Alcuni spunti dalla recensione del libro fatta da M. Vigli:
Elio Rindone, nel suo ultimo libro, guida con acume e ampia documentazione il lettore a scoprire il risultato della rivoluzione – qualunque termine sarebbe inadeguato ad esprimere la realtà dei fatti – che si è verificata nell’ambito del pensiero cattolico nei decenni che precedono e seguono il grande evento del concilio Vaticano II…
L’autore ripercorre il cammino che porta al ribaltamento della interpretazione tradizionale della persona e dell’opera di Gesù… Se ne ricava che i vangeli sono il frutto della rielaborazione di ricordi trasmessi dai testimoni alle comunità dei primi seguaci e costituiscono non tanto una narrazioni di eventi, ma piuttosto un annuncio di fede finalizzato a provocare una decisione esistenziale. Sono perciò da leggere solo in una prospettiva teologica in un intreccio inestricabile fra fede e storia. Impossibile quindi conoscere il “Gesù storico”: non si può ammettere una perfetta identità tra il Gesù della Storia e il Cristo della fede, predicato dalla chiesa primitiva…..
…. teologi della nuova cristologia [sostengono che l’azione di Gesù] era tesa a istaurare sulla terra un regno di giustizia e di pace. Ad essa è finalizzata la Chiesa come emerge, specie dagli scritti di Schillebeeckx, che l’autore privilegia perché a suo avviso ha saputo ripensare in profondità il problema cristologico così da offrire il contributo forse più originale più stimolante al pensiero cattolico post-conciliare.
Essa ne è, infatti, la prefigurazione; suo compito avrebbe dovuto essere l’annuncio di quello.
Nel riflettere su questo rapporto Chiesa/Regno l’autore si preoccupa di chiarire che queste nuove prospettive non vogliono operare una riduzione del vangelo alla dimensione puramente orizzontale, mentre, in realtà è proprio la Scrittura che dà rilevante spazio a tale dimensione.
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Solo da un Gesù quotidianamente vivente in quelli che si riconoscono nel suo messaggio può nascere una cristologia adeguata al nostro tempo.
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Mi auguro che qualcuno non trascuri di portare un suo contributo attraverso un commento dell’importante produzione di Benedetto XVI su Gesù di Nazareth. Ausilia
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