mercoledì 7 dicembre 2011

Sul precedente post l'intervento di Armando

Gli spunti dalla recensione a quel libro, che io non conosco, mi costringe a riconoscere che sono impreparato ad argomentare alcunché al riguardo: non potrei aggiungere nulla e neppure riuscirei a fare un confronto con la maniera con cui si pensava e presentava Gesù prima del Concilio. Ho l’impressione che le idee del  commento io le abbia sempre avute. Non riesco a ricordare un tempo in cui non le avessi, sebbene questo debba esserci stato.
Ricordo i primi balbettamenti alla scuola di teologia-storia neotestamentaria, quando i professori insistevano sulla identità tra il Gesù della fede e il Gesù della storia: una identità tuttavia che non pretendeva che i vangeli fossero la trama della vita e dell’operato e del dire e discorrere di Gesù. Ricordo che da subito cominciai a sentirmi all’unisono con la immaginata compilazione del magnificat pensando che quei concetti e sentimenti erano talmente verosimili che l’evangelista poteva senza timore di sbagliare attribuirli a Maria, che certo non avrà ricordato, seppure ne avrà parlato, i termini di quella circostanza.
Così immaginavo i discorsi di Gesù: l’evangelista ha trovato comodo, per i suoi fini, metterli dove ha voluto rielaborandoli secondo il suo stile e la sua teologia. Ricordo che ci si dilettava alla ricerca delle ipsissima verba Christi” e ci veniva detto che, forse, l’unica parola era quel ABBA (Pater) che Gesù usava riferendosi a Dio (contrariamente al costume ebraico che non si riferiva a Dio con il termine “Padre”)...
A livello pastorale, però, il Gesù presentato era quello della perfetta aderenza tra racconto e storia. Eppure ciò non mi turbava. Pensavo, infatti, che non si poteva trasmettere il nuovo modo di intendere Gesù alla gente senza il rischio di rovinare tutto per la poca propensione della gente a distinguere.
Allora, però non mi rendevo conto che sarebbe venuto il tempo che questo nuovo modo di presentare Gesù sarebbe stato necessario per rendere accettevole la fede stessa. Oggi occore dirlo, nei modi e tempi giusti della catechesi, prima che le legittime obiezioni facciano breccia e diventino il masso non accompagnato nella
corsa a valle, generando intellettualismi e miscredenze...
E allora come presentare Gesù perché Gesù sia nella storia, ma non opprresso dalla storia?...
Già, il papa come presenta Gesù?...
Armando
Ausilia aggiunge: è interessante che esprimiamo la nostra esperienza di fede. Sì, bisogna evitare intellettualismi e miscredenze, ma cercare di approfondire l'argomento è un modo per illuminare il nostro modo di credere, perché fede e ragione procedano assieme.

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