09/09/2012
Isaia
35, 4-7a; Giacomo 2, 1-5
Marco 7, 31-37
31 In quel tempo,
Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di
Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo
pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla,
gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34
guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: "Effatà",
cioè: "Apriti!". 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse
il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36 E comandò loro di non
dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37 e, pieni
di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e parlare
i muti!".
[Pochi scarni punti,
rispettosi della verità dei fatti.
Le aggiunte omiletiche
le lasciamo ad altri]
la
liberazione attraverso la corporeità
Premessa - La liturgia tiene presenti i cardini
della fede presenti, da una parte nell’A. T., dall’altra nella nascente
comunità ecclesiale; e quest’ultima vede in Gesù a) un messaggio universale b)
da incarnare nel battesimo cristiano.
-
Se non si vuole aggiungere un’ennesima omelia alle molte altre, occorre inquadrare
la catechesi odierna del brano (che va sotto il nome del vangelo di Marco) in
riferimento a tali cardini, con tutti i limiti di ogni interpretazione. In
particolare, nella stesura del testo risalente al tempo in cui Gicomo scrive,
c’è la volontà di giustificare la piega sacramentale che la chiesa cattolica
comincia a sviluppare la dottrina, nonché di tener presente l’ideale
universalistico da dare al messaggio messianico.
-
Il gioco tra simboli e realtà può condizionare una lettura orientata alla ricerca
della verità che si rivela in Gesù. Perché i simboli sono sostanza di ogni
parola e, usati senza un minimo di accorgimento, possono nuocere nella ricerca
della porzione di verità a cui l’essere umano può accedere già durante il
percorso temporale.
-
Gesù si offre come rivelazione del Mistero di Dio attraverso la corporeità. Il
seme della Verità è nascosto nella debolezza della carne; perciò Egli se ne
prende cura in un ‘corpo a corpo’, che si fa invocazione di grazia dal cielo e
richiesta di umano ascolto.
Il luogo - La circostanza geografica viene evidenziata dallo strano
percorso di Gesù, che offre a Marco un'occasione per riferirsi ai territori
pagani limitrofi della Galilea: Tiro, Sidone, la Decapoli. L’itinerario,
geograficamente, è inverosimile, ma vuole indicare l’azione di Gesù verso i
popoli pagani.
I sordomuti nella tradizione
profetica - Nella tradizione profetica, la sordità
o la cecità sono figure della resistenza al messaggio di Dio (Is 6,9; 42,18;
Ger 5, 21.23; Ez 12,2). Perciò la prima lettura fa riferimento al profeta Isaia
quando annuncia, con fervide parole d’incoraggiamento
all’ascolto, la liberazione definitiva con il rientro del popolo d'Israele
dall'esilio babilonese.
In disparte
- Per agire con il sordomuto, Gesù lo separa dalla folla, cioè dal numeroso
gruppo di seguaci che non provengono dal giudaismo: ha bisogno di un contatto
con la singola persona attraverso il suo corpo.
L’azione
di Gesù sugli organi dell’udito e della parola - Gesù agisce prima sull’udito,
necessario per potersi esprimere, e quindi sulla lingua (nella cultura giudaica si pensava che
la saliva fosse fiato condensato). Gli altri gesti fanno entrare nella dinamica
di un miracolo volto alla liberazione dall’isolamento: come si esprime Isaia in
35,6:
“la lingua del balbuziente griderà di gioia”. Quello di alzare gli
occhi verso il cielo è lo stesso compiuto alla
moltiplicazione dei pani, quindi basilare per non cadere nella trappola
del semplice miracolismo. Il sospiro di Gesù seguito dal termine aramaico “Effatà” = apriti, è un’ulteriore
segno di veridicità dei fatti che sta dietro la narrazione: un Gesù che si
serve ‘appassionatamente’ di mezzi umani per farsi un varco nella ricettività e
portare la liberazione.
Ha fatto bene ogni cosa - Alla folla viene attribuito
un ruolo importante per disegnare il rapporto tra la rivelazione di Gesù e la
rivelazione antica al momento della creazione: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era
cosa molto buona" (Gn.
1, 31, ma anche Sir
39,16).
Personale – Gesù,
tocca il mio cuore ansioso di verità. Te lo pongo avanti con le sue chiusure
che rifiuto, ma che continuano a condizionarmi. So che la verità è nel tuo
sospiro volto verso il cielo e nella forza con cui pronunzi il tuo Effatà.
Voglio ascoltarti a preferenza di altre religioni e culture spirituali, per le
quali nutro rispetto. Non sono io che scelgo Te, ma sei Tu che scegli me.
2 commenti:
Dalla finestra teologica del CTI:
“Io propongo di parlare della risurrezione della vita, anziché parlare di una risurrezione dei morti, del corpo o della carne. Quando parliamo del corpo vivo non intendiamo parlare dell’organismo senz’anima come di un oggetto, ma del corpo sperimentato, con cui sono soggettivamente identico:io sono corpo, sono questo corpo, questa è la mia forma corporea e la storia della mia vita. Vita significa in questo senso la vita vissuta, approvata amata e accettata. Che succederebbe se nella professione di fede parlassimo della vita vissuta? Allora accetteremmo anche la morte come parte della vita e crederemmo nella vittoria della vita sulla morte. Allora potremmo comprendere che la vita eterna sarà
vissuta in una corporeità trasfigurata. Dio é infatti “apparso nella carne”, e se incontriamo Dio nella vita vissuta, come non dovremmo incontrare nella morte il Dio che risuscita?! Arriviamo cosí alla rilevanza della speranza nella risurrezione per la vita corporea qui sulla terra: chi ama la vita alla luce
della speranza della resurrezione, diventa capace di essere felice. Tutti i sensi diventano vigili, e l’intelletto e il cuore si aprono alla bellezza di questa vita”
J. Moltmann, Etica della speranza, Queriniana, Brescia 2010, pp. 130-131. Possiamo parlare di un passaggio da quello che era il distacco mistico dal mondo dei sensi ad un nuovo risveglio dei sensi e della vita, di un corpo liberato grazie alla vita dello Spirito di Cristo? Lucia Magrini
La bellezza di questa vita in situazioni impossibili? è vero che ci sara la risurrezione,ma inquestavita non sempre si ha la forza di gioire,semmai di sopportare per amore di Dio
Claudio Renato
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