23
settembre 2012
Sap 2,12.17-20; Giac 3,16-4,3
Mc
9,30-37
30 In
quel tempo, partiti di là Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma
egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Insegnava infatti ai suoi discepoli e
diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini
e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". 32
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. 33
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate
discutendo per la strada?". 34 Ed essi tacevano. Per la strada infatti
avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35 Sedutosi, chiamò i Dodici e
disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il
servitore di tutti". 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e,
abbracciandolo, disse loro: 37 "Chi accoglie uno solo di questi bambini
nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi
ha mandato".
UNA PREMESSA (per individuare l’approccio,
in questo blog, al vangelo della domenica)
I Vangeli ed alcune
categorie di potenziali lettori: a) i praticanti,
spesso privi di un corretto ed efficace riferimento al significato dei testi; b) i cattolici critici, i quali si dichiarano cattolici,
pur lamentando ‘l’apparato dottrinale e sacramentale della chiesa contro la
fedeltà al Vangelo’ e talora dando luogo ad alternative teoriche e pratiche
autoreferenziali; c) gli assetati di
spiritualità mistica che si nutrono di visioni spiritualistiche quasi sempre di
stampo orientale; d) i non-credenti o
atei, che si attengono soltanto a principi ed a valori dedotti dall’uso
incondizionato della razionalità; e) i Mistici cattolici a cui mi ispiro.
- In questo studio
sintetico si ritiene possibile additare A TUTTI la via seguita da questi
ultimi, i quali si accostano alla Parola di Dio nella consapevolezza che in
essa sia racchiusa come in uno scrigno la vocazione umana alla compiutezza
divina già in questa terra: attraverso l’intimità col Mistero di Dio, rivelato
in Gesù Via Verità Vita, e da tradurre in ogni aspetto della vita personale ed
associata.
Pochi
elementi di analisi del testo
GESÙ SULLE STRADE
Gesù itinerante, ormai
si dirige verso Gerusalemme dove consumerà il dono di sé. E’ giunta l’ora di
svelarsi quale l’atteso Figlio dell’uomo (cioè nella pienezza
dell’essere umano partecipe del divino). Usa cautele nello svelare il segreto
del suo messianismo: proteso, non a rispondere ad attese trionfalistiche, bensì
a rendere partecipi i suoi seguaci del suo stesso percorso non facile. In altre
parole sono essi stessi che debbono conquistare la realizzazione del loro
sogno: Gesù non si fa idolo rassicurante per nessuno; è pronto a donare la sua
vita, ma non a regalarla. E perciò non è capito.
IN UNA CASA SI SIEDE PER DARE SPIEGAZIONI
C’è bisogno di
dare spiegazioni da Maestro. Perciò lo fa in una casa, dove si siede, come era
solito fare ogni maestro, e CHIAMA all’ascolto i Dodici (in realtà ancora non c’è netta
differenza tra apostoli e discepoli). A. Maggi commenta: è strano, è una casa,
una casa palestinese, non è molto grande, perché Gesù deve chiamare? Perché lo
seguono, ma non lo accompagnano, non gli sono vicini interiormente.
UNA SPIEGAZIONE AVVALORATA DA GESTI
Quello che viene chiamato bambino è
in realtà un ragazzotto, un servitorello, secondo una corretta traduzione del
termine greco; si tratta, insomma di uno che conta poco e può solo servire,
data la concezione del tempo. Ci vuole uno siffatto a rappresentare
l’annichilimento del Messia. E Gesù lo pone in mezzo e lo abbraccia… un modo
tenero per raffigurare il criterio della credibilità: NON DIRSI, MA FARSI
SERVO.
‘CHI ACCOGLIE ME, NON ACCOGLIE ME, MA COLUI CHE MI HA MANDATO’
La radicalità di Gesù è compendiata in
questa frase. Attraverso di Lui bisogna risalire alla misteriosa Divinità, la
quale non se ne sta chiusa nel suo splendore, ma si rivela. Come commentare il
significato di questo rivelarsi se non ricorrendo all’immagine del Padre?
Ascoltare il Figlio fa sprofondare nel cuore della Divinità. Gesù non è venuto
a proclamarsi Dio, ma a proporre, attraverso Se stesso, il Padre col suo
disegno di comunione con l’umanità; come se dicesse: non guardate nemmeno a me.
Un modo, questo, per indicare la via del difficile decentramento dall’io (a
fatti!) per attingere il divino. In questo si ritrova la comune figliolanza
allo stesso Padre. Ed allora l’umanità non può perire nella vanità propria di
tutte le cose; c’è posto per la felicità, già da ora, e proprio nell’impotenza.
RIFLESSIONE di Lucia e Armando – Quei
dodici che confabulano su chi tra loro sia il più grande, rivelano la
difficoltà di comprendere un insegnamento troppo impegnativo. La loro
ambizione, stolta ed indelicata, ci mette all’erta: anche noi siamo esposti
allo stesso pericolo. Anche quando siamo impegnati seriamente nella vita
cristiana e nella sua pubblica accettazione, potremmo servirci e profittare
delle cose più sante per soddisfare l’orgoglio e conquistare prestigio.
Servirsi di Dio anziché servirlo, ecco il rischio che siamo invitati a
superare!
POESIOLA
di Ausilia: Ti ho parlato sempre come a persona / fratello padre amico
confidente segreto / da bambina mi rapivano il cuore e baciavo / le piaghe di
Te crocifisso e volevo aiutarti * Essere-Creatore-Onnipotente-Tutto
/ ti farebbero estraneo ed assente / ti sento spirito e vita che creato ti fai
/ impotente al dolore al limite al male / oh amore
3 commenti:
Lucia ed Armando a completamento di quanto pubblicato nel post: - Ecco un nostro timido pensiero sul vangelo di questa domenica. Dal testo di questo vangelo, e dai commenti che ci sono venuti sotto gli occhi, si deduce che Gesù è proprio impegnato a farsi comprendere dagli apostoli che appaiono veramente lontani da quanto Gesù vuol fare capire circa la diversità della sua concezione riguardo al Messia. O l’evangelista intende farci sottolineare la refrattarietà del gruppo degli intimi di Gesù o intende renderci certi che Gesù ha veramente preannunciata la sua morte. In ogni caso gli apostoli fanno un magra figura. Magra figura che si accentua quanto veniamo informati che essi sono impegnati, quasi a commento dei preavvsi di Gesù, a stabilire chi ha più titoli per prevalere nel gruppo. Verrebbe da pensare che essi cominciassero a credere veramente alle parole di Gesù e che si preoccupassero di salvare il gruppo ancĥe quando Gesù non ci fosse più! Ma forse si tratta solo di ambizione.
Ciao Ausilia, ti ringrazio del commento che settimanalmente mi mandi. Faccio fatica a contribuire alla condivisione, stasera invece sono abbastanza tranquillo e disponibile. La mia riflessione è forse scontata, però quello che sta succedendo nel nostro Paese mi permette di ribadire, di ripetere e gridare che chi vuol essere il primo deve essere il servitore di tutti. Chi vuol essere il capitano di una nave deve abbandonarla per ultimo. Chi vuole i voti per governare in politica, deve rimettercene più che guadagnarne. Chi vuole parlare di Vangelo, di Gesù, di fede... non può non essere misurato dalla sua condotta di vita. Le parole stanno facendo business, essere ultimi e servitori di tutti non va di moda e non crea dipendenza, proseliti, processioni, offerte, miracoli... Ritiriamoci tutti a vivere nel servizio quella pagina di vangelo che ci ha cambiato la vita! un abbraccio a tutti, Federico
Caro Federico, il tuo commento mi fa esultare di Gioia. Non esagero: bisogna che ci facciamo testimoni di questa verità che bussa al nostro cuore, Ausilia
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