venerdì 27 febbraio 2015

II Domenica di Quaresima - anno B


II DOMENICA di QUARESIMA anno

I testi

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Sal 115
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
      Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
      io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
      tu hai spezzato le mie catene.
      A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
      e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Rm 8,31-34
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Mc 9,2-10
In quel tempo, 2 sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!". 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell' uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Veloce sguardo d’insieme sui testi
Prima lettura – Sorprende la richiesta paradossale e immotivata di Dio ad Abramo di immolare a Lui il figlio. Egli deve interpretarla da solo sulla base della sua idea su Dio; il patriarca si fida, sicuro che, se Dio gli chiede qualcosa, è per la Vita; e la sua fede sarà premiata.
Salmo 115 – Soffermiamoci sulle prime parole Ho creduto… Il verbo credere, he'emin, ha la stessa radice della parola Amen, che non significa solamente "così sia", ma esprime una convinzione: ciò che è stato appena detto è certo e valido, e quindi ci si può fidare. Il verbo credere nella Bibbia suppone quindi un atteggiamento di fiducia massima perché si poggia su qualcosa di stabile come la roccia.
Rm 8,31-34 -  Paolo porta la prova che Dio stesso si fa garante che niente e nessuno può essere contro di noi: se Cristo è morto e risorto, in Lui avremo lo stesso destino.
Vangelo - La trasfigurazione di Gesù segue immediatamente il primo annuncio della passione. L’episodio ha molteplici rimandi biblici e simbolici e ha al centro una preoccupazione cristologica: sottolineare l'identità di Gesù e la centralità della croce per comprenderla autenticamente. La scena della trasfigurazione anticipa quella che sarà la condizione di Gesù risorto e sarà anche quella di coloro che seguono le sue orme.
Analisi del Vangelo

In quel tempo, 2 sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro
Il brano si apre con una precisazione cronologica, sei giorni dopo, che da una parte rimanda ai versetti precedenti, ma dall'altra ha un riferimento simbolico: la trasfigurazione avviene nel settimo giorno. Per comprendere l'episodio, infatti, dobbiamo collegarlo al cap.8 dello stesso Marco, con la confessione di Pietro: ‘Tu sei il Cristo’ e con il primo annuncio della passione, che suscita la sua protesta.
L'indicazione di un alto monte ha sicuramente una valenza più simbolica che topografica, essendo tradizionalmente luogo della manifestazione divina. Il fatto che con Gesù ci siano i tre discepoli già testimoni di altri eventi importanti, mette in rilievo l'evento. Il verbo trasfigurato deriva dalla mitologia greca, metamorfóse, che indica una completa trasformazione.
3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
La descrizione vuole tradurre sensibilmente la visione dei tre. L'evangelista rafforza l'immagine con la descrizione concreta del colore delle vesti e facendo riferimento all'opera di un lavandaio. Il colore bianco rimanda alle vesti degli esseri celesti e dei beati, di cui parla l’Apocalisse.
4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Nell'apparizione (Marco usa il verbo ophthe, lo stesso impiegato per le apparizioni del risorto) dei due personaggi dell'AT, Elia è citato per primo, dato l’interesse di Marco per la componente escatologica; infatti era il profeta che, secondo la tradizione, avrebbe preceduto l'arrivo del giorno di JHWH, cioè il cosiddetto Giudizio Universale.
5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia".
E' interessante notare che Pietro chiama Gesù, anziché Cristo, Rabbì, maestro, titolo onorifico dei maestri della Legge, fedeli alla tradizione giudaica (ciò, per alcuni esegeti denoterebbe che egli non aveva cambiato mentalità). In questo versetto i personaggi dell'AT sono citati in ordine cronologico.
La reazione del discepolo è di gioia per l'esperienza anticipata della beatitudine celeste; per lo stesso motivo con la proposta delle tende c'è in lui il desiderio di prolungarla. Ma non sembra molto opportuno avvicinare l'episodio alla festa delle capanne come propone qualche esegeta, leggendo l'episodio in senso strettamente storico.
6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
La paura, più che derivare dalla rivelazione celeste, è da far risalire alla debolezza umana che rifiuta la croce e la prospettiva dolorosa annunciata da Gesù per sé e per i suo discepoli. L'evangelista riprende quindi il tema dell'incomprensione di Pietro, che non sembra accettare la necessità della sofferenza per il suo maestro e per quanti vogliono seguirlo. Indirettamente viene ribadito il legame tra la via della croce e la gloria della resurrezione che la seguirà (anticipata qui nella visione di Gesù trasfigurato).
7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!".
La nube rimanda alle manifestazioni divine dell'AT. Dio parla dalla nube che avvolge i presenti e la sua parola qui è rivolta ai discepoli. L'invito ad ascoltare Gesù è anche un invito alla sequela, che comporta a sua volta la croce. Pietro impersona i cristiani della prima comunità e di tutti i tempi che protestano e rifiutano la sofferenza del Cristo e dei suoi discepoli.
8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
La visione termina bruscamente e i discepoli si ritrovano davanti Gesù nel suo solito aspetto umano. L’umanità di Gesù -pare dica Marco- è da tenere sempre sempre in considerazione.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell' uomo fosse risorto dai morti.
Il versetto riporta l'ultimo divieto di Gesù di rivelare il mistero della sua persona: solo dopo la sua morte e resurrezione sarà possibile comprendere le sue azioni e la sua missione.
10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Il riferimento esplicito alla resurrezione di Gesù (i testi del vangelo sono scritti alla luce di questo evento fondamentale) mette in luce ancora una volta la difficoltà dei discepoli a capire il maestro: come poteva il Messia morire e quindi risorgere?. (La pericope si interrompe qui, ma i successivi versetti 11-13 che oggi non leggiamo, espliciteranno questo aspetto: Gesù come il precursore sarà ucciso).

Riflessioni
L’elemento predominante nei testi è la fede nel Dio della Vita, la quale non ha l’orizzonte ristretto del tempo che scorre trascinandosi tante contraddizioni e che ha come conclusione la fine.
- La conversione è come il movimen­to del girasole verso la fonte della vita, il sole. Anche noi possiamo superare le barriere del tempo ed attingere la Vita. Un mistero che purtroppo lasciamo languire nelle false vie dei devozionalismi, del ricorso agli idoli di vario genere nei quali si nascondono le ambizioni umane possessive.   
- L'evangelista Marco usa il verbo trasfigurare al passivo: Gesù fu trasfigurato. L’artefice e il protagonista non è Gesù, ma il Padre, il quale aspetta soltanto che gli offriamo uno spazio dove si possa manifestare.
- Trasfigurazione è spesso triste sfigurazione; e sono tanti i volti che vediamo sfigurati proprio nel tentativo di fingere a se stessi, più che agli altri, di poter evitare i segni anticipatori della fine: come se si volesse fermare la vita alla sua primavera.
 -  Al contrario, c’è una sfigurazione che può divenire Trasfigurazione: quella di chi sfida la morte stessa, sapendo che in essa c’è il segreto della Vita senza fine.  
- Una poesiola che riproduce un fatto di triste attualità: ho visto un volto trasfigurato – di giovane ingabbiato – che stava per essere bruciato - da uomini senza volto --- volto né rassegnato né speranzoso – attraversato da strazio infinito – ma che irradiava il mistero – dell’Uomo-Dio.

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