venerdì 11 gennaio 2013

BATTESIMO DEL SIGNORE Anno C


13 gennaio 2013  - BATTESIMO DEL SIGNORE Anno C
Isaia 40, 1-5.9-11; Tito 2, 11-14; 3,4-7
Luca 3, 15-16.21-22
15 In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 21 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento".
PREMESSA
Questa è una domenica cerniera: si conclude il tempo natalizio ed inizia quello ordinario. Tutti e quattro i testi evangelici convergono, pur nelle loro diverse sfumature, nel descrivere l’unzione messianica di Gesù attraverso il battesimo amministrato da Giovanni Battista al Giordano. Commentarli, per distinguere i fatti concreti a cui alludono dalla loro interpretazione teologica successiva che ne ha determinato la scrittura, richiede una laboriosa attenzione ad entrambi gli aspetti, storico e teologico. Non è facile il percorso da compiere da parte di chi legge gli spunti qui offerti: certamente non è per i pigri ed i frettolosi; ma non lo è neanche per chi ama riposare su mediazioni pronte ad inquadrare lo studio in correnti ben determinate.
RACCONTO STORICO ED INTERPRETAZIONE TEOLOGICA
Il materiale biblico riferito al Battesimo di Gesù non può essere un racconto storico. Tutti e quattro i vangeli lo inseriscono in una dimensione che non può essere quella del tempo a cui i fatti si riferiscono, poiché sono filtrati dalla concezione di un Messia investito di caratteristiche che si svilupperanno in seno alle comunità cristiane dei primi secoli. Con analoga ambiguità si comporta la ratio storica odierna, la quale ritiene di scoprire il vero Gesù storico, prototipo della liberazione (definitiva!) dell’umano da tradizioni opprimenti, attenendosi ad una lettura testuale ‘purificata’ dalle sistemazioni teologiche delle prime comunità cristiane, ma irretita a sua volta in nuove teologie.
UN’ESEGESI SGOMRA DA IDEOLOGIzzazioni?
Nelle mie modeste ricerche sui ricercatori delle fonti, ho trovato utile attenermi soprattutto a) a due fonti autorevoli – A. Schökel e G. Ravasi - , senza chiudere gli occhi di fronte ad incongruenze nelle loro deduzioni. b) Ad altre fonti più o meno ideologizzate, pur nella loro autorevolezza. c) Alle testimonianze di carattere mistico, da non limitare a quelle di casa nostra  (basti accennare a due outsider, l’ebrea non credente Etty Hillesum e il profeta ‘profano’ Nietzsche). - Per evitare il pericolo di assolutizzare un singolo metodo di studio e di ricerca della verità, potrebbe essere di aiuto riscontrare l’identità di linguaggio tra i vangeli e altre fonti fuori dalla sfera ebraico-cristiana; ad esempio è illuminante la frase, “Tu sei la mia figlia amata, io sono il tuo padre amato. Stabilisco la tua sovranità sulle due terre e ti scrivo il protocollo”, posta in bocca al dio Amon-Ra, rivolto alla regina Hatseput. Se gli evangelisti pongono candidamente un’identica frase in bocca al Dio del popolo giudaico, anche oggi si può continuare a sovrapporre ai testi vangeli interpretazioni del tutto inquadrate in sistemazioni dogmatiche o, al contrario, in interpretazioni che riproducono la mentalità odierna. 
IL BATTESIMO DI GESU’ in luca (confrontato con gli altri vangeli)
15 In quel tempo, poiché il popolo era in attesa – L’attesa del popolo – leggi: la comunità giudaica dei credenti – trova espressione nel Battista, ultimo dei profeti dell’Antica Alleanza, secondo la visione adottata dalla cristianità nel suo inalvearsi nelle chiese.  Egli si sarebbe fatto interprete di tale attesa scuotendo le coscienze e richiamando le folle a confessare i loro peccati al fine di preparare il terreno per l'arrivo del Messia. In lui un primo riconoscimento di Gesù quale Altro-superiore rispetto ai profeti. La conversazione tra il Battista e Gesù non compare negli altri Vangeli. In questa conversazione sono spiegati i due motivi per cui Gesù è andato a farsi battezzare: farsi punto di riferimento all'evento di quello che sarà il nuovo battesimo cristiano, e incarnare, nell’umiltà (kénosis), la pienezza dei tempi (kairòs) in ordine alla realizzazione del piano di salvezza, la giustizia divina sul mondo. 16 Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco - Gesù battezzerà nello Spirito, simboleggiato dal fuoco. Se il simbolismo dell’acqua è efficace al pari di quello del fuoco - l’acqua purifica lavando, il fuoco bruciando – nella intenzione di Luca essi sono contrapposti per distinguere le persone a cui fanno capo, il Battista e il Cristo. 21 “Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì”- a) Il popolo (laós) designa la comunità radunata per il culto o per l’ascolto della parola. b) La preghiera di Gesù apre un dialogo continuo dell’uomo con Dio, data la pienezza dello Spirito che lo inonda. c) Il cielo si apre - La “figura umana” che appare sulle nubi del cielo è uno dei personaggi più controversi della scienza biblica. La si è identificata con un essere celeste, con lo stesso Daniele, con Giuda Maccabeo ... - Dopo secoli in cui il cielo (lo spazio di Dio che si manifesta come evento cosmico) sarebbe rimasto “chiuso” perché il popolo di Israele aveva messo a tacere la voce dei profeti: ora, grazie  all’attuazione delle profezie in Gesù, si aprirebbe una nuova tappa della comunicazione tra Dio e l’essere umano. 22 “e discese su lui lo Spirito in forma corporea, come una colomba” - L’immagine della colomba è rara: troppo vago il parallelo con Cant.2,12 e con le Odi di Salomone; mentre l’uccello che scende con funzione rivelatoria è un motivo abbastanza comune nelle mitologie dell’Antico Vicino Oriente, e già Genesi 1,2 alludeva allo Spirito creatore; l’aggettivo ‘corporea’ sottolinea che si tratta di un’esperienza reale e tangibile, sebbene descriva un’esperienza personale ed interiore. 22 “una voce dal cielo” - La voce dal cielo, "Questo è il mio diletto Figlio nel quale mi sono compiaciuto", tende a confermare l'applicazione a Gesù della profezia di Is. 42,1: "Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio diletto di cui mi compiaccio".  Il quadro del Giordano, con la voce che viene dal cielo, sarà ridi­pinto al Tabor in occa­sio­ne della trasfigurazione, con la voce che viene dalla nuvola, quale manifestazione di Yhwh. 22 "il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento" - Nella versione greca dei LXXagapetòs’ esprime, secondo Ravasi, realtà profonde; il termine figlio deriva da una parola sanscrita che significa “allattare” e in latino significa “libertà”; generare è essere liberi; il libro del Qhoelet (1,4), ad esempio, dice che una generazione se ne va e un’altra subentra su una terra eternamente ferma. L’autore biblico qui è acido: la terra assiste indifferente alla morte e alla nascita delle generazioni, teatro muto del nostro muoverci: quando parliamo delle generazioni parliamo allora del tempo, della storia, di qualcosa che passa e scorre. Lo ricorda anche il Siracide, scritto nel II sec. A.C., “Come foglie spuntate su albero verdeggiante l’una cade e l’altra sboccia, così sono le generazioni di carne e sangue. Una muore e l’altra nasce”. Ma il fluire delle generazioni è anche teofania di Dio. La Bibbia non ci invita a decollare verso cieli mitici, un ambiente ineffabile, impalpabile… No, il Dio biblico ha deciso di svelarsi nelle storie umane ed è lì che occorre cercarlo. Sempre Ravasi, facendo riferimento al capitolo 12 del libro dell’Esodo, ha ricordato che la pasqua ebraica narrata nell’Esodo rappresenta la sequenza delle generazioni, un memoriale da celebrare “di generazione in generazione”, un luogo, anzi ‘il’ luogo privilegiato in cui i padri insegnano ai figli la storia della salvezza: le generazioni sono allora come il seme dell’umanità credente, fosse pure, come capiterà spesso nella Bibbia, di generazioni adultere e infedeli, che non sanno conservare l’alleanza con Dio.
CONCLUSIONE
E’ suggestiva l’immagine dell’apertura dei cieli proprio quando Gesù si è calato nelle profondità del Giordano. Il cielo vuole aprirsi anche sugli abissi del nostro cuore, ma bisogna avere il coraggio di calarsi in essi. Karl Barth, nel suo libro "L'epistola ai Romani", afferma che ogni discorso intorno a Dio deve ricondursi alla concretezza della vita di tutti i giorni e che l'unica teoria da stabilire è la teoria della prassi. Il battesimo di Gesù può essere occasione per ri-orientare la propria vita con la stessa determinazione di Gesù. E’ indubitabile che lui si sentisse chiamato, durante il suo ministero terrestre, a vivere la sua opera di purificazione piuttosto che insegnarla. Per questo non si è preoccu­pato di predicare il perdono dei peccati da parte di Dio, ma di guarire i malati, cioè l’umanità lacerata in quanto ripiegata nei suoi limiti. L’unico vero peccato dell’essere umano è la chiusura ai ‘cieli’, cioè al trascendente: che è qui, dentro di noi e dentro ogni situazione. 

3 commenti:

Rosa Stefani ha detto...

mi piace il pensiero sull'immersione nelle acque come immersione negli abissi del nostro cuore........

Fiordaliso ha detto...

Sono la solita Fiordaliso, amica diAusilia. Invito tutti quelli che ricevono questa mail a farne tesoro...

Armando Zecchin ha detto...

Armando Zecchin [armaze@tin.it]
Il mio istinto contraddittorio vorrebbe tentare di avanzare e poter sostebnere, scientificamente, un approccio contrario a quello uzato, legittimamnene, da te. Questo: dimostrare che talora fatti concretamente sperimenati dai presenti vengono raccontati in termini di linguaggio tradizionale, cioé simbolizzati. Si sarebbe, pertanto, avverato, almeno qualche volta, il proceso inverso: dal fatto-esperoenza al suo simbolo e non solo dal simbolo messo in un fatto.... Ad ogni modo ti leggo come chi cerca e trova nettare...