Stralci esegetici
27 gennaio 2013 - III DOMENICA DEL T.O. anno C
Neemia 8, 2-4a.5-6.8-10;
1Corinzi 12, 12-30
Luca 1, 1-4; 4,14-21
1 Poiché molti hanno cercato di
raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2
come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da
principio e divennero ministri della Parola, 3 così anch’io ho deciso di fare
ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un
resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4 in modo che tu possa renderti
conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 4,14 In quel tempo,
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse
in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò
nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è
sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a
portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19 a proclamare
l’anno di grazia del Signore. 20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò
all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di
lui. 21 Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che
voi avete ascoltato”.
PREMESSA DI CARATTERE GENERALE
“In Italia la Sacra Scrittura
è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia”: con queste parole, nei suoi Discorsi a
tavola, Lutero bollava l’ignoranza biblica dell’italiano del Cinquecento. Da
allora la Bibbia è approdata pian piano su un qualche scaffale. Oggi c’è
maggiore consapevolezza degli imprinting culturali lasciati dal Libro per
eccellenza. Non mancano studi che percorrono varie vie per la sua riscoperta,
non ultima quella riguardante il mondo letterario e religioso degli apocrifi
(libri nascosti perché esterni alla foresta canonica). *** Ma forse si dovrebbe indugiare di più su
altre vie di confronto: come quella con la spiritualità di ogni tempo e luogo,
ed intrinseca anche alle varie religioni e chiese. ***
Nella ricerca della verità, è segno di umiltà un po’ di studio: non per
gusto intellettualistico, bensì per la consapevolezza della possibilità
umanissima di inceppare nella vaghezza di vari spiritualismi o nella pigrizia
spirituale. Se il semplice contestare è un male, altrettanto lo è
l’approssimazione o l’acquietamento su una dottrina pre-confezionata o, per
converso, basata su nuove teologie unilaterali. ***
La Bibbia è principalmente il Libro della fede; perciò ogni sua riscoperta va
accompagnata da una forte adesione alla ricerca della verità, piantata da
sempre nel cuore umano, ma da ravvivare nella continua implorazione (non di
carattere pietistico!) dell’aiuto del Padre che è nei cieli, e cioè che trascende
la storia. Nulla ha senso se si spegne la luce della trascendenza. I limiti
temporali, di cui consta l’esistenza umana, sono vitale essenziale meravigliosa
spinta verso la completezza, mai raggiungibile del tutto in questa terra.
Rileggere la Bibbia con questo spirito ci può aiutare. *** E’ chiaro che qui offriamo soltanto una
qualche segnaletica orientativa.
LUCA
Medico
siriano, fa parte della prima comunità nazaretana. Infatti presenta Gesù che 16 venne a Nàzaret. Una breve parentesi per illustrare
l’importanza teologica dell’indicazione di questo luogo: a) C’è
chi pensa a un’assonanza con la parola nazîr,
donde il nostro nazireo, come si
chiamava la persona consacrata, cioè
impegnata in alcuni voti descritti nel c. 6 del libro dei Numeri, come l’astinenza
da bevande alcoliche, il non radersi la capigliatura, altro. La Bibbia colloca
nella categoria dei consacrati personaggi come il giudice Sansone, il profeta
Samuele e lo stesso Giovanni Battista. b) Alcuni studiosi rimandano a nezer, il germoglio che, secondo il profeta Isaia, spunta dal tronco arido
della dinastia davidica. c) Altri sentono in quel Nazoreo, Nazareno, il ricorrere del verbo nazar, conservare, che ha
dato origine al termine nazûr,
riferito da Isaia al resto, cioè alla
comunità ristretta dei veri fedeli che rimanevano tali anche nel tempo della
prova; e riferito successivamente, nelle primitive comunità cristiane, ai
fedeli che riconosceranno in Cristo il vessillo della supremazia d’Israele contro i dominatori. *** Luca scrive una cinquantina di anni dopo
l’accadimento dei fatti; eppure si presenta quale testimone diretto, assieme a Giovanni, in
quanto entrambi strettamente collegati alla prima testimonianza fiorita attorno
a Maria. E’anche discepolo di Paolo che lo chiama ‘il caro
medico’. – L’indugiare sulla fisionomia
del Gesù che propone ai suoi, ne ha fatto il ritrattista della mansuetudine di
Cristo. - Unico fra gli evangelisti, dice espressamente
di considerarsi serio ricercatore della verità di Gesù: per
stendere il suo racconto, ad imitazione degli
scrittori storici greci, si è documentato, ha sentito testimoni, è andato alla
ricerca delle fonti. Eppure la ricerca
storica è considerata da lui di carattere sussidiario: il suo vero fine è
raggiungere il destinatario, Teofilo
(= l’amico di Dio), che rappresenta tutti i seguaci di Gesù.
IL VANGELO DI OGGI
Il Vangelo di oggi racconta l’inizio del ministero di
Gesù. Egli, dopo il battesimo e dopo le tentazioni, ritorna in Galilea e
incomincia ad insegnare. “Secondo il suo
solito” v.15, entra nella sinagoga di sabato, giorno sacro per
gli ebrei, e compie i gesti cultuali, che hanno il loro centro nella lettura
assembleare della parola di Dio. Gli viene dato il rotolo del profeta Isaia e,
apertolo, trova il passo in cui è scritto: “lo
Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e
mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai
prigionieri la liberazione...”. Tutti rivolgono lo sguardo a lui e attendono
il suo commento. ***
Il brano letto da Gesù ha la sua fonte in Neemia
8, 2-4a.5-6.8-10, il
quale riporta Isaia (di 7 secoli addietro). A leggerlo è Esdra, sacerdote e scriba (attorno all’anno 444 a.C.). Il testo
antico dice: egli (Esdra) “portò la
legge davanti all’assemblea”, “tutto il popolo porgeva
l’orecchio a sentire” e
- particolare interessante - “piangeva, mentre ascoltava le parole della legge”. Da qui
la proclamazione di Esdra assieme allo scriba ed ai leviti: “Questo giorno è
consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». *** Non ci potrebbe essere
analogia più calzante con l’episodio del Vangelo di Luca; gesti, parole,
atmosfera generale, sembrano ritagliati sullo stesso schema. Se l’ambiente in
cui è inquadrato Gesù, non è più la celebrazione del ritorno dall’esilio
babilonese, la parola chiave è la stessa: la liberazione (la parola libertà in
Luca è ripetuta due volte), e riguarda nuove schiavitù, esteriori ed interiori. Ed è analogo, quasi identico, il richiamo allo
Spirito Santo ed all’ademimento della rivelazione divina nell’oggi.
LA LEGGE NELLA
SCRITTURA ANTICA
Tra Legge
e Buona Novella non c’è iato, tanto densa di amore è la Legge nell’Antica
Alleanza, se ci si accosta al suo vero senso. Il termine ebraico corrispondente
alla Torah ha un significato più
ampio e profondo del generico Legge,
nucleo attorno al quale si dispiega l’Antica Alleanza. La radice or, dalla quale potrebbe derivare, indica
luce e splendore; la Legge è, perciò, non solo insegnamento, ma illuminazione e
vita. La sua pedagogia non
risponde ad un criterio di carattere intellettuale; è globale, abbraccia tutto
l’essere e l’agire umano. Lamàd,
insegnare, è il verbo fondamentale del maestro. O meglio, lamàd non vuol dire insegnare, ma imparare; e però, curiosamente,
nella forma intensiva, limmed,
diventa insegnare. Il fatto che stessa radice non distingue tra imparare e
insegnare, stabilisce un circuito: il vero maestro è uno che anche impara, e il
vero discepolo alla fine è capace di insegnare. Isaia affermava: 54,13: Sta scritto nei profeti: E tutti saranno
“theodidàktoi”, ammaestrati da Dio. Il testo in ebraico dice esattamente: Tutti i tuoi figli saranno discepoli del
Signore. Più
rilevante ancora è l’oracolo di Geremia (31,31-34): Porrò io la mia torah nel loro animo; la scriverò sul loro cuore. Non
dovranno più istruirsi gli uni gli altri: non ci sarà più il maestro, il
sacerdote, il profeta, il sapiente che dovrà dire all’altro: “Riconoscete il Signore”; “perché tutti mi conosceranno, dal più
piccolo al più grande”. *** L’immagine autentica della
Legge (ebraica) è altra rispetto alla costrizione imposta dalla classe
sacerdotale. Altrettanto il commento di Luca all’episodio,
posto in bocca a Gesù nel v.21 “Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato”, appartiene alla ‘tradizione
apostolica’, derivata dalla prima generazione dei credenti in Gesù: lungi da
fare un commento al testo del profeta, si parla della sua realizzazione in lui.
BREVE CONCLUSIONE
Alla domanda ‘in che misura possono servire questi
stralci esegetici in ordine alla nostra fede oggi’ c’è una sola risposta: la libertà
dell’uomo non è in grado di reggere tutto il peso della rivelazione di Dio attraverso
la ricerca intellettuale. Ma l’affidamento assoluto all’interpretazione
consolidata è pericolosa, e tale sarà sempre più nella storia. Lo si desume da
ciò a cui assistiamo oggi: il progressivo procedere verso una fede destinata ad
un numero di persone che appare quantitativamente grande solo a chi dimentica
di volgere lo sguardo all’intero globo terrestre. Ma Dio si rivelerebbe davvero
al Gesù di quel pugno inserito nell’alveo di una chiesa o di circoli
‘affollati’ di illuminati, critici contro le chiese? O in colui che segna una
tappa di grande rilievo lungo il cammino umano? Davvero senza umile preghiera,
ponte verso la trascendenza, possiamo solo smarrirci, fino a non riconoscere la
vera grandezza di Gesù.
7 commenti:
Sicuramente Gesù segna una tappa di grande rilievo lungo il cammino umano, e sta a noi attingere al suo insegnamento come alle altre "tracce di Verità" che caratterizzano non solo le altre religioni ma anche la nostra percezione interiore.
Grazie per questo interessante post!
Joelle
"Gesù, grazie di avermi insegnato a pregare il Padre che è nei cieli.... Non anelo che mi sia svelato il mistero, ma che, sulla tua scia, possa cercare ed amare la verità......"
(Grazie, Ausilia, mia amica del cuore)
a volte , leggendo questi commenti, mi sento mancare il terreno sotto i piedi........ che sappiamo di Gesù??? Cosa ne pensi della monumentale storia della chiesa ?
Non posso non rispondere a parecchie e.mail e telefonate.
No, vi prego! Questi scarni stralci (la fonte esegetica è dei più rinomati studiosi) non vi sono offerti per un appagamento intellettuale, destinato a deludervi come tutto ciò che si semina in ogni tipo di scrittura. Sono il tentativo, forse disperato, di indicare la possibilità di innestare la propria fede su una base di conoscenza da strappare da un circolo chiuso dentro i confini di a) una chiesa confessionale, b) una critica puntuale ad essa.
Almeno COLORO CHE PORGONO LA ‘PAROLA’ AGLI ALTRI dovrebbero uscire dal circolo perverso di un’esegesi, che non può non essere unilaterale se guidata da un’ideologia (l’una puramente confessionale, l’altra puramente razionale-umanistica).
Davvero dobbiamo scegliere se adorare il Dio-Uomo o l’Uomo-Dio? Davvero dobbiamo credere in un Dio immedesimato ad un’umanità dal formato tanto piccolo?
Si può diffondere una sola goccia di accostamento alla Parola che tenga conto di studi (già fatti) per parlare ai semplici ed ai meno dotti con proprietà, senza trascurare i dati davvero storici, ma senza stigmatizzare con superiorità l’interpretazione che ha preso una forma gigantesca nella storia della chiesa, in produzioni di arte di valore immensurabile, in innumerevoli e grandiose e piccole opere quotidiane di bene. Chi insegna deve attingere ad un sapere meno approssimativo. E’ un dovere!
E, per favore, mescoliamoci a tutti, immergiamoci nella grande storia dell’umanità. Senza dimenticare lo sfondo dell’Universo. Non dobbiamo scegliere tra il don Gallo che giorni fa è stato accolto a Torino da folle in quanto rappresenta l’aspirazione umanitaria e il più modesto innominato diacono che va a consolare una, solo qualche persona (chi vuole abbracciare tutti non stringe nessuno). Non dobbiamo nemmeno disprezzare le folle accalcate attorno ad un papa, e neanche lui. E forse ci farebbe bene dilatare lo sguardo anche verso l’universo intero, forse abitate da persone….
Un grande esegeta afferma: “Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta che un giorno qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge: d'improvviso uno riconosce di aspettare da tempo quell'interrogazione, forse anche banale ma che in lui risuona come un annuncio, e sa che proverà a rispondere ad essa con tutta la vita”.
curiotto@libero.it
Condivido pienamente. La fede è sempre oltre ... noi stessi.
Aldo
armaze@tin.it
... colgo l'occasione del tuo lamento per riferire quanto ho udito stamane a Messa dal sacerodte commentante l'odierno Vangelo. Ha ffatto una premessa generale difinendo il vangelo di Luca una "narrazione" cioè: saputo e accertato chi è Gesù (il Figlio ecc.), l'evangelista fa entrare nella narrazione tutto ĉiò che illustra questa idea, sia di storico, sia di verosimile, sia di accessoriamente utile.
Mi è piaciŭta assai questa lettura.
Approfitto, ora, anche per domandarmi quale sia l'esegesi della Chiesa (o Chiese). Meglio, davvero esiste un esegesi di Chiesa? A mio primo avviso, esiste un uso liturgico di questo brano evangelico mentre l'esegesi è compito dello "scienziato", le cui conclusioni possono, poi, influenzare più o meno la parenesi della liturgia.
Che ne dici?
Caro Armando
Quando riporti la premessa fatta dal prete, ti dai una risposta. Lui nella sua omelia procede con una contraddizione perché premette ad essa un’affermazione teologica consolidata nella chiesa cattolica, sicché si preclude la possibilità di dare un’impostazione che dovrebbe costituire la base di ogni discorso che non sia ‘allineato’ in maniera stupida a quella ufficiale. Con ciò non voglio dire che bisogna ‘disubbidire’ all’istituzione, il che sarebbe un altro dogma gratis dato; ma che il vero porgitore della Parola, debba sentire il dovere di attingere seriamente ad una fonte neutra.
Un esempio che spiegavo per via telefonica ad una lettrice del blog: quando raccontiamo ad un bambino una favola, o presentiamo ad un adulto la divina commedia, non gli stiamo a spiegare che cosa è una favola o un discorso teologico come quello di Dante; semplicemente gli comunichiamo la quintessenza della nostra preparazione. Proprio qui casca l’asino: chi comunica dovrebbe tener presenti i due piani, della verità di fatto e delle sue stratificazioni storiche, a prescindere da quello in cui lui crede. Nel comunicare la Parola biblica egli può alimentare la fede se la sua è fondata non su verità di sorta (che in questo esilio temporale non esistono), bensì su quelle TRACCE di verità che trascendono il tempo. Il vero Gesù del Vangelo si rivela in quelle tracce, che non sono poca cosa, come abbiamo detto la settimana scorsa.
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