I.12.21013 I DOMENICA DI AVVENTO anno A
Is
2,1-5
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su
Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà
saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno
tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del
Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo
camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme
la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti
popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno
falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non
impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Rm
13,11-14
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai
tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di
quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò
gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e
ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi
invece del Signore Gesù Cristo.
Mt
24,37-44
In quel tempo, Gesù disse
ai suoi discepoli: 37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta
del Figlio dell’uomo. 38 Infatti,
come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano
moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39
e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così
sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà
portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla
mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della
notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44
Perciò anche voi tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene
il Figlio dell’uomo.
INTRODUZIONE
La ricorrenza celebrativa
Avvento significa venuta, o verso-la-venuta. Nel linguaggio
religioso del paganesimo, indicava la venuta periodica di Dio e la sua
presenza nel tempio; dunque significava ritorno o anniversario.
Dal punto di vista cristiano ha un duplice significato:
indica le due venute di Gesù, la prima del Gesù di Nazareth, la seconda della
fine dei tempi.
La ricorrenza liturgica cattolica sorse nel IV secolo e in
seguito si stabilì che abbracciasse le sei
settimane antecedenti il Natale. E’ presente anche nella confessione
luterana e nella comunione anglicana.
La liturgia odierna
Nello scorso anno, nella ricorrenza omologa, si leggeva Luca nella
parte iniziale dl discorso escatologico. Quest’anno entra in campo Matteo, il
quale ricorda anche lui il punto di arrivo della Storia umana con la venuta del Figlio dell’uomo o parusia, e lo carica di grandi significati teologici (attraverso
brani estrapolati dal loro contesto, che perciò non possono tradurre tutta la
loro bellezza).
Le tre letture sono ben
armonizzate attorno allo stesso tema, che possiamo compendiare nel termine vigilanza:
a) Isaia offre
l'immagine classica del banchetto dell'incontro finale con Dio: tutti i popoli affluiscono al monte
di Dio, impegnati a costruire un mondo
di pace universale, in cui le spade saranno
trasformate in
vomeri e le lance in falci sicché cessi ogni contrapposizione. L'affascinante esortazione
del v.3 camminiamo nella luce del Signore,
trasporta in una realtà che è utopica e nello stesso tempo in grado di gettare luce
sulle incertezze dell’esistenza terrena.
b) Paolo invita a svegliarsi, ad indossare le armi della luce, a rivestirsi
di Cristo: immagini, tutte, della vigilanza, senza la quale si rischia la
caduta nel vicolo chiuso del non-senso della vita.
c) Matteo offre preziosi
spunti che aiutano ad anticipare la realtà futura nel
presente e a viverlo pienamente. Nel suo brano s’insinua la
sensazione dell’imminenza della fine, così come era vissuta nelle prime
comunità cristiane, preoccupate di assicurarsi il premio finale, e Matteo sente
l’urgenza pastorale di spronarle ad un’assidua vigilanza, più che a
interrogarsi sul quando e sul come avverrà la fine dell’esperienza terrena. Ma
forse c’è da aggiungere subito che la vigilanza richiede un fattore non trascurabile, ben
puntualizzato da molti mistici che parlano piuttosto di desiderio di Dio
[genitivo oggettivo]; desiderio che ha il suo corrispettivo nel desiderio di
Dio [genitivo soggettivo]: Lui attende tutti con cuore pieno di
misericordia, cioè carico dei bisogni di ciascun essere umano.
ANALISI del brano di
Matteo
37 Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta
del Figlio dell’uomo.
La pericope scelta per questa prima domenica di Avvento offre
tre piccole parabole attraverso cui l'evangelista sottolinea l'imprevedibilità
dell'ora della venuta del Figlio
dell'uomo e la necessità di
essere pronti, di vegliare. Il retroterra del testo è costituito dalle attese
escatologiche, sia giudaiche sia delle comunità cristiane dei primi secoli. L'espressione Figlio dell’uomo rimanda al
testo di Dn 7,13-14, che per i
cristiani del tempo si riferiva a Gesù Cristo. Però, mentre i testi
apocalittici giudaici del tempo si attardavano a calcolare il tempo di tale
venuta, nel testo matteano si fa chiaro il concetto della sua imprevedibilità.
38 Infatti,
come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano
moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca,
È da notare che Matteo, riferendosi ai giorni prima del diluvio, non
accenna, come fa il libro della Genesi, alla malvagità e alla violenza di
quella generazione; parla di una generazione che fa cose, diremmo, normali:
mangiare, bere, eccetera. Il rimprovero non
può essere per queste cose, è, invece, per quello di cui nel versetto seguente.
39
e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti:
così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo.
Ed ecco a chi è rivolto il rimprovero: a chi 'non si accorge’, cioè resta
sordo ai moniti dei profeti e prende ogni cosa con superficialità.
40 Allora due uomini saranno nel
campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato.
41 Due donne macineranno alla mola:
una verrà portata via e l'altra lasciata.
Questi due versetti presentano due esempi di un’unica
parabola, che fa riferimento al lavoro, all’attività quotidiana di persone le quali,
nella differenza dei loro compiti, hanno lo stesso destino, certamente legato al modo
in cui li [=i compiti] assolvono.
42 Vegliate dunque, perché non sapete
in quale giorno il Signore vostro verrà.
L’espressione Signore vostro, anziché Figlio dell’uomo, è divenuta invocazione comunitaria del Maranà tha [frase aramaica che significa Dio nostro, vieni], adottata da Paolo in 1Cor 16,22, nonché in Didachè 10 (cfr. anche Ap 22,20).
L’espressione Signore vostro, anziché Figlio dell’uomo, è divenuta invocazione comunitaria del Maranà tha [frase aramaica che significa Dio nostro, vieni], adottata da Paolo in 1Cor 16,22, nonché in Didachè 10 (cfr. anche Ap 22,20).
43 Cercate di capire questo: se il padrone
di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa.
L'invito indiretto rivolto ai credenti è di non considerarsi
padroni della propria vita (cfr. Lc 7, 24.27): la morte è la personale fine de mondo,
che ruba ogni cosa solo a chi non crede.
44 Perciò anche voi tenetevi pronti
perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Il tenetevi
pronti, fa eco a Dt
30,15-20, dove la scelta
tra la vita e la morte, tra il bene e il male, è posta nelle mani umane.
CONFRONTI
a) Per una volta sono d’accordo con P.
Curtaz: Dio
è il grande assente del nostro tempo proprio perché l'uomo non riesce ad essere
veramente uomo. Ecco allora l'attesa, l'attesa per eccellenza, l'attesa di Dio.
b) Cito volentieri una considerazione [ne abbiamo fatto
cenno sopra] di A. Casati: [la nostra] è una generazione che non si accorge di nulla. Che non ha attenzione e
lucidità… Vedete, noi siamo stati educati a guardarci dalla malvagità e dalla
violenza. E non sempre ce ne siamo guardati. Non siamo stati educati invece, o
lo siamo stati meno, a guardarci dal sonno dello spirito:
"Svegliamoci" diceva oggi Paolo "dal sonno", dall'indifferenza,
dalla cecità. Di qui questo non accorgersi di nulla, questo non interrogarci
sulle questioni fondamentali, questo essere trascinati dagli eventi,
risucchiati dal trantran delle cose.
c) Simone
Weil ne l’Attesa diDio ha
parole di impareggiabile profondità; ne ho estrapolate alcune: Noi
abbiamo una patria celeste, ma in un certo senso ci è troppo difficile amarla,
perché non la conosciamo e, in un altro senso, è troppo facile amarla, perché
non la conosciamo e, in un altro senso, è troppo facile amarla, perché possiamo
immaginarla come ci piace. Rischiamo di amare, sotto quel nome, una finzione.
Se l’amore di questa finzione è abbastanza forte, qualsiasi virtù diventa
facile, ma sarà di poco valore. Amiamo la patria terrena. Essa è reale e
resiste all’amore. E’ lei che Dio ci ha dato di amare; e ha voluto che ciò
fosse difficile, ma possibile. * Finché nella vita
sociale ci sarà la sventura, finché l’elemosina legale o privata e il castigo
saranno inevitabili, la separazione fra istituzioni civili e vita religiosa
sarà un delitto. L’idea laica, in sé, è del tutto falsa. Può essere in qualche
modo giustificabile solo come reazione contro una religione totalitaria. * La
religione, per poter essere presente dappertutto, non solo non deve essere
totalitaria ma deve mantenersi rigorosamente sul piano dell’amore
soprannaturale, l’unico che le si addice. Se così fosse penetrerebbe
dappertutto. * Il concetto di morale laica è un’assurdità appunto perché la
volontà è impotente a produrre la salvezza. Ciò che si chiama morale, infatti,
fa appello solo alla volontà. E proprio a ciò che essa ha, per così dire, di
più muscolare. La religione invece corrisponde al d e s i d e r i o c h e s
a l v a… [se] colmo di umiltà. * L’uomo che ha trovato una perla in un campo
vende tutti i suoi beni per acquistare quel campo; non ha bisogno di vangare
tutto il campo per dissotterrare la perla, gli basta vendere tutti i suoi beni.
d) Trovo calzante cogliere il senso del contesto
delle letture di oggi attraverso papa
Francesco nella Esortazione apostolica ‘Evangelii
gaudium’, pubblicata il 26 novembre 2013 [evidenzio a colore le sue precise espressioni]:
La gioia del Vangelo riempie il cuore
e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. * Desidero indirizzarmi ai fedeli
cristiani per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da
questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni. * Bisogna recuperare la freschezza originale
del Vangelo, trovando nuove strade e metodi creativi, per non imprigionare Gesù nei nostri schemi noiosi. Occorre una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le
cose come stanno e occorre una riforma delle strutture ecclesiali perché diventino tutte più missionarie. Bisogna pregare per una conversione del papato perché sia più fedele al significato che Gesù Cristo
intese dargli e alle necessità attuali della evangelizzazione; si auspica che le Conferenze
episcopali diano un contributo affinché il senso di collegialità si
realizzasse concretamente, perché non si è pienamente realizzato; una salutare decentralizzazione, senza la paura di rivedere
consuetudini della Chiesa non direttamente legate al nucleo del
Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia. Segno dell’accoglienza di Dio è avere dappertutto chiese con le porte aperte perché quanti sono in ricerca non
incontrino la freddezza di una porta chiusa. * Nemmeno le porte dei Sacramenti si
dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Così, l’Eucaristia non è
un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.
Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a
considerare con prudenza e audacia. Meglio una Chiesa ferita e sporca per essere
uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa … preoccupata di essere il centro e
che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa
deve santamente inquietarci è che tanti nostri fratelli vivono senza
l’amicizia di Gesù. * La più grande minaccia è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale
tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va
logorando. Non un pessimismo sterile, ma la rivoluzione della tenerezza.
Ancora:
Non la spiritualità del benessere che rifiuta impegni fraterni. E’ da vincere la mondanità spirituale che consiste nel cercare,
al posto della gloria del Signore, la gloria umana. Molti si sentono superiori agli altri perché irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato e invece di evangelizzare … classificano gli altri o hanno una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio
della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nei bisogni della gente. Questa è una tremenda corruzione con apparenza
di bene… Dio ci liberi da una Chiesa mondana
sotto drappeggi spirituali o pastorali!
Attenzione a non cadere nelle invidie e nelle gelosie: all’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante
guerre! ... Chi vogliamo evangelizzare con questi
comportamenti?. Si richiede la
crescita della responsabilità dei laici, tenuti
al margine delle decisioni da un eccessivo clericalismo.
Circa le donne nella chiesa: C’è ancora bisogno di allargare gli
spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa, in particolare nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti... Le rivendicazioni dei legittimi
diritti delle donne… non si possono eludere
superficialmente.
I giovani devono avere un maggiore protagonismo. Di fronte alla scarsità di vocazioni non si possono riempire i seminari
sulla base di qualunque tipo di motivazione.
L’inculturazione: il cristianesimo non dispone di un
unico modello culturale, mentre il volto della Chiesa deve essere pluriforme. Non possiamo pretendere che tutti i popoli… nell’esprimere la fede cristiana,
imitino le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della
storia.
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