venerdì 24 gennaio 2014

III Domenica T. O.

III Domenica T.O. anno
Is 8.23-9,3
In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come  si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian
1Cor 1.10-13.17-23
Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Mt.12-23
12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,13 lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta”. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.19 E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. 20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
INTRODUZIONE GENERALE
Con questa terza domenica del Tempo Ordinario si riprende la lettura del Vangelo secondo Matteo.
Il brano di oggi ritrae l'inizio del ministero di Gesù, ed è, al tempo stesso, una mirabile sintesi perché ne comprende gli elementi essenziali. Infatti il cristianesimo ha il suo centro fondativo nella Chiamata di Gesù a “seguirlo”.  A questo modello di Chiamata si ispirarono le prime comunità cristiane; il che ha un valore storico.
1) Per introdurre le Letture c’è da tener presente che gli appassionati della Verità,  i ‘chiamati’, non sono ricercatori di verità storiche. La Verità è di e per tutti. La Bibbia, sia nell’AT sia nel NT, è rivelativa di tale Verità, e perciò non è destinata unicamente ad una categoria di persone: Il Messia è nelle attese del cuore umano sempre ed ovunque.
2) Per illustrare questo concetto qualche esemplificazione.   
- M. Buber racconta: Si diceva che alle porte di una città c'era un mendicante, il quale affermava di sapere chi era il Messia. Un rabbino, appena sentita la notizia, si mise subito in viaggio, desideroso di sapere chi fosse. Quando arrivò alla città, effettivamente trovò alle porte della città un uomo che mendicava. Gli fece la domanda: Mi hanno detto che tu sai chi è il Messia. E' vero?. Ed egli rispose: Sì, è vero. Allora il rabbino incalzò: Ti prego, allora, dimmelo: Chi è il Messia?. La risposta del mendicante fu: Tu!
- Madre Teresa diceva: Dio non ha mani, ha solo le nostre mani; non ha piedi, ha solo i nostri piedi. Lasciamoci usare da Lui e il mondo sarà ricolmo d'amore.
- Etty Hillesum nel suo stupendo Diario scrisse in una striscia di giornale a sua disposizione: Non siamo noi, Signore, che un giorno chiameremo in causa le tue responsabilità e che ti diremo: "Dov'eri tu o Dio?". Ma sarai tu che un giorno chiamerai in causa le nostre responsabilità e che ci dirai: "Tu dov'eri, o uomo?"
3) Fatte queste due premesse accenniamo alle Letture.
Isaia (prima lettura) propone il testo profetico citato nel vangelo di Matteo. Il messaggio che unisce il testo di Isaia al vangelo è l’esperienza della salvezza espressa come irruzione della luce in un contesto di tenebra.
Paolo (seconda lettura)  scrive ai cristiani di Corinto, dove egli stesso aveva fondato la sua comunità, piccolo nucleo di chiesa: una chiesa vivace, ma dove presto serpeggiò la divisione. C'era chi si era fatto discepolo di Apollo, un giudeo-alessandrino della scuola di Filone; c'erano dei giudei-cristiani provenienti dalla Palestina che volevano far riferimento solo a Pietro, mentre altri si vantavano di ‘essere di Paolo’. Era sorto perfino un partito di Cristo! Ma Paolo reagisce con forza: Cristo è stato forse diviso? Paolo è stato crocifisso per voi? Nell'invito a bandire ogni divisione pervenendo a una "perfetta unione di pensiero e di sentire" c’è la consapevolezza profonda che aprirsi al Regno di Dio e alla sua giustizia vuol dire scoprire una relazionalità umana fatta di rapporti che uniscono le persone le une alle altre, e che, proprio dentro questo tessuto unitivo, esprimono la realtà del Regno di Dio, presente ‘dove i fratelli si amano’.
Matteo narra l'inaugurazione del ministero di Gesù e la scelta dei primi discepoli. Emergono alcuni elementi che ritroveremo lungo il suo vangelo: il riferimento alla Galilea, l’uso del materiale fornito dal vangelo di Marco (il primo evangelista in ordine di tempo) e l'attenzione nel mostrare Gesù come colui che agisce secondo la volontà e le promesse di Dio.
4) Forse essere cristiani adulti OGGI vuol dire mettersi in gioco. E' stato comodo ridurre la chiamata come rivolta ai preti e alle suore. Quella sarà una forma di chiamata, eventualmente. Ma Dio è, lo ripetiamo, il punto di riferimento segreto, nascosto nel cuore umano.
ANALISI di di MATTEO 12-23
Il testo si divide in due parti: i vv. 12-17 presentano l'inizio della predicazione di Gesù, mentre i vv. 18-22 descrivono la chiamata dei primi quattro discepoli. Il v. 23 funge da conclusione. La liturgia non propone i vv. 24-25, i quali sono introduzione e transizione al discorso della montagna.
12 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
L'attività di Gesù inizia quando il Battista non è più sulla scena (per il suo arresto; cfr. Mt 14,3-4). I due personaggi, Gesù e Giovanni, legati l’uno all’altro, ora si presentano anche nella loro diversità.
Nella indicazione del v.12 si nascondono due informazioni su Gesù.1. Anche Gesù ha paura. Il Battista, suo maestro, è stato arrestato e lui, suo discepolo, teme che possa accadergli la stessa cosa; per questo si rifugia in un posto più sicuro. 2. Gesù è interpellato da quanto successo: il Battista è stato imprigionato, legato, messo a tacere e adesso chi annuncerà la verità? Gesù sembra dire: "Prenderò io il suo posto".
La dizione si ritirò -da ritirasi anechōrēsen- è tipica di Matteo quando vuole indicare come sfuggire ad una situazione di pericolo. Ma l’azione di ritirarsi risponde innanzitutto al disegno di Dio di portare a compimento l’annuncio del profeta Isaia. Inoltre il ritiro è luogo di elaborazione della perdita, di confronto con la paura, di assunzione della solitudine e della propria responsabilità.
La Giudea –Giuda era uno dei patriarchi più importanti-  è posta al nord, ed era disprezzata perché abitata da poveri, bifolchi, gente violenta. Mentre Giudea è termine latino, il termine greco è Galilaia. Ebbene, proprio in questa regione disprezzata perché ‘abitava nelle tenebre’, è sorta la Luce della presenza di Dio in Gesù.
13 lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14 perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia 15 Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!
Lo spostarsi di Gesù da un villaggio tranquillo, Nazaret o Nazara, la sua patria (Mt 13,54), per fare di Cafarnao la sua città (Mt 9,1), risponde a una precisa intenzione: la decisione di collocarsi nel vivo della condizione umana di frontiera. La città è nel territorio di Zabulon e di Neftali, le tribù assoggettate nell'VIII sec. a.C. da parte degli Assiri  e rimaste, nonostante un tentativo di rigiudizzazione in epoca maccabaica, un crogiuolo di etnie. Lo stesso riferimento sulla riva del mare, rievoca il tragitto che collegava l'Egitto e la Siria (Galilea significa curva delle genti). Il tutto, sembra dire l'evangelista, a voler chiarire con quale personaggio hanno a che fare i suoi lettori-seguaci. Il meticciato etnico-etico-religioso è l'ambiente che Gesù ha scelto di abitare.
16 Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.
Nel linguaggio simbolico della Bibbia, le tenebre indicano il caos precedente alla creazione (Gn 1,2), l’oppressione sofferta dagli schiavi in Egitto (Es 10,21.22; 14,20), il dominio assiro (Is 8,22), l’esilio in Babilonia (Is 42,7; 47,5; 49,9).
17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.
Da allora: non è un'indicazione generica, ma la proclamazione solenne dell’inizio della missione di Gesù. La stessa espressione riapparirà in 16,21 come inizio della predicazione, nonché  della passione, morte e risurrezione. Il verbo convertire nel testo greco dei vangeli si trova espresso in due maniere: indica un ritorno religioso a Dio e significa un cambio di mentalità: è il secondo che incide sul comportamento; infatti gli evangelisti, Matteo in particolare, evitano il primo termine. Con Gesù, il Dio con noi, non c’è più da tornare verso Dio, ma c’è da orientare diversamente la propria esistenza: vivere per gli altri.
La conversione è finalizzata al fatto che il regno dei cieli è vicino. Questo non è ancora realtà, perché il regno dei cieli si realizzerà, non tanto nell’aldilà, ma con l’accoglienza nella vita del messaggio delle beatitudini. Matteo, che scrive per una comunità di ebrei, evita di usare questo termine e parla soltanto di Dio, in modo da non offendere la sensibilità dei suoi lettori
18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Rispetto al testo di Marco, che è la fonte prima di Matteo, egli presenta in modo più ordinato ed esplicito le indicazioni sui due fratelli, anche se la modalità del racconto resta sobria.
Matteo, da buon ebreo, chiama mare il lago di Genezaret, sulle cui rive all’epoca era fiorente l'industria della pesca. Gesù incontra e chiama i suoi primi discepoli sul luogo di lavoro. Sebbene pescatori, i due potevano benissimo avere una buona preparazione culturale (nonostante il giudizio negativo che leggiamo in Atti 4,13). Dal testo possiamo dedurre che essi fossero proprietari delle reti e delle barche e quindi in una situazione economica piuttosto buona.
Simone e Andrea hanno nomi greci, quindi provengono da una famiglia abbastanza aperta. Simone in particolare è conosciuto per la testardaggine, e perciò ha il soprannome ‘pietra’; la sua caparbietà e durezza è testimoniata lungo tutto il vangelo.
che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori: si richiama la profezia contenuta nel libro di Ezechiele, capitolo 47, versetto 10: il tempo del messia sarà un tempo di abbondanza per i pescatori.
19 E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini.
Il gioco di parole vi farò pescatori di uomini ha il suo riferimento in Ger 16,16: Ecco, io invierò numerosi pescatori, dice il Signore.
vi farò: Gesù per dare avvio alla sua comunità non chiama monaci, come gli esseni; o persone pie, appartenenti al clero, i sacerdoti; o persone potenti, i benestanti, cioè i sadducei teologi, gli scribi. Chiama gente normale, i pescatori (questo titolo verrà abbandonato presto dalla chiesa che ha preferito l’epiteto pastori).
Pescare significa tirare il pesce fuori dal suo habitat naturale per dargli la morte; invece pescare gli uomini significa tirarli fuori dall’acqua, simbolo del male e della morte, per per dare loro Vita che non finisce
20 Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Stando al racconto evangelico, Pietro e suo fratello non conoscevano Gesù; sorprende quindi la prontezza della loro risposta, che però può essere indice del fascino e del potere persuasivo delle parole e della persona di Gesù.
La risposta alla chiamata di Gesù è espressa con il verbo tecnico seguire, che indicava l'atteggiamento dei discepoli nei confronti dei maestri ebrei (i rabbini). Ora non sono i discepoli a scegliersi il maestro; è Gesù a scegliere liberamente i suoi. Inoltre i suoi discepoli sono invitati ad essere, non soltanto ascoltatori, ma  collaboratori.
21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.
I nomi Giacomo e Giovanni nettamente ebrei, con il patronimico di Zebedeo, accennano a un gruppo di persone apparteneni a circoli giudaici più legati alla tradizione.
La chiamata dei figli di Zebedeo è un duplicato della prima, anche se Matteo aggiunge qualche particolare (la barca, il padre). Anch'essi seguono immediatamente Gesù. E' interessante notare come in questo primo gruppo siano presenti i tre discepoli che saranno protagonisti dei momenti salienti della vita pubblica di Gesù: Pietro Giovanni e Giacomo; saranno loro i testimoni della trasfigurazione, come della resurrezione della figlia di Gairo e della preghiera nel Getzemani.
22 Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Il cambiamento radicale per poter seguire Gesù si dimostra anche con l’abbandono del padre umano. La comunità dei discepoli riconoscerà come padre Dio, la cui paternità si manifesta nel comunicare a tutta l’umanità vita incessante. E ciò, non in disprezzo dell’origine biologica, ma per includere la stessa in una chiamata di carattere più esteso e più profondo.
23 Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Questo riassunto amplia il testo di Marco. Le sinagoghe erano luoghi di istruzione e di preghiera. Dicendo le loro sinagoghe Matteo vuole distinguere, come farà in tutto il suo vangelo, i seguaci di Gesù dagli altri giudei.
il vangelo del Regno è un termine tecnico: in greco vangelo significa buona notizia: l’annuncio comporta parole e gesti che si illuminano a vicenda. In questo senso vangelo indica non solo la venuta del Regno di Dio, ma tutto quanto l'evangelista racconta nella sua opera; e molto più che l'annuncio del vangelo sono le guarigioni ad attestare che il regno di Dio è operante.
Con l'indicazione ogni sorta è indicato il valore universale dell'attività di Gesù.
IN CERCA DI  CONCLUSIONE
Riassumendo dagli esegeti:
Ec-clesia vuol dire letteralmente "chiamati fuori". La chiesa, secondo il pensiero di Gesù, è quello spazio dove la gente vive diversamente dagli altri: in una società dove tutti pensano a lavoro, famiglia e figli, Gesù propone uno stile diverso. E’ fatto prioritario vivere con compassione e tenerezza, esprimere la vitalità con leggerezza, elasticità, adattamento, sorriso, umanità. Ma nessuno viveva così a quel tempo: i discepoli di Gesù erano diversi dagli altri, costituendo un gruppo diverso. Per questo Gesù fu osteggiato: non perché il suo messaggio era cattivo, ma perché era diverso da quello comune. La chiesa è questa cosa: tutti vivono in un modo ma alcuni ("i chiamati fuori" dalla mentalità del mondo) vivono diversamente; vogliono seguire ideali e valori diversi. Ecco la Chiesa: la comunità dei "diversi", dei "chiamati fuori". Siamo tutti assetati di un proprio nido di sicurezza; ma non può essere questo il luogo del Regno di Dio. Dio ha la sua dimora ovunque ci sia una ec-clesia di “chiamati”, innamorati della Verità.
Esprimendomi in modo personale:
Io posso raccontare la mia esperienza. Benché in maniera spesso contraddittoria, dati i luoghi ecclesiali frequentati, ho vissuto l’esperienza comunitaria con vivacità; e ciò non ha mai contraddetto la sete di Dio e il desiderio di condivisione con gli altri.
Ma gli altri che ho sempre cercato erano i prediletti di Gesù: i bisognosi. Per loro “ho lasciato tutto”, anche l’ardente desiderio di realizzazione personale. E’ vero, mi manca –ormai in maniera diversa da prima- la possibilità di raggiungere i bisognosi; e mi manca il supporto istituzionale.
Mi chiedo ancora se la mia è stata un’utopia inutile, improduttiva; o se, forse, il mio seme deve aspettare di marcire per produrre germogli.
La mia conclusione è la scommessa con Dio che, sì, MI HA CHIAMATO, in ogni situazione ed in ogni situazione esistenziale.
 

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