martedì 13 agosto 2013

Assunzione di Maria

15 agosto ASSUNZIONE DI MARIA
Apocalisse
11, 19° Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine;
12, 1-6a Nel cielo poi apparve un segno  grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il dolore del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo. Un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi: la sua coda trascinava già un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio;
12, 10a Allora udì una gran voce nel cielo che diceva: “ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo…”.
1Corinzi 15,20-27a
Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.
Luca 1, 39-56
39 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. 46 Allora Maria disse: “L' anima mia magnifica il Signore, 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, 48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente, e Santo è il suo nome; 50 di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55 come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre”. 56 Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
PREMESSA
Il 15 agosto, nella celebrazione cattolica dell’Assunzione di Maria al cielo, si legge una delle pagine più celebri dell’Apocalisse, il capitolo 12, che comincia così: Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. L’intero capitolo è dominato anche dall’immagine dell’enorme drago rosso con sette teste e dieci corna e alle teste sette diademi. Il tutto è intarsiato di allusioni a testi dell'AT.
L’affresco della Donna vestita di sole costituisce una pagina di grande valenza simbolica. Ma bisogna tenere in conto che Giovanni (a cui è stata attribuita l’Apocalisse) vedeva prefigurata in tale Donna innanzitutto la Chiesa. E anche Luca scrive il Magnificat, che forse aveva trovato e successivamente inserito nel testo del Vangelo, ponendo Maria come segno, assieme a Cristo, delle contraddizioni dei tempi della chiesa.
Tutte e tre le pagine bibliche della solennità sono ritmate da una serie di antitesi; infatti nell’agone dell’esistenza umana, si oppongono i due campi  (sempre in riferimento alla chiesa di quei tempi).
Paolo nella finale della sua lettera indirizzata ai cristiani di Corinto, ritrae una grandiosa lotta tra la morte e la vita: da un lato c’è Adamo, l’uomo peccatore, avvinghiato alla morte, al male e al limite; dall’altro lato c’è il Cristo, l’Adamo perfetto, in cui trionfa la vita. Egli, infatti, supera l’ultimo conflitto in cui il Nemico per eccellenza, la Morte interiore e fisica, muore, e si leva l’orizzonte della risurrezione-assunzione in Dio.
Nel Magnificat, divenuto il cantico dei primi cristiani e dei cristiani di tute le epoche della storia, si apre invece il contrasto tra potenti e poveri o ultimi, tra i quali si pone Maria. Lei che ha seguito il Cristo in una morte aperta alla gloria della resurrezione [di questo parliamo nella seguente, molto parziale, analisi del brano di Luca].
L’ORIZZONTE DEL BRANO DI LUCA
a) Il testo non è letteralmente uscito dalla bocca di Maria. E’ costruito come inno liturgico. L’orizzonte è quello dei cosiddetti anawim. Questi, nell’AT, erano i cosiddetti poveri del Signore e costituivano una corrente mistica, confluita poi nel cristianesimo. Anaw vuol dire curvarsi riconoscendo la grandezza dell’altro; il che è un fatto non puramente materiale (infatti si può essere superbi anche se oppressi).
Nei versi 46-50 c’è il festoso riconoscimento della grandezza che Maria vede realizzarsi in seno al suo corpo. E’ per questo che il Magnificat è un cantico teologico: Maria diventa il simbolo del terreno sul quale Dio celebra e riversa le sue vittorie. Lutero vedeva in questo cantico il compendio della figura di Maria come pistèusasa, credente, madre di tutti i credenti; e il suo cantico come quello dei poveri autentici (cioè non bramosi della ricchezza).
In questo senso è possibile commentare il Magnificat con le parole di Francesco di Assisi, indirizzate al vicario Pietro Cattani, quando questi era in difficoltà perché non aveva più soldi e mezzi per i poveri: Che cosa devi fare, Pietro, per soccorrere i poveri? Te lo dirò io. Spoglia l’altare della vergine e vendine le suppellettili… A lei sarà più gradito che venga osservato il Vangelo del suo Figlio, spogliando l’altare.
E’ questo – osserva Ravasi che seguo passo passo – lo spirito del Magnificat e l’anima della liturgia, che non ha bisogno di santuari grondanti di chili di oro e di perle, ma del santuario incarnato nei poveri.
b) Il brano appartiene ai racconti dell'infanzia di Gesù. Non è una dimostrazione di come sono successi i fatti, ma una rilettura di essi alla luce del grande avvenimento morte-risurrezione di Gesù, in funzione di illuminare il cammino di fede delle prime comunità cristiane. Quindi si tratta di una lettura teologica.
La scena mostra l'incontro delle due mamme attraversate dal dono della fecondità. Le parole di Elisabetta a Maria (vv. 42b-45) evocano quelle delle donne liberatrici dell'Antico Testamento, Jael e Giuditta. Anche Abramo, padre dei credenti, è benedetto (cfr. Gn 12,2-3). Nella Bibbia le persone benedicono (danno la benedizione o dicono-bene) quando scoprono la presenza di Dio che salva. Elisabetta, accogliendo Maria esclama: Come posso meritare che la madre del mio Signore venga a visitarmi?. In questa frase c’è il ricordo del sacro terrore di Davide nell'accogliere l'Arca, 2Sam 6,9: ‘Come verrà l'Arca di Javé per restare nella mia casa?’.
Sulla base di questo parallelismo, la mariologia tradizionale vede in Maria l'Arca della Nuova Alleanza.
c) I vangeli apocrifi parlano della tomba vuota di Maria, come era apparsa vuota la tomba di Gesù. E sullo sfondo campeggia la donna vestita di sole dell’Apocalisse, di cui sarebbe rimasto, secondo l’immagine del poeta Rainer Maria Rilke, il sudario in cui fu avvolto il corpo di Maria, reso più chiaro del bagliore del sole.
Nel 1950 il Papa Pio XII proclamava il dogma dell'Assunta, pur senza alcun preciso riferimento biblico, ma grazie alla tradizione orientale che aveva conservato la credenza della morte di Maria quale dormitio (dormizione) o transitus. Nel corso del Medioevo e dei secoli successivi la celebrazione dell'Assunta si diffondeva grazie ad un vasto consenso popolare. E un gesuita, Filoramo, raccolse tutti gli argomenti utili a sostenere l'assunzione di Maria in un documento in cui ebbero un ruolo decisivo il senso religioso dei fedeli e il factum Ecclesiae (dato di fatto).
Vale la pena fermarsi un momento sul termine assunta o presa, che non significa un movimento locale verso l'alto, ma solo che Maria è stata presa: c’è come un reimpiego del termine ebraico biblico halak, usato per significare la fine misteriosa di Enoch (cfr. Gen.5,24) e quella di Elia (2 Re 2, 3-10), che Dio aveva 'presi' con sé. 
E nell’attualità? L'assunzione della Vergine garantisce la dignità e il destino finale del corpo umano. Come dice la Lumen Gentium n. 68, Maria Assunta "è segno di sicura speranza che anche noi giungeremo alla gloria trasfigurante della resurrezione di Cristo".
ESEGESI ESSENZIALE DEL MAGNIFICAT
Luca mette in bocca a Maria i grandi temi della teologia liberatrice (1,47-50) che Dio ha realizzato in Israele e che si propone di estendere a tutta l’umanità oppressa. Nella prima strofa del cantico Maria proclama il cambiamento personale che ha sperimentato su di sé e che diventa la salvezza realizzata da Dio in Israele.
Le grandi tappe della liberazione di Israele sono compendiate nelle grandi cose che Dio aveva già fatto nell’uscita dall’Egitto (Dt 10,21: primo esodo). Nella seconda strofa (1,51-53) si contempla profeticamente il futuro dell’umanità diseredata. Dio è già intervenuto (ha spiegato è un aoristo profetico) per difendere gli interessi dei poveri, sconvolgendo i piani dei ricchi e dei potenti. L’azione liberatrice consisterà nella sovversione dell’ordine sociale: esalta gli umili e rovescia gli oppressori; sazia gli affamati e non ascolta i ricchi. Infine, nella terza strofa (1,54-55), Maria si pone come esempio concreto di salvezza, il cui destinatario sarà un giorno non lontano l’intera umanità.
Nella seconda parte troviamo una serie di espressioni ispirate all’AT, in particolare ai Salmi, che ricordano non poco il Discorso della Montagna di Gesù e vanno lette sotto il profilo salvifico. La salvezza dipende da Dio ed è imperscrutabile; ma l’essere umano può porsi nelle condizioni spirituali e morali di meritare la misericordia celeste: ai credenti che rispondono a tale requisito della fede si riferisce il Magnificat quando parla di quelli che lo temono. I potenti e i governanti che regnano in terra non rispondono al disegno divino quando esercitano il potere con abuso e tracotanza e perciò verrà saranno rovesciati dai loro troni. Al contrari, Dio donerà la vita eterna a chi sarà fedele.
Ma non è questa minaccia che è sostanza del Magnificat, bensì l'invito divino a rendersi partecipi del Regno di Dio sulla terra. Con significativa espressione Bruno Forte parla di Dio come Eterno Amante, in cui si compendiano tutti i motivi della speranza di Vita per l’umanità.

Nell’estate della vita
denso fogliame impallidisce
frutti saturi di vita s'afflosciano
pronti a insozzarsi nel sepolcro
della terra ad intessere
segreti di vita nuova
oh mistero!

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