domenica 5 giugno 2016


X DOMENICA T. O. – 5 giugno 2016

 

Lc 7,11-17


In quel tempo, 11 Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14 Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!».15  Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
16 Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo
». 17 Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 

PREMESSE INDISPENSABILI

 

Come leggere i Vangeli

= Da parte di chi legge i vangeli è necessario abbandonare l’idea di trovare, sia tutti i detti e fatti così come sono descritti, sia una corretta cronaca e biografia di Gesù.

= Nei vangeli è registrata soltanto la fede pasquale, cioè quanto i primi evangelizzatori, fervidi credenti dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, hanno saputo assimilare e consegnare alla tradizione del N. T.

= Oggi noi abbiamo il dovere di coltivare la ricerca spirituale in modo da compiere assieme a Gesù, pellegrino instancabile lungo le vie della Palestina, il suo stesso percorso conclusosi con la morte e la risurrezione. Non possiamo limitarci ad avere una fede senza conoscenza e senza quella trasformazione interiore, che ci permetterà di raggiungere, con la fine della vita temporale, il trapasso alla vera Vita.

 

Alcuni cenni su Luca

 

Ecco la sintetica descrizione che troviamo di lui nel “Canone Muratoriano”: medico che, dopo l’ascensione di Gesù, Paolo prese con sé come compagno di viaggio. Egli scrisse in nome proprio e secondo il suo punto di vita, per quanto non avesse visto personalmente il Signore nella carne”.

Quindi Luca non è testimone diretto, ma utilizza, da grande studioso ed attento esegeta,  i dati raccolti nei racconti orali dei primi discepoli (il kerigma), non senza confrontarli con quelli dell’A.T.; li ordina e li riscrive quasi dipingendoli (perciò è corsa fama che fosse pittore!), in un greco raffinato, con rigore, eleganza, incisiva vivacità letteraria.

 

LA TEOLOGIA DI LUCA NELL’EPISODI DEL VANGELO DI OGGI

 

= Gesù si trova davanti ad una scena di dolore e di morte e, mosso da pietà, opera la risurrezione, cambiando il dolore in gioia. Il tutto è ricalcato sulla morte e risurrezione di Gesù, su cui si basa la fede del cristiano, la cosiddetta fede pasquale. Questa apre ai credenti l’orizzonte che trasforma la morte in inizio della vera Vita.

E’ il solo Giovanni a parlare dello stretto legame tra la morte e risurrezione di Gesù. L’esperienza di Gesù rende possibile a noi credenti lo stesso prodigio di trasformazione, tramite la preghiera.

= Ne consegue che non possiamo interpretare il miracolo  di cui parla l’episodio come fatto magico. Leggendo attentamente e pregando il testo, l’orizzonte si dilata pian piano fino a che Dio concede la luce intellettuale per poter capire che la morte di chi crede è Risurrezione. E’ questo il vero miracolo.

= Non è difficile accostarsi a questo mistero. Se spieghiamo ad un bambino cosa è la fede, dopo avergli insegnato a pregare, cioè a “parlare con Gesù”, egli capirà. Noi invece facciamo molta  fatica, e dobbiamo chiederci perché.

 

E’ vera risurrezione quella di cui parla Luca?

 

C’è da dire che l’episodio sembra scritto nel periodo post-pasquale, ma  è presentato come se fosse accaduto prima della morte di Gesù. Da ciò si desume che il contenuto è frutto dell’elaborazione dei suoi seguaci, permeati della fede pasquale. Il racconto si propone di parlare di tale fede in forma analogica, attraverso il racconto.

 

ALCUNI APPROFONDIMENTI

 

 = Nell’episodio, a prima vista, pare che il termine Signore, Kyrios (in ebraico JHWH, cioè Dio), sia attribuito a Gesù. Ma Luca non vuole proclamare l’ingresso in scena del  Kyrios, né quella di un guaritore o di un operatore di miracoli. Rileggiamo il versetto 13, ascoltando il commento di Ravasi: Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei. Non si dice che Gesù, vedendola, ne ebbe compassione, ma che, vedendola (Gesù), il Signore (Il Padre che è nei cieli, Kyrios ) fu preso da grande compassione per lei. Usare misericordia è atteggiamento umano, avere compassione, cioè assumere su di sé il dolore dell’altro, e non con un atto sporadico di condivisione, è azione divina, alla quale il credente si può accostare.

= Ed ecco un altro termine rilevante. Quando il ragazzo riceve l’ordine di rialzarsi, il comando è espresso col termine greco Eghèrtheti, risorgi. La traduzione alzati è impropria; il verbo greco è caratteristico della risurrezione; e la risurrezione è operata da Dio attraverso Gesù.

= L’episodio ha il suo equivalente soltanto nella risurrezione di Lazzaro, di cui parla Giovanni. Luca, ammiccando, come è solito fare, all’Antico Testmento, vede in Gesù il nuovo Elia, il profeta che aveva risuscitato il figlio della vedova sirofenicia.

- E’ bene ricordare che nelle antiche culture era frequente l’utilizzo del genere letterario della risurrezione di un morto. Basti pensare a quanto la cultura egizia ha prodotto per il culto dei morti.

 

 

 

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