venerdì 24 ottobre 2014

DOMENICA XXX T.O. anno A

DOMENICA XXX T.O. anno A

1) I testi

Es 22,20-26
Così dice il Signore: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».

Sal 17 (18 nella Vulgata)
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

1Ts 1,5-10
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

Mt 22,34-40
In quel tempo, 34 i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35 e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36 “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?” 37 Gli rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38 Questo è il grande e primo comandamento. 39 Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.

2) Veloce sguardo d’insieme

Questa domenica è posto al centro del vangelo e delle altre letture il comandamento grande dell’amore, unico nel suo essere comprensivo di due: Dio e il prossimo.
Es 22,20-26
Basta leggere il passo della prima lettura per incontrare un Dio che vuole essere amato nel più debole: la vedova o l’orfano, l’indigente che  ti chiede un prestito o di cui hai in pegno il mantello per la sua pelle. Egli, presente nei bisognosi, assicura: quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso.
Sal 17
La tradizione più autentica attribuisce questo salmo a Davide che l’avrebbe scritto quando fu liberato da molte peripezie, tra le quali quelle causategli da Saul. E’ un canto di gioia riconoscente verso il Signore perché non è stato indifferente al suo grido di aiuto e gli ha offerto il rifugio sicuro del suo amore; un canto nutrito di fede e di certezza della vittoria anche per il futuro: Invoco il Signore, degno di lode e sarò salvato dai miei nemici. Egli, infatti, è fedele al suo consacrato (il Messia sarà considerato sempre discendente di Davide, e perciò consacrato come lui).
1Ts 1,5-10
Paolo invita la comunità di Tessalonica a perseverare nell'accogliere il suo insegnamento e il suo esempio di vita perché continui ad essere di esempio alle altre Chiese. Il cristiano deve convincere più con l'esempio che con le parole.
Mt 22,34-40
La pagina evangelica pone in stretto rapporto la Scrittura e l’amore. La Scrittura che chiede di amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi si compie nell’amore fattivo e concreto; la prassi dell’amore è compimento della Scrittura, è esegesi esistenziale. Il contenuto della pagina ha lo stesso schema dello Shema' Isràel (Ascolta, o mio popolo), che ogni Israelita ripete tre volte al giorno come suo credo.

3) Analisi di Mt 22,34-40

Matteo non registra alcuna reazione alle polemiche suscitate contro Gesù, anzi lo presenta al contrattacco con un crescendo di presa di distanza da coloro i quali ostentavano la loro religiosità, ma erano lontani dal bene del popolo e dall’amore di Dio.
In quel tempo, 34 i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme
Per far fronte al nemico comune, i farisei si coalizzano con gli sconfitti sadducei, mettendo da parte le loro rivalità.
35 e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:
Questa volta ad interrogare Gesù è un dottore della Legge che probabilmente aveva colto la novità dell'insegnamento di Gesù. Risulta difficile capire come e perché la domanda sul comandamento principale della Legge potesse metterlo alla prova; la cosa, tuttavia, si capisce senza difficoltà se si tiene conto del fatto che i rabbini di Israele contavano nella Torah (la Legge) fino a 248 precetti e 365 proibizioni, ed era difficile raccapezzarsi per coglierne l’essenzialità.
36 “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”
Per la terza ed ultima volta gli interlocutori si rivolgono a Gesù chiamandolo Maestro. Ma essi mirano, anziché ad apprendere a lui, a controllare le sue idee religiose.
Secondo le tesi prevalenti nelle scuole rabbiniche il comandamento più importante era l’osservanza del riposo del sabato, richiamandosi a Gen 2,2-3, dove si narra che Dio, terminata la Creazione nel settimo giorno, cessò ogni lavoro. Gesù, invece, risponde non con le tavole di Mosè, ma rifacendosi allo Shemà Israel.
37 Gli rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
Matteo si rifà al Deuteronomio dove si legge: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. Queste parole, che ti ordino oggi, saranno sul tuo cuore: le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando siederai in casa tua e quando camminerai per strada, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Parlando di cuore, anima, mente, si indicano tre elementi spirituali simili, cioè le energie spirituali e psichiche.
38 Questo è il grande e primo comandamento.
La domanda dell’esperto nella Legge concerne un solo comandamento, il più importante (lett. il grande).
39 Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Gesù non si limita a rispondere ripetendo alla lettera la Legge contenuta nel Deteuronomio; cita anche il testo del Levitico. L’aggettivo simile, in greco ómoios, indica una rassomiglianza forte: nel prossimo si riconosce la propria immagine, la quale, in ultima analisi, è immagine di Dio.  
40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.
Legge e Profeti, quindi tutta la Bibbia, dipendono (da kremannymi, verbo che evoca l’immagine di oggetti appesi ad un chiodo) dal duplice comandamento dell’amore. L’originalità della risposta di Gesù sta nell’accostare, nel rendere inseparabili, i due comandamenti.

Considerazioni personali in ordine sparso, che vogliono stimolare quelle di chi legge

- Un apoftegma dei padri del deserto narra che Serapione, incontrato un giorno un povero intirizzito dal freddo, si sia denudato per coprirlo con il proprio abito e che, incontrato un uomo che veniva condotto in prigione per debiti, abbia venduto il suo vangelo per pagare il suo debito e sottrarlo alla prigione. Tornato nella sua cella nudo e senza vangelo, a chi gli chiese: “Dov’è il tuo vangelo?”, rispose: “Ho venduto colui che mi diceva: ‘Vendi quello che possiedi a dallo ai poveri’”.
- Il primato di Dio è il grande orizzonte della vocazione del credente, ma, nei fatti, può ridursi a una povera cosa: per amare Dio senza illusioni, si deve dimostrarlo amando il prossimo; la più alta elevazione di carattere mistico rischia, senza la concretezza dell’attenzione ai più deboli, l'impoverimento spirituale.
- L'amore più difficile ed eroico è quello per chi ci vive accanto; è amore dell’accudire, del prendersi cura delle persone con le quali si vive gomito a gomito, o anche incontrate in maniera significativa e spesso messe nel dimenticatoio. E’ amore esigente e scomodo nel suo essere di routine e quindi logorante. In confronto è più facile, perché più appagante, spendersi in varie forme di volontariato, e perfino nella vita dedicata eroicamente al servizio degli altri.
- Mi provoca una sensazione di fastidio la retorica dell’insistente e suadente invito televisivo (da parte di giornalisti, di persone dello spettacolo o importanti per collocazione sociale a contribuire) per raccolte varie a vantaggio di tanti lontani che soffrono gravissimi disagi o sono malati incurabili. Trovo stridente il contrasto delle loro parole con la realtà del personaggio che incarnano.
- L'amore vero è una realtà forte, inflessibile, scomoda; pervade tutta la vita senza fanatismi (oh la mia mamma che ogni domenica, dopo aver servito il pranzo alla numerosa famiglia, indossava lo scialle ed andava a trovare i malati soli o terminali!).
- Amore degli altri e amore di sé sono spesso contrapposti come ciò che è virtuoso a ciò che è peccaminoso. In realtà, amare gli altri come se stessi implica la capacità di sviluppare e nutrire un sano amore di sé, altrimenti si corre il rischio di un altruismo nevrotico. Siamo chiamati ad amare nella concretezza di ciò che siamo, non di ciò che vorremmo essere.

- Come è possibile comandare di amare? Sì, se il comando diviene grazia, se lo sta-scritto diviene relazione umana.

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