venerdì 18 ottobre 2013

XXIX T.O.anno C

XXIX DOMENICA T.O. anno C
Es 17,8-13
In quei giorni, Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim. Mosè disse a Giosuè: “Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio”. Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo.
2 Tm 3,14 - 4,2
Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti é ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.
Luca 18, 1-8
In quel tempo, 1 Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di
pregare sempre, senza stancarsi mai: 2 In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4 Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5 dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”. 6 E il Signore soggiunse: Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8 Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
ANALISI TESTUALE
v.1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 
Questo primo versetto è un'introduzione redazionale volta a facilitare la comprensione della parabola. Al centro è collocata la vedova con la sua preghiera incessante dettata dalle sue necessità, in contrapposizione al giudice avvolto nell’oscuro silenzio dell’indifferenza.
E’ mirabile come in una frase di poche parole risulti evidente ciò che è essenziale nella preghiera. Questa non è facile riposo o quiete dello spirito. Luca, usando il verbo all’imperfetto, vuole indicare la ripetizione dell'atto di resistenza nei riguardi dello stesso Dio; così come indicano, sia Paolo in 2Tim: insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta…, sia Esodo, 17,10: quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere era più forte Amalek (le braccia mantenute alzate stanno a significare la resistenza fino al termine della vita).
v.2 In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno.
v.3 In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario. 
I due personaggi sono tipica raffigurazione del modo lucano di rappresentare le due principali contrapposte categorie presenti nel mondo religioso giudaico. Non si tratta, però, di una critica sociale, bensì di un’occasione per invitare alla preghiera.  
v.4 Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno,
v.5 dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi". 
Il tempo non è precisato, facendo supporre che si tratti di un periodo piuttosto lungo; al contrario  del prontamente del v. 8, riferito all’intervento divino. 
v.6 E il Signore soggiunse: Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.
v.7 E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 
Gesù è designato Signore per mettere in rilievo il peso della sua autorità di Risorto. Non sono posti in parallelo il giudice e Dio, ma i loro relativi comportamenti.
Il termine eletti ricorre solo in Luca, ma lo si ritrova nei testi apocalittici e in Is 65,9.15 per indicare i credenti. Emerge a questo punto la prospettiva escatologica: le prove che la comunità sta vivendo non debbono scoraggiare la fede e la preghiera perché l'intervento di Dio è sicuro. Ovviamente Luca non invita a pregare ininterrottamente a parole, ma attraverso l’atteggiamento esistenziale.
Li farà forse aspettare a lungo?: l’uso del verbo greco makrothymein, aspettare a lungo, presenta una difficoltà interpretativa: Dio aspetta pazientemente per dare tempo a chi opprime gli eletti di convertirsi? oppure ascolta con pazienza il loro grido? Si può pensare che Luca abbia voluto fare riferimento alla Parusia, pensata ancora imminente dalla comunità cristiana al tempo in cui egli scriveva.
v.8 Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? 
Con l'apertura solenne: vi dico Luca vuole reagire alla mentalità della sua comunità, la quale, aspettando come imminente il ritorno glorioso del Signore, poteva propendere per il disimpegno nel quotidiano. Ma la domanda non è indice di pessimismo; è esortazione alla vigilanza e alla perseveranza (temi prettamente escatologici).
FLORILEGIO (succinta  illustrazione  del senso da dare alla preghiera)
a) Nei Salmi
Composti in varie epoche dell’AT e del NT, evocano elementi derivati dallo Shemà Israel (ascolta Israele), canto della liturgia ebraica, dalle 18 Benedizioni, dal Padre Nostro, come anche dai riti sacrificali di diverso tipo, di olocausto, di ringraziamento, di espiazione…. Costituiscono un microcosmo simbolico, in cui la preghiera si fa specchio del mondo umano nei suoi archetipi profondi; sono poesia appassionata, grido che attraversa ogni tempo e ogni angolo della terra, poiché non c’è persona umana la cui storia non sia segnata dal limite e dalla morte.
b) Nel mondo cristiano e in quello laico
Menandro (commediografo del mondo greco, ma che supera la concezione illuministica dell'essere umano) -342-291 a.C.ca.-: La divinità non è insensibile alla giusta preghiera .
Agostino d’Ippona: -300-400- Abbiamo bisogno della preghiera come i pesci dell’acqua.
Meister Eckhart -‘200-‘300-: Bisogna pregare con tanto fervore così da tener avvinte tutte le membra e le facoltà umane; orecchi, occhi, bocca, cuore e ogni senso e non cessare finché non si sente di voler essere uno con Colui che è presente e che preghiamo, con Dio.
Concilio di Trento -‘500-: La prima cosa da insegnare è la preghiera, la necessità della preghiera.
Alfonso Maria de Liquori -‘700-: La preghiera mai abbastanza la si inculca, mai abbastanza la si suggerisce, mai abbastanza se ne fa peso (riporta una sua esperienza: vedendo un uomo che stava a lungo in chiesa gli chiese il perché, e quell’uomo rispose: io guardo Lui e Lui guarda me).
Novalis [pseudonimo] -‘800-: Il pregare è nella religione ciò che è il pensiero nella filosofia; il senso religioso prega come l'organo del pensiero pensa.
Søren Kierkegaard –‘800-: Giustamente gli antichi dicevano che pregare è respirare. Qui si vede quanto sia sciocco voler parlare di un perché. Perché io respiro? Perché altrimenti muoio. Così con la preghiera.
Ludwig Wittgenstein -‘800-‘900-: Pregare è pensare al senso della vita.
Teresa del B. G. –‘800-‘900- Nell’intimo, non per mezzo dei libri, perché non capisco quello che leggo … ho trovato una parola alla fine dell’orazione …  Voglio farti leggere nel libro della vita.
Martin Heidegger -‘900-: Pensare è ringraziare.
Abraham J. Heschel -‘900-: Pregare è la grande ricompensa dell'essere uomini.
Cesare Pavese  -‘900-: La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che il supremo conforto, la religione, consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è uno sfogo come con un amico. 
Albert Vanhoye –‘900-: Dio ci fa un po’ aspettare, perché la preghiera perseverante rafforzi la nostra relazione con lui.
Walter Kasper -‘900-: Dimmi come preghi e ti dirò che fede hai.
H.Camara -‘900-: Due mani giunte ottengono molto di più di due pugni chiusi.
Yves Congar -teologo del Vaticano II-: Con la preghiera riceviamo l'ossigeno per respirare. Coi sacramenti ci nutriamo. Ma, prima del nutrimento, c'è la respirazione e la respirazione è la preghiera.
Teresa di Calcutta: Se non pregassi non farei niente.
Papa Fancesco (nella stessa scia di papa Giovanni): Una chiesa chiusa fa odore di muffa.
c) Nell’umanità
L’apertura universalistica di Luca sposta lo sguardo verso una visione più ampia di quella stricto sensu biblica.
Ho grande timore (ma sono in ottima compagnia) che il cosiddetto universalismo cristiano, e perfino biblico, sia imprigionato in confini ideologici, i quali portano a fare dei distinguo tra umanità intesa in senso antropologico (cioè umanità come razza umana) e umanità protesa verso la cosiddetta salvezza eterna). Ma il grido di preghiera che si innalza da ogni angolo della terra a Dio, non può essere identificato soltanto attraverso la visione biblico-cristiana o quella definita come occidentale. L’umanità che invoca Dio è UNA, animale e spirituale e ciò va detto in ordine, non a razionalismo esasperato, quanto a ricerca appassionata, propria dell’umano, sgombro per quanto è possibile da visioni di parte. Ciò è collaudato dal fatto che non si può negare l’esistenza di popoli, di ieri e di oggi, di diversa cultura, i quali non possono essere considerati inferiori quanto a valori e a conoscenze dello spirito solo perché esistiti in un certo tempo o in un certo luogo. 
BREVE CONCLUSIONE
Anzitutto una esemplificazione: nel continente americano ancora oggi è viva la tradizione di antiche arti sciamaniche e magiche dei pellirosse. I mistici tibetani sono convinti di poter ‘caricare’ con energia un qualsiasi oggetto e di poter produrre attraverso di esso ulteriori effetti. E di fatto tra di loro avvengono quelli che chiamiamo miracoli, apparizioni e via dicendo.
Il fiorire di varie forme di spiritualità ‘orientale’ di impronta religiosa in seno alla società laica, la dice lunga del bisogno di evadere dagli orizzonti nei quali è chiuso il cosiddetto mondo occidentale. La chiesa cattolica condanna o critica tale evasione, mentre spesso incoraggia una fede supportata dalle varie madonne che appaiono, dai Padre Pio miracolosi [con tutto il rispetto per la realtà del vissuto delle loro persone].
Tornando  alla lettura del brano lucano di oggi, il concetto-chiave che definisce la preghiera attraverso la vedova che prega per bisogno, aiuta a dipanare la matassa. La sua è la scommessa di cui parla Pascal: SI PUÒ SCOMMETTERE SUL DIO CHE NON SA RESISTERE ALLE INSISTENZE DI UNA PREGHIERA INNESTATA NEL CUORE DELLE NECESSITÀ UMANE.


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