venerdì 23 marzo 2012

25 marzo 2012 V DOMENICA DI QUARESIMA

  Una lettura di Giovanni 12, 20-33

 In quel tempo, 20 tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù".
22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
23 Gesù rispose loro: "È venuta l’ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita la perde e, chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
27 Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!
28 Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L' ho glorificato e lo glorificherò ancora!".
29 La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". 30 Disse Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me".
33 Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Seleziono AlcunI commenti attraverso lo studioso amico L. Tommaselli:

Gesù getta una luce molto positiva sul fatto della morte. In ogni persona c’è un’energia vitale che attende di manifestarsi in una forma nuova e la morte è il momento che permette tutto questo. Quindi la morte non imprigiona l’uomo, ma lo libera. La morte non diminuisce l’individuo, ma lo potenzia. La morte non confina l’esistenza della persona, ma la dilata. In ogni persona ci sono delle potenzialità che soltanto nel momento della morte si possono liberare e fiorire. Quindi Gesù toglie dal fatto della morte qualunque elemento negativo, di distruzione, per parlarne invece come di fioritura di vita, per la vita delle persone.
E Gesù dà questo importante criterio su questo fatto del chicco che deve farsi dono per potersi sviluppare. “«Chi ama la propria vita la perde e chi odia …»”, era tipico della mentalità ebraica parlare di amore e odio nel senso comune di “preferire” che noi usiamo abitualmente. Quindi non si tratta di odiare qualcosa, ma di preferire o meno. Allora Gesù sta dicendo “chi ama la propria vita”, cioè chi pensa soltanto a sé stesso – questo è il significato – si perde. La persona si realizza nella misura in cui ha la capacità di donarsi agli altri. Dare non è perdere, ma è guadagnare. La vita si possiede nella misura in cui si dà.
Allora chi pensa soltanto per sé finisce col perdersi; chi invece non pensa solo a sé stesso, questo si realizza per sempre. Qui Gesù torna di nuovo sul tema che a lui è caro, la vita eterna, non considerata come un premio al futuro, ma come una possibilità nel presente.
E Gesù continua: “«Se uno mi vuole servire»”, il verbo “servire” (diakonšw), indica una scelta libera di collaborazione con Gesù, “«mi segua e dove sono io…»”, Gesù finirà sul patibolo riservato ai maledetti dalla società, ai rifiutati dalla società, “«là sarà anche il mio servitore»”. Non si può servire Gesù stando a distanza di sicurezza. Se si segue Gesù bisogna essere capaci anche di affrontare le inevitabili sofferenze e persecuzioni che vivere come lui ha comportato.
Ma, conclude Gesù, “«Se uno serve me, il Padre lo onorerà»”, quindi alla croce, che è il massimo disonore, corrisponde il massimo onore, quello del Padre. E come onora il Padre l’individuo? Manifestandosi in lui. Più l’uomo si dona, più la presenza del Padre si manifesta in lui. Ed ecco che ogni individuo, non solo Gesù, diventa l’unico verso santuario dal quale si irradia e si manifesta l’amore di Dio per l’umanità.

Una riflessione personale
La fede rivoluziona il modo di pensare corrente. Ma quanto è difficile uscire dalla rete dei modi di pensare che distorcono dalla verità annunziata da Gesù! Bisogna avere pazienza con noi stessi e con gli altri per andare oltre i luoghi comuni e protendere lo sguardo verso la realizzazione piena della Vita oltre la vita.
Senza impazienza, ma con costanza ogni momento è prezioso per fare emergere la potenzialità suprema di vivere la quaresima della vita nella gioia di una Pasqua attesa e da anticipare il più possibile “qui ed oggi”, senza mai essere assenti nei riguardi di TUTTO ciò che MANCA nell’esistenza quotidiana ai poveri (di spirito, ma anche del…necessario). Ausilia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Augusta
Meglio così che le lunghe prediche!!! Augista

Ausilia ha detto...

Ma tu leggi i commenti anche più lunghi.... Se leggi questi perché sono brevi, forse lo fai per pigrizia, o mi sbaglio? Sei Augusta Morra? Ausilia