IMMACOLATA
CONCEZIONE
Genesi 3, 9-15.20
15 Io porrò
inimicizia tra te la donna, tra la tua
stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il
calcagno. 16 alla donna disse: Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo
marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. 17 All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e
hai mangiato dell’albero, di cu ti avevo comandato: non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per
tutti giorni della tua vita. 18
Spine e cardi produrrà per te e mangerai
l’erba campestre. 19 Con il
sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da
essa sei stato tratto: polvere sei e in polvere tornerai. 20 L’uomo
chiamò la moglie Eva, perché essa fu madre di tutti i viventi.
[Romani 15, 4-9
4 Fratelli, tutto ciò
che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione,
perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle
Scritture, teniamo viva la speranza. 5 E il Dio
della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni vero gli
altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6 perché con un
solo animo e una voce sola rendiamo gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo. 7 Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi,
per la gloria di Dio. 8 Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei
circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;
9 le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come
sta scritto: “Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al
tuo nome”.]
Ef 1,3-6,11-12
Benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni
benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della
creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo
il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche
eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la
sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo
sperato nel Cristo.
Luca 1, 26-38
In quel tempo, al sesto mese, 26 L'angelo Gabriele fu mandato da
Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth 27 a una vergine,
promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te. 29 A
queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo. 30 L’angelo le disse: Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla
luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà
grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono
di Davide suo padre 33 e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. 34
Allora Maria disse all'angelo: Come
avverrà questo, poiché non conosco uomo?. 35 Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la
potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà
sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito
anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile:
37 nulla è impossibile a Dio. 38
Allora Maria disse: Ecco la serva del
Signore: avvenga per me secondo la tua parola. E l'angelo si allontanò da
lei.
LE PRIME DUE LETTURE
La prima racconta un episodio leggendario ma di forte impatto
nell’immaginario umano, tanto da produrre l’impalcatura attraverso la quale si
sono costruite le culture sociali e religiose di vari popoli. In quanto tale,
l’episodio si connette a miti biblici ed extra-biblici, tutti con lo stesso
quid: Adamo subisce la condanna severa per non aver accettato il
limite di non mangiare i frutti dell’albero proibito. La sua colpa si è
aggravata dopo la condanna perché Dio lo aveva punito soprattutto per la sua
mancanza di fiducia nel perdono di Do, e lui si era abbandonato al sospetto, alla
fuga dal suo sguardo, alla conseguente paurosa solitudine. Scovato, fa il gioco
dello scaricabarile con Eva, la quale a sua volta ritorce incertezze e
tentativi di fuga verso il serpente, animale che diventa strisciante: immagine
che richiama la soggezione di chi sta prono davanti a chi lo domina.
La lettura del brano di Genesi prepara il terreno per vedere
in Maria il prototipo di un nuovo comportamento nei riguardi dei limiti umani e
della possibilità di superarli attraverso la diminuzione (che non è disprezzo)
di sé. Alla luce di tale ideale, i limiti terreni possono trasformarsi in potenzialità
in grado di ristabilire una sorta di parità con lo stesso Dio, o, detto con i
mistici, di gioco di amore tra Dio ed essere umano.
La
seconda, pertinente alla tematica di cui sopra, non viene letta
per dare spazio alla lettera agli Efesini, assegnata dalla liturgia alla
seconda domenica di avvento. Eppure è proprio la lettera ai Romani che mette a
fuoco la tematica riguardante la prima colpa e la redenzione messianica. Su
tale piattaforma si può innestare, nell'intenzione dei curatori della liturgia odierna, il discorso sul compimento delle promesse
contenute nelle Scritture ebraiche attraverso Maria, quale cooperatrice prima, prototipo della redenzione universale.
ANALISI DEL
TESTO DI LUCA
rielaborazione sintetica di studi esegetici
26 L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazaret.
Ogni civiltà ha coordinate
geografiche e storiche con le quali si definisce un ambito circoscritto di
umanità e si persegue un’avventura comune. Luca se ne serve per definire
l’ambito di umanità in cui si colloca la storia di Gesù. Egli, dopo aver
indicato nei precedenti brani del suo vangelo le coordinate storiche - Erode, Zaccaria, Elisabetta,
Giovanni Battista - e le
coordinate geografiche - la Giudea e la Galilea -, può narrare l’evento che gli
sta a cuore; e lo colloca a Nazaret, luogo mai menzionato nell’AT e non legato
ad alcuna promessa messianica, e perciò appositamente citato in funzione di
segnare la discontinuità con il passato. Il messaggero (o angelo) è lo stesso
di cui si fa menzione nelle apparizioni dell’AT, ma ora il messaggio non è più
rivolto a rappresentanti dell’istituzione religiosa, bensì a una ragazza
del popolo.
27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Il
termine vergine (gr. parthénos)
significa colei che nel
passato non ha avuto relazioni sessuali. Ciò
corrisponde agli usi del tempo, quando la promessa sposa non aveva relazioni
con lo sposo fino a che non entrava nella sua casa, cioè dopo circa un anno
dal matrimonio promesso.
E’
facile supporre che Maria, fanciulla del suo tempo, non fosse cosciente di una
missione affidata a lei, e perciò avesse tutte le intenzioni di vivere il suo
matrimonio con Giuseppe in modo normale, anche perché la verginità consacrata
era sconosciuta nella società ebraica del tempo; anzi il non avere una
discendenza era segno di maledizione da parte di Dio. E' dunque spiegabile il suo turbamento: non capirsce il senso, o meglio il come, della realizzazione del
contenuto del messaggio.
E’ da
notare che il messaggio angelico non è rivolto ad una figura maschile, come era
avvenuto, anche se non sempre, nel passato. Ciò va detto, non per le gioia
delle femministe odierne, ma perché anche nella Bibbia, come in ogni cultura
religiosa, il ruolo della donna, pur non assente, è facilmente travisato
a seconda del contesto culturale.
Sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe: come
detto, nell’AT le genealogie sono indicate solamente per gli uomini e Luca si sottomette
a questa usanza, non senza aver accennato al casato di Elisabetta, e avere
aggiunto che il futuro sposo di Maria discendeva da Davide, in modo da porre le
carte di giustificazione della messianicità di Gesù: verginità della madre e
discendenza davidica.
Di nome Maria. Al nome di Maria sono
stati attribuiti almeno sette significati. Probabilmente è lo stesso
di quello della sorella di Mosè, che si chiamava Miriam. Da questo nome deriva
Mariam, dalla radice Mar, che significa signora, abbreviazione di Mariame o
Mariamme, nomi comuni al tempo degli Asmodei due secoli prima di Cristo.
28 Entrando da lei, disse: rallegrati,: il Signore è con te.
Il rallegrati traduce
il saluto greco, colorato di gioia per l’avverarsi degli oracoli profetici.
Piena di grazia: in ebraico
normalmente ci si salutava con Shalom (Pace). Luca invece usa il termine greco Kecharitoméne,
che significa piena di grazia; la traduzione in italiano esigerebbe la
perifrasi Gioisci, piena del favore di
Dio.
Il Signore è con te richiama
la promessa di assistenza da parte del Signore, come nei racconti di vocazione
dell’AT.
29 A
queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo.
Ogni
vocazione ad un compito profetico è avvolta del fascino del numinoso. Nell’AT le
parole del messaggero divino destavano turbamento nel vocato: per un giudeo era fuori dell’ordinario che l'angelo, il quale sta di fronte al trono
di Dio, potesse essere inviato ad un essere umano. Maria avrà udito tante volte
nella sinagoga proclamare e interpretare il significato di quelle parole; ma
ora quelle parole sono rivolte a lei, ed il suo turbamento assume un aspetto ancor
più fuori dell’ordinario: si starebbe per verificare nella storia del popolo
ebraico, una vocazione messianica, che passa attraverso parole rivolte ed una
donna-ragazza, che portava in grembo il futuro Messia. La versione evangelica
di Luca tende ad evidenziare una teologia messianica inedita, frutto del
ripensamento comunitario; così facendo, presta il fianco alla possibilità degli
sviluppi teologici e dottrinali successivi.
30 L’angelo le disse: non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso
Dio.
La
formula è quella d’uso nei racconti di vocazione. È interessante sapere
che questa piccola frase nella Bibbia è ripetuta ben 365 volte, come i giorni
dell’anno. È come dire: ogni giorno Dio ti rassicura; se Dio è con noi (è il
senso del nome Emmanuele) chi sarà contro di noi?
31 Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù.
L’ecco ha una connotazione temporale molto intensa:
indica quasi una contemporaneità all’annuncio, che è propria della dinamica di
Dio: quando Egli parla allo stesso tempo fa, compie, opera. Ma in questo caso, come vuole
evidenziare Luca, non prima di aver avuto il libero consenso della sua
creatura.
32 Sarà
grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre
Sarà
grande, lo si dice anche del Battista (1,15). Con Figlio
dell’Altissimo non viene espressa la figliolanza divina (proclamata
nei dogmi del cattolicesimo); nell’AT l’appellativo è rivolto a tutti coloro
che sono in un rapporto di speciale intimità con Dio.
Gli darà il trono di Davide: secondo una tradizione
largamente testimoniata, il Messia dovrà provenire dalla Casa di Davide.
33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo
regno non avrà fine.
Non è
secondaria la sottolineatura del non
avrà fine: sembra voler scollegare il regno inaugurato con Gesù dalla trasmissione ereditaria fondata sul
sangue (e ciò è specificato nel versetto successivo).
34 Come avverrà questo? Non conosco uomo.
Maria, a
differenza di Zaccaria che chiede un segno, chiede semplicemente un chiarimento. Poiché suppone che l’annuncio dell’Angelo
dovrebbe avverarsi in quello stesso istante, come avvenne per la madre di
Sansone, non riesce a capire come ciò possa conciliarsi col suo
stato presente di verginità. Alcuni studiosi propendono per la tesi che Maria
avesse fatto in cuor suo un proposito di verginità come se avesse inteso
dire: “non voglio conoscere uomo”; ma dal punto di vista storico è
attendibile ritenere che Maria e
Giuseppe si fossero fidanzati allo scopo di vivere un matrimonio del tutto
normale con l'intenzione di avere
figli.
35 le rispose l’angelo:
lo spirito santo scenderà su di te e la potenza dell’altissimo ti
coprirà con la sua ombra.
Autore
di questo concepimento è la potenza dell’altissimo. Sia il
testo ebraico che la versione greca dei LXX permettono di tradurre ‘lo spirito di
Dio’. L’AT parlava di dinamismo, forza, ispirazione profetica, soffio di Dio;
qui si parla di ombra, che richiama la presenza di Jahwè
nella nube, sopra la tenda dell’Alleanza (Es.40,35), e nello stesso tempo traduce
il concetto di potenza generatrice, come nella mitologia greca, passando
attraverso la persuasione proto-cristiana circa l’eccezionalità
36 Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella
sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il 6° mese per lei, che
tutti dicevano sterile:
Il segno
non richiesto viene donato a tutti i chiamati biblici, da Isacco e Sansone
nell’AT, al Battista nel NT.
37 nulla è impossibile a Dio.
Il segno per
Luca diventa specifico, nel caso di Maria, in virtù della sua personale
risposta, fatta di fiducia assoluta nell’azione di Dio.
38 Allora Maria disse: eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto. E l’angelo si allontanò da lei.
Rassegnazione
o gioia in quest’eccomi?
Certamente,
come abbiamo ripetuto, i sentimenti descritti
sono da inquadrare nella prospettiva della riflessione cristiana
post-pasquale sul Gesù storico: una prospettiva cristologica, e non mariologica.
La formula serva del Signore, di tradizione biblica, è
stata caricata, a partire da Luca, ma oltre di lui, di una sottolineatura che evidenzia l’umiltà
di Maria, in quanto docile nell’accettare il compito a lei assegnato. E nell’umiltà
professata si annida facilmente l’esaltazione: se ne faranno campioni i
travisatori dello stesso concetto di umiltà.
Eppure Luca
sa chiudere lo scenario con una frase lapidaria, che riproduce il senso di
solitudine di Maria: la solitudine della fede autentica perché nuda, senza le
tante inutili parole umane.
CONSIDERAZIONI
Mi chiedo quale contributo possa apportare all’umanità l’operazione
teologico-dottrinale che fa di Maria il prototipo di salvezza universale
assieme a Cristo, attraverso l'ottica esegetica di una verginità materiale e di una illibatezza in
radice, a partire dal concepimento.
Stralcio di un esegeta, esemplare di non-molti altri, E.Ronchi
[Maria] non è piena di grazia perché ha detto "sì" a Dio,
ma perché Dio ha detto "sì" a lei, prima ancora della sua risposta. E
lo dice a ciascuno di noi:
ognuno pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo; buoni e
meno buoni, ognuno amato per sempre, piccoli o grandi ognuno riempito di cielo. La prima parola di Maria non è un sì,
ma una domanda: come è possibile? Sta davanti a Dio con tutta la sua dignità
umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Usa
l'intelligenza e poi pronuncia il suo sì, che allora ha la potenza di un sì
libero e creativo. Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi, sono la serva
del Signore. Serva è parola che
non ha niente di passivo: serva del re è la prima dopo il re, colei che
collabora, che crea insieme con il creatore.
Anch’io vedo Maria in maniera non dissimile e perciò mi rivolgo a lei con questa
striminzita poesiola:
ormai ti vedo
mamma sorella compagna
tra tante e tanti
incontrati nel tempo fugace
ormai ti vedo accanto
all’umanità che attende
segretamente la salvezza
con il peso del dolore e la gioia
della
fiducia
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