venerdì 26 settembre 2014

XXVI Domenica T.O. anno A

1) I testi

Ez 18,25-28
Così dice il Signore: Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?  Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.
Sal 24
Fammi conoscere, Signore, le tue vie, / insegnami i tuoi sentieri. / Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, / perché sei tu il Dio della mia salvezza; / io spero in te tutto il giorno. // Ricordati, Signore, della tua misericordia / e del tuo amore, che è da sempre. / I peccati della mia giovinezza / e le mie ribellioni, non li ricordare: / ricordati di me nella tua misericordia, / per la tua bontà, Signore. // Buono e retto è il Signore, / indica ai peccatori la via giusta; / guida i poveri secondo giustizia, /  insegna ai poveri la sua via.
 Fil 2,1-11
[ Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù ]: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Mt 21,28-32
In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28 Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. 29 Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 30 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?. Dicono: “L'ultimo”. 31 E Gesù disse loro: In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 E` venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

2 Veloce sguardo d’insieme sui testi

Ezechiele (prima lettura) sprona e incoraggia Israele nell'esilio a Babilonia, ricordandogli che ciascuno è arbitro della propria salvezza in quanto Il Signore è benevolo sia verso il giusto sia verso il peccatore che si converte.
Salmo 24 - l’autore riconosce la propria fragilità morale e si rivolge a Dio per trovare la via retta.
Paolo (seconda lettura) esorta i Filippesi a vivere le relazioni quotidiane con disponibilità e amore di comunione con i fratelli, sul modello di Cristo che dice di sì al progetto del Padre e fa esperienza della fatica che comporta l’impatto col quotidiano servizio agli altri.
Matteo - La parabola di questa domenica allude al rifiuto, da parte del popolo ebraico, di ascoltare Gesù; rifiuto che ha favorito l’accesso nella comunità cristiana dei pagani,  spesso più docili dei suoi seguaci alla CONVERSIONE DEL CUORE.
Si può dilatare il significato della parabola: sempre e dovunque l’essere umano è portato a trincerarsi in un ruolo, religioso o comunque di potere; ruolo che porta a tenere a distanza come indegno chi vive nella marginalità sociale (nel tempo di Gesù i pubblicani e le prostitute).
Il testo di Matteo fa riflettere sul bisogno di conservare il proprio cuore integro, svuotandolo di ogni piccineria e chiusura in se stessi. Solo in tal modo si può dare spazio al Dio misericordioso e, di conseguenza, agli altri ritenuti per vari motivi ultimi o secondi.

3 Analisi di Mt 20,1-16

28 Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna.
Matteo,  nello stesso capitolo 21 al v. 23, ha già parlato dell’interrogativo che si ponevano le autorità religiosa e politica circa il modo in cui Gesù affrontava i grandi temi della resurrezione dei morti, del comandamento più importante che orienta la vita e della fine del tempo: ha lui l’autorità per pronunziarsi su questi temi?
Gesù rimbalza la domanda alle Autorità: Che ve ne pare?, quasi a costringerle ad esprimere loro stesse un’opinione su quei temi; e per evitare lo scontro tu-a-tu, usa una parabola che ruota attorno alle immagini della vigna e della vita familiare, proprie della grande tradizione biblica
29 Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.
Il secondo figlio risponde ossequioso e rispettoso al padre chiamandolo signore, ma non vuole andare a lavorare.
Nel verbo pentitosi (dal greco metamélomai), che ritroveremo al v. 32, c’è un richiamo alla predicazione del Battista e alla prima predicazione di Gesù, iniziata proprio con un appello alla conversione.
30 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?. Dicono: “L'ultimo”.
Nel secondo figlio si vede il comportamento denunciato da Gesù nello stesso vangelo, al cap.7,21, dove polemizza contro farisei e scribi e pronunzia la frase: non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
31 E Gesù disse loro: In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.
La formula In verità vi dico sottolinea sempre l'importanza di quanto viene affermato.
I pubblicani e le prostitute erano due categorie assai disprezzate al tempo di Gesù, anche perché ben viste dai Romani.
Il testo, però, sembra suggerire che la divisione delle persone in categorie non è un buon metodo per capire chi entrerà nel Regno di Dio.
32 E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
Molti autori concordano nell'attribuire questo versetto alla redazione di Matteo.
L'espressione la via della giustizia richiama tutto il messaggio biblico che può essere definito come l'accorato invito di Dio a chi è nell’errore perché si allontani dal male e ricerchi il bene. La troviamo, ad esempio, nella preghiera di Salomone all'inaugurazione del tempio di Gerusalemme (1Re 8,33), quando invoca il perdono per il popolo, se ritornerà a Lui.

4 Considerazioni

- La marginalità sociale può diventare occasione per evitare il conformismo, proprio di chi vive adagiato nel ‘suo’ ruolo, nella ‘sua’ religione, nel “così fan tutti”.
- Nella coscienza di tutti si annida un lato oscuro, derivante soprattutto dalla falsa consapevolezza che siamo noi ad essere nel giusto, mentre sono gli altri a fare le cose più detestabili. Questo sentirsi collocati dalla parte giusta si rispecchia nell’eterno gusto della chiacchiera nutrita delle colpe degli altri. Oggi si chiacchiera nei talk-show (che il processo di accelerazione telematica rende accessibili ai più, a preferenza di produzioni più impegnate), i quali alimentano il gusto morboso di pensare e di parlare male dei ‘soliti altri’;  di mettere sul piedistallo personaggi spesso di scarso spessore, o persone meritevoli, ma facendole diventare oggetto idolatrico (l’idolo si adora, ma non stimola al bene). Il tutto  contribuisce a rendere incapaci di guardare dentro se stessi.
- La storia offre un quadro terrificante della contrapposizione tra chi si assume il compito di farsi giustiziere (spesso in nome di Dio!) contro il colpevole. Sono tanti gli episodi di vendetta a cui assistiamo nella società ad ogni livello… Chi può negare che si tratta di un impoverimento dei valori, causato dall’assenza o almeno dalla lontananza di Dio nell’orizzonte umano?
- Pochi giorni fa papa Bergoglio, riferendosi alla persecuzione odierna dei cristiani, ha detto a Ronald Lauder, presidente del congresso ebraico mondiale: Nel mondo ci sono ancora grandi sofferenze, prima è stato il vostro turno, adesso è il nostro. Dunque siamo tutti a turno, a farci male l’uno contro l’altro?

- Personalmente so di essere come tutti; me ne accorgo investigando ogni mio più segreto pensiero. Ma so anche che la via di uscita è la preghiera che mi fa invocare Dio col salmista: insegnami… guidami… istruiscimi.

Nessun commento: