13 gennaio 2013
- BATTESIMO DEL SIGNORE Anno C
Isaia 40, 1-5.9-11; Tito 2, 11-14; 3,4-7
Luca 3, 15-16.21-22
15 In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e
tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il
Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua, ma
viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 21 Ed ecco, mentre tutto
il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in
preghiera, il cielo si aprì 22 e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma
corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio
compiacimento".
PREMESSA
Questa è una
domenica cerniera: si conclude il tempo natalizio ed inizia quello ordinario.
Tutti e quattro i testi evangelici convergono, pur nelle loro diverse sfumature,
nel descrivere l’unzione messianica di Gesù attraverso il battesimo
amministrato da Giovanni Battista al Giordano. Commentarli, per distinguere i
fatti concreti a cui alludono dalla loro interpretazione teologica successiva
che ne ha determinato la scrittura, richiede una laboriosa attenzione ad
entrambi gli aspetti, storico e teologico. Non è facile il percorso da compiere
da parte di chi legge gli spunti qui offerti: certamente non è per i pigri ed i
frettolosi; ma non lo è neanche per chi ama riposare su mediazioni pronte ad
inquadrare lo studio in correnti ben determinate.
RACCONTO STORICO ED
INTERPRETAZIONE TEOLOGICA
Il materiale
biblico riferito al Battesimo di Gesù non può essere un racconto storico. Tutti
e quattro i vangeli lo inseriscono in una dimensione che non può essere quella
del tempo a cui i fatti si riferiscono, poiché sono filtrati dalla concezione
di un Messia investito di caratteristiche che si svilupperanno in seno alle
comunità cristiane dei primi secoli. Con analoga ambiguità si comporta la ratio storica odierna, la quale ritiene
di scoprire il vero Gesù storico, prototipo della liberazione (definitiva!)
dell’umano da tradizioni opprimenti, attenendosi ad una lettura testuale
‘purificata’ dalle sistemazioni teologiche delle prime comunità cristiane, ma
irretita a sua volta in nuove teologie.
UN’ESEGESI SGOMRA
DA IDEOLOGIzzazioni?
Nelle mie modeste ricerche sui ricercatori delle fonti, ho
trovato utile attenermi soprattutto a) a due fonti autorevoli – A. Schökel e G. Ravasi - , senza chiudere gli
occhi di fronte ad incongruenze nelle loro deduzioni. b) Ad altre fonti più o meno
ideologizzate, pur nella loro autorevolezza. c) Alle testimonianze di carattere
mistico, da non limitare a quelle di casa
nostra (basti accennare a due outsider,
l’ebrea non credente Etty Hillesum e il profeta ‘profano’ Nietzsche). - Per
evitare il pericolo di assolutizzare un singolo metodo di studio e di ricerca
della verità, potrebbe essere di aiuto riscontrare l’identità di linguaggio tra
i vangeli e altre fonti fuori dalla sfera ebraico-cristiana; ad esempio è
illuminante la frase, “Tu sei la mia
figlia amata, io sono il tuo padre amato. Stabilisco la tua sovranità sulle
due terre e ti scrivo il protocollo”, posta in bocca al dio Amon-Ra,
rivolto alla regina Hatseput. Se gli
evangelisti pongono candidamente un’identica frase in bocca al Dio del popolo
giudaico, anche oggi si può continuare a sovrapporre ai testi vangeli
interpretazioni del tutto inquadrate in sistemazioni dogmatiche o, al
contrario, in interpretazioni che riproducono la mentalità odierna.
IL BATTESIMO DI GESU’ in luca (confrontato con gli altri vangeli)
15 In quel tempo, poiché il popolo era in
attesa – L’attesa del popolo
– leggi: la comunità giudaica dei credenti – trova espressione nel
Battista, ultimo dei profeti dell’Antica Alleanza, secondo la visione adottata
dalla cristianità nel suo inalvearsi nelle chiese. Egli si sarebbe fatto interprete di tale
attesa scuotendo le coscienze e richiamando le folle a confessare i loro
peccati al fine di preparare il terreno per l'arrivo del Messia. In lui un primo
riconoscimento di Gesù quale Altro-superiore rispetto ai profeti. La
conversazione tra il Battista e Gesù non compare negli altri Vangeli. In questa
conversazione sono spiegati i due motivi per cui Gesù è andato a farsi
battezzare: farsi punto di riferimento all'evento di quello che sarà il nuovo
battesimo cristiano, e incarnare, nell’umiltà (kénosis), la pienezza dei
tempi (kairòs) in ordine alla
realizzazione del piano di salvezza, la giustizia divina sul mondo. 16
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco - Gesù battezzerà nello
Spirito, simboleggiato dal fuoco. Se il simbolismo dell’acqua è efficace al
pari di quello del fuoco - l’acqua purifica lavando, il fuoco bruciando –
nella intenzione di Luca essi sono contrapposti per distinguere le persone a cui
fanno capo, il Battista e il Cristo. 21 “Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e
Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì”-
a) Il popolo (laós) designa la
comunità radunata per il culto o per l’ascolto della parola. b) La preghiera di
Gesù apre un dialogo continuo dell’uomo con Dio, data la pienezza dello Spirito
che lo inonda. c) Il cielo si apre - La “figura umana” che appare sulle nubi del cielo è uno dei personaggi
più controversi della scienza biblica. La si è identificata con un essere
celeste, con lo stesso Daniele, con Giuda Maccabeo ... - Dopo secoli in cui
il cielo (lo spazio di Dio che si manifesta come evento cosmico) sarebbe
rimasto “chiuso” perché il popolo di Israele aveva messo a tacere la voce dei
profeti: ora, grazie all’attuazione
delle profezie in Gesù, si aprirebbe una nuova tappa della comunicazione tra
Dio e l’essere umano. 22 “e discese su lui lo Spirito in forma corporea, come
una colomba” - L’immagine della colomba è rara: troppo vago il
parallelo con Cant.2,12 e con le Odi di Salomone; mentre l’uccello che scende
con funzione rivelatoria è un motivo abbastanza comune nelle mitologie
dell’Antico Vicino Oriente, e già Genesi 1,2 alludeva allo Spirito creatore;
l’aggettivo ‘corporea’ sottolinea che si tratta di un’esperienza reale e
tangibile, sebbene descriva un’esperienza personale ed interiore. 22 “una voce
dal cielo” - La voce dal
cielo, "Questo è il mio diletto
Figlio nel quale mi sono compiaciuto", tende a confermare
l'applicazione a Gesù della profezia di Is.
42,1: "Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio diletto di cui mi
compiaccio". Il quadro del
Giordano, con la voce che viene dal cielo, sarà ridipinto al Tabor in occasione
della trasfigurazione, con la voce che viene dalla nuvola, quale manifestazione
di Yhwh. 22 "il Figlio mio, l’amato: in te ho posto
il mio compiacimento" - Nella versione greca dei LXX ‘agapetòs’
esprime, secondo Ravasi, realtà profonde; il termine
figlio deriva da una parola sanscrita che significa “allattare” e in latino
significa “libertà”; generare è essere liberi; il libro del Qhoelet (1,4), ad
esempio, dice che una generazione se ne va e un’altra subentra su una terra
eternamente ferma. L’autore biblico qui è acido: la terra assiste indifferente
alla morte e alla nascita delle generazioni, teatro muto del nostro muoverci: quando
parliamo delle generazioni parliamo allora del tempo, della storia, di qualcosa
che passa e scorre. Lo ricorda anche il Siracide, scritto nel II sec. A.C., “Come foglie spuntate su albero verdeggiante
l’una cade e l’altra sboccia, così sono le generazioni di carne e sangue. Una
muore e l’altra nasce”. Ma il fluire delle generazioni è anche teofania di
Dio. La Bibbia non ci invita a decollare verso cieli mitici, un ambiente
ineffabile, impalpabile… No, il Dio biblico ha deciso di svelarsi nelle storie
umane ed è lì che occorre cercarlo. Sempre Ravasi, facendo riferimento al
capitolo 12 del libro dell’Esodo, ha ricordato che la pasqua ebraica narrata
nell’Esodo rappresenta la sequenza delle generazioni, un memoriale da celebrare
“di generazione in generazione”, un luogo, anzi ‘il’ luogo privilegiato in cui
i padri insegnano ai figli la storia della salvezza: le generazioni sono allora
come il seme dell’umanità credente, fosse pure, come capiterà spesso nella
Bibbia, di generazioni adultere e infedeli, che non sanno conservare l’alleanza
con Dio.
CONCLUSIONE
E’ suggestiva
l’immagine dell’apertura dei cieli proprio quando Gesù si è calato nelle
profondità del Giordano. Il cielo vuole aprirsi anche sugli abissi del nostro
cuore, ma bisogna avere il coraggio di calarsi in essi. Karl
Barth, nel suo libro "L'epistola ai Romani", afferma che ogni discorso
intorno a Dio deve ricondursi alla concretezza della vita di tutti i
giorni e che l'unica teoria da stabilire è la teoria della prassi.
Il battesimo di Gesù può essere occasione per ri-orientare la propria vita con
la stessa determinazione di Gesù. E’ indubitabile che lui si sentisse chiamato, durante il suo ministero terrestre, a vivere la
sua opera di purificazione piuttosto che insegnarla. Per questo non si è
preoccupato di predicare il perdono dei peccati da parte di Dio, ma di guarire
i malati, cioè l’umanità lacerata in quanto ripiegata nei suoi limiti. L’unico
vero peccato dell’essere umano è la chiusura ai ‘cieli’, cioè al trascendente:
che è qui, dentro di noi e dentro ogni situazione.
3 commenti:
mi piace il pensiero sull'immersione nelle acque come immersione negli abissi del nostro cuore........
Sono la solita Fiordaliso, amica diAusilia. Invito tutti quelli che ricevono questa mail a farne tesoro...
Armando Zecchin [armaze@tin.it]
Il mio istinto contraddittorio vorrebbe tentare di avanzare e poter sostebnere, scientificamente, un approccio contrario a quello uzato, legittimamnene, da te. Questo: dimostrare che talora fatti concretamente sperimenati dai presenti vengono raccontati in termini di linguaggio tradizionale, cioé simbolizzati. Si sarebbe, pertanto, avverato, almeno qualche volta, il proceso inverso: dal fatto-esperoenza al suo simbolo e non solo dal simbolo messo in un fatto.... Ad ogni modo ti leggo come chi cerca e trova nettare...
Posta un commento