
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