venerdì 6 dicembre 2013

Solennità dell'Immacolata Concezione


IMMACOLATA CONCEZIONE
Genesi 3, 9-15.20
15 Io porrò inimicizia tra te  la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno. 16 alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà. 17 All’uomo disse: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cu ti avevo comandato: non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti  giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. 19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e in polvere tornerai. 20 L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu madre di tutti i viventi.
[Romani 15, 4-9
4 Fratelli, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. 5 E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni vero gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6 perché con un solo animo e una voce sola rendiamo gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. 7 Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8 Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; 9 le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: “Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome”.]
Ef 1,3-6,11-12
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Luca 1, 26-38
In quel tempo, al sesto mese, 26 L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te. 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. 34 Allora Maria disse all'angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?. 35 Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio. 38 Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. E l'angelo si allontanò da lei. 
LE PRIME DUE LETTURE
La prima racconta un episodio leggendario ma di forte impatto nell’immaginario umano, tanto da produrre l’impalcatura attraverso la quale si sono costruite le culture sociali e religiose di vari popoli. In quanto tale, l’episodio si connette a miti biblici ed extra-biblici, tutti con lo stesso quid: Adamo subisce la condanna severa per non aver accettato il limite di non mangiare i frutti dell’albero proibito. La sua colpa si è aggravata dopo la condanna perché Dio lo aveva punito soprattutto per la sua mancanza di fiducia nel perdono di Do, e lui si era abbandonato al sospetto, alla fuga dal suo sguardo, alla conseguente paurosa solitudine. Scovato, fa il gioco dello scaricabarile con Eva, la quale a sua volta ritorce incertezze e tentativi di fuga verso il serpente, animale che diventa strisciante: immagine che richiama la soggezione di chi sta prono davanti a chi lo domina.
La lettura del brano di Genesi prepara il terreno per vedere in Maria il prototipo di un nuovo comportamento nei riguardi dei limiti umani e della possibilità di superarli attraverso la diminuzione (che non è disprezzo) di sé. Alla luce di tale ideale, i limiti terreni possono trasformarsi in potenzialità in grado di ristabilire una sorta di parità con lo stesso Dio, o, detto con i mistici, di gioco di amore tra Dio ed essere umano.
La seconda, pertinente alla tematica di cui sopra, non viene letta per dare spazio alla lettera agli Efesini, assegnata dalla liturgia alla seconda domenica di avvento. Eppure è proprio la lettera ai Romani che mette a fuoco la tematica riguardante la prima colpa e la redenzione messianica. Su tale piattaforma si può innestare, nell'intenzione dei curatori della liturgia odierna, il discorso sul compimento delle promesse contenute nelle Scritture ebraiche attraverso Maria, quale cooperatrice prima, prototipo della redenzione universale.
ANALISI DEL TESTO DI LUCA
rielaborazione sintetica di studi esegetici

26 L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret.
Ogni civiltà ha coordinate geografiche e storiche con le quali si definisce un ambito circoscritto di umanità e si persegue un’avventura comune. Luca se ne serve per definire l’ambito di umanità in cui si colloca la storia di Gesù. Egli, dopo aver indicato nei precedenti brani del suo vangelo le coordinate storiche - Erode, Zaccaria, Elisabetta, Giovanni Battista - e le coordinate geografiche - la Giudea e la Galilea -, può narrare l’evento che gli sta a cuore; e lo colloca a Nazaret, luogo mai menzionato nell’AT e non legato ad alcuna promessa messianica, e perciò appositamente citato in funzione di segnare la discontinuità con il passato. Il messaggero (o angelo) è lo stesso di cui si fa menzione nelle apparizioni dell’AT, ma ora il messaggio non è più rivolto a rappresentanti dell’istituzione religiosa, bensì a una ragazza del popolo.
27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Il termine vergine (gr. parthénos) significa colei che nel passato non ha avuto relazioni sessuali. Ciò corrisponde agli usi del tempo, quando la promessa sposa non aveva relazioni con lo sposo fino a che non entrava nella sua casa, cioè dopo circa un anno  dal  matrimonio promesso.
E’ facile supporre che Maria, fanciulla del suo tempo, non fosse cosciente di una missione affidata a lei, e perciò avesse tutte le intenzioni di vivere il suo matrimonio con Giuseppe in modo normale, anche perché la verginità consacrata era sconosciuta nella società ebraica del tempo; anzi il non avere una discendenza era segno di maledizione da parte di Dio. E' dunque spiegabile il suo turbamento: non capirsce il senso, o meglio il come, della realizzazione del contenuto del messaggio.
E’ da notare che il messaggio angelico non è rivolto ad una figura maschile, come era avvenuto, anche se non sempre, nel passato. Ciò va detto, non per le gioia delle femministe odierne, ma perché anche nella Bibbia, come in ogni cultura religiosa, il ruolo della donna, pur non assente, è facilmente travisato a seconda del contesto culturale. 
Sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe: come detto, nell’AT le genealogie sono indicate solamente per gli uomini e Luca si sottomette a questa usanza, non senza aver accennato al casato di Elisabetta, e avere aggiunto che il futuro sposo di Maria discendeva da Davide, in modo da porre le carte di giustificazione della messianicità di Gesù: verginità della madre e discendenza davidica.
Di nome Maria. Al nome di Maria sono stati attribuiti almeno sette significati. Probabil­mente è lo stesso di quello della sorella di Mosè, che si chiamava Miriam. Da questo nome deriva Mariam, dalla radice Mar, che significa signora, abbreviazione di Mariame o Mariamme, nomi comuni al tempo degli Asmodei due secoli prima di Cristo.
28 Entrando da lei, disse: rallegrati,: il Signore è con te.
Il rallegrati traduce il saluto greco, colorato di gioia per l’avverarsi degli oracoli profetici.
Piena di grazia: in ebraico normal­mente ci si salutava con Shalom (Pace). Luca invece usa il termine greco Kecharitoméne, che significa piena di grazia; la traduzione in italiano esigerebbe la perifrasi Gioisci, piena del favore di Dio.
Il Signore è con te richiama la promessa di assistenza da parte del Signore, come nei racconti di vocazione dell’AT.
29  A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
Ogni vocazione ad un compito profetico è avvolta del fascino del numinoso. Nell’AT le parole del messaggero divino destavano turbamento nel vocato: per un giu­deo era fuori dell’ordinario che l'angelo, il quale sta di fronte al trono di Dio, potesse essere inviato ad un essere umano. Maria avrà udito tante volte nella sinagoga proclamare e interpretare il significato di quelle parole; ma ora quelle parole sono rivolte a lei, ed il suo turbamento assume un aspetto ancor più fuori dell’ordinario: si starebbe per verificare nella storia del popolo ebraico, una vocazione messianica, che passa attraverso parole rivolte ed una donna-ragazza, che portava in grembo il futuro Messia. La versione evangelica di Luca tende ad evidenziare una teologia messianica inedita, frutto del ripensamento comunitario; così facendo, presta il fianco alla possibilità degli sviluppi teologici e dottrinali successivi.
30 L’angelo le disse: non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
La formula è quella d’uso nei racconti di vocazione. È interessante sapere che questa piccola frase nella Bibbia è ripetuta ben 365 volte, come i giorni dell’anno. È come dire: ogni giorno Dio ti rassicura; se Dio è con noi (è il senso del nome Emmanuele) chi sarà contro di noi?
31 Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
L’ecco ha una connotazione temporale molto intensa: indica quasi una contemporaneità all’annuncio, che è propria della dinamica di Dio: quando Egli parla allo stesso tempo fa, compie, opera. Ma in questo caso, come vuole evidenziare Luca, non prima di aver avuto il libero consenso della sua creatura.
32  Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
Sarà grande, lo si dice anche del Battista (1,15). Con Figlio dell’Altissimo non viene espressa la figliolanza divina (proclamata nei dogmi del cattolicesimo); nell’AT l’appellativo è rivolto a tutti coloro che sono in un rapporto di speciale intimità con Dio.
Gli darà il trono di Davide: secondo una tradizione largamente testimoniata, il Messia dovrà provenire dalla Casa di Davide.
33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.
Non è secondaria la sottolineatura del non avrà fine: sembra voler scollegare il regno inaugurato con Gesù dalla trasmissione ereditaria fondata sul sangue (e ciò è specificato nel versetto successivo).
34 Come avverrà questo? Non conosco uomo.
Maria, a differenza di Zaccaria che chiede un segno, chiede semplicemente un chiarimento. Poiché suppone che l’annuncio dell’Angelo dovrebbe avverarsi in quello stesso istante, come avvenne per la madre di Sansone, non riesce a capire come ciò possa  conciliarsi col suo stato presente di verginità. Alcuni studiosi propendono per la tesi che Maria avesse fatto in cuor suo un  proposito di verginità come se avesse inteso dire: “non voglio conoscere uomo; ma dal punto di vista storico è attendibile ritenere che Maria e Giuseppe si fossero fidanzati allo scopo di vi­vere un matrimonio del tutto normale con l'intenzione di avere figli.
35 le rispose l’angelo: lo spirito santo scenderà su di te e la potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Autore di questo concepimento è la potenza dell’altissimo. Sia il testo ebraico che la ver­sione greca dei LXX permettono di tradurre ‘lo spirito di Dio’. L’AT parlava di dinamismo, forza, ispirazione profetica, soffio di Dio; qui si parla di ombra, che richiama la presenza di Jahwè nella nube, sopra la tenda dell’Alleanza (Es.40,35), e nello stesso tempo traduce il concetto di potenza gene­ratrice, come nella mitologia greca, passando attraverso la persuasione proto-cristiana circa l’eccezionalità
36 Vedi,  anche Elisabetta, tua parente, nella sua  vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il 6° mese per lei, che tutti dicevano sterile: 
Il segno non richiesto viene donato a tutti i chiamati biblici, da Isacco e Sansone nell’AT, al Battista nel NT.
37 nulla è impossibile a Dio.
Il segno per Luca diventa specifico, nel caso di Maria, in virtù della sua personale risposta, fatta di fiducia assoluta nell’azione di Dio.
38 Allora Maria disse: eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l’angelo si allontanò da lei.
Rassegnazione o gioia in quest’eccomi?
Certamente, come abbiamo ripetuto, i sentimenti descritti  sono da inquadrare nella prospettiva della riflessione cristiana post-pasquale sul Gesù storico: una prospettiva cristologica, e non mariologica.
La formula serva del Signore, di tradizione biblica, è stata caricata, a partire da Luca, ma oltre di lui,  di una sottolineatura che evidenzia l’umiltà di Maria, in quanto docile nell’accettare il compito a lei assegnato. E nell’umiltà professata si annida facilmente l’esaltazione: se ne faranno campioni i travisatori dello stesso concetto di umiltà.
Eppure Luca sa chiudere lo scenario con una frase lapidaria, che riproduce il senso di solitudine di Maria: la solitudine della fede autentica perché nuda, senza le tante inutili parole umane.
CONSIDERAZIONI
Mi chiedo quale contributo possa apportare all’umanità l’operazione teologico-dottrinale che fa di Maria il prototipo di salvezza universale assieme a Cristo, attraverso l'ottica esegetica di una verginità materiale e di una illibatezza in radice, a partire dal concepimento.
Stralcio di un esegeta, esemplare di non-molti altri, E.Ronchi
[Maria] non è piena di grazia perché ha detto "sì" a Dio, ma perché Dio ha detto "sì" a lei, prima ancora della sua risposta. E lo dice a ciascuno di noi: ognuno pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo; buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre, piccoli o grandi ognuno riempito di cielo. La prima parola di Maria non è un sì, ma una domanda: come è possibile? Sta davanti a Dio con tutta la sua dignità umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Usa l'intelligenza e poi pronuncia il suo sì, che allora ha la potenza di un sì libero e creativo. Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi, sono la serva del Signore. Serva è parola che non ha niente di passivo: serva del re è la prima dopo il re, colei che collabora, che crea insieme con il creatore.
Anch’io vedo Maria in maniera non dissimile e perciò mi rivolgo a lei con questa striminzita poesiola:
ormai ti vedo
mamma sorella compagna
tra tante e tanti
incontrati nel tempo fugace

ormai ti vedo accanto
all’umanità che attende
segretamente la salvezza
 con il peso del dolore e la gioia
della fiducia


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