venerdì 25 gennaio 2013

L'inizio del ministero di Gesù


Stralci  esegetici

27 gennaio 2013 - III DOMENICA DEL T.O. anno C
Neemia 8, 2-4a.5-6.8-10; 1Corinzi 12, 12-30
Luca 1, 1-4; 4,14-21
1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3 così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4 in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 4,14 In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16 Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19 a proclamare l’anno di grazia del Signore. 20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
PREMESSA DI CARATTERE GENERALE
“In Italia la Sacra Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia”: con queste parole, nei suoi Discorsi a tavola, Lutero bollava l’ignoranza biblica dell’italiano del Cinquecento. Da allora la Bibbia è approdata pian piano su un qualche scaffale. Oggi c’è maggiore consapevolezza degli imprinting culturali lasciati dal Libro per eccellenza. Non mancano studi che percorrono varie vie per la sua riscoperta, non ultima quella riguardante il mondo letterario e religioso degli apocrifi (libri nascosti perché esterni alla foresta canonica). *** Ma forse si dovrebbe indugiare di più su altre vie di confronto: come quella con la spiritualità di ogni tempo e luogo, ed intrinseca anche alle varie religioni e chiese. *** Nella ricerca della verità, è segno di umiltà un po’ di studio: non per gusto intellettualistico, bensì per la consapevolezza della possibilità umanissima di inceppare nella vaghezza di vari spiritualismi o nella pigrizia spirituale. Se il semplice contestare è un male, altrettanto lo è l’approssimazione o l’acquietamento su una dottrina pre-confezionata o, per converso, basata su nuove teologie unilaterali. *** La Bibbia è principalmente il Libro della fede; perciò ogni sua riscoperta va accompagnata da una forte adesione alla ricerca della verità, piantata da sempre nel cuore umano, ma da ravvivare nella continua implorazione (non di carattere pietistico!) dell’aiuto del Padre che è nei cieli, e cioè che trascende la storia. Nulla ha senso se si spegne la luce della trascendenza. I limiti temporali, di cui consta l’esistenza umana, sono vitale essenziale meravigliosa spinta verso la completezza, mai raggiungibile del tutto in questa terra. Rileggere la Bibbia con questo spirito ci può aiutare. *** E’ chiaro che qui offriamo soltanto una qualche segnaletica orientativa.
LUCA
Medico siriano, fa parte della prima comunità nazaretana. Infatti presenta Gesù che 16 venne a Nàzaret. Una breve parentesi per illustrare l’importanza teologica dell’indicazione di questo luogo: a) C’è chi pensa a un’assonanza con la parola nazîr, donde il nostro nazireo, come si chiamava la persona consacrata, cioè impegnata in alcuni voti descritti nel c. 6 del libro dei Numeri, come l’astinenza da bevande alcoliche, il non radersi la capigliatura, altro. La Bibbia colloca nella categoria dei consacrati personaggi come il giudice Sansone, il profeta Samuele e lo stesso Giovanni Battista. b) Alcuni studiosi rimandano a nezer, il germoglio che, secondo il profeta Isaia, spunta dal tronco arido della dinastia davidica. c) Altri sentono in quel Nazoreo, Nazareno, il ricorrere del verbo nazar, conservare, che ha dato origine al termine nazûr, riferito da Isaia al resto, cioè alla comunità ristretta dei veri fedeli che rimanevano tali anche nel tempo della prova; e riferito successivamente, nelle primitive comunità cristiane, ai fedeli che riconosceranno in Cristo il vessillo della supremazia d’Israele contro i dominatori. *** Luca scrive una cinquantina di anni dopo l’accadimento dei fatti; eppure si presenta quale testimone diretto, assieme a Giovanni, in quanto entrambi strettamente collegati alla prima testimonianza fiorita attorno a Maria. E’anche discepolo di Paolo che lo chiama ‘il caro medico’. – L’indugiare sulla fisionomia del Gesù che propone ai suoi, ne ha fatto il ritrattista della mansuetudine di Cristo. - Unico fra gli evangelisti, dice espressamente di considerarsi serio ricercatore della verità di Gesù: per stendere il suo racconto, ad imitazione degli scrittori storici greci, si è documentato, ha sentito testimoni, è andato alla ricerca delle fonti. Eppure la ricerca storica è considerata da lui di carattere sussidiario: il suo vero fine è raggiungere il destinatario, Teofilo (= l’amico di Dio), che rappresenta tutti i seguaci di Gesù.
IL VANGELO DI OGGI
Il Vangelo di oggi racconta l’inizio del ministero di Gesù. Egli, dopo il battesimo e dopo le tentazioni, ritorna in Galilea e incomincia ad insegnare. “Secondo il suo solito” v.15, entra nella sinagoga di sabato, giorno sacro per gli ebrei, e compie i gesti cultuali, che hanno il loro centro nella lettura assembleare della parola di Dio. Gli viene dato il rotolo del profeta Isaia e, apertolo, trova il passo in cui è scritto: “lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione...”. Tutti rivolgono lo sguardo a lui e attendono il suo commento. *** Il brano letto da Gesù ha la sua fonte in Neemia 8, 2-4a.5-6.8-10, il quale riporta Isaia (di 7 secoli addietro). A leggerlo è Esdra, sacerdote e scriba (attorno all’anno 444 a.C.). Il testo antico dice: egli (Esdra) “portò la legge davanti all’assemblea”, “tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire” e - particolare interessante - “piangeva, mentre ascoltava le parole della legge”. Da qui la proclamazione di Esdra assieme allo scriba ed ai leviti: “Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». *** Non ci potrebbe essere analogia più calzante con l’episodio del Vangelo di Luca; gesti, parole, atmosfera generale, sembrano ritagliati sullo stesso schema. Se l’ambiente in cui è inquadrato Gesù, non è più la celebrazione del ritorno dall’esilio babilonese, la parola chiave è la stessa: la liberazione (la parola libertà in Luca è ripetuta due volte), e riguarda nuove schiavitù, esteriori ed interiori. Ed è analogo, quasi identico, il richiamo allo Spirito Santo ed all’ademimento della rivelazione divina nell’oggi. 
LA LEGGE NELLA SCRITTURA ANTICA
Tra Legge e Buona Novella non c’è iato, tanto densa di amore è la Legge nell’Antica Alleanza, se ci si accosta al suo vero senso. Il termine ebraico corrispondente alla Torah ha un significato più ampio e profondo del generico Legge, nucleo attorno al quale si dispiega l’Antica Alleanza. La radice or, dalla quale potrebbe derivare, indica luce e splendore; la Legge è, perciò, non solo insegnamento, ma illuminazione e vita. La sua pedagogia non risponde ad un criterio di carattere intellettuale; è globale, abbraccia tutto l’essere e l’agire umano. Lamàd, insegnare, è il verbo fondamentale del maestro. O meglio, lamàd non vuol dire insegnare, ma imparare; e però, curiosamente, nella forma intensiva, limmed, diventa insegnare. Il fatto che stessa radice non distingue tra imparare e insegnare, stabilisce un circuito: il vero maestro è uno che anche impara, e il vero discepolo alla fine è capace di insegnare. Isaia affermava: 54,13: Sta scritto nei profeti: E tutti saranno “theodidàktoi”, ammaestrati da Dio. Il testo in ebraico dice esattamente: Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore. Più rilevante ancora è l’oracolo di Geremia (31,31-34): Porrò io la mia torah nel loro animo; la scriverò sul loro cuore. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri: non ci sarà più il maestro, il sacerdote, il profeta, il sapiente che dovrà dire all’altro: “Riconoscete il Signore”; “perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande”. *** L’immagine autentica della Legge (ebraica) è altra rispetto alla costrizione imposta dalla classe sacerdotale. Altrettanto il commento di Luca all’episodio, posto in bocca a Gesù nel v.21 “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, appartiene alla ‘tradizione apostolica’, derivata dalla prima generazione dei credenti in Gesù: lungi da fare un commento al testo del profeta, si parla della sua realizzazione in lui.
BREVE CONCLUSIONE
Alla domanda ‘in che misura possono servire questi stralci esegetici in ordine alla nostra fede oggi’ c’è una sola risposta: la libertà dell’uomo non è in grado di reggere tutto il peso della rivelazione di Dio attraverso la ricerca intellettuale. Ma l’affidamento assoluto all’interpretazione consolidata è pericolosa, e tale sarà sempre più nella storia. Lo si desume da ciò a cui assistiamo oggi: il progressivo procedere verso una fede destinata ad un numero di persone che appare quantitativamente grande solo a chi dimentica di volgere lo sguardo all’intero globo terrestre. Ma Dio si rivelerebbe davvero al Gesù di quel pugno inserito nell’alveo di una chiesa o di circoli ‘affollati’ di illuminati, critici contro le chiese? O in colui che segna una tappa di grande rilievo lungo il cammino umano? Davvero senza umile preghiera, ponte verso la trascendenza, possiamo solo smarrirci, fino a non riconoscere la vera grandezza di Gesù.



7 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicuramente Gesù segna una tappa di grande rilievo lungo il cammino umano, e sta a noi attingere al suo insegnamento come alle altre "tracce di Verità" che caratterizzano non solo le altre religioni ma anche la nostra percezione interiore.
Grazie per questo interessante post!
Joelle

Fiordaliso ha detto...

"Gesù, grazie di avermi insegnato a pregare il Padre che è nei cieli.... Non anelo che mi sia svelato il mistero, ma che, sulla tua scia, possa cercare ed amare la verità......"
(Grazie, Ausilia, mia amica del cuore)

Caterina Cattai ha detto...

a volte , leggendo questi commenti, mi sento mancare il terreno sotto i piedi........ che sappiamo di Gesù??? Cosa ne pensi della monumentale storia della chiesa ?

Ausilia ha detto...

Non posso non rispondere a parecchie e.mail e telefonate.
No, vi prego! Questi scarni stralci (la fonte esegetica è dei più rinomati studiosi) non vi sono offerti per un appagamento intellettuale, destinato a deludervi come tutto ciò che si semina in ogni tipo di scrittura. Sono il tentativo, forse disperato, di indicare la possibilità di innestare la propria fede su una base di conoscenza da strappare da un circolo chiuso dentro i confini di a) una chiesa confessionale, b) una critica puntuale ad essa.
Almeno COLORO CHE PORGONO LA ‘PAROLA’ AGLI ALTRI dovrebbero uscire dal circolo perverso di un’esegesi, che non può non essere unilaterale se guidata da un’ideologia (l’una puramente confessionale, l’altra puramente razionale-umanistica).
Davvero dobbiamo scegliere se adorare il Dio-Uomo o l’Uomo-Dio? Davvero dobbiamo credere in un Dio immedesimato ad un’umanità dal formato tanto piccolo?
Si può diffondere una sola goccia di accostamento alla Parola che tenga conto di studi (già fatti) per parlare ai semplici ed ai meno dotti con proprietà, senza trascurare i dati davvero storici, ma senza stigmatizzare con superiorità l’interpretazione che ha preso una forma gigantesca nella storia della chiesa, in produzioni di arte di valore immensurabile, in innumerevoli e grandiose e piccole opere quotidiane di bene. Chi insegna deve attingere ad un sapere meno approssimativo. E’ un dovere!
E, per favore, mescoliamoci a tutti, immergiamoci nella grande storia dell’umanità. Senza dimenticare lo sfondo dell’Universo. Non dobbiamo scegliere tra il don Gallo che giorni fa è stato accolto a Torino da folle in quanto rappresenta l’aspirazione umanitaria e il più modesto innominato diacono che va a consolare una, solo qualche persona (chi vuole abbracciare tutti non stringe nessuno). Non dobbiamo nemmeno disprezzare le folle accalcate attorno ad un papa, e neanche lui. E forse ci farebbe bene dilatare lo sguardo anche verso l’universo intero, forse abitate da persone….
Un grande esegeta afferma: “Molto del destino di ciascuno dipende da una domanda, una richiesta che un giorno qualcuno, una persona cara o uno sconosciuto, rivolge: d'improvviso uno riconosce di aspettare da tempo quell'interrogazione, forse anche banale ma che in lui risuona come un annuncio, e sa che proverà a rispondere ad essa con tutta la vita”.

Aldo Curiotto ha detto...

curiotto@libero.it
Condivido pienamente. La fede è sempre oltre ... noi stessi.
Aldo

Armando Zecchin ha detto...

armaze@tin.it
... colgo l'occasione del tuo lamento per riferire quanto ho udito stamane a Messa dal sacerodte commentante l'odierno Vangelo. Ha ffatto una premessa generale difinendo il vangelo di Luca una "narrazione" cioè: saputo e accertato chi è Gesù (il Figlio ecc.), l'evangelista fa entrare nella narrazione tutto ĉiò che illustra questa idea, sia di storico, sia di verosimile, sia di accessoriamente utile.
Mi è piaciŭta assai questa lettura.
Approfitto, ora, anche per domandarmi quale sia l'esegesi della Chiesa (o Chiese). Meglio, davvero esiste un esegesi di Chiesa? A mio primo avviso, esiste un uso liturgico di questo brano evangelico mentre l'esegesi è compito dello "scienziato", le cui conclusioni possono, poi, influenzare più o meno la parenesi della liturgia.
Che ne dici?

Ausilia ha detto...

Caro Armando
Quando riporti la premessa fatta dal prete, ti dai una risposta. Lui nella sua omelia procede con una contraddizione perché premette ad essa un’affermazione teologica consolidata nella chiesa cattolica, sicché si preclude la possibilità di dare un’impostazione che dovrebbe costituire la base di ogni discorso che non sia ‘allineato’ in maniera stupida a quella ufficiale. Con ciò non voglio dire che bisogna ‘disubbidire’ all’istituzione, il che sarebbe un altro dogma gratis dato; ma che il vero porgitore della Parola, debba sentire il dovere di attingere seriamente ad una fonte neutra.
Un esempio che spiegavo per via telefonica ad una lettrice del blog: quando raccontiamo ad un bambino una favola, o presentiamo ad un adulto la divina commedia, non gli stiamo a spiegare che cosa è una favola o un discorso teologico come quello di Dante; semplicemente gli comunichiamo la quintessenza della nostra preparazione. Proprio qui casca l’asino: chi comunica dovrebbe tener presenti i due piani, della verità di fatto e delle sue stratificazioni storiche, a prescindere da quello in cui lui crede. Nel comunicare la Parola biblica egli può alimentare la fede se la sua è fondata non su verità di sorta (che in questo esilio temporale non esistono), bensì su quelle TRACCE di verità che trascendono il tempo. Il vero Gesù del Vangelo si rivela in quelle tracce, che non sono poca cosa, come abbiamo detto la settimana scorsa.