LE CONDIZIONI DELL'ANNUNCIO
Amos 7, 12-15, Efesini 1, 3-14,
Marco 6, 7-13
In quel tempo, Gesù 7 chiamò a sé i
Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti
impuri. 8 E ordinò loro di
non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né
denaro nella cintura; 9 ma di
calzare sandali e di non portare due tuniche. 10 E diceva loro: "Dovunque entriate in
una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11 Se in qualche luogo non vi accogliessero e
non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi
come testimonianza per loro". 12 Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13
scacciavano molti demòni, ungevano
con olio molti infermi e li guarivano.
BREVE SINTESI con l’aiuto di parecchi studiosi
1: Gesù ancora come profeta v. 7
Gesù si presenta ancora come
profeta (6,4); solo in seguito darà segnali della sua condizione di Messia,
preparando il momento in cui formulerà apertamente ai suoi discepoli la
domanda sulla propria identità (8,29). Per ora Egli dà delle precise indicazioni a coloro che investe del carattere
profetico:
a) li chiama a sé e li invia: fa, cioè di coloro che sceglie degli
inviati (= apostoli), in qualità di testimoni con la propria vita;
c) andranno “a due a
due”, allo scopo di farsi
testimoni del vivere in comunità di fede;
d) “dava loro potere sugli
spiriti impuri”: si tratta di quelle intrusioni di vizi
profusi dal maligno e che rendono le persone non libere ma possedute (ad
esempio da consumi, bisogni, debolezze che trascinano in schiavitù). Aiuta a capire
alla ‘lettera’ il vangelo di oggi il
confronto con Deut17,6, Num19,15 e 35,40, e
con Qoelet4,9-12, dato che questo sarà il metodo adottato poi anche dalla
comunità cristiana di Gerusalemme (At 13, 2),
2: I termini del mandato, espressi con un
“ordine” vv. 8-11
Premettiamo che stupisce l’uso
del termine “ordinò”, usato
da Gesù per la prima volta per rimarcare le condizioni del suo mandato:
a) La povertà è una condizione
indispensabile della missione;
b) La casa/famiglia è il luogo da visitare: non si fa riferimento ad un
paese di appartenenza giudaica, il che dilata l’orizzonte della missione;
c) L’accoglienza, non la predicazione, sarà il loro impegno: accoglienza
chiesta con semplicità e che provochi il ricambio di essa.
3.
I Dodici stravolgono l’ordine vv. 12-13
Essi, però, si attengono alla
linea profetica tradizionale, “proclamando” la conversione, come il Battista.
Da una parte, liberano dall’adesione fanatica al sistema giudaico (espulsione
dei demòni); dall’altra, suscitano nel popolo abbattuto la speranza di un
messia davidico restauratore della gloria della nazione, dato il loro
attenersi all’ungere con olio, a ricordo dell’unzione dei re d’Israele (cfr.
1Sam 10,1; 16,13)). Tutto indica che essi perseverano nella mentalità
riformista di chi auspicava il rinnovamento d’Israele.
Riflessioni personali
Ausilia. Mi chiedo cosa si la profezia. In Amos 7,15 leggiamo: “il Signore mi prese di dietro al
bestiame, e il Signore mi disse: Va, profetizza al mio popolo Israele”. E
in Ef 1,4-5 Paolo si esprime così: “Lui
ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati
al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per
opera di Gesù Cristo”. Se la scelta da parte di Dio è questa e solo
questa, la profezia non è un dono speciale, ma un anticipo del grande mistero
della Grazia. Nel vangelo della scorsa domenica Gesù, mentre operava ancora
da profeta, approfondiva l’approccio con i guariti chiedendo la fede! Allora
la risposta su che cosa sia la profezia mi pare questa: ad un certo momento
dell’esistenza si può fare spazio, per tutti, al mistero del Regno di Dio.
Purché ci si lasci compenetrare dalla fede in Lui, come singoli e soprattutto
come comunità di fede. La rivelazione di chi è Gesù attende solo la nostra
docilità al Mistero dell’Amore di Dio, a cui Egli ci avvia.
Wilma
Chasseur.
Oggi vediamo le condizioni necessarie al profeta per esercitare il suo
ministero: non per diventarlo, che quelle non ci sono proprio, ma per fare il
“ mestiere” di profeta. A volte per essere pronti ad annunciare Lui, bisogna
percorrere il cammino durissimo del fallimento, magari ripetuto e ricorrente
finché sentiamo che la Sua Parola può passare senza più cozzare con la nostra
e il nostro io si è talmente dileguato da poter dire in verità : “Non sono
più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Ma una volta raggiunta questa spoliazione e trasparenza - e
una via alla santità è certamente la capacità di saper guardare in faccia e
riconoscere la propria debolezza e miseria
– allora fiumi di benedizioni scenderanno su di noi.
Armando
e Lucia.
Il brano fa sorgere rimorso per avere tralasciato a volte di fare l'annuncio
o di averlo fatto per fare risaltare il nostro personale punto di vista. Infatti,
leggendo con attenzione, risulta che i Dodici predicarono più se stessi che
il messaggio di Gesù. Ascoltando il nostro rimorso, vogliamo trasformarlo in
occasione per cominciare a riascoltare Gesù e rimetterci a Lui. Non bisogna
più perdere le occasioni per sentirci mandati all’annuncio perché sia
compreso il vero messaggio che sta al là del nostro io.
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Parliamo della nostra vita di FEDE. Da un po' si preferisce dare spazio al Vangelo della domenica. In un mondo stanco di parole vuote, una lettura non omiletica; ispirata ai 'facitores' della Verità, quali sono sempre stati i mistici.
domenica 15 luglio 2012
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno
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