venerdì 8 maggio 2015

VI DOMENICAdi PASQUA - anno B

I testi
At 10,25-26.34-35.44-48
Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Sal 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
      Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
      agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
      Egli si è ricordato del suo amore,
      della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni.

1Gv 4,7-10
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Gv 15,9-17
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i ì comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14  Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15  Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.  16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
 Veloce sguardo d’insieme sui testi
Prima lettura - Dio non guarda ai meriti di ciascuno, o perlomeno usa altre scale di valori. Pietro se ne rende conto quando varca la soglia della casa del pagano Cornelio: a contato col ‘diverso’, riesce a rompere con i pregiudizi e gli stereotipi, ed a superare i limiti della propria cultura e tradizione religiosa.
Salmo - Il tempo della composizione di questo salmo è  probabilmente quello del post-esilio. Il motivo dell’invito ad un canto nuovo non è però ristretto al solo ritorno dall'esilio; nasce da tutti gli interventi di Dio per la liberazione di Israele dagli oppressori e dai nemici ed appare aperto al futuro messianico: infatti ogni episodio è visto come preparazione alla diffusione della salvezza che dio offre a tutti.
Seconda lettura – Giovanni, affermando che chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio, dimostra che la conoscenza di Dio non consiste nell’affermare la sua esistenza o nel conoscere tutte le verità della fede, ma piuttosto nell’amare il prossimo come Lui ci ha amato.
Vangelo – Il brano di oggi rappresenta la logica continuazione dell’allegoria della vite e dei tralci, e ne indica l’applicazione alla vita concreta.
L’uso insistente dei termini amore, amare, amici, mette in evidenza il tema fondamentale dell’amore fraterno, che ha per modello l’esempio dato da Gesù nel servizio reso agli altri fino al dono supremo della sua vita.
Analisi del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Giovanni, a partire dall’inizio dell’Ultima Cena, usa spesso il verbo amare nella forma greca agapaô, molto rara nella grecità classica e divenuto un termine specificamente cristiano nel NT, soprattutto nel suo vangelo.
L'amore che Gesù propone non è un atto di osservanza, che consiste, più che nella pratica religiosa nella sua forma esteriore, nel rapporto continuo  col Padre (questo è il senso del rimanere nel suo amore). La misura di tale rapporto è espressa con la congiunzione greca kathōs, tradotta con come, che ha un valore causale, oltre che comparativo, cioè deve uguagliare quello di Gesù. E’ da notare l’uso del tempo aoristo: ho osservato, che non ha connotazione temporale, ma esprime un'azione puntuale, compiuta nella sua totalità.
11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
La gioia è un tema presente in diversi passi del testo giovanneo. Gesù la sperimenta perché ha compiuto l'opera affidatagli dal Padre e la comunica a chi accoglie il suo amore.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Il comandamento di cui parla Gesù è accompagnato dall’attributo mio per sottolineare che è unico o, come è detto in altri contesti, nuovo. Il termine originale greco, entolé, anziché fare riferimento ad una imposizione, è esortazione ad imboccare la stessa via dell’amore fraterno di Gesù. Giovanni, nel formare la sua comunità, tiene presente che in essa serpeggiava anche un'interpretazione ideale, mistica o gnostica, la quale poteva distogliere dal senso di concretezza che deve avere l’amore cristiano.
13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Questo versetto riprende un detto diffuso nel mondo antico come una sentenza.
Nell’AT il concetto di amicizia viene utilizzato per indicare il rapporto con Dio in Abramo, in Mosè e in coloro che ‘abitano con la Sapienza’. Ma qui Gesù sta parlando di se stesso. Il testo suggerisce che, se l'amore ha spinto Gesù a morire sulla croce, non bisogna fermarsi a guardare soltanto a tale epilogo, poiché questo è preceduto da tutto il suo percorso di vita, fatto di condivisione con i propri amici.
14  Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
E’ notevole l’insistenza sul termine amici, phíloi, collegato al comandamento dell’amore.
15  Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
Sorprende la contrapposizione di amici a servi che nella Bibbia in genere non hanno una connotazione negativa.
L'affermazione tutto ciò che ho udito… è ricorrente nel quarto vangelo. Richiama il legame tra conoscenza e amore come nella Bibbia ebraica, nella quale conoscere non ha un significato astratto, ma esprime una relazione esistenziale.
16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Il rapporto di amicizia che lega i discepoli al Maestro non dipende soltanto da una scelta, come fa supporre il verbo eklegesthai: è anche un mandato, come suggerisce il verbo títhêmi; e ciò perché l’incarico affidato da Gesù ai discepoli avesse un’efficacia non limitata nel tempo.
Ed ecco due verbi, a prima vesta contrastanti, i quali qualificano il mandato: andare e rimanere. Che segue Gesù non può, non deve stare inerte, ma deve restare unito alla Fonte ai fini di conservare la pregnanza del dono ricevuto. Da qui l’assicurazione che il Padre concederà ai suoi quanto chiederanno nel suo nome: espressione che significa rappresentanza.
17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Gesù chiede un ricambio di amore, non alla sua persona, ma agli altri! Questa la quintessenza di tutta la pericope.
Riflessioni
- Agostino d’Ippona così commenta la gioia cristiana di cui parla Giovanni al v.11: Non è certo che tutti vogliano essere felici; poiché chi non vuole avere gioia di Te, che sei la sola felicità, non vuole la felicità.
- Leggendo il vangelo di oggi, si ha l’impressione di entrare in un circolo di amore: dal Padre a Gesù, da Gesù ai discepoli, dai discepoli agli altri, e questi tra di loro; ma è il Padre, sorgente di Vita e di Amore a rendere dinamico il circolo.
- PERSONALE Dove vedo risplendere l’amore di Dio? In un sorriso gratuito, in un gesto disinteressato, nell’atteggiamento di chi, anziché arrotolarsi sul proprio dolore, guarda, ascolta, vive il vissuto degli altri; bella, a proposito, l’espressione pronunziata da chi, avendo ricevuto il torto più grande, come ad esempio l’uccisione di un proprio caro: Che questo non succeda più. E’ cosa divina, anziché vendicarsi, lanciare in questo povero atomo che chiamiamo terra un seme di bontà.
– Aggiungo una mia… puerilità: resto incantata di fronte alla cagnolina Lassie, la quale (certamente ben addestrata) non fa che aiutare chi si trova in difficoltà o può diventare vittima del forte; e, appena compiuta la ‘missione’ se ne va tranquilla per i fatti suoi… passaggio, quest’ultimo, da non prendere sotto gamba!

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