Lettera aperta alla chiesa italiana
“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio ” (Ef 2, 19)
Questa lettera nasce dopo l’incontro-invito con alcuni teologi e teologhe che abbiamo avuto nella comunità delle Piagge a Firenze il 20 gennaio scorso e al quale hanno partecipato tante persone credenti e non. Rifacendoci alla tradizione più antica della comunità credente, che per comunicare usava lo stile epistolare, anche noi abbiamo pensato di scrivere una lettera aperta alla chiesa italiana. Vorremmo fare una breve sintesi delle tante inquietudini e dei tanti desideri ed aspettative raccolte in quel contesto La trama principale delle nostre inquietudini, è espressa proprio dal testo della lettera alla chiesa di Efeso: Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio …
Abbiamo sempre pensato che questo fosse vero; abbiamo sempre pensato che la nostra condizione di donne e uomini credenti ci rendesse concittadini nella storia di tutti e familiari con il Mistero. Abbiamo sempre pensato che la nostra fede ci facesse responsabili nei confronti della vita di ogni creatura e dei difficili parti storici, sociali, economici, culturali e spirituali che la comunità umana vive da sempre. Abbiamo sempre pensato anche, che proprio perché siamo familiari di Dio, non siamo esenti dal vivere sulla nostra pelle le fatiche che ogni popolo fa per poter essere popolo degno e libero. Ma oramai, da molto tempo, ci sembra che questo non sia tanto vero, e soprattutto , con tristezza diciamo che forse nessuno ci chiede ed esige questa familiarità con il Mistero e questa solidarietà con la storia. La struttura ecclesiale infatti sembra più preoccupata a guidarci che a farci partecipare e soprattutto a farci crescere. Le nostre comunità cristiane appaiono più tese a difendere una tradizione che a vivere una esperienza di fede. Noi sappiamo come diceva Paolo alla sua comunità di Corinto,che abbiamo il diritto di essere alimentati con parole spirituali … e con un nutrimento solido (Cfr. 1Co 3, 1-2),e invece ci sentiamo trattati come persone immature, come se non fossimo responsabili delle nostre comunità, ma solo destinatari chiamati a obbedire a ciò che pochi decidono ed esprimono per noi. E proprio in questo odierno contesto storico di grande fatica ma anche di grande opportunità per tutti i popoli, e dunque anche per la nostra società italiana, sentiamo che la chiesa è lontana da questa fatica quotidiana dell’umanità. E che quando si fa presente, lo fa solo attraverso analisi , sentenze e a volte giudizi, che non ascoltano e non rispettano le ricerche e i tentativi che comunque la società fa per essere più autentica e giusta. Ci sembrano sempre più vere le parole di Gesù nel vangelo Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito (Mt 23, 4). Noi non vorremmo essere collusi e complici di questo stile di vita, perché come credenti concittadini dei santi e familiari di Dio, sappiamo quanto è difficile sospingere la storia verso la pienezza della vita. Sappiamo anche che è difficile essere coerenti, ma lo vorremmo essere perché la coerenza oggi, sarà possibilità di vita per tutti. Perché condividere quello che abbiamo e non il sovrappiù, curarci dalle nostre ferite interiori,separarci da tutti quegli stili di vita che invece di includere escludono e invece di far crescere recidono, non è semplice ma è possibile, soprattutto quando nasce da una ricerca comune, dove ciascuno può suggerire qualcosa, dove ciascuno può condividere la sua visione del mondo e soprattutto la sua esperienza di Dio. Ma noi non ci sentiamo sostenuti nel far questo e l’esempio che abbiamo dalla chiesa ufficiale è, la maggior parte delle volte, quello di pretendere riconoscimenti e di difendere propri interessi, immischiandosi in politica solo per salvaguardare i propri privilegi.
Vogliamo essere popolo che cerca davvero di fare esperienza di Gesù, di quel Gesù che ispirava sogni di vita, che ispirava desideri di cambiamento. Quel Gesù che riusciva a far sognare anche chi conosceva solo disprezzo, o chi comunque veniva giudicato peggio di altri ed emarginato. Ci domandiamo come mai ci dicono di essere obbedienti al magistero senza chiederci di essere fedeli a questo sogno bellissimo di una umanità composta da ogni lingua, razza, popolo, nazione …. (Cfr. Ap 7,9). Perché ci viene chiesto di essere credenti che devono obbedire e difendere la verità e non ci dicono invece che la Verità è più grande di noi e per questo va ricercata costantemente, ovunque e con tutti? Allora è per questo che vorremmo offrirvi queste nostre riflessioni, vorremmo che la chiesa ripensasse le sue strutture di comunità, e soprattutto la propria struttura gerarchica e i suoi rapporti con la società. Noi vorremmo che si rifiutasse ogni privilegio economico e soprattutto vorremmo che l’economia delle strutture ecclesiali non fosse complice della finanza e delle banche che speculano con il denaro a scapito del sudore e del sangue di individui e intere comunità, praticando un indebito sfruttamento, non solo delle risorse umane, ma anche di quelle naturali. Queste, in breve, sono alcune delle nostre inquietudini che condividiamo con tutti i credenti, perché la Vita si è manifestata e noi l’abbiamo contemplata, vista, udita, toccata con le nostre mani … (Cfr. 1Gv 1,1-4) e di questo vorremmo rendere testimonianza. Partendo da questo primo incontro, ci impegniamo a cominciare un processo di autocritica e critica costante, per aiutarci a vivere e crescere insieme, come comunità credenti ma anche come compagni e compagne di cammino di tutti coloro che – tra evoluzioni, rivoluzioni e rivelazioni- fanno di tutto per rendere la storia più bella, solidale e giusta.
Mia breve risposta: a) Ritengo che, se per chiesa intendiamo la chiesa nella sua perfezione, è giusto quello che è detto. b) La chiesa cattolica è una formazione storica, in cui il peso dell'umano con tutti i limiti di ogni struttura si può purificare soltanto nella misura in cui i credenti continuano a fare come Gesù: sopportare la cecità e la sordità di coloro che lo seguivano ed invocare lo Spirito (che Lui ci ha lasciato in eredità). c) Se ci aspettiamo che lo schema della chiesa (docens!!!) con tutti i suoi apparati, cambi con le nostre analisi e richiami, perdiamo la partita: sono i profeti a condurre rettamente la loro battaglia, pagando di persona e spargendo il buon seme del Vangelo. Però è triste che vengano ritenuti profeti quelli che vedono dov'è il vero bene (e anche noi talvolta li idolatriamo per... le loro trasgressioni) dall'alto della propria chiaroveggenza, predileggendo l'isolarsi in piccoli gruppi e chiesuole. d) Con i nostri interventi dovrà scomparire la gerarchia? Essa già è fortissima con il suo caratterizzarsi quale Ordine sacro di origine divina e perciò adorata come Dio in persona, da gente di ogni tipo e rango. Che la gente la ritenga un salvagente è scoraggiante. Ma chi più forte dell'umile, paziente opera delle persone "miti ed umili di cuore"? e) Io trovo solo ora, al limite tra la vita e la vera Vita, la forza di credere sperare ed amare, invocando l'aiuto dello Spirito, dilatando il mio cuore a ciò che è buono e non separandolo dalla zizzania, perché non è questo il compito che Gesù ci ha affidato. Perciò comincio da me e non faccio tutto quello che potrei fare... Ausilia
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